Digital sustainability

SMART MEAT 2030, il manifesto per la sostenibilità digitale dello zootecnico



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Le 10 linee guida del documento sottoscritto in Senato mirano a supportare le aziende del settore verso la transizione digitale, per una sostenibilità ambientale, economica e sociale. Presentati anche i risultati del rapporto “La transizione digitale delle filiere italiane della carne” di Fondazione per la Sostenibilità Digitale e Carni Sostenibili

Pubblicato il 30 mag 2024



sostenibilità digitale zootecnico
Pulina, Epifani, Schillaci,De Poli, Frinchillucci, Fienga

con il fermo obiettivo di promuovere la sostenibilità digitale del settore zootecnico italiano, è stato sottoscritto in Senato il Manifesto SMART MEAT 2030 Sustainable Management and Advanced Responsible Technologies for Meat Ecosystems and Agri-food Tracking. Un invito che si rivolge ad associazioni, aziende e istituzioni che desiderano impegnarsi nella realizzazione di un sistema più avanzato, sostenibile e tecnologico volto a migliorare la qualità di vita degli animali, ridurre l’impatto ambientale e aumentare l’efficienza operativa delle aziende.

La firma del Manifesto ha avuto luogo durante la conferenza stampa per la presentazione del Rapporto “La transizione digitale delle filiere italiane della carne”, organizzata su iniziativa del Senatore Antonio De Poli in collaborazione con la Fondazione per la Sostenibilità Digitale. L’analisi è stata condotta dalla stessa Fondazione di Ricerca in Italia che analizza le correlazioni tra trasformazione digitale e sostenibilità con l’obiettivo di supportare istituzioni e imprese nella costruzione di un futuro migliore, con il supporto scientifico del centro studi di Carni Sostenibili, l’associazione che riunisce le principali sigle dei produttori di carni e salumi in Italia.

Zootecnico, i 10 punti chiave del Manifesto per la sostenibilità digitale

SMART MEAT 2030 è stato ideato per assistere le imprese del settore zootecnico italiano nel loro cammino verso gli obiettivi europei 2030 di sostenibilità. In particolare, sono 10 i punti che costituiscono il Manifesto e delineano un percorso di sensibilizzazione verso le questioni più urgenti per supportare le aziende del settore nella transizione digitale in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Si tratta di valorizzare la tecnologia digitale e la sostenibilità digitale come fondamenti delle filiere di produzione della carne, della necessità di infrastrutture, competenze e formazione. Significa creare ecosistemi basati sui dati finalizzati anche al monitoraggio delle emissioni e del benessere animale. Ma è anche una questione di sicurezza informatica e del ruolo strategico delle istituzioni.

Il Rapporto sul ruolo della transizione digitale per le filiere della carne

“La transizione digitale delle filiere italiane della carne” è il primo studio che esplora il modo in cui le tecnologie digitali possono migliorare l’allocazione del capitale fisico, naturale e umano nelle aziende della filiera delle carni riducendo i costi e guadagnando in efficienza.

Nello specifico, il Rapporto indaga il ruolo dell’agricoltura digitale nel migliorare l’equità e la sostenibilità ambientale dei sistemi alimentari, evidenziando le sfide che potrebbero emergere lungo il percorso. Inoltre, lo studio rappresenta uno strumento di riflessione per facilitare la comprensione e la transizione verso una nuova realtà produttiva per tutti gli attori, dal primario ai servizi, coinvolti nella produzione della carne.

Nel corso dell’analisi sono stati esaminati in modo critico e dettagliato l’impatto e le implicazioni della digitalizzazione, intesa come inserimento di tecnologia, e della trasformazione digitale, intesa come effetto della digitalizzazione sui processi, sulle filiere della carne, valutandone le ripercussioni in termini di sostenibilità.

Il quadro delle filiere della carne in Italia e in Europa

Lo studio scatta una fotografia dettagliata dell’intero comparto. Oggi in Europa ci sono 9,1 milioni di aziende agricole, di cui 3,2 milioni di aziende sono zootecniche e miste, la produzione agricola complessiva nei Paesi europei ammonta a 537,5 miliardi di euro, di cui 206 miliardi derivanti dalla produzione animale.

Nel nostro Paese, ci sono 166.460 aziende zootecniche (131.110 specializzate nell’allevamento del bovino, 28.550 per il suino e 6.800 per il settore avicolo), per 513.000 addetti (358.000 per il settore bovino, 91.000 per il settore suino e 64.000 per il settore avicolo). In totale il settore zootecnico vale 33 miliardi di euro (11 miliardi per la fase agricola, 22 miliardi per quella industriale).

L’Italia con 3,69 milioni di tonnellate di carne prodotta si colloca al 5° posto in Europa – dopo Germania (7,92 mln/tons) Spagna (7,16 mln/tons), Francia (5,42 mln/tons) e Polonia (5,13 mln/tons) – ma al penultimo posto nei consumi pro-capite di carni con 72 kg di consumo apparente all’anno, a cui corrispondono circa 35,5 kg di consumo reale, considerando solo la parte edibile di carne (al netto di ossa, cartilagini e grasso).

Chiaroscuri della digitalizzazione nel comparto zootecnico

Stando agli ultimi dati Istat in materia di innovazione e digitalizzazione – 7º Censimento Generale dell’Agricoltura – il quadro è fatto di luci e ombre: complessivamente, solo poco più del 15% delle aziende zootecniche ha adottato tecnologie digitali, una percentuale che sale al 71,6% per le aziende più grandi con oltre un centinaio di capi adulti.

Il Rapporto della Fondazione evidenzia che le filiere della carne, grazie agli investimenti in ambito Industria 4.0 e alle opportunità offerte dal PNRR, rientrano tra quelle che potrebbero ottenere i maggiori benefici da un approccio orientato alla sostenibilità digitale, ma in molti casi ne stanno cogliendo soltanto gli impatti più marginali.

Numerosi ostacoli limitano infatti una diffusione capillare delle tecnologie digitali nel zootecnico: la mancanza di infrastrutture pervasive, la scarsa diffusione nel settore di una cultura orientata al digitale e la difficoltà di gestire un processo di cambiamento che per essere efficace deve toccare tutti gli anelli di una catena del valore complessa e multiforme.

Questi ostacoli hanno certamente rallentato, ma non fermato, lo sviluppo di esperienze, modelli e casi di eccellenza che dimostrano come la trasformazione digitale possa non solo migliorare l’efficienza, ma talvolta rivoluzionare completamente queste filiere, promuovendo una sostenibilità sempre maggiore sotto il profilo ambientale, economico e sociale.

Impatto di IoT, telemetria e analisi predittiva nell’allevamento

Il Rapporto esamina poi la sostenibilità digitale nell’allevamento di carne in termini di ottimizzazione dell’impiego delle risorse, miglioramento del benessere animale, e riduzione dell’impronta ecologica dell’intera filiera.

Tecnologie come sistemi IoT (Internet of Things) avanzati permettono di monitorare in tempo reale le condizioni degli animali e l’ambiente in cui vivono, abilitando interventi tempestivi che migliorano la salute e il benessere degli animali e riducono la necessità di trattamenti farmacologici.

Tecnologie come la telemetria avanzata per la raccolta delle informazioni e l’analisi predittiva sono impiegate per monitorare la salute e il comportamento degli animali, con sensori che raccolgono dati su parametri vitali e attività, contribuendo a prevenire malattie e a migliorarne le condizioni di vita.

Un approccio che non solo impatta positivamente sulla sostenibilità delle operazioni, ma che ha effetti incrementali anche sulla qualità del prodotto finito, come dimostrato dagli studi raccolti nel rapporto, che evidenziano una diminuzione del 20% nel tasso di mortalità e una riduzione del 15% nell’uso di antibiotici attraverso le applicazioni di tali tecnologie.

Sostenibilità digitale del zootecnico: le opportunità

Secondo il professor Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, “È di fondamentale importanza che si comprenda il ruolo profondamente trasformativo della digitalizzazione in una filiera complessa come quella della carne. Ragionare in termini di sostenibilità vuol dire ragionare in termini sistemici: ciò comporta la possibilità di ottimizzare il rapporto di efficienza/efficacia degli allevamenti che però a sua volta aumenta la complessità per gli attori della filiera. Per gestire questo aumento di complessità servono strumenti digitali. E cultura diffusa per utilizzarli. Ma utilizzandoli ci si rende conto che rappresentano non solo una grande opportunità per la sostenibilità economica e sociale degli allevamenti, ma anche uno strumento imprescindibile per migliorarne la sostenibilità ambientale”. E conclude Epifani “senza contare gli impatti di tecnologie come AI, Big Data, loT sul benessere animale, che deve essere una delle priorità nella costruzione di un ecosistema digitale di filiera realmente sostenibile”.

Serve investire di più sulla formazione degli attori della filiera

Le aziende italiane nel settore zootecnico sono protagoniste della transizione digitale – ha affermato il Senatore Antonio De PoliLe nuove tecnologie sono uno strumento utile per migliorare i processi organizzativi interni, sia in ambito privato che pubblico. Tuttavia, da sole, esse non bastano. C’è bisogno in primis del software e quando parliamo di rivoluzione digitale il ‘software’ più importante è la mente dell’uomo. D’altronde i processi nella vita reale cambiano radicalmente se riusciamo ad imprimere un cambiamento nei processi. Ecco perché a mio avviso è essenziale investire di più sulla formazione degli attori della filiera zootecnica, valutando anche l’inserimento di programmi specifici e l’aggiornamento dei percorsi formativi negli Istituti agrari e negli Istituti tecnologici superiori”.

Ambire a una “super sostenibilità”: produrre di più, consumando di meno

Secondo il professor Giuseppe Pulina, Presidente di Carni Sostenibili e professore Ordinario di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti dell’Università di Sassari, intervenuto durante la conferenza “Le aziende agrarie producono molte informazioni, è stato stimato che entro il 2050 produrranno circa 4,1 milioni di punti dati al giorno, ma oggi la quasi totalità va dispersa. La sfida è utilizzare queste informazioni per aumentare l’efficienza produttiva, riprogrammando i sistemi in chiave digitale perseguendo l’intensificazione intelligente dei sistemi agro-zootecnici”. Ha poi aggiunto: “Siamo agli albori di una nuova rivoluzione quella della trasformazione digitale: se precedentemente, a partire dagli anni duemila, gli aumenti produttivi erano generati per ⅔ dalle informazioni e per ⅓ dagli input di acque, terre e energie, oggi possiamo ambire a una “super sostenibilità” dove gli aumenti produttivi sono generati oltre il 100% da informazione e dalla riduzione degli input. In termini termodinamici: il sistema produce di più, consumando di meno”.

IoT e AI per migliorare i processi partendo dai dati

“Cisco ha la missione di connettere in modo sicuro le persone e le cose, permettendo di valorizzare le opportunità della trasformazione digitale. Per noi è particolarmente importante contribuire a realizzare un futuro inclusivo per tutti e perseguiamo questo obiettivo realizzando soluzioni tecnologiche sostenibili e circolari. L’Internet delle Cose è una tecnologia abilitante, che permette di raccogliere dati molto dettagliati dalle catene di produzione e nelle filiere. Ci può far capire come si impiegano le risorse e come possiamo ottimizzarle, sfruttando anche l’Intelligenza Artificiale per estrarre dai dati informazioni di valore. Ciò permette di migliorare i processi sia in termini di costi sia di impatto ambientale e crea le condizioni per perseguire insieme obiettivi di business e uno scopo più alto di miglioramento per la società”. Così Angelo Fienga, Director Sustainable Solutions EMEA di CISCO, intervenuto all’evento.

Sostenibilità digitale nel zootecnico per rese costanti e di qualità

Francesco Frinchillucci, Sales Director di SAS, ha commentato: “Grazie all’uso di dati e intelligenza artificiale è possibile ottimizzare il ciclo di crescita del bestiame, ridurre gli sprechi negli impianti di trasformazione e aumentare l’efficienza nella distribuzione. Tutto questo consente di ottenere rese costanti e di qualità superiore, migliorare la salute degli animali e ridurre l’impatto ambientale, promuovendo un’economia circolare e sostenibile”.

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