Ci sono due fattori chiave che più di altri stanno caratterizzando il ruolo e il profilo del sustainability manager nelle imprese: da una parte la capacità di ridurre i tanti fattori di rischio a cui sono esposte le imprese e dall’altra, contemporaneamente, la capacità di incidere, in tante e diverse forme, sui risultati di business.
Il sustainability manager o responsabile della sostenibilità (spesso il naming stesso di questa funzione cambia in relazione al settore e all’azienda) è nella condizione nelle imprese in cui è presente di contribuire in modo sempre più diretto al raggiungimento dei risultati di business anche se purtroppo nel nostro paese la percentuale delle aziende che ha scelto di disporre di una figura manageriale interamente dedicata ai temi della sostenibilità arriva solo al 7%.
Sustainability manager nelle imprese italiane: a che punto siamo
Il dato, insieme a un interessante quadro di riferimento su questo tema arriva dalla ricerca “Il ruolo del Sustainability Manager” realizzata da Deloitte con l’obiettivo di analizzare la diffusione di questa figura nelle imprese e di approfondire le modalità di gestione relative ai temi e agli obiettivi di sostenibilità.
La quota del 7% la vediamo salire al 37% nel momento in cui si focalizza l’attenzione sulle imprese con più di 50 dipendenti. In generale poi si tratta di una figura giovane presente in azienda da meno di 5 anni nel 71% dei casi. Dal punto di vista dell’organizzazione i sustainability manager riportano direttamente all’amministratore delegato nel 31% dei casi, nel 25% si riferiscono al Direttore Operativo e nel 14% dei casi al Responsabile di Produzione.
Il team è ancora “piccolo” nel 43% dei casi si parla di un gruppo di lavoro di due persone, nel 26% si arriva a 5, un 10% di imprese conta su un team di 10 persone e nel 7% si va oltre.
Quali sono gli skill che fanno la differenza
La ricerca mette in evidenza che i sustainability manager devono mettere a disposizione dell’azienda competenze tecniche specifiche in uno spettro molto vasto che vanno dalle tematiche energetiche e, in funzione delle aziende, sino ai temi legati alla ricerca sui materiali. Un aspetto molto importante riguarda poi i softskill in termini di capacità di ascolto e comunicazione, per gestire la trasformazione sostenibile che si configura sempre più spesso come una trasformazione culturale. L’altro grande tema relativo alle competenze di questa figura riguarda la capacità di visione di lungo periodo, di fondamentale importanza per condividere e intervenire sugli obiettivi relativi alla creazione di nuovo valore.
Rendicontazione e reportistica alzano il livello di attenzione sul sustainability management
Un crescente numero di imprese si sta confrontando da tempo con il tema della rendicontazione, della reportistica e della comunicazione. La CSRD è alle porte ed è destinata ad avere un impatto importante anche a livello di Green procurement. Il bilancio di sostenibilità è adottato oggi ancora da poche imprese, circa una su 10. Le stesse attività di comunicazione sulla sostenibilità sono limitate a poche imprese pari a un decimo circa. Se poi si osserva il focus della comunicazione si scopre che le imprese impegnate su questo tema rivolgono la medesima attenzione all’esterno e all’interno, ovvero prestano grande attenzione tanto ai dipendenti quanto ai clienti.
L’importanza di un Piano Strategico per la sostenibilità
I risultati arrivano se c’è una visione e se c’è un piano strategico. La sostenibilità non solo non fa eccezione, ma è anzi un tema sul quale la presenza di un progetto finalizzato alla realizzazione di una strategia appare particolarmente importante. Importante, ma purtroppo ancora poco presente. Sebbene le imprese riconoscano senza dubbio l’importanza della sostenibilità solo nel 3% dei casi hanno adottato un Piano di Sostenibilità, e resta fermo sempre al 3% la quota di aziende che sta programmando di introdurlo. Una quota che sale all’11% in relazione alla volontà e intenzione di considerare questa possibilità.
Ma il Piano da “solo” non basta. Perché possa generare benefici appare necessario accompagnare questa progettualità con gli strumenti necessari per misurarne gli effetti. Ecco che quando si parla di Key Performance Indicators (KPI) si scopre che sono poche le imprese che hanno familiarità con questo approccio. Dalla ricerca emerge che osservando le imprese con un Piano di Sostenibilità operativo, solo 4 su 10 utilizzano KPI per valutare i risultati; 3 aziende su 10 progettano di adottarli mentre 2 su 10 stanno valutano questa possibilità.
Cosa cambia in presenza di un sustainability manager
Nelle imprese in cui è presente un sustainability manager si registra un approccio più integrato alla sostenibilità. L’operato che si può riferire a questa figura incide in modo molto rilevante sul tasso di adozione del Piano di Sostenibilità rispetto alla media delle aziende italiane. Un salto dal 3% al 73% in termini di quota di aziende che hanno formalizzato un Piano di Sostenibilità, un salto meno eclatante ma decisamente importante dall’1% al 19% per le imprese che hanno nel loro programma la realizzazione di un Piano nei prossimi dodici mesi. Benefici che si estendono anche all’adozione di KPI che nel caso delle imprese con un piano operativo e con la presenza di sustainability manager arriva al 60%.
Benefici molto concreti anche sul piano della rendicontazione dove la presenza del sustainability manager si fa sentire con un 85% di intervistati che riferisce di redigere un bilancio di sostenibilità e con il 44% che lo effettua da oltre due anni. Relativamente alla comunicazione 8 sustainability manager su 10 affermano di lavorare alla divulgazione e diffusione di obiettivi, di progettualità e di risultati, a fronte di una media italiana che si ferma al 12%.
Un rapporto sempre più diretto tra performance aziendali e investimenti in sostenibilità
Il numero delle imprese italiane impegnate in investimenti in sostenibilità è ancora modesto: sono ancora meno di un quinto. Se però si focalizza l’attenzione su quelle imprese che hanno registrato una crescita di fatturato nell’ultimo anno vediamo crescere questa quota a un terzo. Se si guarda invece alla composizione di questi investimenti il primato va all’integrazione di tecnologie sostenibili, ai progetti di sostenibilità interni all’azienda e all’impegno in termini di innovazione su prodotti e servizi. Un altro tema rilevante riguarda le modalità per raggiungere questi obiettivi e si vede che le imprese lavorano allo sviluppo di partnership strategiche, alla condivisione di risorse e competenze soprattutto presso le imprese di minori dimensioni con un approccio sistemico di filiera a cui guardano con particolare attenzione proprio le PMI.
Il futuro del sustainability management: come cambierà questo ruolo
Il sustainability management è fuor di dubbio una professione in grande evoluzione: sono tante le aspettative legate a una sua evoluzione e dalla ricerca emerge che proprio queste aspettative sono condivise tanto dalle imprese quanto dai responsabili della sostenibilità convinti che nei prossimi 5 anni questa figura è destinata a crescere di importanza.
La ricerca indaga anche le ragioni di questa fiducia in una evoluzione positiva per la professione che sono attribuite, in ordine di importanza, alle aspettative degli stakeholder in generale, dei clienti per il 37%, dei fornitori per il 20% e degli shareholder delle aziende per il 13%.
Un tema poi che sembra stare molto a cuore alle imprese riguarda la componente di risk management in capo al sustainability manager. I rischi a cui sono esposte tutte le imprese, da quelli legati ai cambiamenti climatici a quelli che accompagnano una diversa e crescente attenzione ai temi sociali, sono un fattore decisivo che rientra e rientrerà sempre di più nel raggio d’azione del sustainability manager a cui sempre più frequentemente verrà chiesto di gestire situazioni critiche, anche per quanto attiene alla componente reputazionale.
Vista dai sustainability manager la composizione del portfolio di mansioni e competenze vede un ruolo in crescita per le tematiche legate alla compliance normativa, per la gestione del rischio e per un impegno costante e strategico nella costruzione di una cultura aziendale della sostenibilità.
Franco Amelio, Sustainability Leader di Deloitte in una nota dell’azienda sottolinea che si sta assistendo a un forte consolidamento del ruolo del responsabile della sostenibilità nelle aziende di ogni dimensione e di ogni settore industriale. Il contesto normativo e le dinamiche di mercato spingono nella direzione di questo cambiamento. Queste figure sono destinate ad avere una più chiara collocazione nella struttura organizzativa delle aziende, con le leve necessarie a svolgere una funzione di assoluto rilievo.
Stefano Pareglio, Presidente di Deloitte Climate & Sustainability rileva che la sostenibilità rappresenta un tema fondamentale nella definizione della strategia aziendale. Rappresenta una delle leve chiave per operare sul mercato, per attrarre talenti, per rafforzare la reputazione, per migliorare l’accesso al mercato dei capitali. Rappresenta inoltre una delle principali discriminanti nell’allocazione dei capitali per la maggior parte dei settori industriali. Tante ragioni che impongono la necessità di un piano strategico ben definito per indirizzare e sostenere i temi della sostenibilità in azienda.