Rapporto

Servizio idrico e sviluppo sostenibile: servono più azioni di efficienza energetica e più investimenti nel digitale

Le tecnologie sperimentali, digitali e innovative stanno entrando sempre più nei programmi strategici e di investimento dei gestori del servizio idrico integrato, ma c’è ancora molta strada da fare verso una crescita sostenibile e un’economia più efficiente sotto il profilo dell’utilizzo delle risorse

Pubblicato il 29 Set 2022

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Alla luce delle pressanti e continue sfide ambientali che si concretizzano anche e soprattutto nella necessità di ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti, la transizione ecologica del settore idrico appare sempre più urgente e già vede intensamente coinvolti operatori e istituzioni. Quello che si richiede ai gestori del servizio idrico è un ruolo più decisivo nell’elaborare strategie e progetti innovativi e di predisporre un’attenta pianificazione che includa azioni per lo sviluppo sostenibile, l’ambiente, l’efficienza energetica e la tutela della risorsa idrica. Di fronte all’emergenza idrica, alla siccità, ai cambiamenti climatici, all’aumento dei consumi d’acqua, alla crisi dovuta al caro energia, accelerare gli investimenti in decarbonizzazione, mitigare gli effetti del cambiamento climatico, tutelare la risorsa idrica divengono interventi prioritari. Inoltre, insieme alla creazione di una cultura del riuso e del riciclo delle risorse, la digitalizzazione delle reti è oggi necessaria per renderle più efficienti e per assicurarne un monitoraggio continuativo e in tempo reale. Così facendo, la transizione ecologica sarà in grado di generare non solo benefici ambientali per il settore, ma anche benefici economici (con la riduzione dei costi) e aumento di competitività e resilienza delle aziende.

Incoraggianti i dati che arrivano dal quinto Rapporto 2022 dell’Osservatorio Idrico di Agici (Observatory for a Sustainable Water Industry, OSWI) dal titolo “Sostenibilità, decarbonizzazione ed economia circolare nel SII. Strategie e investimenti per la transizione ecologica dell’acqua”: nel periodo 2018-2023, gli investimenti delle utilities idriche in transizione ecologica ammontano a 2,7 miliardi di euro, soprattutto per efficientamento di reti e impianti in termini di riduzione delle perdite, sostenibilità della risorsa, digitalizzazione e sistemi di misura e smart meter. Numerose anche le azioni strategiche volte alla sostenibilità (che cattura il 100% del campione), alla riduzione dei consumi energetici e alle misure di efficienza energetica dove l’implementazione di tecnologie digitali risulta in grado di ottimizzare i sistemi di controllo e misurazione delle risorse. Accanto a questo impegno, che sicuramente va riconosciuto, la sfida della transizione ecologica del servizio idrico richiede però di un più robusto sostegno legislativo e del superamento delle barriere ancora esistenti, per consolidare un terreno comune di azione che favorisca l’evoluzione del settore idrico nella direzione dei più ambiziosi traguardi di sostenibilità e circolarità. Ma solo lavorando insieme – gestori, settore agricolo, industria, finanza, governo, regolatore e cittadini – e sviluppando un approccio olistico e trasversale si potrà davvero far fronte ai cambiamenti climatici.

Per una descrizione più dettagliata dei risultati dello Studio rimandiamo a questo link.

Puntare sulla “smart energy” per far fronte alle sfide ambientali, sociali ed economiche

Le trasformazioni e le sfide degli ultimi anni hanno fatto capire ancora di più quanto l’acqua sia una risorsa limitata e strategica per l’economia nazionale, l’ambiente e la società in generale. Ciò impone di rivedere i nostri usi e consumi e ad accelerare nella lotta alla crisi climatica in corso. Il tema della tutela e della corretta gestione della risorsa idrica è un tema trasversale e chiama spesso in causa l’obsolescenza e il ritardo tecnologico delle infrastrutture idriche, responsabili di percentuali elevate di dispersione della risorsa idrica. Nel 2020, secondo le statistiche dell’Istat sull’acqua, nei 109 Comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, il servizio di distribuzione dell’acqua potabile è stato caratterizzato da perdite in rete dell’ordine del 36%, equivalente a 41 metri cubi al giorno per km di rete.

Inoltre, sempre nel 2020 in Italia sono stati consumati 6,5 TWh per la sola raccolta, trattamento e fornitura di acqua, circa il 2% dei consumi elettrici nazionali e circa il 60% dei consumi totali del servizio idrico integrato. A questi consumi probabilmente si devono aggiungere quelli della depurazione che, secondo stime costruite sulla quantità di acque reflue in entrata, dovrebbero essere nell’ordine di 1,8-2,1 TWh/anno, se non anche maggiori dato che alcune fonti stimano l’incidenza dei consumi elettrici della depurazione pari all’1% dei consumi totali nazionali.

Mai come adesso dunque è necessario, da un lato, agire incrementando l’efficienza energetica e il ricorso alle energie rinnovabili per far fronte agli elevati costi e alle emissioni dovute ai consumi elettrici. Dall’altro, data la scarsità della risorsa idrica, si rende sempre più necessario il ricorso a investimenti lungo tutta la filiera (dalla riduzione delle perdite all’applicazione di tecnologie più efficienti dal punto di vista idrico) anche cogliendo le potenzialità del riuso della risorsa, in particolare attraverso il ricorso al riutilizzo delle acque reflue.

Il ruolo delle utilities idriche nella transizione energetica

In questo contesto, le aziende del servizio idrico possono fungere da abilitatori della transizione ecologica se in grado di attrarre risorse e realizzare le opere. Al fine di meglio comprendere lo stato del processo di transizione ecologica del settore idrico in Italia, l’OSWI ha analizzato le strategie aziendali ed i dati riguardanti gli investimenti realizzati e in programmazione dei principali gestori del SII, focalizzando l’attenzione sui temi della sostenibilità, della decarbonizzazione e dell’economia circolare. Sono state inoltre individuate delle best practice, a livello nazionale e internazionale, che ben evidenziano il percorso nel settore idrico in tema di transizione ecologica.

“Il settore idrico, impegnato da tempo nel raggiungimento degli obiettivi per la salvaguardia delle risorse naturali e della salute umana, può contribuire fortemente alla transizione ecologica – afferma la dott.ssa Alessandra Garzarella, direttrice dell’Observatory for a Sustainable Water Industry di Agici – Essa sarà in grado di generare non solo benefici ambientali per il settore, ma anche benefici economici, con la riduzione dei costi e l’aumento di competitività e resilienza delle aziende”.

Grande propensione verso la sostenibilità, un passo indietro le rinnovabili

Il quadro delineato dall’analisi delle strategie aziendali riguardanti la transizione ecologica mostra che le azioni e gli interventi più numerosi da parte delle aziende del settore idrico sono quelli collegati al tema della sostenibilità. Il 100% del campione si occupa di sostenibilità e, in particolare, di programmi di ricerca perdite o interventi mirati alla riduzione delle stesse, come di tecnologie digitali in grado di efficientare i sistemi di controllo o misurazione della risorsa, ecc.

Le strategie di sostenibilità sono seguite dalle campagne di comunicazione (86%) e dal conseguimento di certificazioni (78%) in grado di attestare l’impegno di una azienda, ad esempio nella circolarità o nella gestione efficiente dell’energia. Qualche gradino più in basso si trovano le strategie di decarbonizzazione (67%), riguardanti in particolar modo l’uso di energie da fonte rinnovabile (FER) o interventi di efficienza energetica, seguite dalla predisposizione di bilanci di sostenibilità (65%) e dalle strategie di economia circolare (59%) per il riuso di risorsa e recupero di materia. All’ultimo posto, con poco più della metà di aziende del campione, si trovano le strategie di Ricerca e Sviluppo (55%).

Nel complesso, dunque, le utility idriche mostrano grande propensione e impegno nella riduzione delle perdite, ma c’è ancora molto da fare per il servizio idrico nel campo dell’efficienza energetica, su un maggiore utilizzo delle FER e sul recupero di risorsa e materia dalle acque reflue.

Buoni gli investimenti in digitalizzazione, freno all’efficienza energetica

Come accennavamo, gli investimenti in transizione ecologica delle aziende del campione analizzato, nel periodo 2018-2023, risultano essere 2,7 miliardi di euro. Di questi, 800 milioni di euro sono stati spesi nel biennio 2018-2019 e 1,9 miliardi di euro sono quelli previsti nel quadriennio 2020-2023. Analizzando l’incidenza degli investimenti in transizione ecologica rispetto al totale, è piuttosto costante negli anni, con quote leggermente maggiori nel 2020 (28%) e nel 2022 (28,2%).

Ciò che si nota è che sia nel biennio che nel quadriennio la fanno da padrone gli investimenti in efficientamento di reti e impianti (77% nel 2018-2019 e 65% nel 2020-2023). Si tratta degli interventi riguardanti la riduzione delle perdite e la sostenibilità della risorsa. Una buona quota è rappresentata dalla digitalizzazione e dai sistemi di misura e smart meter, che cresce nel quadriennio (dal 21% al 29%), mentre si registrano ancora pochi investimenti nel campo dell’efficienza energetica e dell’economia circolare che nel biennio ha addirittura una quota piccolissima (0,6%). Ciò mette in evidenza, dunque, una ancora scarsa propensione dei gestori in investimenti nel campo della depurazione per il recupero dei fanghi e il riuso delle acque reflue.

Nel biennio 2018-2019, la distribuzione degli investimenti in transizione ecologica tra le aree geografiche è abbastanza equilibrata, con il Centro che raggiunge la quota maggiore di investimenti annui per abitante (26 euro). Nel quadriennio 2020-2023 la maggioranza degli investimenti programmati si è concentrata nel Nord Est e nel Centro. Guardando, infine, alle categorie di interventi: gli interventi per la riduzione delle perdite, così come le tecnologie digitali, rappresentano gli investimenti più rilevanti per i gestori. Tuttavia si può notare come, rispetto al biennio 2018-2019, gli interventi di efficientamento energetico e di utilizzo di energie rinnovabili e quelli di economia circolare registrino un balzo in avanti.

Esempi rilevanti e casi di eccellenza per la transizione ecologica del servizio idrico integrato sono riscontrabili tra i gestori e danno un’idea di dove il settore può e deve andare. Si pensi alla trasformazione dei depuratori in bioraffinerie cittadine, o all’utilizzo di energie rinnovabili attraverso la realizzazione di cogeneratori, di pannelli fotovoltaici, di centraline idroelettriche sugli acquedotti; ai sistemi per il riuso delle acque reflue in campo agricolo e industriale; ai sistemi di raccolta e trattamento delle acque meteoriche; alla distrettualizzazione delle reti per la riduzione delle perdite. Ma è necessario incrementare gli sforzi per consentire più azioni nel campo dell’efficienza energetica e dell’economia circolare, fondamentali per uno sviluppo davvero sostenibile e circolare del settore.

Serve collaborazione per spingere la trasformazione digitale

Alla luce di quanto detto, si evidenzia come l’innovazione tecnologica svolga un ruolo fondamentale nel favorire il processo di transizione ecologica. Certo le tecnologie sperimentali, digitali e innovative stanno entrando sempre più nei programmi strategici e di investimento dei gestori del SII, ma c’è ancora molta strada da fare tanto che a livello nazionale, si riscontra ancora una debole spinta all’innovazione. Nell’Annuario Statistico Italiano 2022 emerge, infatti, che la propensione a innovare è più bassa proprio nei settori estrattivo, della fornitura di acqua, della gestione dei rifiuti e del risanamento e fornitura di energia elettrica e gas.

È necessario trovare strumenti, come quelli regolatori, in grado di offrire uno stimolo all’individuazione e all’adozione di soluzioni tecniche e gestionali per il raggiungimento degli obiettivi non solo relativi alla qualità tecnica e commerciale del servizio, ma anche a quelli tesi alla decarbonizzazione, allo sviluppo dell’economia circolare e alla mitigazione dei rischi connessi al cambiamento climatico. L’innovazione tecnologica, infatti, è in grado di migliorare ed efficientare la gestione della risorsa e offre l’opportunità di unire all’efficienza dei processi la riduzione dell’impronta ecologica e l’adozione di principi di circolarità e riuso e, nel caso del digitale, abilita forme innovative per gestire processi, asset, risorse e persone e accelera la capacità di innovazione, rendendo intelligenti e più efficienti le infrastrutture esistenti.

Vi sono casi di particolare interesse, a livello nazionale ed europeo, in termini di soluzioni tecnologiche innovative volte a contribuire alla transizione ecologica. Molti sono progetti pilota volti a sviluppare e testare nuove tecnologie prima di essere replicati su larga scala. Altri prevedono la realizzazione di piattaforme digitali per una gestione più efficiente della risorsa o promuovono il riuso delle acque in ambito non solo agricolo, la trasformazione dei fanghi, il recupero di materia. Caratteristica comune di alcuni di questi è la collaborazione dei gestori con centri di ricerca o atenei anche nell’ambito di progetti europei come Horizon 2020. Il crescente numero di partnership stipulate dai gestori, non solo con il mondo della ricerca ma anche con imprese tecnologiche, start-up innovative e con altri gestori, evidenzia la crescente necessità di collaborare per affrontare tematiche sempre più complesse e per integrare le innovazioni a monte e a valle del SII.

“Per far fronte alla titanica sfida dei cambiamenti climatici e del caro energia occorre che il servizio idrico sia gestito da operatori industriali, tecnologicamente avanzati e robusti finanziariamente – sottolinea il dott. Marco Carta, Amministratore Delegato di Agici – È quindi auspicabile un processo di concentrazione del settore e una collaborazione ampia e strutturata tra utilities e aziende tecnologiche all’avanguardia”.

La finanza sostenibile per un servizio idrico più resiliente e carbon neutral

La disponibilità di risorse finanziarie per il settore idrico è uno degli elementi fondamentali per realizzare gli investimenti necessari a rendere il servizio idrico integrato più efficiente, resiliente e coerente con gli obiettivi di carbon neutrality. In questo contesto, la finanza sostenibile può rivestire un ruolo importante dato che integra, all’interno delle decisioni di investimento, considerazioni di carattere ambientale, sociale e di governance (criteri ESG), al fine di orientare flussi di investimento a lungo termine verso attività e progetti sostenibili.

Ad oggi, secondo Morningstar Direct (2022), l’Europa rappresenta il mercato più attivo per la finanza sostenibile sia per numero di fondi che per risorse messe a disposizione. In particolare, con riferimento ai fondi sostenibili, il valore complessivo del patrimonio netto, costituito da nuovi fondi sostenibili e da fondi riconvertiti come sostenibili, ha raggiunto 270 miliardi di euro nel 2021, a cui è corrisposta una diminuzione di circa il 44% rispetto al 2019 del valore dei nuovi fondi convenzionali.

Guardando in particolare al settore idrico, sarebbe necessario individuare strumenti finanziari in grado di sostenere lo sviluppo di infrastrutture che garantiscano l’equo accesso all’acqua, rendano il servizio idrico integrato più efficiente e resiliente e coerente con gli obiettivi di carbon neutrality e siano al contempo in grado di abilitare il passaggio da un’economia lineare a una circolare. Ma nella pratica ciò non risulta così semplice. Se è vero che l’infrastrutturazione idrica è sempre di più strategica e sempre di più rilevante nelle politiche economiche dei Paesi, è pur vero – come dimostrato da una ricerca promossa da Gruppo CAP e sviluppata da EticaNews – che tra finanza e mondo dell’idrico, per lo meno in Italia, si assiste a un dialogo difficile da sviluppare.

Da un lato, il mercato dell’idrico ancora molto frammentato, che rende non solo difficile l’evoluzione del settore in chiave industriale, ma che genera diffidenza in potenziali investitori. Dall’altro, la ricerca rivela una scarsa conoscenza del settore da parte della finanza e, di conseguenza, una difficoltà organizzativa nell’approcciare i potenziali clienti del mondo dell’acqua. Eppure, le infrastrutture dell’idrico e la capacità delle aziende più evolute del settore di essere soggetti abilitatori della transizione verso l’economia circolare rappresentano, a livello internazionale, uno dei poli di attrazione più forti per i capitali che oggi sono in cerca di investimenti ESG.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) può essere un’importante risorsa per accelerare il processo di transizione ecologica e la realizzazione degli investimenti nelle infrastrutture di approvvigionamento idrico. Ma è necessario utilizzare i fondi a disposizione in modo rapido ed efficace. La Missione 2 del PNRR “Rivoluzione verde e transizione ecologica” supporta progetti, riforme e investimenti nel settore idrico attraverso la Componente 4.4 “Garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo e il miglioramento della qualità ambientale delle acque interne e marittime”. Complessivamente, gli investimenti per il settore idrico ammontano a 4,38 miliardi di euro ripartiti in quattro linee d’azione.

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Claudia Costa

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