“L’impegno di Riso Gallo sulla sostenibilità nasce nel 2019, una scelta pionieristica in un momento in cui questi temi non erano ancora così di moda come lo sono oggi. L’approccio che ci ha contraddistinto, fin da cinque anni fa, è stato quello di andare nella direzione della concretezza: abbiamo lavorato fin dall’inizio per dare ai consumatori qualcosa di tangibile: prodotti coltivati, confezionati e trasportati in maniera sostenibile”. Così Mirko Mombelli, Global Strategic Marketing & Innovation e Corporate Social Responsibility Officer di Riso Gallo, descrive la strategia aziendale sulla sostenibilità.
Mombelli, quali valori vi hanno guidato in questo percorso?
Abbiamo deciso di inserire nella nostra offerta una linea improntata alla sostenibilità, per dare ai consumatori la possibilità di scegliere prodotti certificati: erano un paio nel 2019, e il loro numero è cresciuto progressivamente fino a oggi, con alcuni passaggi cruciali, come quello del 2021, l’anno in cui abbiamo reso sostenibili i nostri principali prodotti integrali, il riso rosso e il riso nero. Sempre nel 2021 siamo stati il primo brand a livello europeo a certificare il basmati come sostenibile: si tratta di una scelta significativa, perché parliamo di un prodotto che viene esclusivamente dall’India e dal Pakistan, aree del pianeta in cui la produzione sostenibile ha risvolti importanti anche dal punto di vista sociale e del rispetto dei diritti di chi lavora in questa filiera.
Con il passaggio al 2022 abbiamo esteso la produzione sostenibile coinvolgendo i principali clienti italiani anche nel mondo della grande distribuzione: parliamo in questo caso delle qualità di riso che fanno i numeri più importanti sul mercato nazionale, quello dei risotti, come il Carnaroli o l’Arborio. Oggi il nostro fatturato all’estero è per oltre il 50% proveniente dai prodotti sostenibili, con punte vicine al 100% nel Regno Unito e all’80% in Francia. In Italia siamo arrivati a superare il 30%, e continuiamo a spingere per migliorare queste percentuali.
Come nasce e come si è sviluppata nel tempo l’attenzione di Riso Gallo verso i temi della sostenibilità?
È stata una scelta naturale, dal momento che il riso è di per sé sinonimo di sostenibilità: è un prodotto di cui non si butta via niente, un esempio di circolarità, dal momento che anche i sottoprodotti possono essere riutilizzati. La produzione e la lavorazione nei nostri stabilimenti avvengono grazie all’utilizzo di energie rinnovabili, mentre riserviamo una grande attenzione alla fase a monte, alla parte agricola, che è responsabile del 95% delle emissioni.
In che modo?
Siamo impegnati a convincere gli agricoltori indipendenti a intraprendere un percorso verso la sostenibilità. Per centrare quest’obiettivo nel tempo abbiamo coinvolto agronomi, breader, esperti di certificazione, che sono andati a proporre il pacchetto di misure sostenibili alle singole aziende, seguendole poi durante tutto il percorso di implementazione di queste pratiche.
Oggi abbiamo tra i nostri partner 188 aziende certificate per la sostenibilità delle loro coltivazioni, che tutte insieme rappresentano oltre il 10% della superficie coltivabile nazionale. E vorrei sottolineare che è l’unica comunità di questo genere a livello europeo, e che il tutto si basa su rigidi protocolli e certificazioni.
Il nostro ruolo è di proporre ai partner, attraverso i nostri responsabili della R&S, le pratiche da adottare, i corsi di aggiornamento di cui possono avere bisogno, coinvolgendo breader che aiutano nelle attività sul campo, ad esempio per la tutela della biodiversità e le tecnologie di precision farming per un uso responsabile delle risorse.
Per aiutare gli agricoltori ad abbracciare le pratiche di coltivazione sostenibile ci facciamo carico anche delle spese relative alla certificazione, e ci impegniamo a riconoscere premialità a chi accetta di imboccare la strada della transizione.
Ci racconta in breve il suo percorso professionale prima di arrivare a ricoprire l’attuale ruolo in Riso Gallo?
Provengo da una dozzina di anni marketing management in Ferrero, durante i quali mi ero già occupato di corporate social responsibility. Il passaggio in Riso Gallo è avvenuto proprio nel momento in cui l’azienda ha iniziato a ragionare su questi temi, sui report e sulle certificazioni, sugli studi di assessment in collaborazione con le università, sui report riguardo a energia, emissioni e rifiuti. Per seguire questo settore c’era bisogno di una funzione nuova, e io ho iniziato a occuparmene insieme ai colleghi della R&S sin dai primi passi, fino a quando il team non si è allargato in vista della messa a punto di un report di Csr.
Come è organizzato il team, quali sono i ruoli e le mansioni chiave?
Il referente in consiglio d’amministrazione è Emanuele Preve, a cui risponde un gruppo di persone che si occupano di ricerca e sviluppo, di marketing, della parte tecnica per l’agricoltura, le risorse umane e il finance. Tutto questo nella prospettiva di dare vita a breve anche formalmente a un report di sostenibilità. Di questo percorso manca soltanto l’ufficializzazione, ma ci lavoriamo ormai da 5 anni e siamo quindi pronti per il passo finale. Ovviamente, insieme a un consulente specializzato realizziamo anche report annuali sulle emissioni e consumi, che prendono in esame i principali indicatori ambientali.
Vi sentite “ambasciatori” della sostenibilità per il vostro verticale o sono i consumatori a guidarvi?
I consumatori sono attenti alla sostenibilità, ma sono disposti a sceglierla soltanto a parità di prezzo. Non accettano di pagare un premium price per un prodotto sostenibile: chiedono che sia l’azienda di farsi carico dei costi e delle procedure. Non è una teoria, ma è un dato di fatto confermato dalla nostra esperienza sul mercato.
Dal nostro punto di vista, tuttavia, la spinta ad aver intrapreso come pionieri il sentiero della sostenibilità ha origini indipendenti dalle logiche di “domanda e offerta”, ragioni più profonde.
La sostenibilità, infatti, come amiamo dire in azienda, è una “scelta strategica”, legata innanzitutto al benessere del consumatore, in termini di sicurezza alimentare.
Si tratta di aspetti circa i quali non badiamo a spese, ne è testimonianza il fatto che offriamo i nostri prodotti da agricoltura sostenibile agli stessi prezzi dei prodotti convenzionali. È una scelta di campo, una tensione continua alla qualità che caratterizza i prodotti Riso Gallo sia Italia che nel resto del mondo, dove ci siamo dati l’obiettivo di diventare i leader nella nicchia dei risotti, rispetto a un mercato dove il prodotto principale è il basmati. Per noi in Italia il riso è un primo piatto pregiato, un piatto tradizionale della domenica, mentre all’estero è un contorno.
Ci racconta un’iniziativa di Riso Gallo nel campo della sostenibilità?
Quest’anno siamo giunti alla seconda edizione di “Il riso che sostiene” e del “Premio Mario Preve per un’agricoltura sostenibile”: si tratta dell’evento finale di un progetto nato per creare e rafforzare una comunità, quella dei coltivatori di riso, innescando una dinamica di scambio reciproco delle esperienze e delle best practice.
Durante l’evento illustriamo ai partecipanti le novità che l’azienda mette in campo, focalizzandoci sulla parte agricola, e celebriamo le aziende più attive e virtuose nel campo della sostenibilità, con attenzione anche a quelle gestite da donne.
Il premio è dedicato alla memoria di Mario Preve, che ha guidato l’azienda per più di 50 anni, e che è venuto a mancare proprio nel periodo in cui si stava allestendo la prima edizione della manifestazione.
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