Analisi

PMI e ESG: come e dove orientarsi

Prima di arrivare ai punteggi dei rating ESG per tutte le aziende ma soprattutto per quelle di medie e piccole dimensioni ci sono passaggi indispensabili che devono permettere a ciascuna realtà di capire come generare nuovo valore considerando il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. Il ruolo dell’analisi di materialità e la necessità del coinvolgimento del top management nell’analisi di Luca Grassadonia e Sergio Fumagalli rispettivamente ESG Senior Consultant e Senior Partner, Team leader sostenibilità di P4I

Pubblicato il 04 Mar 2022

shutterstock_1902503725

Nessuna azienda è in grado di diventare più competitiva per “legge” e tantomeno si può pensare che possa diventare sostenibile solo per effetto di una “compliance normativa“. I processi, tanto nel business quanto e soprattutto nella sustainability e nell’ESG, sono ovviamente assai più complessi. Tante aziende, spesso di grandi dimensioni, hanno compreso che non basta intervenire con correttivi, ancorché drastici e pesanti, per raggiungere obiettivi di sostenibilità. Tante aziende hanno iniziato a ripensare la propria capacità di generare valore anche in ragione di quei “nuovi valori” che un tempo, semplicemente, erano considerati come opzionali, marginali, o riservati al campo d’azione dell’etica. Molto semplicemente quei valori che “non entravano nella stanza dei bottoni” perché non veniva attribuita loro la possibilità di agire sul risultato economico delle imprese.

Oggi le cose sono cambiate: sono tanti i fattori che portano quei valori all’attenzione del top management. Ci sono i consumatori, c’è la finanza e ci sono le normative sempre più stringenti, appunto e tra queste “forze” ci sta anche la pressione che arriva dall’appartenenza a catene del valore che si sono date l’obiettivo di raggiungere obiettivi di sostenibilità. E quando una value chain si muove in questa direzione non può permettersi di “tollerare al proprio interno delle eccezioni”, di avere degli “anelli deboli” che non contribuiscano direttamente a quel risultato.

Il rapporto tra PMI e sostenibilità

In questo scenario il numero delle piccole e medie imprese che sentono il “fiato sul collo” per raggiungere risultati di sustainability e di generare dati adeguati è destinato a crescere e anche per queste realtà la logica dei correttivi, degli interventi che permettano di presentare una “carta d’identità” adeguata ai tempi, rappresenta una risposta che può reggere solo nel breve periodo e che risponde solo in piccola parte alla domanda vera di sostenibilità per la quale appare evidente a tutti che serve oggi un approccio strategico.

Ma come? Quali sono i presupposti per comprenderne prima di tutto la portata e per affrontarla in modo adeguato?

Ed è da questo punto di analisi che si entra di fatto nel campo di un rapporto sempre più stretto tra aziende e standard di sostenibilità, tra prodotti e processi, da un lato, e misurabilità dei temi ESG dall’altro e, infine, tra i risultati di business e i numeri da mettere a disposizione dei rating ESG.

Luca Grassadonia, ESG Senior Consultant, P4I

Un primo livello di conoscenza basato sui questionari

“Dobbiamo dire subito – spiega Luca Grassadonia, ESG Senior Consultant P4I – che i temi legati ai rating ESG e ai punteggi non sono in assoluto una operazione complicata: ci sono tanti fornitori di rating che tipicamente mettono a disposizione dei questionari e che offrono supporto per la compilazione e per creare dati. Generalmente da questo lavoro esce un primo livello di conoscenza basato sulle risposte a una serie di domande specifiche e su queste risposte viene costruito un primo giudizio”.

Un approccio per certi aspetti semplice, ma nello stesso tempo anche molto “generico”. Per una PMI che si pone l’obiettivo di definire una propria azione verso la sostenibilità questa è una situazione molto comune. Ma che tipo di risultati si possono ottenere?

“La maggior parte di questi questionari sono molto simili come struttura, – prosegue Grassadonia – si tratta di domande ad ampio spettro che spesso non tengono conto dell’appartenenza settoriale dell’azienda o della geografia o di altri parametri. Si pongono l’obiettivo di un’analisi generale. In talune circostanze offrono la possibilità di introdurre e attuare in un secondo momento dei meccanismi di correzione per garantire una maggior precisione”.

Il risultato finale si configura come un primissimo orientamento generale in cui le valutazioni dipendono anche dalla sensibilità delle figure che all’interno dell’azienda sono chiamate ad affrontare questa strategia.

Il rapporto con i temi della sostenibilità dipende dalle figure professionali coinvolte

“Occorre considerare – puntualizza Grassadonia – che questo approccio nasce fondamentalmente nel mondo finanziario e che, ovviamente semplificando molto il concetto, si tende ad arrivare a definire dei rating e dei punteggi come un modo per semplificare la valutazione di un’azienda. Ecco che è importante capire se le risposte ai questionari, sono state gestite dalla parte finanziaria delle aziende, dal direttore finanziario o dall’investor relator, sapendo che il contributo di questa figura porta a un certo tipo di risultato. Ma occorre anche capire la presenza di altre figure, come i manager delle risorse umane o di altre figure con delega a tematiche ambientali e  sociali. Anche in questo caso si crea e definisce una certa impronta e un certo tipo di conoscenza”.

Dunque, è importante considerare la sensibilità e la competenza di chi rappresenta l’azienda in questa raccolta di informazioni, ma è importante capire anche come evolve l’offerta di servizi.

“Nel corso del tempo – spiega Grassadonia – si è creata una gerarchia di questi fornitori. Quelli più quotati sono diventati anche più selettivi, hanno definito dei criteri più rigorosi in merito alle aziende da valutare e tipicamente hanno concentrato l’attenzione sulle aziende di maggiori dimensioni, per due grandi ragioni: la prima riguarda la possibilità di disporre di informazioni qualitativamente migliori in ragione del fatto che in quelle aziende si è via via definito un ruolo con competenze specifiche sulla sostenibilità. In secondo luogo diverse aziende che propongono queste analisi si muovono su un “doppio binario” che prevede sia la valutazione sia la consulenza. Si tratta di un terreno delicato e a questo riguardo va ricordato che l’autority di controllo della Borsa americana ha avviato un’inchiesta su queste realtà perché vede un potenziale conflitto di interessi. Anche in Europa è partita una indagine da parte di ESMA sulle politiche e le pratiche dei fornitori di rating ESG.

Una prima cartina di tornasole per valutare l’approccio alla sostenibilità

Ma a prescindere da questo contesto che è bene tenere in considerazione è importante mettere in evidenza che questo approccio rappresenta una primissima cartina di tornasole nella definizione di un approccio alla sostenibilità da “maneggiare con molta attenzione” perché può anche condurre nella direzione sbagliata. Per questo è importante che ciascuna azienda sviluppi la capacità di produrre un proprio “pensiero” in merito alla sostenibilità anche attraverso forme organizzative che portano questi temi all’attenzione costante del top management.

Se è vero come è vero che la sostenibilità comporta una ridefinizione del concetto di valore di ciascuna azienda i primi ad essere coinvolti devono dunque essere proprio coloro che ricoprono la responsabilità più importante. Ed ecco che vediamo, giustamente, scalare verso l’alto, anche in termini di livello gerarchico, il confronto su come affrontare questa trasformazione. Sempre più spesso la sostenibilità arriva in un comitato definito dal consiglio di amministrazione e sempre più spesso fa riferimento alla figura del chief sustainability officer o sustainability manager che ha un dialogo costante con il CEO e che si confronta in modo altrettanto costante con operation, finance, procurement, Hr, Marketing, IT.

Sergio Fumagalli, Senior Partner P4I, Team leader sostenibilità

PMI e rating ESG: quali sono i fattori da considerare

Occorre però rimettere al centro dell’attenzione i temi che guidano un’azienda in questa direzione e Sergio Fumagalli, Senior Partner P4I, Team leader sostenibilità, sottolinea a sua volta che i rating sono solo una delle motivazioni e degli elementi trainanti e che possono contribuire ad accelerare il processi di sensibilizzazione ma solo sulla base di una corretta ponderazione. “Se un’azienda è quotata, il rating ha un peso di un certo tipo, se un’azienda è partecipata da un fondo guidato da rating ESG ha un’importanza diversa, se infine si tratta di un’ azienda privata è un altro conto ancora”.

Il rating semplifica, “parla” e permette di avere un valore da inserire nella carta d’identità dell’azienda e per molte PMI che operano all’interno di catene del valore complesse può diventare un fattore abilitante per proteggere la propria posizione, per valorizzarla o in alcuni casi per garantire la stessa continuità del business.

Come rispondere alla richiesta di sostenibilità che arriva dal committente

Ma ci sono anche altre “forze” che spingono nella direzione della sostenibilità e verso la definizione di una strategia in grado di garantire al proprio mercato la capacità di offrire i livelli di sostenibilità che sono richiesti. Una di queste spinte, la più comune per tante aziende, è la necessità di contribuire al rating del committente. “Questa è una delle motivazioni più importanti – sottolinea Fumagalli – : sono i clienti che lo chiedono in modo sistematico alle loro reti di fornitura, perché è in questo modo che possono costruire, letteralmente, la loro stessa sostenibilità, considerando che per tantissime realtà la capacità di trasformazione sostenibile è condizionata dalla possibilità di lavorare su prodotti, materie prime, semilavorati o servizi sostenibili che arrivano appunto dai fornitori”.

Ma la complessità non si ferma qui, ci sono anche altre variabili che influiscono su questi processi decisionali, tra cui la compliance legata alla dichiarazione non finanziaria (DNF). “Non sono tante le aziende oggi sottoposte a questo obbligo dalla legge (d.lgs. 254/2016) – osserva Fumagalli – un numero dell’ordine di alcune centinaia, ma, di nuovo,  come per il perseguimento di un rating ESG, si torna al tema delle catene di fornitura sottostanti, con tutte le considerazioni fatte sopra”.

Per le PMI la sfida è prepararsi e preparare il terreno alla sostenibilità e ai rating

Per le PMI uno dei punti chiave in merito all’analisi e alla strategia ESG riguarda dunque l’appartenenza a catene di fornitura. Tutte le value chain, presto o tardi, avranno la necessità di chiedere alle aziende che ne fanno parte di trasformare prodotti e servizi e di generare i dati necessari per i rating ESG o per soddisfare le esigenze di compliance. Questo però rischia di generare un problema ulteriore per le PMI che si trovano spesso a dover rispondere a questionari diversi per i diversi committenti, con un sovraccarico gestionale oneroso e improduttivo. E’ possibile che in futuro si arrivi a razionalizzare questi aspetti ma va detto che non è in questo momento all’orizzonte una diminuzione dei questionari, ovvero degli attori che misurano la sostenibilità delle aziende.

“In questa prospettiva – afferma Fumagalli – è importante che ciascuna azienda sia nella condizione di prevenire e di prepararsi. Ogni azienda – prosegue – deve saper comprendere appieno i temi materiali e definire una propria matrice di materialità, costruendo un proprio profilo, fatto di informazioni quantitative e qualificative che siano significative innanzitutto per l’azienda stessa e che consentano anche di rispondere alle richieste dei committenti, come delle banche o di altri stakeholder interessati, con uno sforzo contenuto.  “.

Il tema della materialità è fondamentale e permette di evitare il grande rischio di “farsi portare a spasso” dalle esigenze di rendicontazione di altri (seppure importanti), inseguendone le richieste senza avere il tempo e l’opportunità di riflettere sulle proprie esigenze strategiche. Per questo è importante avviare una riflessione sull’impatto dei temi della sostenibilità – ambiente, società, governance – sul business e sulle strategie dell’azienda che veda la capacità di rendicontare, cioè di misurare, come uno degli aspetti importanti, ma non l’unico, sviluppando al contempo la capacità di capire come cambierà il  mercato e come dovranno o potranno cambiare le strategie di business per consentire all’azienda di restare competitiva nel nuovo scenario che si sta, giorno dopo giorno, delineando.

In questo processo, è prevedibile e, forse, inevitabile che ogni azienda abbia un proprio percorso, in cui le priorità sono determinate da tanti fattori esterni che non si possono controllare: è difficile, infatti, sottrarsi alle richieste dei clienti importanti, è impossibile non tenere conto dei limiti operativi derivanti dalle risorse disponibili, dal mercato e dal territorio in cui si opera e dalla cultura aziendale.

“L’importante – conclude Fumagalli – è avere chiaro che è in corso di ridefinizione, sui temi della sostenibilità, il contesto generale in cui le aziende operano e che, nel nuovo contesto potrebbero essere necessari nuovi modelli di business, nuovi prodotti, nuovi processi operativi per restare competitivi.

Immagine fornita da Shutterstock

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Mauro Bellini
Mauro Bellini

Ha seguito la ideazione e il lancio di ESG360, EnergyUP.Tech e Agrifood.Tech di cui è attualmente Direttore Responsabile. Si occupa di innovazione digitale, di sostenibilità, ESG e agrifood e dei temi legati alla trasformazione industriale, energetica e sociale.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Video & Podcast
Analisi
Social
Iniziative
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3