Il settore dei trasporti è chiamato a imboccare con forza la strada della decarbonizzazione, diminuendo la sua dipendenza dai combustibili fossili. Al momento rappresentano la fonte energetica predominante con le conseguenze ambientali, in termini di inquinamento e produzione di CO2, che ben conosciamo.
Un’alternativa percorribile è quella dei biocarburanti e, in particolare, del biometano: uno speciale combustibile ricavato a partire dagli scarti dei rifiuti organici che, dopo essere stati sottoposti a un processo di fermentazione e a uno successivo di purificazione, ha delle rese energetiche paragonabili a quelle del metano di origine fossile.
Non a caso, il biometano è tra le fonti rinnovabili indicate dall’Unione Europea per rispettare il traguardo previsto dall’Accordo di Parigi, nel tentativo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C. In particolare, potrebbe rivelarsi particolarmente utile per l’impiego in veicoli, mezzi aziendali e trasporti pubblici.
Il biometano per la Smart Mobility
Questa possibilità è stata raccolta dalla Città metropolitana di Milano nell’ambito della sua strategia di transizione energetica: l’obiettivo di lungo termine è di arrivare ad alimentare 39mila automobili, riciclando la quasi totalità delle 200mila tonnellate di rifiuti prodotti sul suo territorio.
Un modello di mobilità sostenibile finalizzato alla riduzione dei consumi e soprattutto delle emissioni. Questi e altri sono presenti nello studio “Biometano. Potenzialità nella Città metropolitana di Milano e ruolo di Gruppo CAP”, realizzato da Kyoto Club e presentato a Palazzo Isimbardi in occasione del Convegno Economia circolare: da prospettiva a strategia industriale, alla presenza di ATO (Ufficio d’Ambito Territoriale) e Città Metropolitana di Milano.
“Ciò che emerge dallo studio, e fa parte dell’obiettivo che ci eravamo prefissi, è la grande potenzialità del nostro territorio, dove abbiamo aziende e impianti eccellenti che possono lavorare in sinergia con la pubblica amministrazione per fare economia e rigenerare l’ambiente. Crediamo che il nostro ruolo non sia più solo quello autorizzativo ma soprattutto quello di ente facilitatore e promotore dell’innovazione” ha dichiarato Roberto Maviglia, consigliere delegato di Città metropolitana di Milano.
I rifiuti organici per l’alimentazione delle automobili
Secondo il recente rapporto di ISPRA, la Città metropolitana di Milano produce circa 215 mila tonnellate all’anno di umido e dispone di una capacità impiantistica per il trattamento anaerobico pari a 90.000 tonnellate. Grazie agli impianti del Gruppo CAP (presenti a Pero, Bresso, Robecco sul Naviglio, Sesto San Giovanni, Peschiera Borromeo, Cassano d’Adda, Trucazzano), si potrebbero trattare tramite processi di digestione anaerobica ulteriori 107 mila tonnellate/anno di umido.
Un passaggio è reso possibile dal Protocollo d’Intesa sottoscritto da Città metropolitana di Milano, ente autorizzativo degli impianti e propositivo di cicli bioeconomici integrati, e Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato dei 135 comuni dell’hinterland milanese. L’obiettivo è di costruire un modello economico in grado di produrre biometano dalla sezione umida della FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano), estendendola agli impianti di depurazione già presenti sul territorio.
I rifiuti organici trattati permetterebbero di alimentare circa 39.000 automobili, un numero pari a circa 2,5 volte il numero delle auto a metano circolanti nella Città metropolitana di Milano, per dare avvio a un modello di mobilità sostenibile finalizzato alla riduzione dei consumi e soprattutto delle emissioni.
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