ANALISI

La sostenibilità delle supply chain internazionali: nuovi rischi, obblighi e strumenti



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Le soluzioni per un approccio data-driven nella valutazione dei fornitori saranno al centro dell’evento “Supply Chain: affidabile, responsabile e sostenibile – strumenti tecnologici e metodologie innovative per valutare i fornitori” del prossimo 11 giugno, mentre un focus speciale sulle soluzioni complementari ai questionari per la raccolta dati ESG sarà al centro del webinar “La sostenibilità delle supply chain internazionali: nuovi rischi, nuovi obblighi e nuovi strumenti”

Pubblicato il 5 giu 2024

Sergio Fumagalli

Senior Partner P4I, Team leader sostenibilità

Marco Perona

Professore Ordinario dell’Università degli Studi di Brescia, Direttore Scientifico del Laboratorio RISE e Senior Partner di IQ Consulting



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Le recenti cronache hanno visto due primarie aziende italiane note per la loro eccellenza finire sotto i riflettori a causa di gravi problematiche nella gestione della catena di fornitura, attirando l’attenzione delle prime pagine dei giornali. In entrambi i casi si ipotizza la violazione dei diritti dei lavoratori e della regolarità fiscale lungo la supply chain. Indipendentemente dall’esito giudiziario, queste vicende evidenziano la complessità e l’importanza del controllo degli standard operativi ESG (Environmental, Social, and Governance) dei fornitori, non solo per motivi etici, di compliance e di reporting, ma anche per le possibili ricadute in termini di immagine e le conseguenze amministrative o penali.

Profilo ESG come criterio di scelta determinante

Il profilo ESG è ormai un criterio di scelta rilevante in tutte le gare pubbliche europee e nei grandi progetti internazionali. Come è noto ad esempio l’articolo 57 del D.lgs 36/2023 dettaglia due ambiti specifici nei quali le imprese sono chiamate a innovarsi per soddisfare le richieste delle stazioni appaltanti e mantenersi competitive: da un lato l’ambito della responsabilità sociale e, dall’altro, quello della tutela ambientale. È inoltre noto che dal 30 giugno 2021 le nuove linee guida dell’European Banking Association (EBA) richiedono una valutazione complessiva dei criteri ESG per la concessione del credito alle imprese.

In tutta evidenza, dunque, la qualificazione della catena di fornitura sui parametri ESG è cruciale a tutti i livelli della catena del valore. Tuttavia, questo compito è complesso e non di facile soluzione, soprattutto quando la catena di fornitura si estende su più livelli o coinvolge fornitori distanti (geograficamente, culturalmente, linguisticamente, …) dall’OEM che detiene il marchio. La tendenza alla de-verticalizzazione produttiva e alla globalizzazione delle catene di fornitura ha reso la sfida posta dalle supply chain globali piuttosto comune.

La situazione diventa particolarmente critica quando la rete di fornitura si appoggia da un lato ad una molteplicità di piccoli fornitori locali, secondo la collaudata logica italiana dei distretti produttivi, e dall’altro ad alcuni fornitori localizzati nelle economie emergenti, magari anche di grande dimensione, ma tipicamente poco strutturati, come accade frequentemente ad esempio per molte nostre imprese del fashion.

L’importanza di monitorare la compliance della rete di fornitura

Questi eventi sottolineano l’importanza di monitorare la compliance della propria rete di fornitura su vari aspetti, come già avviene per la qualità dei beni acquisiti, la puntualità e completezza delle consegne e il prezzo praticato. Inoltre, il quadro normativo europeo sta mettendo sempre più sotto controllo la gestione delle supply chain, per garantire una competizione leale e rispondere efficacemente al clima di incertezza geostrategica.

La soluzione è resa più complessa dal fatto che i parametri critici da controllare possono variare in funzione della filiera di appartenenza, della merceologia, della dimensione o della localizzazione geografica del fornitore. Ad esempio, la sicurezza delle informazioni è cruciale per un fornitore di servizi IT, mentre per una fonderia sono più rilevanti gli indicatori ambientali.

Il ruolo dei “questionari”

Attualmente, lo strumento più utilizzato per raccogliere le informazioni utili alla qualificazione della compliance dei propri fornitori rispetto ai parametri ESG è rappresentato dalla somministrazione di questionari, la cui compilazione è richiesta ai fornitori stessi. L’offerta disponibile sul mercato di piattaforme digitali che offrono template di questionari di questa natura e ne supportano la compilazione è certamente ampia e diversificata. Si tratta di strumenti da cui, a breve, probabilmente non si potrà prescindere, ma che presentano alcune controindicazioni sia per il committente che per il fornitore.

Per il committente, l’uso dei questionari presenta diverse criticità:

  • La risposta ai questionari non è sotto il pieno controllo del committente, né per i tempi, né per la qualità, né per la completezza delle risposte.
  • Spesso, il numero di risposte spontanee non è adeguato, rendendo necessario un significativo sforzo per ottenerle da un numero sufficiente di fornitori.
  • Verificare la correttezza e la completezza delle risposte è (quantomeno) oneroso;
  • La procedura è tanto meno efficiente ed efficace quanto più è impreparata l’organizzazione del fornitore (cioè quanto maggiori sono i rischi di inadempienza) e viceversa.

Per il fornitore, soprattutto se di piccole dimensioni, la procedura potrebbe risultare sfidante per i seguenti motivi:

  • Richiede informazioni che l’organizzazione potrebbe non conoscere o non comprendere appieno e che spesso non sono rilevanti per l’attività aziendale.
  • Molti committenti diversi (oltre ad altri soggetti come banche, fondi, etc.) potrebbero richiedere al medesimo fornitore la compilazione di questionari simili ma non identici, in tempi diversi, moltiplicando gli oneri connessi.

In definitiva, una gestione inefficace ed inefficiente di questi processi (al punto da risultare non di rado completamente fuori controllo) diventa un problema sia per i fornitori, che rischiano di essere esclusi da rilevanti opportunità di business se non si adeguano rapidamente alle normative internazionali, alle prassi di settore e ai requisiti dei grandi OEM, sia per i committenti, che faticano a trovare risposte adeguate a ottemperare a questi requisiti sia verso il mercato sia verso le normative.

Una possibile soluzione a questo problema potrebbe essere trovata nel caso delle reti di fornitura di prossimità, ossia gli addensamenti a base settoriale e geografica di molte PMI che offrono a pochi grandi OEM dislocati nel medesimo distretto ogni sorta di materiali, componenti, lavorazioni e trattamenti. La prossimità geografica, infatti può consentire ai committenti di intervenire direttamente sui propri fornitori attraverso sopralluoghi in sito, volti, tra l’altro, ad accertare proprio la fedele applicazione delle norme e degli standard ESG.

Sopralluoghi in presenza e supporto metodologico

Eseguire sopralluoghi in presenza e fornire supporto metodologico diventa invece decisamente più difficile e costoso, se non del tutto impossibile, per i fornitori localizzati all’estero, soprattutto in paesi geograficamente remoti, oppure caratterizzati da lingua e cultura lontane dalla nostra.

Sulla base di queste riflessioni, Partners4Innovation propone due incontri dedicati alla valutazione dei fornitori:

  • L’evento fisico: “Supply Chain: affidabile, responsabile e sostenibile – strumenti tecnologici e metodologie innovative per valutare i fornitori”, che si terrà l’11 giugno (Vai qui per inscriverti subito). Durante questo evento verrà presentato il nostro nuovo approccio data-driven per la valutazione dei fornitori.
  • Webinar (in collaborazione con Eptalex): “La sostenibilità delle supply chain internazionali: nuovi rischi, nuovi obblighi e nuovi strumenti “, che si terrà il 27 giugno (vai QUI per partecipare). Questo evento ha l’obiettivo da un lato di proporre una strada complementare al questionario, che possa ridurre le criticità indicate e i rischi potenzialmente derivanti da una raccolta dei dati ESG della supply chain non adeguatamente completa, corretta e tempestiva, e dall’altro di illustrare le opportunità derivanti in quest’ambito dal disporre di una rete globale di referenti fiduciari in grado di intervenire direttamente presso i fornitori più remoti attraverso personale fidato di madre lingua e cultura locale.

Intelligenza Artificiale al servizio dell’ESG

La nostra proposta prevede di affiancare al questionario uno strumento a monte per semplificare le verifiche a valle, soprattutto laddove la distanza e la diversità di cultura le rendono complesse da realizzare. La prima componente della nostra proposta è costituita da uno strumento di intelligenza artificiale sviluppato da P4I, basato su una piattaforma di mercato, che consente di rilevare in modo automatico e tempestivo il profilo ESG dei fornitori dai loro siti ufficiali. Gli elementi di tale profilo da verificare possono essere personalizzati per tenere conto delle caratteristiche dei fornitori, come il settore merceologico, la dimensione aziendale o il paese di provenienza, e delle specifiche esigenze del committente, dettate ad esempio dall’esigenza di qualificarsi nei confronti dei propri mercati di riferimento o di garantire il rispetto di particolari certificazioni.

In questo modo è possibile definire una mappa della propria rete di fornitura, ponderata anche in relazione al settore di attività di ciascun fornitore, e misurarne la distanza da un livello operativo standard desiderato. Su questa base sarà poi possibile definire una serie di priorità di intervento, con tempi e costi commisurati alla criticità di ciascun fornitore o categoria di fornitori. Le priorità potranno essere monitorate periodicamente per verificare se la rete reagisce agli stimoli nella maniera desiderata.

Le stesse informazioni possono essere utilizzate in sede di selezione e valutazione dei fornitori, unitamente a tutte le altre valutazioni considerate rilevanti, per identificare con quali fornitori proseguire il percorso di collaborazione, su quali eventualmente investire per attivare processi di miglioramento e da quali infine svincolarsi.

Come detto, non si tratta di uno strumento alternativo ma complementare ai questionari. La tipologia di informazioni ottenibili è diversa: pur essendo meno analitica, riflette in modo sintetico e più leggibile anche dal management il livello di maturità organizzativa di ciascun fornitore. E soprattutto è ottenibile in tempi certi sull’intera platea dei fornitori e, se necessario, dei sub-fornitori. I report ottenibili sono immediatamente utilizzabili per qualificare il profilo ESG dei propri prodotti/servizi verso i clienti, documentando progressivamente l’evoluzione anno su anno e indicando gli obiettivi di miglioramento.

Gli strumenti analitici di raccolta dati e verifica – dai questionari, alle certificazioni, agli audit – potranno così essere concentrati su quelle situazioni che risultano meno coerenti con gli standard operativi attesi e che presentano maggiori criticità potenziali. Questi strumenti potranno partire dalla mappa già rilevata dal nostro strumento, ottimizzando gli sforzi e i costi connessi tanto per il committente quanto per il fornitore.

Come affrontare il tema delle verifiche on site

Per quanto riguarda il tema delle verifiche on site, come anticipato sopra esse diventano particolarmente critiche quando il fornitore appartiene a un’area geografica remota, o anche solo molto differenziata linguisticamente o culturalmente. La distanza (geografica ma non solo) aumenta i costi logistici e organizzativi delle verifiche, complica la comunicazione e la comprensione reciproca delle normative e degli standard operativi. In settori come il manifatturiero, il tessile o l’elettronica, dove le catene di fornitura possono estendersi attraverso numerosi paesi e continenti, le verifiche on site possono diventare fondamentali per assicurare la conformità alle normative ESG. Tuttavia, le sfide logistiche e culturali possono rendere questi controlli estremamente onerosi e difficili da gestire.

In questo senso, l’esperienza di Eptalex individua nelle partnership strutturali con operatori locali una strada ottimale per garantire l’efficacia e l’economicità degli interventi che si dovessero rendere necessari. Queste partnership permettono di sfruttare la conoscenza e la presenza sul territorio degli operatori locali, riducendo i costi e migliorando la precisione delle verifiche. Gli operatori locali sono spesso più familiari con le normative nazionali e regionali, oltre che con la lingua e la cultura del luogo e possono quindi facilitare la comunicazione tra le parti coinvolte.

Le partnership strutturali offrono anche un vantaggio in termini di reattività e tempestività. In caso di inadempienze, non conformità o altri problemi, gli operatori locali possono intervenire rapidamente, riducendo il tempo necessario per risolvere le questioni e minimizzando il rischio di interruzioni nella catena di fornitura, di ricadute reputazionali oppure di conseguenze penali.

Nel complesso, si tratta di attuare una strategia basata su strumenti tecnologicamente avanzati per selezionare in modo automatico, tempestivo e non invasivo i casi potenzialmente rischiosi per la compliance e per l’immagine aziendale, fornendo, al contempo, anche ai clienti garanzie sui contenuti ESG dei prodotti/servizi che acquistano.

Il webinar ha quindi l’obiettivo di declinare in modo più dettagliato i contenuti della proposta, ma anche di stimolare la riflessione su un tema sempre più rilevante ma di non facile gestione e sulle opportunità che la tecnologia oggi può offrire per ridurne i rischi connessi.

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