Accelerare la transizione green e digitale. È quanto propone l’Europa con Next generation Eu, il più grande programma di investimento mai finanziato dall’Unione europea per fare fronte alla crisi del Covid-19, per riuscire attraverso questi due obiettivi a rendere le economie e le società del continente più resilienti e preparate alle sfide che ci troveremo di fronte nel XXI secolo. A livello globale, infatti l’andamento della proprietà industriale sulle tecnologie in materia ambientale ha avuto un’impennata agli inizi del secolo con gli sviluppi nel campo delle energie alternative e dei trasporti sostenibili, in una sfida diventata sempre più sofisticata. La valorizzazione dei risultati della ricerca, la loro adozione a livello applicativo e ancor più l’impatto che questa può generare sulla società sono elementi essenziali di un modello sostenibile di ricerca e in particolare di quella pubblica. Per intraprendere questa strada, per il sistema paese diventa fondamentale utilizzare la leva del trasferimento tecnologico per promuovere e anticipare i salti tecnologici e quindi favorire lo sviluppo economico.
La rivoluzione in campo energetico
Pensiamo alla rivoluzione in corso in campo energetico, con la possibilità non solo di produrre energia da rinnovabili in quantità impensabili fino a qualche anno fa ma di gestirla e condividerla tra utenze connesse alla stessa rete di distribuzione. Tutto questo è diventato possibile perché in parallelo si sono ridotti i costi delle tecnologie ma soprattutto per le innovazioni avvenute nella digitalizzazione dei dati.
L’Italia, in questo senso, sta cercando di recuperare un gap decennale e nel 2020 l’Epo (European patent office) ha registrato addirittura un aumento, del 2,9%, dei brevetti italiani in questo campo e la classificazione dell’Ufficio italiano brevetti e marchi (Uibm) del ministero dello Sviluppo economico ha segnalato che le tecnologie ambientali sono in crescita dal 9,2% del 2009 al 10,6% del 2018. Risultati importanti, segno di un fermento dell’ecosistema del trasferimento tecnologico e anche della ricerca pubblica, nonostante l’anno di pandemia. E anzi, proprio grazie al «green» si può trasformare la tragedia in un’occasione virtuosa per ripartire. Nel nostro Paese, insieme all’Ufficio italiano brevetti e marchi (UIBM), il sistema universitario e della ricerca pubblica italiana – rappresentato dall’Associazione Netval, che riunisce 63 università e tredici Enti Pubblici di Ricerca (EPR), undici Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), tre fondazioni, tre agenzie – sta facendo un grande lavoro di rete e investimenti per valorizzare la ricerca universitaria nei confronti del sistema economico e imprenditoriale, enti ed istituzioni pubbliche, associazioni imprenditoriali e aziende, venture capitalist e istituzioni finanziarie.
La piattaforma Knowledge Share
Una traccia concreta di questo lavoro è la piattaforma Knowledge Share, la vetrina online di Netval, dell’Ufficio italiano brevetti e marchi (Uibm) del ministero dello Sviluppo economico e del Politecnico di Torino, che racconta con linguaggio semplice il contenuto delle tecnologie brevettate da università, centri e ospedali di ricerca, enfatizzando vantaggi (rispetto alle soluzioni precedenti) e possibili applicazioni. Chi si collega alla piattaforma può navigare tra più di mille tecnologie, oggetto di altrettanti brevetti, descritte sia in italiano che in inglese, con la possibilità di scaricare anche una versione impaginata delle “schede marketing” da condividere sia all’interno della propria organizzazione che con altri partner e di richiedere con pochissimi click un contatto con l’ufficio di trasferimento tecnologico “proprietario” della tecnologia.
Trasformare la ricerca in innovazione è un passo fondamentale per creare valore, sviluppo economico, coesione sociale e per rafforzare le linee di attività delle filiere industriali verso un progresso consapevole.
Con queste intenzioni, Netval e UIBM, per valorizzare le tecnologie presenti sulla piattaforma Knowledge Share in ambito green, organizzano il Tech Share Day 2021, un momento di incontro digitale, dal 5 al 7 maggio prossimi e dedicato alle Environmentally Sound Technologies (EST), quelle tecnologie verdi, quelle meno inquinanti e più sostenibili rispetto allo «status quo» del settore di riferimento, che possono far fare un salto di qualità alle industrie e contribuire concretamente allo sviluppo sostenibile del nostro Paese.
Un’occasione per discutere dei temi della Green Economy, pilastro delle politiche pubbliche di investimento su scala global, favorire il trasferimento tecnologico di tecnologie pulite, che possono concorrere a salvare il Pianeta, creare opportunità di investimento per invenzioni sviluppate da Università ed Enti di Ricerca Pubblica.
Trasferimento tecnologico: i temi di discussione
Ogni tecnologia discussa tornerà utile: il solare e l’eolico che diventano sempre più economici; le batterie; le tecnologie di cattura e sequestro della CO2 (spesso di derivazione del mondo oil&gas); le nuove strade come l’idrogeno, utili per scardinare la resistenza dei settori hard to abate: trasporti, acciaio, cemento, chimica. Uno sguardo verso il futuro. Consci di almeno due, altre questioni: che persino un mondo net zero non sarà sufficiente, e che toccherà utilizzare in modo consapevole le risorse del pianeta; che la governance di questi problemi, ovvero come spendere i fondi e mettere in pratica le soluzioni tecnologiche disponibili, conterà almeno quanto la volontà di superarli.
Il trasferimento tecnologico è un processo vitale per l’economia. Può basarsi su diversi strumenti e procedure e, spesso, su una combinazione di essi. Per compiere la transizione verde e digitale è importante che essi siano conosciuti e valorizzati sia nelle imprese che nella formulazione delle politiche di supporto a livello nazionale e locale. È la sfida per il futuro, che non possiamo più attendere.