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Il Governo modifica il PNRR: 19 miliardi di euro di risorse destinati a RePowerEU

L’esecutivo ha deciso di rivedere profondamente il Piano, alla luce della crisi energetica. Previsti interventi a sostegno dell’efficienza delle PMI e delle famiglie a basso reddito

Aggiornato il 28 Lug 2023

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Nella giornata di ieri (27 luglio), il Governo ha deciso un’importante riscrittura del PNRR, che ha moltissimo a che fare con l’energia. Una revisione del piano, sostiene l’Esecutivo, che si è sostanzialmente resa necessaria perché per tutta una serie di misure le scadenze previste (30 giugno 2026) non erano più rispettabili. Inoltre la crisi energetica del 2022 e, soprattutto, il varo del piano RePowerEU, ha spinto il Governo a rimodulare il Piano di ripresa e resilienza, intervenendo con ben 144 modifiche su 349 progetti totali. Sostanzialmente le dotazioni di tutta una serie di progetti cancellati dal PNRR (che secondo il Governo saranno comunque recuperati con i fondi di coesione e sviluppo) saranno destinate all’attuazione di RePowerEU nel nostro Paese. Complessivamente sono previsti interventi per 19 miliardi di euro in ottica REPowerEU, tramite tre misure di investimento e sei riforme.

Gli interventi sulle reti

Nel dettaglio, il primo capitolo degli investimenti, con risorse pari a 2,3 miliardi di euro, sarà dedicato al rafforzamento delle reti elettriche e del gas, ritenute di carattere strategico, sia per la transizione ecologica sia per la sicurezza degli approvvigionamenti di gas dell’Italia e dell’Europa. Secondo quanto si legge nel testo diffuso dall’Esecutivo, le reti elettriche sono essenziali per favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili, che sono disperse sul territorio e necessitano di linee maggiormente connesse e resilienti per essere efficacemente sfruttati. In questo senso si punta alla realizzazione di infrastrutture di sistema e innovative, come il Tyrrhenian Link, per portare elettricità dalle aree dove se ne produce di più a quelle dove i consumi sono più alti. Il testo fa anche un importante accenno alla necessità di digitalizzazione delle reti per garantirne la sicurezza, considerata la complessità che i milioni di piccoli impianti di generazione da fonti rinnovabili stanno creando sulle reti elettriche.
Per quanto riguarda le reti del gas, si parla della necessità di investimenti in particolare nel Centro Italia, sono necessari al fine di superare le strozzature che attualmente limitano i flussi da Sud, dal Nord Africa e dal Mar Caspio, destinati al Nord Italia e all’ Europa. L’ambizione è quella di fare dell’Italia un hub dell’energia nel Mediterraneo per l’Europa.

Il sostegno alle PMI

Il secondo capitolo, quello più ampio, raggruppa una lista di interventi con investimenti complessivamente pari a 14,8 miliardi, tutti legati alla transizione verde ed all’efficientamento energetico.

Prevista l’estensione del supporto ad iniziative di Hydrogen Valleys, in precedenza escluse per esaurimento di risorse, mentre altri fondi sono destinati al rafforzamento della ricerca e sviluppo per la produzione di idrogeno verde. Sostegno è dato alla produzione di biocarburanti in raffinerie di petrolio tradizionali, convertite in impianti tipici di economia verde, con l’impiego di materie prime provenienti da coltivazioni agricole non in conflitto con le filiere alimentari.
Molto cospicua è la dotazione (6,3 miliardi di euro) indirizzata al settore produttivo delle imprese, con, con l’obiettivo di sostenere soprattutto quelle di piccola e media dimensione. Attraverso il credito di imposta saranno finanziati interventi innovativi, volti all’efficienza energetica e all’autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Lo strumento sarà soprattutto il credito d’imposta, già protagonista di Industria 4.0, che sarà destinato a sostenere diverse categorie di interventi volti all’efficienza e alla produzione da fonti rinnovabili, destinati a tutte le imprese ed a tutti i settori. Inoltre, sono previsti interventi nel settore agricolo, per il miglioramento delle prestazioni e della sostenibilità nei settori agroalimentare, zootecnico, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo, finalizzati alla diversificazione degli approvvigionamenti e all’efficienza energetica.

Riqualificazione energetica per le fgamiglie a basso reddito

Un altro gruppo di interventi del capitolo, per un importo di 4 miliardi di euro, riguarda il patrimonio pubblico e comprende due misure distinte, la prima indirizzata all’efficientamento energetico degli immobili pubblici (pubblica amministrazione, centri sportivi, edilizia residenziale pubblica, luoghi della cultura, ospedali, scuole/università, caserme) e degli edifici di culto. Su questa specifica misura sono previsti stanziamenti per 3,6 miliardi di euro, fondi tutti finalizzati all’efficientamento del patrimonio immobiliare pubblico. La seconda misura, con 400 milioni di euro, riguarda il potenziamento dell’elettrificazione delle banchine portuali per la riduzione delle emissioni delle navi nella fase di stazionamento in porto (cold ironing). Ben 4 miliardi, poi, sono destinati all’Ecobonus, dedicata espressamente all’efficientamento delle abitazioni private. la nuova misura del Piano andrà direttamente in supporto delle famiglie a basso reddito, in passato rimaste sostanzialmente escluse dagli interventi di efficientamento delle abitazioni del Superbonus 110%.
Sul fronte della rinascita di una filiera industriale delle cleantech, è prevista una specifica misura dedicata alle filiere strategiche per le tecnologie a zero emissioni, con risorse di 2 miliardi di euro per sostenere investimenti per la produzione nelle catene del valore delle tecnologie e materie prime critiche

Le sei riforme previste

Accanto a questi investimenti specifici nei vari settori dell’economia, sono introdotte sei riforme, con una dotazione di 100 milioni di euro, al fine per rendere più efficace e tempestivo il raggiungimento degli obiettivi del REPowerEU.

La prima mira a ridurre i costi di allacciamento alla rete gas degli impianti di produzione di biometano da rifiuti organici urbani, o da scarti dell’agricoltura. È una misura che sostiene il raggiungimento dell’obiettivo di potenziare le rinnovabili.

Anche la seconda riforma sostiene le rinnovabili, attraverso nuovi strumenti finanziari, i contratti PPA (Power Purchasing Agreement) che daranno maggiore stabilità ai ricavi di chi investe, incentivando la realizzazione di nuovi impianti.

La terza riforma, dedicata alla formazione nel settore privato delle risorse umane (Green Skills settore privato) attualmente impiegate nell’industria tradizionale, con l’obiettivo di dotare i lavoratori delle competenze necessarie per la transizione verde.

La quarta riforma (Green Skills settore pubblico), dedicata alla formazione specialistica avanzata dei dipendenti della Pubblica Amministrazione centrale e locale, mira a cogliere l’obiettivo del REPowerEU di “riqualificazione accelerata della forza lavoro verso competenze verdi e digitali”.

La quinta riforma è relativa alla definizione di un percorso temporale, una Road map, per la razionalizzazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili, una delle questioni più delicate circa i prezzi dell’energia in Italia e i relativi consumi di fonti tradizionali, come i derivati del petrolio nei trasporti, il gas nel riscaldamento e il carbone nella generazione elettrica.

La sesta proposta di riforma, anche questa del Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, riguarda l’adozione di un Testo unico per l’autorizzazione degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che mira a semplificare e coordinare le disposizioni legislative e regolamentari che disciplinano, in particolare, i procedimenti amministrativi nel settore delle fonti energetiche rinnovabili.

Le voci tagliate

Ovviamente il finanziamento di RepowerEU tramite il PNRR non è indolore e prevede tutta una serie di rinunce che già stanno scatenando dibattiti e polemiche a livello politico. Nella tabella intitolata “elenco di misure da eliminare dal PNRR” sono compresi interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (6 miliardi di euro), interventi per la rigenerazione urbana (3,3 miliardi di euro), piani integrati (2,49 miliardi), misure per la gestione del rischio alluvione e per la riduzione del dissesto idrogeologico (1,2 miliardi), utilizzo dell’idrogeno per la riqualificazione dell’Ilva di Taranto (1 miliardo), potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità per le aree interne (724 milioni), promozione degli impianti energetici innovativi (675 milioni), valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni), tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano (110 milioni).

Lo stralcio di queste misure è stato difeso con queste parole dall’Esecutivo: “Non stiamo eliminando nulla, stiamo riorganizzando tutto cercando le modalità per utilizzare bene le risorse. Stiamo mettendo in salvaguardia gli interventi che rischiano di non essere spesi con un adeguamento dei progetti e una tempistica giusta. Stiamo evitando di trovarci tra un anno con la Commissione europea che ci revoca i soldi”. ha spiegato il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto.
“Quanto finora fatto è frutto di un lavoro finalizzato a utilizzare pienamente tutte le risorse disponibili, anche riorientando alcune spese sui fondi di coesione e sul Repower EU. L’accordo raggiunto sulla revisione del PNRR e sul nuovo capitolo Repower EU ha ricevuto il plauso della Commissione. Evidentemente anche a Bruxelles è stato colto l’impegno del nostro Governo per utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili, evitando di creare condizioni che avrebbero reso impossibili gli investimenti entro giugno 2026”, ha aggiunto Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. 

Articolo originariamente pubblicato il 28 Lug 2023

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Gianluigi Torchiani

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