L’idrogeno è destinato a giocare un ruolo importante nella transizione energetica di un Paese come l’Italia, sia come risorsa in grado di contribuire alla decarbonizzazione del settore dei trasporti che per la stabilizzazione di un sistema elettrico che sarà sempre più basato sulle rinnovabili. Non a caso, il PNRR mette sul piatto ben 3 miliardi di euro che serviranno a supportare lo sviluppo dell’idrogeno. La cui diffusione è però collegata anche alla capacità di innovazione concreta da parte di startup e imprese consolidate: per questo motivo, lo scorso marzo Deloitte Officine Innovazione ha lanciato, insieme ai partner Acea, Istituto Italiano di Tecnologia e Smau, il programma di Open Innovation GreenHydrogenTech Accelerator, con l’obiettivo di individuare le soluzioni offerte dalle start-up più innovative lungo l’intera value chain dell’idrogeno verde. Il programma, giunto alla seconda edizione, si è concluso lo scorso luglio, con la premiazione di 3 start-up vincitrici, tra le oltre 260 realtà internazionali partecipanti.
Le soluzioni premiate presentano alcune caratteristiche comuni: tra queste, la decentralizzazione, ovvero la possibilità di produrre localmente idrogeno in maniera indipendente dalla rete, e la modularità, cioè la potenzialità di comporre facilmente le dimensioni dell’impianto in funzione delle proprie esigenze. Si tratta di di funzionalità che, ovviamente, sono capaci di favorire scalabilità, efficienza e diffusione delle soluzioni sul territorio.
Le startup premiate
Tra le start-up premiate c’è l’italiana Green Independence, che sta sviluppando un pannello solare che, in contemporanea, sia capace di produrre energia elettrica, acqua potabile da acque e idrogeno verde. La nuova tipologia di pannelli solari (denominata NAL) ideata da Green Independence, integrando una cella elettrochimica e un sistema di purificazione delle acque di scarto, è in grado di produrre idrogeno verde. Secondo le stime della startup, sarebbe sufficiente installare 50 mq di pannelli NAL per ciascun abitante per rendere l’Italia indipendente energeticamente dai combustibili fossili.
La start-up statunitense Ways 2h, nata nel 2019, sta invece sviluppando un impianto in grado di produrre idrogeno da svariate tipologie di rifiuti (biomassa, fanghi di depurazione, rifiuti sanitari, rifiuti alimentari, plastica, legno, carta, rifiuti urbani). In particolare è stato sviluppato un processo proprietario che permette di decomporre la materia prima trasformandola in syngas, miscela di gas essenzialmente composta da CO e H2, da cui viene poi estratto l’idrogeno. Il processo, così, sarebbe in grado di auto-alimentarsi dal punto di vista energetico con emissioni molto limitate rispetto ai requisiti normativi europei. Questo sistema permetterebbe di produrre idrogeno a basse emissioni, in maniera continua e pianificabile, risolvendo un problema rilevante da punto di vista ambientale ed economico: quello dello smaltimento dei rifiuti. L’impianto standard possiede una taglia ridotta (20m X 20m) e un design modulare, rappresentando quindi una soluzione flessibile che permette di produrre idrogeno in maniera decentralizzata rispetto alla rete. L’idea è che la possibilità di realizzare soluzioni modulari e di piccola scala possa favorire la diffusione di comunità integrate, riducendo anche i vincoli relativi al trasporto di questo vettore energetico.
Infine la start-up olandese Hyet E –Trol, nata nel 2021, ha elaborato un elettrolizzatore – ovvero il dispositivo che consente di scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno – capace di produrre idrogeno già ad alta pressione. La mission della startup, infatti, è quella di sviluppare e commercializzare elettrolizzatori innovativi per ridurre il costo di produzione dell’idrogeno verde, barriera che oggi lo rende poco competitivo rispetto ai combustibili fossili. Secondo le stime fornite dalla start-up, l’utilizzo di questo elettrolizzatore ridurrebbe fino al 35% i costi di investimento per la produzione di idrogeno verde ad alta pressione e migliorerebbe l’efficienza di conversione del sistema del 15%. L’elettrolizzatore di HyET E-Trol comporterebbe inoltre costi di investimento e operativi inferiori alle soluzioni tradizionali, accelerando così la transizione verso l’utilizzo di idrogeno verde soprattutto nelle industrie “Hard-to-Abate”, che comprendono settori molto inquinanti e difficili da decarbonizzare, come quello dell’acciaio, della produzione chimica, della carta, della ceramica e del vetro.
Le potenzialità dell’idrogeno
«La potenzialità innovativa delle soluzioni basate sull’idrogeno è elevatissima e ne è testimonianza il fervore che si sta sviluppando anche sul mercato europeo, con un numero sempre maggiore di start-up e di investitori attivi nel settore – ha evidenziato Andrea Poggi, North-South Europe Innovation Leader di Deloitte -. Il Green Hydrogen Tech Accelerator si aggiunge al ventaglio di Acceleratori xTech, ideati e gestiti da Deloitte Officine Innovazione, e ha lo scopo di innovare l’intero ciclo produttivo dell’idrogeno, integrando i diversi attori dell’ecosistema di Innovazione – startup, imprese, centri di ricerca. Le start-up vincitrici avranno infatti la possibilità di collaborare con gli esperti Deloitte e le realtà corporate partecipanti per lo sviluppo concreto e congiunto dei propri progetti, in un’ottica di co-innovazione e trasferimento tecnologico, volto a integrare la visione delle start-up emergenti con le competenze fornite da realtà consolidate, a loro volta in cerca di energie e idee innovative».