La rendicontazione ESG si fa sempre più stringente e, con l’emergere di nuovi requisiti in Nord America e nell’Ue, le aziende si trovano esposte a nuovi rischi di non conformità e a nuove sanzioni.
Due leggi in particolare – l’Uyghur Forced Labor Prevention Act (UFLPA) e il German Supply Chain Due Diligence Act (SCDDA) – sono rappresentative delle nuove sfide che i produttori dovranno affrontare in futuro.
Pur molto diverse fra loro, le due normative concorrono a inaugurare una nuova era in ambito Human Rights Regulation e Due Diligence ESG, inviando alle aziende un chiaro messaggio: l’importanza di prepararsi sin da ora per soddisfare i requisiti che il futuro renderà sempre più ineluttabili.
Human Rights Regulation: l’Uyghur Forced Labor Prevention Act
L’UFLPA, in vigore dal giugno 2022, crea una “presunzione confutabile che tutte le merci provenienti dalla Regione autonoma uigura dello Xinjiang (XUAR) siano prodotte con lavoro forzato”. Questo significa che le aziende sono tenute a dimostrare il contrario: in caso di incapacità, i beni non potranno entrare nel mercato statunitense. E anzi, saranno sequestrati alla frontiera.
Bloccate merci per 800 milioni di dollari, ma non è finita qui
Si tratta di una legge della quale i produttori hanno già subito le prime conseguenze: dall’entrata in vigore, la U.S. Customs and Border Protection (CBP) ha infatti bloccato 2.692 spedizioni per un valore di oltre 817 milioni di dollari.
Ma il vero impatto deve ancora far sentire i propri effetti. Nel 2023 e negli anni successivi, infatti, l’ampliamento dell’elenco delle merci interessate e delle entità dell’UFLPA, l’evoluzione tecnologica e il miglioramento della capacità di rilevamento del CBP, potrebbero provocare importanti conseguenze in questo senso.
Due Diligence ESG: il German Supply Chain Act
Il German Supply Chain Due Diligence Act (SCDDA) impone alle aziende con sede in Germania e con più di 3.000 dipendenti di “indagare sulla propria catena di fornitura per individuare eventuali rischi ambientali e per i diritti umani”.
Se individuati, questi rischi devono essere immediatamente documentati e affrontati.
Nove requisiti da soddisfare
Si tratta di un obbligo al quale è impossibile sottrarsi. E l’impegno non è da poco. Le aziende che rientrano nel campo di applicazione devono infatti soddisfare nove requisiti, tra cui l’istituzione di un sistema di gestione del rischio, l’esecuzione di analisi periodiche del rischio e la stesura di relazioni e documenti sulle attività di Due Diligence.
Nel 2024, il numero di aziende rientranti nell’ambito di applicazione aumenterà fino a includere le aziende con più di 1.000 dipendenti.
I rischi della non conformità
La “non conformità” comporta pesanti sanzioni, tra cui multe, fino a 800.000 euro o al due per cento del fatturato globale medio annuo per le aziende che guadagnano più di 400 milioni di euro; pagamenti di penalità, ricorrenti o periodici, fino a 50.000 euro; esclusione da appalti pubblici fino a tre anni; rischio di azioni legali da parte di organizzazioni non governative (ONG) e sindacati.
La crucialità dei requisiti di trasparenza
È chiaro che una politica di grande trasparenza è fondamentale per conformarsi alla SCDDA e all’UFLPA.
Ad esempio, per evitare che le merci vengano sequestrate alla frontiera ai sensi dell’UFLPA, o per ottenerne lo svincolo dalla dogana, le aziende devono essere in grado di dimostrare che le merci non sono collegate in tutto o in parte con la XUAR o dimostrare una significativa Due diligence che superi la presunzione di lavoro forzato.
Allo stesso modo, la SCDDA richiede l’attuazione della Due diligence nei confronti dei fornitori indiretti – più comunemente chiamati sub-tier – laddove vi sia una conoscenza sostanziale dei rischi.
Human Rights Regulation: cresce l’attenzione del mondo
La SCDDA e l’UFLPA sono segnali di ciò che il futuro riserva alla legislazione globale sui diritti umani e sul lavoro forzato. Non a caso, sono numerosi i tasselli legislativi che iniziano a disegnare il grande puzzle di questo impegno trasversale.
Il Partenariato commerciale doganale Usa contro il terrorismo
Il Customs-Trade Partnership Against Terrorism (CTPAT) non è un programma nuovo: è un’iniziativa volontaria tra governo e imprese in vigore sin dal 2001, sotto la guida della US Customs and Border Protection. Ciò che è nuovo sono però i requisiti di sicurezza che i membri e gli aspiranti tali devono soddisfare. I nuovi requisiti riguardano specificamente il lavoro forzato e i partecipanti devono creare programmi di conformità sociale che garantiscano che il lavoro forzato non venga utilizzato nella produzione di beni importati negli Stati Uniti.
Per soddisfare questi nuovi requisiti sarà necessario un grande sforzo e gli attuali membri del CTPAT non devono perdere tempo: la presentazione delle prove che li soddisfano va effettuata entro agosto 2023.
Regolamento UE sul lavoro forzato
Nel settembre 2022, la Commissione europea ha proposto un nuovo regolamento che proibisce l’importazione o l’esportazione nell’UE di prodotti realizzati con il lavoro forzato, analogamente ai severi requisiti dell’UFLPA. Inoltre, la misura vieta che i prodotti realizzati con il lavoro forzato siano resi disponibili sul mercato dell’UE.
Il Regolamento UE sul lavoro forzato si applica a tutti i livelli di produzione, a tutte le regioni e a tutti i prodotti.
L’entrata in vigore del regolamento è prevista tra due anni, con l’entrata in vigore di requisiti stringenti nel 2025. Anche in questo caso, le aziende dovranno prepararsi sin da ora, in modo proattivo, per non essere colte di sorpresa e subire sanzioni per la mancata conformità, come la perdita dell’accesso al mercato dell’UE e la limitazione della fornitura di prodotti essenziali.
Direttiva UE sulla Due Diligence in materia di sostenibilità delle imprese
La Direttiva sulla Due Diligence per la Sostenibilità d’Impresa (CS3D), che è stata fortemente dibattuta dal Consiglio Europeo fin dalla sua proposta nel febbraio 2022, richiede a ogni Stato membro di emanare una legislazione nazionale che renda obbligatoria per le aziende la Due diligence sui temi della sostenibilità d’impresa.
Direttiva UE sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale
L’imminente direttiva UE sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale: Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), in grande sintesi impone alle società che rientrano nel campo di applicazione di pubblicare relazioni annuali sulle loro attività ESG. Si tratta di un’estensione dell’ambito di applicazione e dei requisiti di rendicontazione esistenti nell’ambito della Direttiva UE sulla rendicontazione non finanziaria. Il primo gruppo di società rientranti nell’ambito di applicazione sarà tenuto a presentare relazioni in conformità con la CSRD sull’esercizio finanziario 2024 nel 2025.
La chiave? Adattare il programma in modo proattivo
Solo per soddisfare l’UFLPA e l’SCDDA, per non parlare delle altre normative in arrivo, le aziende avranno bisogno di una solida soluzione ESG e di un programma di conformità con il contributo di tutta l’organizzazione. Non solo è necessario disporre di dati difendibili da tracciare e da utilizzare, ma occorre anche l’esperienza necessaria per comprendere tutte le normative e i loro requisiti individuali.
Un appoggio importante è quello offerto da Assent, che mette a disposizione delle imprese gli strumenti necessari per evitare interruzioni nella catena di fornitura. La soluzione ESG di Assent, basata su una solida piattaforma tecnologica, consente infatti alle aziende di concentrarsi sulle attività che generano profitti, mantenendole aggiornate sulle ultime novità normative e agendo sui dati necessari per dimostrare la conformità con l’UFLPA, l’SCDDA e le altre normative di settore.