Le energie rinnovabili hanno iniziato a assumere un deciso ruolo di protagoniste perché rappresentano la possibilità di produrre energia senza dipendere da Paesi terzi, riducendo al contempo l’impatto ambientale e le emissioni di CO2.
La sostenibilità che si realizza attraverso la transizione ecologica rappresenta infatti una necessità immediata, sia per contenere i disastrosi effetti dei cambiamenti climatici che sappiamo causati dalle emissioni di combustibili fossili come carbone, gas o petrolio; sia come alternativa economica per ottenere energia elettrica a un prezzo ragionevole per favorire lo sviluppo industriale.
Cosa sono le energie rinnovabili
Ma cosa sono esattamente le energie rinnovabili? Quali sono le diverse famiglie tecnologiche che stanno dietro a questa parola? Quali sono le loro potenzialità e in che modo possono contribuire al cambiamento del mondo dell’energia?
Questi alcuni degli interrogativi più comuni relativamente alle energie rinnovabili a cui cercheremo di dare una risposta in questa speciale guida.
Partiamo ovviamente dal principio, cioè dallo stabilire cosa siano esattamente le energie rinnovabili, ovvero un punto che non sempre è chiarissimo anche agli addetti ai lavori.
Quello che veramente distingue le energie rinnovabili da tutte le altre è la disponibilità di un potenziale energetico capace di rinnovarsi continuamente.
Al contrario tutte le fonti energetiche di origine fossile (gas, petrolio, carbone, ecc) – quelle cioè tradizionalmente utilizzate nella generazione dell’energia elettrica – sono legate allo sfruttamento di risorse e giacimenti destinati prima o poi a esaurirsi.
Dato questo criterio, l’Enea definisce come rinnovabili: “le fonti energetiche non fossili che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano almeno alla stessa velocità con cui vengono consumate, sono liberamente disponibili in natura, non soggette ad esaurirsi a causa dell’uso o sfruttamento antropico e per le quali esista una tecnologia che consente il loro utilizzo a fini energetici”.
Le energie rinnovabili disponibili oggi
Secondo la normativa Cip n. 6/92, sono considerati in Italia, impianti alimentati da fonti rinnovabili quelli che per produrre energia elettrica utilizzano il sole, il vento, l’acqua, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione dei rifiuti organici e inorganici o di biomasse.
È possibile poi effettuare una distinzione tra le fonti rinnovabili “classiche” (essenzialmente idroelettrico e geotermia) , che sono sfruttate su larga scala perlomeno dall’inizio del Novecento, e fonti rinnovabili “nuove” (anche dette Nuove Fonti di Energie Rinnovabili “NFER”), tra cui vengono generalmente incluse l’energia solare, eolica e da biomassa, la cui diffusione è decisamente più recente.
Energie rinnovabili: la differenza tra fonti programmabili e fonti intermittenti
Nel contesto elettrico è poi possibile distinguere tra fonti programmabili e fonti intermittenti: le prime, come biomassa e idroelettrico, sono legate a una materia prima che può essere sempre disponibile, potendo dunque garantire una produttività costante, sette giorni su sette per 24 ore al giorno.
Al contrario, le fonti intermittenti come eolico e fotovoltaico sono strettamente dipendenti a risorse non sempre disponibili (vento e radiazione solare), dunque non sono in grado di garantire una generazione elettrica costante.
Perché le rinnovabili si stanno affermando, in Italia e nel mondo?
Oltre a una ragione di carattere ambientale, ovvero alla neutralità in termini di emissioni di CO2 ed altre emissioni nocive, occorre considerare che un ricorso deciso alle fonti rinnovabili consente inoltre di aumentare la sicurezza energetica, ridurre la dipendenza dall’estero, avere una minore fluttuazione dei prezzi, contribuire al risk management riducendo ad esempio rischio geopolitico, migliorare la bilancia commerciale e sviluppare occupazione e innovazione tecnologica.
Argomenti che valgono in particolare per il nostro Paese: l’Italia è infatti importatrice di energia elettrica per oltre il 13% del proprio fabbisogno e per oltre l’80% delle materie prime per la produzione di energia.
Cos’è e come funziona il fotovoltaico
La fonte rinnovabile più nota al grande pubblico è senza dubbio il fotovoltaico che è senz’altro quella che ha conosciuto la maggiore diffusione nel nostro Paese nell’ultimo decennio.
Ma come può essere definito un sistema fotovoltaico? Fondamentalmente si tratta di un impianto che sfrutta l’energia solare per produrre energia elettrica mediante effetto fotovoltaico. I raggi solari catturati dalle celle solari producono corrente continua, che poi viene trasformata in corrente alternata (quella che si utilizza comunemente), per mezzo di un inverter. Occorre sottolineare che soltanto una frazione della radiazione luminosa che colpisce la cella solare viene convertita in energia elettrica.
L’efficienza di conversione per celle commerciali in silicio è in genere compresa tra il 13 % e il 20%, anche se realizzazioni speciali di laboratorio hanno raggiunto valori del 32,5%.
L’energia elettrica prodotta può essere ceduta alla rete elettrica oppure essere impiegata direttamente per alimentare gli impianti elettrici di un’abitazione o di un’impresa. La vita media di un impianto fotovoltaico si aggira sui 20-25 anni, anche se con il passare degli anni la performance tende ad avere dei piccoli decrementi.
Gli interventi di manutenzione sono di carattere ordinario (pulizia celle, rimozione polvere, ecc), a eccezione dell’inverter che di norma va sostituito ogni dieci anni. A fine vita i sistemi fotovoltaici vanno trattati e smaltiti come tutti i Raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Gli impianti fotovoltaici possono essere estremamente variabili in quanto a taglia: si va dalla classica soluzione da 3 kW, che comprende pochi pannelli fotovoltaici e può essere agevolmente integrata nei tetti di una abitazione, sino a installazioni da decine di MW, situate direttamente a terra in spazi vasti diversi ettari.
Cos’è e come funziona l’Eolico
La possibilità di sfruttare il vento per scopi energetici è nota all’umanità fin dall’antichità. I moderni impianti eolici sono però un qualcosa di estremamente definito: si tratta turbine eoliche che si mettono in movimento utilizzando la forza cinetica del vento trasformandola grazie a un generatore in energia elettrica.
La quantità di energia che una turbina eolica può produrre dipende dall’intensità del vento e dalla dimensione delle pale, che hanno tutte oramai velocità di rotazione limitata per garantire un’elevatissima sicurezza.
Come nel caso del fotovoltaico, gli impianti eolici possono essere distinti in base alla loro taglia e dimensione, tanto che sotto i 60 kW di potenza si parla di mini eolico e sotto i 20 kW di micro eolico. Si tratta però, di applicazioni piuttosto limitate, dal momento che la grande maggioranza degli impianti è invece di taglia piuttosto considerevole.
Più senso ha la distinzione tra eolico on shore e eolico offshore: con questo ultimo termine ci si riferisce agli impianti eolici installati in mare aperto dove, grazie alla maggiore ventosità presente in alto mare, è possibile godere di una generazione più consistente a parità di MW installati.
Il nostro Paese ha prodotto nel 2018 17,3 TWh di energia eolica, in grado di coprire i fabbisogni domestici di 17 milioni di persone e di apportare benefici ambientali, con il risparmio di circa 21 milioni di barili di petrolio corrispondenti a circa 10 milioni di tonnellate di emissioni risparmiate di CO2.
I vantaggi della produzione di energia eolica
L’energia eolica – nonostante alcuni rischi di natura paesaggistica e legati alla protezione dell’avifauna – risulta totalmente pulita, non producendo emissioni dannose per la salute, né gas serra (fatta eccezione ovviamente per l’energia impiegata nella costruzione degli aerogeneratori stessi) ed è inesauribile.
Dunque l’energia eolica può assicurare un importante contributo alla diminuzione delle emissioni di CO2 in atmosfera e questo basta a spiegare il perché – alla pari di altre fonti pulite come fotovoltaico e biomasse – negli ultimi anni, si sia diffusa ampiamente.
Inoltre, l’energia eolica può contribuire all’’autonomia energetica: le risorse fossili sono infatti concentrate in maniera estremamente diseguale nel globo, facendo sì che alcuni Paesi si trovino estremamente dipendenti da altri per la fornitura di materie prime energetiche (come la guerra in Ucraina ha clamorosamente dimostrato).
Al contrario il vento, così come altre fonti rinnovabili, è una risorsa disponibile praticamente in ogni parte del mondo, dunque non è soggetta a rischi geopolitici né tantomeno comporta costi di approvvigionamento e trasporto.
Cosa sono e come funzionano le Biomasse
Dietro la parola biomassa si cela una famiglia composta da una moltitudine di fonti molto diverse tra di loro per origine e modalità di utilizzo. La definizione di base più utile è quella fornita dal DLgs 28/2011, secondo per “biomassa” si intende ‘la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, compresa la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani.
Dietro questa definizione ci sono dunque le materie di origine legnosa (cippato, pellet) che vengono utilizzate da millenni per il riscaldamento domestico, gli scarti dei rifiuti che – opportunamente trattati – possono essere impiegati per alimentare le centrali elettriche, i biocombustibili liquidi che possono essere impiegati come carburante per i trasporti.
In realtà negli scorsi anni, grazie alla presenza di un meccanismo di incentivazione apposito – oggi superato – nel nostro Paese è stata favorita soprattutto la costruzione di centrali di produzione di energia elettrica di grossa taglia, su scala industriale.
Oggi, invece, la normativa tende a favorire centrali più piccole, capaci di favorire sia la produzione di calore che di elettricità. Inoltre, si sta spingendo per aumentare la penetrazione delle biomasse nel mondo dei trasporti, scommettendo su soluzioni innovative quali biogas e biometano.
Cos’è e come funziona la geotermia
Un’altra fonte di energia rinnovabile impiegata da decenni (in Italia soprattutto in Toscana) è la geotermia. Circoscritta a determinate aree territoriali, dette aree geotermiche.
Caratterizzate da particolari condizioni geologiche che permettono ad un vettore (acqua in fase liquida o vapore) di trasportare il calore da una sorgente termica verso la superficie.
Quando esiste un’alta entalpia, ossia una temperatura elevata, superiore ai 150 gradi, è possibile impiegare la geotermia per la produzione elettrica (costante e non intermittente).
Il fluido geotermico, composto da una miscela di gas e vapore ad alta temperatura, viene estratto da pozzi profondi e, dopo il passaggio attraverso stadi di condensazione e scambio di calore nell’impianto per la produzione di energia, viene re-iniettato nel sottosuolo attraverso pozzi di re-iniezione.
Recentemente si sta affermando anche un utilizzo termico della geotermia a bassa entalpia, che può essere impiegata per il riscaldamento e condizionamento degli edifici e varie attività industriali, agricole e di allevamento.
Cos’è e come funziona l’idroelettrico
Un’altra fonte rinnovabile classica, che gioca un ruolo importante nel mix elettrico nazionale, è rappresentata dall’idroelettrico o, meglio, dal grande idroelettrico.
Le centrali idroelettriche sono in grado di trasformare l’energia idraulica di un corso d’acqua, naturale o artificiale, in energia elettrica. A questo scopo sfruttano l’energia meccanica potenziale contenuta in una massa d’acqua che si trova ad una certa quota rispetto al livello in cui sono posizionate le turbine, che vengono quindi azionate dal flusso dell’acqua.
La turbina, girando, produce energia meccanica che, grazie al generatore, viene convertita in energia elettrica. Le centrali idroelettriche si dividono in due categorie: ad acqua fluente e ad accumulo. Gli impianti ad acqua fluente utilizzano il movimento naturale dell’acqua di un fiume, mentre le centrali ad accumulo sfruttano la caduta dell’acqua precedentemente raccolta in bacini artificiali.
Lo stesso principio di funzionamento è alla base del mini idroelettrico, che però è caratterizzato da impianti di taglia notevolmente inferiore rispetto all’idroelettrico tradizionale.
Energie rinnovabili a uso industriale o domestico
L’utilizzo e l’impiego delle energie rinnovabili può essere un’ottima soluzione- quando sussistono le opportune condizioni – per rendere più autonoma la propria abitazione o impresa da un punto di vista energetico.
Risparmiando così sul fabbisogno di elettricità e gas prelevato dalla rete e, spesso, potendo godere di vantaggiosi incentivi statali, sia di tipo diretto sia indiretto rispondendo nello stesso tempo a obiettivi di sostenibilità. con risultati che possono essere valorizzati sia in chiave di produzione sostenibile sia nell’ambito del Bilancio di sostenibilità e di risultati ESG.
Facciamo qualche esempio: una parte non indifferente dei consumi energetici è legata al consumo di acqua calda sanitaria. Una tecnologia rinnovabile estremamente consolidata è costituita dal solare termico: installando i pannelli sopra il tetto è possibile catturare la radiazione solare. Successivamente, attraverso un fluido che scorre nei moduli, è possibile trasferire il calore così generato all’acqua accumulata in un apposito bollitore, rendendo così disponibile l’acqua calda, anche per scopi legati al riscaldamento degli ambienti, per 6/8 mesi l’anno (indicativamente da marzo a ottobre).
L’investimento nel solare termico, tra l’altro, beneficia dell’incentivazione apposita prevista dal Conto termico. Un’altra possibilità di utilizzare le rinnovabili per coprire il fabbisogno termico è affidarsi alle biomasse di origine legnose, magari utilizzando una caldaia/stufa alimentata a pellet, ormai molto diffuse anche a livello condominiale.
Oppure, nelle zone adatte, di dotarsi di una pompa di calore geotermica, in grado di assicurare il riscaldamento nei mesi invernali e il raffrescamento in quelli estivi.
La fonte più utilizzata in ambito domestico e commerciale è però senza dubbio il fotovoltaico: a fronte di un investimento limitato, nell’ordine di poche migliaia di euro- e che può godere delle detrazioni fiscali del 50% e di altre tipologie di incentivi- è possibile assicurare l’indipendenza elettrica della propria abitazione per un numero consistente di ore, specialmente nei mesi estivi.
Con un investimento un po’ più consistente, ovvero acquisendo un impianto di storage o fotovoltaico con accumulo, capace di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso dall’impianto fotovoltaico nelle ore diurne e rilasciarla nelle ore notturne, è possibile garantirsi una autonomia elettrica quasi completa.
Stato dell’arte delle rinnovabili in Italia
A che punto è l’Italia in materia di rinnovabili? Secondo una analisi recentemente pubblicata dal GSE, tra i cinque principali Paesi UE per consumi energetici complessivi, l’Italia registra nel 2020 il valore più alto in termini di quota coperta da fonti energetiche pulite (20,1%).
Più nel dettaglio, le fonti pulite hanno assicurato nel 2020 il 38,1% della produzione elettrica, il 19,9% dei consumi termici e il 10,7% dei consumi dei trasporti.
Il merito di questi dati è soprattutto di una avanzata notevole registrata nell’ultimo decennio, per effetto soprattutto della spinta delle rinnovabili come eolico e fotovoltaico.
In Italia tra il 2005 e il 2018 i consumi di energia coperti dalle rinnovabili sono raddoppiati, passando da 10,7 Mtep a 21,9 Mtep (Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio).
Allo stesso tempo si è assistito a una tendenziale diminuzione dei consumi finali lordi complessivi (CFL), legata principalmente agli effetti della crisi economica, alla diffusione di politiche di efficienza energetica e a fattori climatici.
La fonte che nel 2020 ha fornito il contributo principale alla produzione di energia elettrica alle rinnovabili è stato l’idroelettrico storicamente presente nel nostro Pese e sino a un decennio fa unica vera alternativa alle fonti fossili.
Oggi l’idroelettrico, invece, pesa solamente per il 41% della produzione complessiva da Fer, seguito da solare fotovoltaico (21%), bioenergia (17%), eolico (17%) e geotermia (5%).
Anche per quanto riguarda il fabbisogno termico, le rinnovabili sono ben posizionate: nel 2020 in Italia la quota dei consumi complessivi di energia termica coperta da FER (19,9%) risulta superiore a quella prevista dal PAN sia per lo stesso 2018 (13,6%) sia per il 2020 (17,1%).
Secondo il Gse la fonte rinnovabile principale utilizzata in ambito termico è la biomassa solida (circa 7 Mtep, senza considerare la frazione biodegradabile dei rifiuti), utilizzata soprattutto nel settore domestico in forma di legna da ardere o pellet; assumono rilievo anche le pompe di calore (2,6 Mtep), mentre sono ancora relativamente contenuti i contributi delle altre fonti.
Energie rinnovabili in Europa e nel mondo
Qual è invece la situazione delle rinnovabili a livello europeo? Nel 2020, in Europa, su un totale di circa 949 Mtep di energia consumati, il 22,1% (210 Mtep) proveniva da fonti pulite. Anche nel Vecchio Continente si è assistito a una notevole sviluppo delle fonti pulite nell’ultimo decennio, in buona parte attribuibile anche alla spinta degli incentivi e dei programmi vigenti a livello comunitario.
La crescita della quota rinnovabile è imputabile sia alla tendenziale contrazione dei consumi complessivi (in diminuzione dello 0,3% medio annuo nel periodo) sia alla crescita progressiva dei consumi di energia da FER (+5,1% medio annuo).
A livello globale, secondo un recente rapporto dell’Unep (United Nations Environment Programme – organo delle Nazioni Unite – ONU), le rinnovabili hanno infatti fornito oltre il 26% della produzione globale di elettricità nel 2018.
Nel solo 2018 sono stati aggiunti 181 gigawatt di energia e il settore ha dato lavoro (direttamente e indirettamente) a circa 11 milioni di persone in tutto il mondo.
Più in ritardo sono invece le fonti pulite nel settore termico, che continua a rappresentare circa la metà della domanda totale di energia mondiale. Le moderne energie rinnovabili hanno infatti soddisfatto circa il 10% della domanda mondiale nel settore, ma la sua crescita continua a essere troppo bassa.
Inoltre solo 47 paesi avevano obiettivi concreti verso il 2030, mentre il numero di nazioni con politiche di regolamentazione del settore è sceso da 21 a 20.
Ulteriormente inferiore la penetrazione globale delle rinnovabili nel settore dei trasporti, nonostante sia leggermente aumentata rispetto all’anno precedente, raggiungendo il 3,3%.
Le energie rinnovabili scontano ritardi autorizzativi
Lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese, purtroppo, non sto procedendo con la celerità prevista da documenti e strategie energetiche. Tra le principali ragioni vi sono le complessità e le durate eccessive dei processi autorizzativi, che hanno frenato, o addirittura bloccato, molti progetti.
In particolare una recente ricerca realizzata da Althesys ed Elettticità futura ha evidenziato che un processo autorizzativo per impianti di grandi dimensioni ha una durata media di 7 anni, di oltre 5 anni oltre i limiti di legge.
La nuova Direttiva Rinnovabili, entrata in vigore nel dicembre 2021, chiede infatti il rispetto del limite di due anni per questi procedimenti.
Inoltre, l’indagine evidenzia che il 46% dei progetti presentati non viene realizzato: una percentuale elevata, frutto delle tempistiche eccessive e dei continui cambiamenti normativi.
Se si proseguisse con questi numeri ci sono a rischio benefici stimati dallo studio in un totale di circa 100 miliardi di euro al 2030, dall’insieme di ricadute dirette in Italia degli investimenti, gli effetti netti sul sistema economico e la riduzione delle emissioni.
Secondo Althesys ed Elettricità futura, dunque, occorre agire sulle procedure autorizzative, emanando i decreti attuativi del D.L. «Semplificazioni» e del Codice degli Appalti, attuando la Direttiva Rinnovabili 2018/2001 e rivedendo la normativa VIA.
Italia in ritardo sugli obiettivi al 2030
L’Italia è infatti in questo momento al ritardo nel raggiungimento dei suoi obiettivi in materia da fonti rinnovabili, a causa dei suoi limitati avanzamenti degli ultimi anni.
Secondo il Renowable report 2022 dell’energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, nel 2021 di 1.351 MW di nuovi impianti (+70% di potenza rispetto ai 790 MW del 2020, quando era diminuita del 35%). Un volume che ha portato il Paese a superare la soglia dei 60 GW. L’aumento è stato trainato dalla nuova capacità di fotovoltaico (+935 MW, +30% rispetto al 2020), seguito dall’eolico, che ha registrato la crescita più marcata (+404 MW, +30%).
Nonostante i segni positivi, peraltro ottenuti rispetto a un anno notevolmente influenzato dalla pandemia, appare difficile raggiungere gli obiettivi definiti dal Piano per la transizione ecologica, secondo cui l’Italia dovrebbe coprire al 2030 il 72% della sua generazione elettrica con le fonti rinnovabili.
La stima dell’Energy & Strategy è che, procedendo alla velocità degli ultimi anni, di questo passo, al 2030 avremmo un parco eolico e fotovoltaico di poco superiore ai 50 GW, rendendo impossibile così l’obiettivo di un installato totale di rinnovabili tra i 125 e i 130 GW.
Al contrario queste cifre si potranno raggiungere solo se il tasso di installazione sarà quattro volte maggiore dell’attuale per l’eolico (circa 1,75 GW/anno contro gli 0,38 GW/anno di oggi) e sette volte maggiore per il fotovoltaico (circa 5,6 GW/anno contro 0,73 GW/anno).
Come le energie rinnovabili possono essere utili per le imprese
Le energie rinnovabili possono essere installate non soltanto dalle utility o dagli operatori energetici, ma anche direttamente dalle imprese impegnate in segmenti di business del tutto differenti. In particolare, le aziende ricorrono soprattutto alla installazione di pannelli fotovoltaici sopra i tetti dei propri capannoni o degli stabilimenti produttivi. Assicurando così diversi benefici, a partire dalla riduzione dei costi energetici: l’utilizzo di energie rinnovabili può consentire alle imprese di ridurre i costi energetici a lungo termine. Grazie alle green energy, infatti, le imprese possono contare su una quantità di energia autoprodotta, che consente di limitare l’acquisto di elettricità dai fornitori di energia. Riducendo, in definitiva, la propria bolletta energetica che, come si è visto nel corso degli ultimi anni, può essere soggetta anche ad aumenti improvvisi. L’adozione di energie rinnovabili consente alle imprese di diversificare le proprie fonti energetiche e ridurre la dipendenza da combustibili fossili, mettendosi anche al riparo da possibili problemi di approvvigionamento e aumentando la propria sicurezza energetica. Da non trascurare, in un momento in cui l’opinione pubblica è sempre più attenta alle tematiche green, è l’incremento della sostenibilità ambientale: l’utilizzo di energie rinnovabili aiuta a ridurre l’impatto ambientale delle attività aziendali e a contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. Questa peculiare caratteristica delle fonti pulite ha delle ricadute positive in termini di responsabilità sociale e immagine aziendale: l’uso di energie rinnovabili può essere un’azione significativa per dimostrare l’impegno delle imprese verso la sostenibilità e la responsabilità sociale. Le aziende che adottano pratiche sostenibili possono migliorare la loro immagine aziendale e attrarre clienti e investitori che sono sempre più interessati a sostenere aziende “verdi”. Infine, non di rado le imprese puntano sulle rinnovabili anche per la disponibilità di incentivi governativi: in molti paesi, i governi offrono sussidi fiscali e finanziari per promuovere l’uso delle cleantech. Sfruttare questi incentivi può portare vantaggi finanziari aggiuntivi per le imprese. Un tema a parte poi riguarda l’utilizzo delle energie rinnovabili per la produzione di idrogeno verde, particolarmente importante per sostenere lo sviluppo sostenibile del mondo industriale hard-to-abate.
Come il digitale può aiutare l’utilizzo delle energie rinnovabili
Non c’è dubbio che la crescente diffusione delle fonti rinnovabili sta cambiando in profondità il sistema energetico. In particolare, la produzione di energia elettrica a partire dalle fonti fossili è sempre stata garantita da un numero tutto sommato limitato di grandi centrali di generazione.
Al contrario quello delle rinnovabili è un modello di generazione distribuita, che presuppone la presenza di migliaia di impianti, grandi, medi e piccoli, sparsi sul territorio nazionale. La cui produzione – soprattutto nei momenti di picco – rappresenta una sfida non da poco per le reti elettriche. Che devono tenere conto anche dell’intermittenza produttiva delle fonti rinnovabili più popolari, ossia eolico e fotovoltaico.
Per questo motivo le reti elettriche stanno evolvendosi verso le smart grid, adottando cioè tecnologie digitali che permettano di gestire in maniera ottimale la domanda di elettricità, gestendo eventuali picchi e ottimizzando le risorse.
D’altro canto, per la prima volta nella storia, le fonti rinnovabili rendono possibile ai consumatori di energia di emanciparsi e diventare dei produttori di energia.
Si tratta della figura sempre più diffusa del prosumer, produttore e consumatore di energia – che organizzato in comunità energetiche ha necessità costante di avere a disposizione dati digitali relativi alla produzione e ai prezzi dell’elettricità.
La sfida: puntare su trasporti e su combustibili rinnovabili
L’unico ambito in cui l’Italia è stata per anni veramente in ritardo sul fronte delle energie alternative è il mondo dei trasporti, dove i combustibili classificati come rinnovabili hanno faticato a imporsi.
L’obiettivo vincolante al 2020 fissato dalla Direttiva per il settore trasporti, che prevedeva per l’Italia un valore di energia da rinnovabili pari al 10% del totale, è stato comunque raggiunto.
Nel 2020 questa quota era pari al 10,7%, in crescita rispetto all’anno precedente (9%), anche se sul dato ha sicuramente pesato la riduzione dei consumi legata alla pandemia.
Articolo aggiornato il 14 agosto 2024