Sostenibilità

Digital Cleanup Day, per un digitale più sostenibile

Una giornata simbolica per ricordare che il digitale non è a impatto zero, quindi per massimizzare il suo effetto positivo si deve cercare di rendere minimo quello negativo. Per farlo, occorre conoscerlo. Una giornata a cui tutti possono partecipare, dando il loro contributo.

Pubblicato il 17 Mar 2021

Pasqualina Sacco

PhD, Environmental Sciences and Innovation consultant

digital cleanup day

Digital Cleanup Day è un evento universale, educativo e conviviale, che quest’anno si tiene il 20 marzo. Partecipare è semplice e può portare a scoprire tante informazioni utili e interessanti su un modo di comunicare che è ormai parte integrante del nostro lavoro e della nostra socialità. Mettere in atto le azioni indicate, inoltre, può contribuire a un migliore funzionamento dei nostri smartphone e pc.

Non sempre diminuire gli impatti negativi necessita rinunce, in questo caso si tratta di fare un uso più consapevole del digitale.

Digitalizzazione e sostenibilità: un rapporto contrastato

Digitalizzazione sostenibile, sostenibilità digitale, il digitale per la sostenibilità, nessuna sostenibilità senza digitale. Negli ultimi anni si leggono e sentono spesso affermazioni simili. Difficile esprimere accordo o disaccordo, dipende dal contesto; difficile in molti casi anche solo capire di avere capito il concetto… Sostenibilità e digitalizzazione sono due parole usate con sfumature così diverse e personalizzate che spesso è necessario fermarsi un momento e chiedere agli interlocutori di riallineare il significato di questi due sostantivi. Ragionando in termini molto generali, se pensiamo alla sostenibilità come un equilibrio che rappresenta il miglior compromesso tra impatti ambientali, economici e sociali, in modo da mantenere le condizioni favorevoli e desiderabili per il proseguimento della vita sulla Terra, allora diventa un obiettivo delle scelte di ogni persona. La digitalizzazione, dal suo canto, può essere considerata come l’insieme di tecnologie e competenze per applicare il supporto della ICT alle diverse attività che svolgiamo, rendendole più semplici ed efficienti (in termini di fatica fisica, capacità computazionale, acquisizione e scambio di informazioni, etc.).

La digitalizzazione applicata al comparto produttivo, all’ambiente urbano, all’edilizia e all’agricoltura, è stata oggetto di molte ricerche che ne hanno sottolineato le potenzialità per aumentare l’efficienza, diminuire i costi, tenere sotto controllo i guasti, progettare i “gemelli digitali”, monitorare e prevedere le prestazioni. Quindi impatto assolutamente positivo del digitale, anche per quanto riguarda la spinta verso l’economia circolare e la sostenibilità, se pensiamo ai modelli di business basati sulla de-materializzazione e i servizi, al minor spreco di risorse (energia e materia) di macchinari perfettamente funzionanti e di processi ottimizzati e sincronizzati, e alla possibilità di connettere persone e condividere dati.

Ma il rovescio della medaglia emerge dalle ricerche sull’impatto del digitale stesso, inteso come insieme di componenti fisici che devono essere estratti, prodotti e smaltiti a fine vita, e componenti software che permettono all’hardware di soddisfare le funzioni e gli obiettivi prefissati, che necessitano di ingenti quantità di energia per funzionare correttamente.

Un gruppo di ricercatori ha recentemente ribadito la necessità di considerare in modo congiunto tutti gli aspetti della sostenibilità quando si vuole analizzare l’impatto del digitale: i due mondi digitalizzazione e sostenibilità devono non solo comunicare, ma progredire insieme, e devono farlo identificando e perseguendo un equilibrio desiderabile tra le prestazioni economiche, ambientali e sociali [1].

In una delle sue ultime interviste, Stefano Epifani ha sottolineato ancora una volta come la tecnologia sia neutra, né “buona” né “cattiva” di per sé: se una certa trasformazione digitale non è sostenibile, significa che non è pilotata nella direzione corretta dalle persone che ne sono responsabili. La digitalizzazione è il mezzo – l’unico mezzo, secondo Epifani – che ci potrà permettere di cogliere e gestire la complessità della sostenibilità per applicarla a tutte le nostre scelte.

digital cleanup day

Digital Cleanup Day: un digitale più consapevole

In tutti i paesi europei la digitalizzazione sta procedendo a un ritmo veloce, trasformando le economie, le società, i posti di lavoro e le competenze necessarie per la vita quotidiana. Le grandi sfide che ne derivano sono affrontate da una serie di politiche europee lanciate di recente, tutte con forti legami con la digitalizzazione e a favore di una trasformazione verso una società innovativa e sostenibile, senza creare nuove pressioni ambientali evitabili o problemi sociali. A questo proposito, l’Osservatorio di Eco-Innovazione della Commissione Europea definisce l’eco-innovazione digitale come: “un’applicazione innovativa delle tecnologie digitali che riduce l’uso di risorse naturali (compresi materiali, energia, acqua e terra) e diminuisce il rilascio di sostanze nocive, compresi i gas serra, attraverso l’intero ciclo di vita di prodotti, servizi o sistemi”. [2]

Le vere innovazioni, utili e sobrie, sono numerose e la tecnologia, quando è necessaria, dev’essere messa a frutto. Per citare un esempio, il binomio Smart City come una città iperconnessa al servizio di un futuro desiderabile perde il suo significato originale, presentandosi come la Responsible City che mette la tecnologia digitale al servizio della transizione energetica e del benessere dei cittadini attraverso un ambiente digitale responsabile e sobrio.

Per rendere più sostenibile il digitale dal punto di vista ambientale, la riduzione della sua impronta di carbonio rappresenta un obiettivo fondamentale per lo sviluppo di territori a basse emissioni, in linea con l’Agenda 2030. Alcune amministrazioni si stanno già muovendo verso una digitalizzazione sostenibile, anche attraverso iniziative di formazione per rendere i cittadini più consapevoli sugli impatti del digitale. La tecnologia, infatti, fa parte della nostra vita quotidiana, supportando i servizi e facilitando il trasferimento dei dati, sostenendo lo sviluppo sostenibile attraverso filiere più innovative, agricoltura smart e territori intelligenti.

La Francia, ad esempio, ha deciso di intraprendere la strada della consapevolezza: misurare gli impatti. Nella roadmap del Governo sono stati individuati tre assi di azione affinché transizione digitale e ambientale convergano:

  1. conoscere per agire meglio,
  2. sostenere un digitale più sobrio e responsabile, ed infine
  3. innovare.

La Francia è stata spinta dalla consapevolezza che il 75% della sua impronta ecologica digitale è dovuta a smartphone, tv, computer e altri oggetti tecnologici, e che tale impronta digitale rappresenta tra il 5% e il 10% delle emissioni globali nazionali.

Ponendo l’attenzione su cosa ognuno di noi può fare nel concreto, partendo da subito, recenti studi hanno stimato l’impatto di attività che consideriamo normali, e che svolgiamo a cuor leggero perché non sono evidenti le conseguenze: dei dispositivi elettronici che utilizziamo percepiamo i costi economici diretti, ma non sempre siamo consapevoli di tutti gli altri costi indiretti nascosti dietro le nostre azioni quotidiane. Ad esempio (stime medie): guardare 10 minuti di video in streaming consuma l’equivalente di 1500 ricariche della batteria di uno smartphone. Si tratta di consumi enormi, considerando anche che solo in Italia, dal 24 al 26 dicembre, la visione di film in streaming è passata dai 2,8 milioni di ore nel 2019, a 6,5 milioni nel 2020.

Un altro dato interessante rappresenta l’impatto di CO2eq di uno smartphone: in tutto il suo ciclo di vita medio, considerando una durata di due anni, oltre l’80% è dovuto alla sua costruzione e smaltimento. Ciò nonostante, l’impatto climatico dello streaming video oggi sta diminuendo e questo è dovuto ai rapidi miglioramenti nell’efficienza energetica di data center, reti e dispositivi. Al contempo, il rallentamento dei guadagni di efficienza, gli effetti di rimbalzo e le nuove richieste delle tecnologie emergenti, tra cui l’intelligenza artificiale, bitcoin e la blockchain, sollevano crescenti preoccupazioni circa gli impatti ambientali complessivi del settore nei prossimi decenni [3]. Siccome quello che dobbiamo considerare è il bilancio complessivo, ovvero le differenze tra impatti positivi e negativi, tra CO2eq evitata e prodotta, non sempre è semplice capire se sia meglio avviare una riunione in teleconferenza oppure raggiungere fisicamente un luogo di incontro.

Ancora una volta è necessario misurare gli impatti per poter dare una valutazione e agire di conseguenza per il meglio. Certo è che una gran parte dell’impegno per abbassare l’impronta ambientale del digitale è demandato ai grandi player, e in particolare ai loro piani di riduzione dei consumi energetici e utilizzo di fonti di energia meno impattanti. Tuttavia, piccoli accorgimenti che sono sicuramente favorevoli alla riduzione dell’impatto digitale seguiti da un elevato numero di persone hanno il loro peso nell’impatto globale. Tornando all’esempio della videoconferenza, su 5 ore di riunioni online la differenza tra tenere la videocamera accesa o spenta, equivale al risparmio di 1 anno di ricarica notturna di uno smartphone. Azioni che sembrano apparentemente innocue, in realtà non lo sono: una e-mail da 1 megabyte durante il suo il ciclo di vita totale emette circa 20 g di CO2eq (come una lampada accesa per 25 minuti), un messaggio su un instant messenger implica la produzione da 2 a 50 grammi di CO2eq, un post sui social può “pesare” fino a 100 grammi di CO2eq se contiene video o molte fotografie. Ne consegue che un approccio più consapevole al digitale da parte di tutti può diminuire molto l’impatto complessivo, ed è questo lo scopo del Digital Cleaup Day.

Digital Cleanup Day: come contribuire

L’impatto del digitale sul clima viene misurato secondo i tre livelli:

  1. emissioni dirette derivanti dalla produzione, uso e smaltimento dei prodotti ICT,
  2. effetti indiretti (positivi e negativi) legati all’uso della tecnologia,
  3. impatto su comportamenti e preferenze degli utenti.

L’iniziativa del Digital Cleanup Day si concentra sull’aspetto dell’uso del digitale e sull’impatto dei comportamenti degli utenti. Con lo slogan “Be cool – don’t feed global warming with digital trash!” questo evento richiama l’attenzione su quanto ognuno di noi possa fare la differenza attraverso un uso più consapevole del digitale nella vita quotidiana: diminuire la risoluzione dei video in streaming, non usare la videocamera nelle chiamate online, organizzare le email in modo più razionale, evitare le attività superflue. Basti pensare che a forza di clicking, scrolling e streaming il consumo illimitato di dati giornaliero a livello mondiale necessita del triplo dell’energia prodotta da tutti i pannelli solari della Terra.

Nel concreto, il 20 marzo 2021 si dovrebbe assistere – con l’aiuto di tutti – a una diminuzione dell’impatto ambientale del digitale a livello mondiale. Tra il 15 e il 20 marzo, infatti, si è chiamati a pulire dischi di rete, archiviare chat e repository, cancellare documenti dimenticati, selezionare mailing list, insomma una sorta di grandi pulizie di primavera dei dati ormai inutili abbandonati sul cloud. Una volta finite le pulizie, sarà anche possibile impostare i dispositivi in modo da avere “automaticamente” un impatto minore ogni volta che li utilizzeremo oppure semplicemente venire a conoscenza di piccoli accorgimenti per generare meno CO2eq con le attività di lavoro e tempo libero.

Conclusioni

Il Digital Cleanup Day è un evento a scala mondiale, aperto a tutti. Per quanto riguarda l’Italia, Fraunhofer Italia si è fatta promotrice dell’iniziativa francese Cyber Cleanup Day, affiliata all’evento mondiale. Sul sito di Fraunhofer Italia sono disponibili indicazioni in italiano ed inglese per guidare le persone nella pulizia di email, pc e repository di rete, smartphone e tablet, social network. Basteranno pochi minuti per poter ridurre il proprio impatto digitale e essere parte di questa transizione verso un digitale più sobrio. Raccogliendo le informazioni sul volume di dati liberato, sarà quantificato l’impatto positivo in termini di CO2eq. La giornata, simbolica, servirà a prendere consapevolezza dell’uso sostenibile del digitale portando a una riduzione permanente del suo impatto.

DIGITAL CLEANUP DAY on 22nd April 2020

DIGITAL CLEANUP DAY on 22nd April 2020

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Video: Digital Cleanup Day 2020
Riferimenti e approfondimenti

[1] Chen X., Despeisse M., Johansson B., 2020. Environmental Sustainability of Digitalization in Manufacturing: A Review. Sustainability 2020, 12, 10298; doi:10.3390/su122410298

[2] Bahn-Walkowiak B., Magrini C., Berg H., Gözet B., Beck-O’Brien M, Arjomandi t.,Doranova A., Le Gallou M., Gionfra S.,Graf V., Ann Kong G., Jordan N., Miedziński M., Bleischwitz R., Eco-Innovation and Digitalisation Case studies, environmental and policy lessons from EU Member States for the EU Green Deal and the Circular Economy, EIO Biennial report 2020 https://ec.europa.eu/environment/ecoap/about-eco-innovation/policies-matters

[3] Stoll C, Klaaßen L, Gallersdörfer U., The Carbon Footprint of Bitcoin, CellPress, 2019 https://www.cell.com/joule/fulltext/S2542-4351(19)30255-7?_returnURL=https%3A%2F%2Flinkinghub.elsevier.com%2Fretrieve%2Fpii%2FS2542435119302557%3Fshowall%3Dtrue

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S
Pasqualina Sacco
PhD, Environmental Sciences and Innovation consultant
R
Elena Rangoni Gargano

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