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Checchi, Emil Banca: la naturale vocazione del credito cooperativo per la sostenibilità  

L’ESG come fenomeno che permette di valorizzare ulteriormente i criteri di responsabilità sociale, di attenzione ai territori e di stimolo alle imprese verso i valori della sostenibilità nel colloquio con Irene Checchi, Responsabile Sviluppo del territorio e sostenibilità di  Emil Banca  

Pubblicato il 26 Apr 2022

Irene Checchi, Responsabile Sviluppo del territorio e sostenibilità Emil Banca

Il rapporto con i territori, le tematiche della responsabilità sociale e quelle legate all’ambiente sono parte integrante del mondo bancario cooperativo. Gli istituti di credito cooperativo nati con una forte vocazione territoriale rappresentano un mondo che ha anticipato molti dei principi che oggi stanno alla base delle logiche ESG. Un bell’esempio è rappresentato da Emil Banca, realtà del Gruppo Bancario Cooperativo BCC Banca Iccrea costituito dalla capogruppo BCC Banca Iccrea che riunisce 128 Banche di Credito Cooperativo. ESG360 ha voluto analizzare e approfondire i temi legati alla sostenibilità e all’ESG con Irene Checchi, Responsabile Sviluppo del territorio e sostenibilità Emil Banca.

Quando nasce e da dove arriva l’attenzione e la focalizzazione sui temi della sostenibilità e della responsabilità sociale?

La nostra attenzione alla sostenibilità è costituita da una identità molto specifica che trova espressione formale nel nostro statuto di banche di credito cooperativo. “La società promuove la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera e si distingue per il proprio orientamento sociale, e per la scelta di costruire il bene comune”. Sulla base di questo orientamento, abbiamo assunto decisioni e svolto azioni che oggi possiamo qualificare nell’ambito della sostenibilità. Un valore che fa parte del nostro patrimonio storico di principi applicati al nostro modo di fare economia e nel supportare le imprese.

Come si concretizza questo impegno?

Come cooperative, investiamo e riversiamo nel territorio in cui operiamo il valore aggiunto delle nostre attività con un approccio che richiama le logiche dell’economia circolare. Da diversi anni introduciamo criteri di responsabilità sociale nell’erogazione del credito, abbiamo il divieto formale, che ci siamo imposti di finanziare attività non coerenti con i principi di eticità della nostra banca. Analizziamo le richieste per evitare di supportare attività produttive che possono danneggiare l’ambiente, o che distribuiscono prodotti dannosi per la salute delle persone, o che creano situazioni di insicurezza sul lavoro. In termini di proposte di investimenti ci siamo indirizzati da tempo verso l’ESG e a fine 2021 ben il 35% del totale dei fondi Emil Banca hanno queste caratteristiche.

Lo scorso anno abbiamo certificato 26 consulenti finanziari della banca con una certificazione ESG Advisor: con un forte investimento sulle competenze interne per essere propositivi e formativi sull’esterno.

Qualche passaggio particolarmente rilevante?

Quest’anno festeggiamo i venti anni in cui redigiamo il Rapporto sociale e nel 2015 siamo stati la prima banca in Italia a sottoporci al rating sociale, un audit esterno volontario per misurare la nostra responsabilità sociale. In questo specifico caso, lo rilascia Microfinanza rating, ente certificatore accreditato a livello mondiale e su una scala da D a AA noi abbiamo A- quindi questo significa che siamo sulla strada giusta, con margini di miglioramento ovviamente.

Come prova che ci muoviamo da anni nello scenario della sostenibilità, ben prima che diventasse una “moda”, siamo soci di realtà associative locali come Impronta etica e l’associazione RSI Modena che operano nel campo della responsabilità sociale d’impresa. Un’attenzione particolare poi viene indirizzata allo sviluppo culturale che abbiamo sempre avuto, ma che adesso stiamo connotando sempre più, ad esempio con il nostro Piano di sostenibilità triennale.

Quali sono i principali obiettivi direttamente e indirettamente legati alla sostenibilità e alla responsabilità sociale?

Si tratta di obiettivi legati al nostro ruolo di banca di comunità che sostiene lo sviluppo dei propri territori e che traduciamo in questo momento storico nel sostegno al processo di transizione. Da un lato sosteniamo le imprese affinché rimangano competitive e dall’altro perché siano in grado di assumersi la responsabilità inserendosi in modo proattivo in una dinamica già in essere e che è coerente con la nostra.

Diamo supporto al processo di transizione del terzo settore, anche con un ufficio dedicato, cercando di rafforzare la loro capacità di operare a favore delle comunità. Anche i privati hanno un grande ruolo rispetto alla transizione, perché con le tipologie di investimento che possono scegliere o con la riqualificazione degli immobili possono perseguire e supportare lo sviluppo sostenibile. Noi vogliamo essere facilitatori e promotori di questa spinta.

Le Pubbliche Amministrazioni a loro volta sono un interlocutore fondamentale nella declinazione delle politiche dei territori. In questi mesi in particolare, stiamo lavorando ad un progetto “Abbiamo un cuore in Comune” realizzato per sensibilizzare queste realtà ad allinearsi agli SDGs anche attraverso l’utilizzo dello strumento del crowdfunding.

Vediamo meglio il rapporto che avete stabilito con gli SDGs?

Nel Piano di sostenibilità triennale, abbiamo lavorato molto sugli SDGs e ci siamo dati 87 obiettivi suddivisi in 9 aree tematiche che afferiscono in larga parte ai nostri stakeholder primari: credito, famiglie, startup, imprese, terzo settore, soggetti con necessità di inclusione finanziaria, impatto ambientale diretto e personale della banca.

Abbiamo declinato le previsioni del nostro piano in ottica di contribuire agli SDGs, ma con uno sforzo ulteriore in termini metodologici. Li abbiamo cioè connessi con il Patto per il lavoro e il clima della Regione Emilia-Romagna che si declina nel documento della strategia regionale. Questo approccio è nato dalla volontà di non essere autoreferenziali e di poter disporre di un driver di riferimento per il rapporto territoriale nell’ambito di una strategia che si fonda su un patto condiviso, firmato da parti sociali, organizzazioni datoriali e sindacali, province, università ed altri.

Come misurate le performance relative alla sostenibilità? Quali sono i KPI e gli standard di riferimento?

Stiamo definendo e perfezionando gli indicatori legati al piano di attuazione come la quota sul totale degli investimenti ESG rispetto ai fondi complessivi di investimento, come la promozione in favore di investimenti nella sostenibilità. Tutto questo presuppone un ripensamento del sistema informativo in partnership con il gruppo bancario ICCREA del quale facciamo parte.

In termini di standard di riferimento abbiamo scelto GRI che usiamo per la dichiarazione consolidata non finanziaria con indicatori standard monitorati nel tempo.

Quale modello organizzativo vi siete dati per raggiungere obiettivi di sostenibilità: quali sono i ruoli, le mansioni, le attività del “team” dedicato ai temi della sostenibilità?

Lo potremmo definire un sistema di gestione che promuove il coinvolgimento attivo e lo sviluppo culturale delle competenze a tutti i livelli. Per attuarlo siamo partiti dalla definizione interna di cos’era per noi la sostenibilità. E per noi doveva essere integrata e trasversale in tutti i processi. Abbiamo poi rafforzato una governance che va dalla costituzione di un Comitato per la sostenibilità formato da 3 membri del Consiglio di Amministrazione con alte competenze sul tema: il presidente Gian Luca Galletti, è ex-ministro dell’Ambiente. In questo ambito è stato poi costituito il mio ufficio composto da tre componenti che rispondono alla direzione generale e funzionalmente al comitato endoconsiliare per la sostenibilità. A questi si sono aggiunte due squadre: un gruppo operativo della sostenibilità composto da 19 persone, responsabili di funzione e specialisti e un gruppo di ambasciatori che si sono candidati volontariamente e con loro abbiamo costruito il piano.

Un piano che è stato costruito a più mani, in modo corale, permettendo quella trasversalità e integrazione nell’azienda che era l’obiettivo fin da subito, un lavoro di circa un anno necessario per creare e portare a regime questa organizzazione. Il CdA è stato a sua volta coinvolto e per garantire la massima conoscenza e consapevolezza rispetto a questo passaggio si è scelto di organizzare un momento formativo per preparare al meglio i temi e fornire consapevolezza, strumenti informativi e di contesto agli amministratori.

Come è cambiata la vostra organizzazione, in generale, in funzione del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità?

Il team legato alla sostenibilità è connaturato all’organizzazione generale e da un punto di vista di organigramma è integrato e formalizzato.  Una governance così strutturata ha permesso l’introduzione di diverse innovazioni, come cambiamenti di processi, decisioni e azioni che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi. In questo senso stiamo modificando il processo di elaborazione del nostro piano strategico che per la prima volta prevederà quest’anno l’integrazione del piano di sostenibilità al suo interno. Lo scorso anno erano stati inseriti nel sistema incentivante dei dirigenti (MBO) degli obiettivi di sostenibilità a supporto del nostro percorso a cui si era affiancato un percorso formativo dedicato alla sostenibilità a tutti i livelli.

Possiamo raccontare una esperienza particolarmente significativa dal punto di vista della sostenibilità? Ci sono stati casi o passaggi legati al rapporto con clienti o con partner che sono particolarmente significativi?

Voglio dire che, come banca, siamo nati sostenibili e che in generale le banche di credito cooperativo hanno nella propria missione naturale anche la sostenibilità. Con questa vocazione abbiamo tante esperienze che vanno in questa direzione. Una di questo è legata alla inaugurazione avvenuta lo scorso anno di MUG- Magazzini generativi un hub di innovazione con una forte vocazione alla sostenibilità. Per questa operazione abbiamo dato vita a una riqualificazione edilizia creando uno spazio di quasi 2000 metri quadri, composto da ambienti polivalenti, tecnologiche, sale meeting ecc. Un progetto che è nato con l’obiettivo di favorire lo sviluppo territoriale e di generare un impatto ambientale e sociale positivo tramite la costituzione di un vero e proprio habitat in grado di attrarre le persone e di fare rete. In questo contesto si è costituita una rete di personalità del mondo dell’innovazione, con manager, business angel, innovatori che aiutano a sviluppare questo progetto che è anche di rigenerazione urbana in una dimensione che unisce responsabilità sociale e coltivazione dell’innovazione.

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Mauro Bellini
Mauro Bellini

Ha seguito la ideazione e il lancio di ESG360, EnergyUP.Tech e Agrifood.Tech di cui è attualmente Direttore Responsabile. Si occupa di innovazione digitale, di sostenibilità, ESG e agrifood e dei temi legati alla trasformazione industriale, energetica e sociale.

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