Nella strategia di qualunque impresa che si voglia misurare con il tema della sostenibilità il rispetto dell’ambiente è ovviamente un tema centrale, ma non è tutto. Quando si parla di un’azienda alimentare radicata in Italia come cameo, ad esempio, l’essere indirizzati verso la sostenibilità è un impegno a 360 gradi, che coinvolge l’attenzione alla salute dei consumatori, la qualità delle materie prime e l’impatto ambientale della supply chain. A illustrare in questa intervista a ESG360 il piano d’azione di cameo è Federica Ferrari, Executive Manager Corporate Communication della multinazionale con sede in Italia a Desenzano del Garda.
Federica, quanto è importante il radicamento in Italia di cameo per la strategia di sostenibilità dell’azienda?
cameo nasce come azienda familiare, e oggi è una delle principali consociate del gruppo multinazionale tedesco Dr. Oetker, caratterizzato da una forte continuità nella proprietà e dalla visione di lungo termine. Abbiamo da poco spento le 90 candeline e abbiamo una storia di azienda italiana, radicata in Italia e attenta alla realtà italiana, a partire dalla sensibilità nell’utilizzo degli ingredienti.
Qual è il vostro approccio verso l’ESG?
È uno degli elementi alla base della nostra attività. Già nel 2019 abbiamo sentito la necessità di mettere nero su bianco la nostra strategia, con un’identità che fosse ben definita su tutti e tre gli assi dell’Esg. Così abbiamo iniziato un percorso di riorganizzazione che ci ha portato a definire la nostra “Carta della Sostenibilità”, che illustra progetti e obiettivi suddivisi in tre pillar: “Our Food”, “Our World” e “Our Company”. L’abbiamo presentata nel 2020 prima ai nostri collaboratori e poi anche all’esterno.
Partiamo da “Our Food”: quali sono i punti chiave di questo “capitolo”?
Al centro c’è l’idea di supportare le persone verso scelte che “facciano bene”. I nostri prodotti sono per loro natura golosi, ma la sfida è che siano bilanciati dal punto di vista nutrizionale e che impattino il meno possibile sul pianeta. Tutto questo senza mai essere “punitivi” dal punto di vista del gusto, senza tradire la nostra identità.
Il percorso su cui ci siamo incamminati prevede così una riduzione degli zuccheri nelle torte e nei dessert, rispettivamente del 10 e 15%: al momento abbiamo raggiunto l’obiettivo per i dessert e siamo al 90% per le torte. Il secondo obiettivo riguarda il sale, e in questo caso parliamo delle pizze: lavoriamo su impasti e farciture per arrivare a utilizzare massimo un grammo di sale ogni 100 grammi di prodotto. Al momento abbiamo raggiunto il 50% dell’obiettivo, ma contiamo di riuscire a centrarlo completamente entro fine 2025. Inoltre, vogliamo introdurre ogni anno una serie di prodotti che rispondano a esigenze alimentari specifiche, come il proteico, il senza zucchero, il ricco di fibre.
Con “Our World” passiamo alla sostenibilità ambientale…
Ci siamo dati un obiettivo sfidante, partendo dall’autoproduzione di energia. Nella nostra sede di Desenzano del Garda l’approvvigionamento di energia elettrica avviene per il 100% da fonti rinnovabili, e stiamo progressivamente incrementando la quota di energia autoprodotta grazie al fotovoltaico. Siamo, inoltre, agli ultimi passaggi burocratici per arrivare a condividere l’energia in eccesso dell’autoproduzione con le aziende limitrofe. Aderire alla Science Based Targets initiative, infine, ci ha consentito di stabilire una tabella di marcia per raggiungere la neutralità climatica, senza utilizzare più le compensazioni.
Che ruolo ha la riduzione degli sprechi nella vostra strategia?
A contraddistinguerci, da sempre, c’è la proposta di ricette e prodotti in cui nulla vada sprecato, con le dosi esatte necessarie per le preparazioni. L’attenzione su questi temi è quindi sempre molto alta in azienda: ci siamo dati un obiettivo ambizioso di riduzione del 25%, entro il 2025, dello spreco generato all’interno dei nostri stabilimenti: lo facciamo ad esempio lavorando per ridurre le interruzioni sulle linee di produzione, causa principale degli sprechi ma vogliamo anche fare in modo che le eccedenze produttive vengano donate o redistribuite attraverso le organizzazioni del territorio invece che finire in discarica, e per questo collaboriamo con il Banco Alimentare e con Too Good To Go.
Una parte importante del percorso, inoltre, riguarda la sensibilizzazione dei consumatori, che sono un anello molto importante della catena. Ad esempio, attorno al nostro brand che aiuta a fare confetture e marmellate in casa, abbiamo creato una campagna di comunicazione che dura da tre anni e invita i consumatori a non buttare la frutta esteticamente brutta o troppo matura, ma a trasformarla in marmellata. Grazie a questo progetto abbiamo salvato 15mila chili di frutta brutta dallo spreco.
Quali sono i cardini del terzo pilastro della strategia, “Our Company”?
Innanzitutto, la sicurezza che è al centro dei nostri sforzi con la certificazione ISO 45001 già ottenuta nel 1999. Inoltre, ci stiamo concentrando sulla creazione di un ambiente di lavoro attento alla diversità, all’inclusione e all’equità. Abbiamo ottenuto l’anno scorso la certificazione statale sulla parità di genere, e continueremo ad impegnarci per mantenerla nel tempo.
Ci racconta in breve il suo percorso professionale?
Sono una tecnologa alimentare: cameo è stato lo sbocco naturale del mio percorso di studi. All’inizio mi sono occupata di ricerca e sviluppo, e soltanto una volta entrata in azienda mi sono resa conto di quante opportunità si potessero aprire: nel mio caso, ad esempio, ho iniziato a lavorare sempre più a stretto contatto con il marketing. Con il tempo ho realizzato che mi sarebbe piaciuto di più stare da quella parte, e l’azienda mi ha offerto la possibilità di rimettermi in gioco al rientro dalla maternità: sono stata premiata in un momento delicato. Così, dopo 29 anni, sono ancora qui. Oggi mi occupo di comunicazione corporate, comunicazione interna, e anche di gestione delle crisi come portavoce dell’azienda, oltre a ricoprire il ruolo di human rights coordinator della supply chain due diligence.
Qual è un’iniziativa in corso di realizzazione o in programma che ritiene particolarmente significativa?
Da oltre 10 anni sosteniamo SOS Villaggi dei Bambini, una realtà internazionale come noi. Con il tempo siamo riusciti a creare un team affiatato, ogni anno ci riuniamo per capire insieme come possiamo contribuire per sostenere le priorità dell’organizzazione dal punto di vista economico ma anche – ad esempio – con il volontariato dei nostri collaboratori e per dare visibilità alle loro attività con la comunicazione. Proprio quest’anno abbiamo ampliato la nostra collaborazione affiancando un progetto che ha come beneficiari gli educatori di SOS Villaggi dei Bambini, che fronteggiano continuamente situazioni molto difficili, per sostenere il loro benessere psicologico .
È possibile che i recenti avvenimenti globali, a partire dalla nuova presidenza negli Usa, preludano a un rallentamento globale nell’impegno per la sostenibilità?
Il timore che ci possa essere un rallentamento lo vivo, siamo in un’economia globale e non possiamo agire da soli. Se ci saranno segnali chiari e frenanti le altre economie non potranno non tenerne conto. Mi auguro che l’impatto sial il più contenuto possibile, non potrei ricoprire questo ruolo se non ci credessi. E l’Europa giocherà una parte importante nel contesto globale, perché sta legiferando e imponendo standard decisamente più impegnativi rispetto alla Cina e agli Stati Uniti, a volte generando anche qualche malcontento interno ai Paesi dell’Unione che, pur condividendo gli obiettivi, si trovano a dover fronteggiare il mercato con regole più restrittive. Molto dipenderà anche da come la nuova Commissione deciderà di proseguire.
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