La gestione del rischio è oggi un tema di strettissima attualità che non può essere vissuto solo in chiave emergenziale o, come frutto di una pianificazione. La gestione dei rischi è, oggi più che mai, parte integrante delle strategie di un’azienda, sia per proteggere le attività e garantire la business continuity, sia per ispirare e indicare scelte che permettano di prevenire e di ridurre “nativamente” i principali fattori di rischio.
Per Paolo Bentivoglio, Direttore Acquisti, Streparava S.p.A la valutazione puntuale e precisa delle decisioni legate alla catena di fornitura permette di migliorare la visione e la valutazione corretta di tutti i possibili impatti sul business, sia in termini di opportunità, sia in termini di possibili rischi. “Occorre sapere analizzare e valutare con attenzione l’impatto di qualsiasi decisione – osserva Paolo Bentivoglio – e per ottenere questo risultato è necessario rendere strutturale all’interno dell’azienda il concetto di risk management e risk assessment”.
L’importanza di gestire l’instabilità
Per un certo periodo, quando le imprese vivevano in una condizione geopolitica ed economica stabile questa esigenza era meno sentita. Ma con la pandemia prima e con le tante tensioni geopolitiche legate alla guerra in Ucraina sono cambiati gli scenari di riferimento ed è stato dimostrato con chiarezza che le imprese devono saper gestire l’instabilità, che gli scenari sono destinati a cambiare in modo veloce e profondo e per qualsiasi azienda è necessario prepararsi ad affrontare e gestire continui cambiamenti. Cambiamenti che, come ha dimostrato il contesto attuale, hanno un impatto pesante specialmente sulle catene di fornitura.
“In Streparava siamo partiti con un’analisi sullo stato di salute della catena di fornitura – prosegue -. In considerazione degli scenari che avevamo davanti, abbiamo scelto di renderlo un programma dinamico, ovvero abbiamo cercato di attuare un risk management sempre più continuativo. Siamo partiti in particolare dalla considerazione che abbiamo davanti una situazione che evolve costantemente e per affrontarla è necessario disporre di strumenti che siano in grado di aumentare la capacità di conoscenza e di trasformarla rapidamente in un piano d’azione“.
Il ruolo centrale del procurement nell’evoluzione delle catene di fornitura
In termini operativi, sul rischio di fornitura ci sono scelte che possono incidere sulle dimensioni e sulle “lunghezze” delle catene di fornitura, o meglio ancora, sulla loro composizione. Nel caso di forniture “lontane”, caratterizzate da imprese che operano in paesi distanti sia geograficamente sia culturalmente, una delle regole per la gestione dei rischi è quella di avere sempre un back-up italiano o europeo e in questo senso, un ruolo chiave lo svolge il procurement, che è chiamato ad attuare una grande attività a livello di scouting.
“Occorre però anche rivedere il concetto di valore in relazione al concetto di rischio – prosegue Bentivoglio -. Questo significa che si devono effettuare scelte di fornitura che possono anche apparire antieconomiche, ma che sono in grado di offrire un maggiore livello di affidabilità rispetto a determinati rischi. Il tema per un’azienda e per il procurement in particolare è quello di considerare anche fornitori che, a fronte di maggiori costi, sono però in grado di assicurare una maggiore affidabilità o se si vuole una minore esposizione a determinati fattori di rischio”.
Verso un risk management dinamico e flessibile
Anche in questo caso è importante gestire questa dimensione con un approccio dinamico. “Il passaggio da un risk management tradizionale a un risk management dinamico e flessibile – prosegue – è un po’ come passare da una fotografia a un video. Significa disporre di un risk management che si muove, che si sviluppa e che genera conoscenza e azioni strategiche all’interno dell’azienda”.
Certe scelte strategiche apparentemente antieconomiche consentono infatti di ridurre rischi che possono provocare fermi produttivi verso i clienti, ovvero provocano un danno a livello di vendite. “In questa dinamica aziendale – osserva Bentivoglio – occorre aggiungere anche l’impatto che possono avere le valutazioni legate agli aspetti economico finanziari, come la continuità delle attività, la sicurezza, la reputazione: si tratta di fattori che dipendono anche dallo stato di salute della catena di fornitura”.
In questo scenario si colloca anche lo sviluppo verso l’ESG. “Un’azienda è sostenibile – precisa Bentivoglio – grazie alla sostenibilità che è in grado di generare nella propria catena di fornitura e per questo, un ruolo centrale è svolto dalla gestione del procurement, dell’ecosistema di partner nella supply chain e della governance con cui questi rapporto sono gestiti”.
ESG come evoluzione del risk management
L’ESG a sua volta può essere considerata una evoluzione naturale del risk management: la valutazione dei fattori di rischio indicano quali strategie adottare in merito alle scelte verso i fornitori e da queste strategie dipendono i risultati che si possono ottenere in termini di sustainability e ESG.
Ma un ruolo importante è svolto anche dal territorio. “Come Streparava abbiamo il nostro quartier generale ad Adro in provincia di Brescia e siamo da sempre molto attenti al ruolo sociale dell’azienda sul territorio, sia dal punto di vista ambientale sia in termini di attenzione agli aspetti sociali e alla governance”. La responsabilità sociale verso i territori è dunque fondamentale, tuttavia per Bentivoglio il rapporto tra rischio di fornitura, risk management, ESG e imprese deve saper mettere in discussione alcune convinzioni che vengono dal passato. “Siamo cresciuti con alcuni slogan che in questo scenario hanno un valore diverso, come piccolo è bello e come la grande importanza che viene attribuita al fatto che un’azienda sia radicata nel proprio territorio. Aspetti certamente molto importanti, ma occorre anche prendere atto che, ad esempio, la piccola dimensione di un’azienda non è necessariamente un valore, spesso le piccole dimensioni rischiano di non permettere di affrontare investimenti adeguati”.
Il radicamento sul territorio poi “produce effetti positivi – secondo Bentivoglio – se si declina nella forma di radicamento su tanti e diversi territori, perché l’azienda deve avere una visione globale, deve saper costruire il proprio valore in contesti diversi e la multiculturalità è un grande valore che porta idee, visioni, energie e competitività. Se una realtà è radicata solo sul suo territorio rischia di non essere efficace su altri ambienti e mercati. E nella logica ESG le imprese hanno la necessità di considerare il valore in una dimensione più ampia rispetto a quella tradizionale, una visione che permetta, di affrontare meglio i rischi e di generare nuovo valore“.