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Intelligenza Artificiale e Intelligenza Artigiana: alla ricerca di una nuova sintesi



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Con i Dialoghi di Spirito Artigiano di Confartigianato arriva una visione del rapporto tra l’Intelligenza Artificiale e l’Intelligenza artigiana che è nel cuore di tante eccellenze del Made in Italy. Il confronto, nel bellissimo Teatro Verdi di Busseto, ha visto il contributo di Stefania Bandini, Professoressa Ordinaria di Informatica ed esperta in Intelligenza Artificiale, Mauro Magatti, Professore ordinario di scienze politiche e sociali, Marco Granelli, Presidente Confartigianato e Don Luigi Guglielmoni

Pubblicato il 10 ago 2024

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it e Agrifood.Tech



Intelligenza artificiale e Intelligenza Artigiana

C’è una regola non scritta molto semplice secondo la quale il vero potenziale di una tecnologia che promette un grande progresso lo si può comprendere solo la si confronta con il vissuto delle persone, delle imprese e la realtà quotidiana delle professioni e dei territori. Si tratta di una regola che riguarda qualsiasi forma di innovazione ma che è oggi particolarmente appropriata per l’Intelligenza artificiale. In concreto possiamo e dobbiamo dire che le vere possibilità dell’AI si misurano non tanto nel momento in cui le applicazioni escono dai centri di ricerca o quando superano i test degli sviluppatori, ma quando “approdano” nelle mani di cittadini o professionisti nella loro quotidianità.

E una delle prospettive più efficaci per cogliere il senso e il valore dell’Intelligenza artificiale è – come suggerisce Confartigianato – quella di metterla in relazione con l’Intelligenza Artigiana, vale a dire con quell’intreccio di alta professionalità, di cultura locale, di tradizione, di responsabilità verso i territori ma anche di tanta innovazione, condita con una originalità che la rende unica e che è nel cuore di tante eccellenze del Made in Italy.

L’Intelligenza Artificiale al centro dei Dialoghi di Spirito Artigiano

La ricerca di questa sintesi tra le due intelligenze è stata al centro di un appuntamento del ciclo dei Dialoghi di Spirito Artigiano di Confartigianato nel bellissimo e simbolico Teatro Verdi di Busseto con i contributi e gli interventi di Marco Granelli, Presidente Confartigianato, della professoressa Stefania Bandini, ordinaria di Informatica ed esperta in Intelligenza Artificiale all’Università Milano Bicocca e all’Università di Tokyo, del professor Mauro Magatti, ordinario all’Università Cattolica di Milano nella facoltà di scienze politiche e sociali, e di Don Luigi Guglielmoni, parroco di Busseto, dottore in Teologia, già docente di Teologia alla Facoltà Teologica di Bologna e in altri Istituti e autore, con il professor Fausto Negri, di numerosi libri e articoli di pastorale, catechesi e spiritualità.

Primo obiettivo: consapevolezza delle potenzialità e dei rischi dell’AI

Consapevolezza. Stefano Nevicati, sindaco di Busseto, parte da una “parola chiave” e da un tema che richiamano nello stesso tempo conoscenza e responsabilità e in un invito a essere consapevoli della necessità di stabilire un rapporto tra Intelligenza artificiale e realtà quotidiana che non trascuri mai di riflettere sulle opportunità e sui rischi. “Le prospettive che si stanno aprendo sono straordinarie – ha osservato nel suo saluto di benvenuto –. Non si può non pensare a come sta cambiando ad esempio l’approccio allo studio, alle ricerche, a una conoscenza che un tempo era basata sulla consultazione di enciclopedie, documenti, ricerche a volte di difficile consultazione, quando oggi stiamo entrando in una fase che sta semplificando e amplificando tutte le nostre potenzialità di apprendimento. Occorre tuttavia e nello stesso tempo prestare la massima attenzione a non correre il rischio di finire travolti dalle rincorse della tecnologia e dalle sue suggestioni e per questo è sempre più necessario far leva proprio su una forte consapevolezza, tanto delle potenzialità, spesso molto enfatizzate, quanto delle minacce spesso nascoste e spesso imprevedibili”.

Artigiani in continua evoluzione, anche grazie alla tecnologia

Il punto di partenza dell’evento è già ben rappresentato dal titolo: “Generare libertà: Intelligenza Artigiana, Intelligenza Artificiale e Sapienza del vivere” ed è Confartigianato che, nell’ambito dei Dialoghi di Spirito Artigiano, con le pubblicazioni di Spirito Artigiano magazine e con la collana dei quaderni di spirito artigiano della Fondazione Germozzi, ha scelto di prendere l’iniziativa per cercare una sintesi nel rapporto tra l’innovazione più spinta e la realtà del mondo produttivo e sociale.

Marco Granelli, Presidente di Confartigianato, ci tiene a rivendicare la sua attività di artigiano fortemente legato al territorio anche per qualificare da subito la propria riflessione sull’Intelligenza artificiale: “noi artigiani – osserva – siamo un mondo in continua evoluzione, rappresentiamo mestieri che arrivano da lontano, siamo attivi in tantissimi settori e abbiamo contribuito a fare grande l’Italia con opere straordinarie. La nostra evoluzione prosegue costantemente e si misura con le potenzialità delle tecnologie più innovative per sfruttarne tutte le potenzialità, ma sempre nel rispetto di quelle conoscenze e quelle capacità professionali che rendono unica ogni impresa artigiana”. Caratteristiche queste che il presidente di Confartigianato qualifica come quel complesso di valori distintivi e unici che possono essere definiti come Intelligenza artigiana.

“Rispetto all’Intelligenza artificiale – osserva poi – non dobbiamo averne timore e nello stesso tempo dobbiamo evitare di assecondare che invita ad adottarla con toni troppo entusiastici o al contrario chi invece chi la vede come una sorta di catastrofe. È necessario affrontarla con più equilibrio. E in particolare siamo convinti che questo profondo cambiamento va affrontato prima di tutto continuando a coltivare l’intelligenza artigiana”.

La visione di Granelli parte dalla constatazione che l’artigiano come imprenditore è chiamato ogni giorno a mettersi alla prova su questioni come la capacità di comprendere le esigenze dei clienti, l’intuito, la creatività, l’affidabilità, l’originalità. “Vediamo oggi una importante complementarietà tra queste caratteristiche del nostro lavoro e la capacità di aumentare e potenziare l’efficacia delle nostre competenze con l’Intelligenza artificiale che può permettere di migliorare la qualità di tutte le nostre attività che si concretizzano in prodotti o in servizi”.

Intelligenza artificiale e Generative AI

Grazie alla professoressa Stefania Bandini, ordinaria di Informatica ed esperta in Intelligenza Artificiale, Università Milano Bicocca e all’Università di Tokyo arriva un invito a considerare primariamente il concetto di intelligenza sociale all’interno del quale si colloca, con tutti i suoi valori, quel mondo dell’artigianato che sta già dialogando a tanti livelli con le potenzialità dell’Intelligenza artificiale. “Siamo davanti a un trend che vive uno straordinario sviluppo – sottolinea la professoressa Bandini – e se oggi lo percepiamo come una novità dobbiamo considerare che ha settant’anni di vita. All’epoca, per la precisione nell’agosto del 1956, quando un gruppo multidisciplinare di studiosi composto da matematici, fisici, psicologi, linguisti hanno dato vita al termine intelligenza artificiale è arrivata anche la convinzione che i principi del ragionamento umano potevano essere attuati anche al di fuori dal cervello umano. Sulla base di questa convinzione lo strumento più accreditato per svolgere questa funzione era il computer che proprio in quegli anni muoveva i primi passi e che già prometteva, almeno in chi lo osservava con un approccio visionario, di essere in grado di sostituirsi ad alcune delle attività più onerose degli esseri umani”.

Oggi ci siamo abituati a pensare che possiamo disporre di macchine con dei meccanismi tali che sono in grado di sostituire il nostro operato in tantissime occasioni, In particolare ci è ben chiaro che queste macchine sono nella condizione di svolgere attività che dipendono fondamentalmente dalla nostra forza fisica. La sostituzione che si prospetta e che in molti casi già sta avvenendo con l’Intelligenza Artificiale richiede uno sforzo è maggiore in quanto si tratta di una dimensione che attiene al ragionamento e al pensiero che sono ancora più esistenziali per gli esseri umani.

La professoressa Bandini torna sul percorso dell’Intelligenza artificiale e ricorda come negli anni ‘60 e ‘70 si sia riusciti a comprendere che l’ambizione di creare programmi complessi che si sostituissero interamente a tutte le capacità umane per risolvere problemi non avrebbe portato a risultati soddisfacenti e si è iniziato a lavorare a una evoluzione dell’intelligenza artificiale più “intelligente”, ovvero che fosse prima di tutto nella condizione di definire i confini relativi alle diverse possibilità di trattare e risolvere problemi.

Sulla base di questo approccio è apparso evidente che, era paradossalmente più semplice realizzare un programma di AI in grado di supportare e in alcuni casi di sostituire un chirurgo in determinate operazioni standardizzate piuttosto che creare un sistema di intelligenza artificiale in grado di risolvere tutti i compiti che una casalinga normalmente compie durante l’arco di una giornata. Il tema che ha supportato questa evoluzione non era tanto quello della complessità delle problematiche quanto la migliore coerenza possibile tra i modelli di riferimento delle soluzioni praticabili e le logiche di implementazione che devono essere adottate dall’Intelligenza Artificiale.

I fattori abilitanti della tecnologia

Ed è su questo punto che si può registrare una prima significativa relazione tra intelligenza artificiale e intelligenza artigiana, basata sulla possibilità di utilizzare le potenzialità del digitale partendo da una più ampia e profonda conoscenza delle logiche di utilizzo della tecnologia. Bandini ricorda che questo cambiamento è stato reso possibile grazie a tre fattori chiave che hanno profondamente cambiato le potenzialità e la diffusione dell’Intelligenza Artificiale: la velocità delle reti, il basso costo dei processori, la grande quantità di memoria. Accanto a questi elementi, che sono un po’ il “motore” che genera queste accelerazioni della tecnologia, c’è poi la grande e straordinaria disponibilità di dati che ha aperto le porte all’attuale fase dell’Intelligenza Artificiale. Una fase che è stata a sua volta amplificata dall’ulteriore spinta che arrivata con l’Intelligenza Artificiale Generativa e con gli straordinari miglioramenti che hanno contraddistinto l’utilizzo del linguaggio naturale.

“Perché quando si conversa in linguaggio naturale con una macchina – osserva Bandini – e la macchina risponde con un linguaggio naturale sempre più simile al linguaggio umano si entra in una nuova dimensione cognitiva. Bandini a questo proposito parla anche di una sorta di empatia con la “macchina” che è a sua volta alla base di un nuovo approccio anche allo sviluppo di idee generative.

Generare libertà nello spazio dell’Intelligenza Artificiale

Nello stesso tempo i dubbi che sta sollevando la Generative AI stanno animando un dibattito molto acceso e possono essere osservati, secondo Mauro Magatti, Professore ordinario Università Cattolica di Milano nella facoltà di scienze politiche e sociali anche dalla prospettiva di un nuovo rapporto con il concetto di libertà. Il tema è affrontato nel libro “Generare Libertà – Accrescere la vita senza distruggere il mondo” che Mauro Magatti ha scritto insieme a Chiara Giaccardi. Nel dibattito acceso dall’Intelligenza artificiale Magatti invita a non confondere pensiero e intelletto. Il pensiero unisce la dimensione razionale e la dimensione spirituale ed è in grado di considerare le emozioni, la memoria, gli affetti. Nello stesso tempo invita anche a considerare con maggiore attenzione il rapporto con la tecnica e con la tecnologia. La tecnica fa naturalmente parte della vita e contribuisce fattivamente alla crescita della persona, la rafforza, ne estende gli orizzonti e mette costantemente a disposizione nuove potenzialità. Nello stesso tempo, a fronte degli sviluppi della tecnologia, sorge il dovere di analizzarla in tutte le sue dimensioni: per capire cosa ci rafforza, dove ci serve realmente, cosa ci permette di fare. Infine e nello stesso tempo ci dobbiamo interrogare anche sui pericoli che comporta. Abbiamo la necessità di capire dove ci indebolisce. E solo con questo approccio critico possiamo metterci nella condizione di governare questo straordinario processo di innovazione. In più, non dobbiamo dimenticare che siamo in una situazione fluida e che questi interrogativi servono per capire come sta cambiando la realtà intorno a noi anche in relazione all’impatto della tecnologia.

Magatti richiama poi l’importanza di osservare le trasformazioni radicali che hanno caratterizzato le rivoluzioni industriali del passato ricordando che la rivoluzione abilitata dall’Intelligenza artificiale appare assai più vasta e profonda di quello che l’hanno preceduta. In particolare invita a riflettere che non è solo una questione di trasformazione del lavoro manuale, come accaduto nel passato, ma di trasformazione del pensiero. Se nel passato le trasformazioni nascevano dalle possibilità offerte dalla possibilità di catturare una energia che veniva trasformata in energia fisica o meccanica con il vapore o con l’energia elettrica, o per certi aspetti anche con l’informatica, adesso con l’intelligenza artificiale si entra nella dimensione dell’energia cognitiva che esprime una capacità di trasformazione ancora più potente.

Una energia cognitiva che ci chiede di pensare di più

Peraltro stiamo proprio imparando, grazie alla trasformazione digitale, a catturare una energia cognitiva che sta già predisponendo cambiamenti assai più rilevanti di quelli che abbiamo vissuto con l’energia fisica. Ed è da questa considerazione che prende corpo la visione di Magatti: se si osservano con attenzione le trasformazioni del passato si vede che hanno ridotto la fatica fisica in tantissime attività, ma non hanno invece ridotto l’impegno in termini lavorativi. Si potrebbe dire, volendo cimentarsi in una sorta di bilancio complessivo di queste trasformazioni, che tante attività si potevano affrontare con minor fatica, ma in generale si lavorava di più.

Il punto di caduta della riflessione suona come una sorta di paradosso rispetto ad alcuni luoghi comuni che ci hanno accompagnato sino ad oggi. Con l’Intelligenza artificiale e in generale con il digitale abbiamo a disposizione straordinarie potenzialità ma dovremo allenarci anche a pensare molto di più.

Per Magatti il miglior modo per affrontare e gestire questa trasformazione è anche quello di creare una società che sia a sua volta in grado di pensare di più. E perché questo possa avvenire occorre avere la capacità di tenere uniti intelletto e spirito, occorre una forte educazione al pensiero individuale e collettivo. Magatti invita concretamente a investire in una società che sia in grado di pensare di più e che sappia valorizzare adeguatamente tutte le potenzialità che abbiamo a disposizione in termini di fonti informative e di stimoli per il pensiero.

Per raggiungere questa dimensione occorre anche sviluppare sia un senso critico sia una ecologia comunicativa che sia nello stesso tempo chiara e responsabile e che arriva solo grazie a un modello di formazione permanente che potrebbe ispirarsi alla bottega artigiana, nella quale trovano spazio e forma la scuola, il pensiero, il lavoro, l’innovazione e che unendo tutti questi valori costituisce anche il presupposto di una grande riprogettazione sociale che permette di gestire, grazie al pensiero, la potenza delle macchine.

Intelligenza artificiale, responsabilità e fede

Da Don Luigi Guglielmoni arriva una sollecitazione a considerare l’importanza dell’intervento di Papa Francesco sui temi dell’Intelligenza artificiale e della responsabilità e a sottolineare come il pontefice guardi a queste prospettive con il volto di una Chiesa che non si chiude, che desidera capire e partecipare, ma che tiene nello stesso tempo a impedire che in questa frenesia per il nuovo non si corra il rischio di dimenticare che anche l’Intelligenza artificiale è frutto dell’uomo, del suo lavoro, del suo pensiero e della sua volontà. Don Guglielmoni sottolinea quanto sia grande il senso di responsabilità al quale non possiamo venir meno nell’utilizzare uno strumento straordinario come l’Intelligenza artificiale e come dobbiamo sempre analizzare tutte le possibili conseguenze e tutte le possibili ricadute sotto ogni aspetto, ma in particolare per quanto attiene le dimensioni educative, antropologiche ed etiche.

Stefania Bandini propone un ulteriore passo in avanti invitando a riflettere su quelle dimensioni che mettono l’Intelligenza artificiale anche nelle condizioni di prendere decisioni e pone il tema delicatissimo nel quale si unisce un processo cognitivo artificiale con un processo decisionale. Prima di qualsiasi valutazione metodologica secondo la professoressa è necessario interrogarsi su quale sia il mondo nel quale desideriamo vivere. Certo, alcune risposte sono facili: in generale vogliamo un mondo di pace, in cui nel lavoro si possano unire produttività e soddisfazione. Altre dimensioni sono più complesse ed è magari più difficile trovare un consenso condiviso. In ogni caso quale che sia la forma del mondo ideale nel quale si desidera vivere è importante guardare alla tecnologie abilitanti senza pregiudizi per prendere tutto il meglio che l’innovazione può mettere a disposizione.

Con un pizzico di ironia, Stefania Bandini ricorda anche che è “pagata per guardare avanti e per capire cosa succederà, grazie alla tecnologia, tra 5 o 10 anni”. E tra i cambiamenti che vediamo oggi, osserva, una delle sfide più importanti che ci aspetta riguarda l’integrazione di sistemi complessi che siano in grado di mettere in relazione forme di conoscenza differenti, spesso afferenti a discipline che un tempo non avevano punti di contatto o interconnessioni.

Questo è un punto chiave sul quale l’Intelligenza artificiale è in grado di fare la differenza: la possibilità di individuare questi punti di contatto basati sulla conoscenza, e la capacità di stabilire delle correlazioni rappresenta uno dei presupposti per l’ideazione e lo sviluppo di quelle innovazioni che possono trasformare le imprese, le organizzazioni e i mercati. Pragmaticamente la professoressa Bandini ritiene che oggi, in merito al ruolo e ai progressi dell’Intelligenza artificiale, ci sia ancora una enfasi eccessiva sul marketing o sul commercio, mentre ci sono spazi enormi di crescita a livello di innovazione di prodotto e di innovazione di processo. Comunque sia la differenza più importante sarà determinata sempre dalla creatività: l’AI aiuta a utilizzare sempre più dati, permette di trasformarli in informazioni in modo sempre più veloce e preciso e questo processo rappresenta un potenziale straordinario per aumentare la conoscenza che è a sua volta una leva a disposizione della creatività e dell’innovazione.

Creatività e innovazione nel DNA degli artigiani

E la creatività, come spiega Marco Granelli, è incisa nel DNA dell’artigianato che può trovare nel digitale e nell’Intelligenza artificiale nuove possibilità di sviluppo. Il contesto è per molti aspetti oggi più favorevole. In questi anni nell’economia si è passati da una “fase in cui era il pesce più grosso che mangiava il pesce piccolo” a una dimensione abilitata dall’innovazione in cui è “il pesce che sa adattarsi e gestire il cambiamento in modo più veloce che riesce ad avere la meglio”. E con la già citata creatività anche la capacità di adattamento è l’altra grande caratteristica del DNA dell’artigianato.

Sono asset questi che permettono all’artigiano di guardare all’Intelligenza artificiale con un atteggiamento che vede prevalere la fiducia sullo scetticismo. Non si può evidentemente negare che possano esserci dei rischi per posti di lavoro si possono perdere, ma è altrettanto vero che se ne stanno creando di nuovi e che il saldo si annuncia positivo, sempre che si sia in grado di giocare veramente bene la partita delle competenze, degli skill e della formazione. Granelli sottolinea come queste nuove competenze siano collegate a nuove opportunità, a un miglioramento della qualità dei prodotti, a forme di produzione sostenibile più efficienti e più sicure. E arriva al punto chiave della sua visione che è rappresentato dalla convergenza tra l’intelligenza artigiana e l’intelligenza artificiale.

Intelligenza artificiale e generazione di libertà

Davanti alla relazione tra forme di Intelligenza artificiale e umana Mauro Magati richiama a sua volta alcune distinzioni importanti, ricordando a scanso di equivoci che la macchina non ha relazioni, non vive esperienze, non conosce il dolore. L’intelligenza, il pensiero del vivente e il senso di responsabilità dell’umano sono gli elementi basilari che non si devono mai dimenticare nel momento in cui si lavora giustamente e con entusiasmo all’innovazione. Ma anche in questo caso non si deve mai trascurare che gli stessi ingredienti dell’innovazione, come la ricerca e la sperimentazione, sono una chiara e importante manifestazione della vitalità dell’umano.

Uno dei rischi più grandi con l’Intelligenza artificiale è quello di esserne travolti e l’unico antidoto a queste pulsioni si chiama libertà. Se vogliamo preservare la nostra libertà, sottolinea Magatti, occorre affrontare anche l’AI senza mai dimenticare le conquiste che ci hanno portato alla libertà: la democrazia, l’istruzione, il pensiero libero e la libertà di pensiero. Ma dobbiamo anche essere consapevoli che si tratta di una libertà che va continuamente rigenerata, va riconquistata, non limitandosi alla sola dimensione personale, ma coinvolgendo le relazioni, i territori, i percorsi di formazione, le scuole, il ripensamento stesso delle organizzazioni tradizionali. Magatti parla della necessità improrogabile di Generare libertà davanti a innovazioni potenti come quelle che arrivano con l’Intelligenza artificiale. In sostanza, per controbilanciare la crescita delle macchine abbiamo il dovere di far crescere l’intensità e la qualità dell’Intelligenza personale e dell’intelligenza collettiva.

AI: una sfida da affrontare in gruppo

Ed è sul concetto di una forma collettiva di intelligenza che si inserisce la visione di Granelli partendo dalla natura stessa degli artigiani, che descrive prima di tutto come dei bravissimi solisti, che con la loro inventiva e con le loro competenze hanno fatto grande il nostro paese, ma che oggi, per affrontare sfide come quella dell’Intelligenza artificiale, hanno bisogno di coordinamento, di dare vita assieme a un grande gioco di squadra nel quale inserire un impegno costante e deciso sulla formazione continua. Granelli ricorda a questo proposito il ruolo determinante delle associazioni che hanno anche il compito di sostenere e guidare questo coordinamento. Sempre di più, nella visione di Granelli, le associazioni devono diventare dei luoghi di contaminazione, di stimolo e devono contribuire ad allargare il raggio d’azione del pensiero, appunto per fare squadra e per essere meno individualisti. Ed è grazie a questa prospettiva che si può consolidare il ruolo di un artigianato che sia sempre di più un attore sia sul piano economico che su quello sociale.

Si tratta di un altro punto chiave nella relazione tra Intelligenza artificiale e Intelligenza artigiana, che è resa possibile dalla caratteristica dell’artigianato di garantire sempre una centralità della persona fatta di manualità, di pensiero, di cuore, di sentimento e di passione. Una centralità completa che deve servire alla costruzione di una Intelligenza artificiale capace a sua volta di rispettare la centralità e da questa sintesi tra Intelligenza artigiana e Intelligenza artificiale si possono creare e attuare nuovi modelli di impresa e nuovi percorsi di innovazione.

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