Visto dall’Italia il confronto in corso a COP28 a Dubai ruota prevalentemente intorno al tema dei combustibili fossili. La difficoltà di trovare un consenso sulla transizione energetica resta, come peraltro era accaduto anche a Glasgow (COP26) e a Sharm El-Sheikh (COP27), il principale ostacolo nella costruzione di una trasformazione sostenibile che permetta di rispettare gli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi. Accanto all’energia un altro grande fattore di trasformazione in grado di rispondere tanto agli obiettivi di mitigazione quanto a quelli di un adattamento ai cambiamenti climatici è rappresentato dalla trasformazione dei sistemi alimentari e dal ruolo che svolge nello specifico il settore agrifood. Il settore agritech italiano a fatto sentire la propria voce a COP28 con un contributo importante in relazione proprio al ruolo che può essere svolto dalle startup e dalle imprese più impegnate in progetti di innovazione, per indirizzare una capacità produttiva in grado di unire attenzione alle risorse, alla sicurezza alimentare, alla riduzione degli sprechi, alla qualità dei prodotti. Per comprendere il ruolo e le prospettive per l’agricoltura e l’agrifood in relazione agli obiettivi di COP28 ESG360 ha voluto raccogliere la testimonianza di Antonio Iannone, agrifoodtech professional e rappresentante di TheFoodCons, di ritorno da Dubai dove è stato tra i protagonisti dell’evento “Technology, AI and Innovation for Transformative Climate Action in Sustainable Agri-food Systems“.
Come valuti l’attenzione che a COP28 viene dedicata ai temi dell’agricoltura?
Devo dire più che ottima. Per il secondo anno consecutivo, l’agroalimentare ha avuto un padiglione interamente dedicato, l’Agrifood System Pavillon, con un payoff abbastanza esemplificativo: “The Future Of Food And Agriculture Solutions For Climate Change Is Here”
Più nello specifico sui temi dell’agricoltura, con piacevole sorpresa ho notato che in quasi ogni panel si è cercato di riportare gli agricoltori al centro della scena, e non in ruolo marginali come nell’attuale food system
Un altro tema di straordinaria importanza è quello dell’agricoltura rigenerativa, si tratta di una prospettiva ormai praticamente imprescindibile in qualsiasi progetto o iniziativa che intenda indirizzare i temi del cambiamento climatico. Non sono poi mancate occasioni di confronto sull’innovazione, sulla tecnologia, sul ruolo dei dati e sulla finanza
Che ruolo stanno svolgendo a tuo avviso le startup e l’ecosistema dell’innovazione agritech?
Intanto voglio ricordare che l’ecosistema agritech italiano è stato uno dei temi di uno specifico side event a testimonianza dell’importanza che sta assumendo il tema dell’innovazione tecnologica per questo settore.
Nello specifico del contesto italiano, l’agritech “rischia” di cannibalizzare l’intero comparto agrifood-tech. Gli investimenti in agritech quest’anno in Italia dovrebbero far registrare una crescita vicina al +90%
Una crescita che arriva prima di tutto perché le startup agritech italiane, nel complesso, stanno svolgendo un lavoro eccellente. Pensiamo a xFarm, Cynomys 3Bee, The Circle, ma anche Elaisian e IFarming. Parliamo di startup e scaleup già con un ruolo di leadership a livello europeo nel proprio comparto. In sintesi, l’agritech italiano è pronto a ritagliarsi un ruolo di primo piano sullo scenario globale.
In termini di aspettative come si sta guardando al mondo Food? Sino a qualche anno fa era primariamente un problema, possiamo dire che adesso sia parte della soluzione?
Tornando a COP28, altro tema in voga nel padiglione Agrifood è stato “Il food system impatta sul cambiamento climatico e viceversa”. Un concetto che la dice lunga sull’impatto e il ruolo del sistema agroalimentare nella lotta al climate change
In definitiva, food system e nello speficico agricoltura stabilmente al centro della scena, come parte della soluzione
Come valuti il ruolo e l’impegno dell’Italia, anche in termini di best practices, in un settore così importante come quello agroalimentare?
Se guardiamo alle grandi aziende l’impegno sull’innovazione e la sostenibilità è concreto e tangibile, a livello di investimenti, adozione di soluzioni tecnologiche e progetti green.
A livello di PMI, la mia impressione è che si possa e debba fare di più e in tal senso i fondi PNNR credo giocheranno un ruolo di primo piano e che gioveranno anche all’agricoltura
Parlando di agricoltura, c’è da considerare che la dimensione media dell’azienda agricola italiana (11,1 ettari) inferiore alla media europea (17 ettari), favorisce sicuramente lo sviluppo di pratiche green, ma al contempo rallenta l’adozione di soluzioni tecnologiche. Il solco è comunque tracciato, ma è necessario andare oltre gli slogan.