Ricerche

Un 2022 da dimenticare per la mobilità elettrica italiana

Nel 2022, secondo l’Osservatorio Smart Mobility dell’Energy & Strategy Group, l’Italia ha assistito a un calo del 15% delle immatricolazioni di vetture elettriche

Aggiornato il 28 Set 2023

veicoli elettrici ibridi

L’Italia non regge il passo con la crescita a livello globale dell’auto elettrica, mostrando anzi preoccupanti passi all’indietro, anche se lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica (storico tallone d’Achille della mobilità elettrica nazionale) lascia ben sperare per un’inversione di rotta del prossimo futuro. Questi i principali risultati dell’edizione del 2023 dell’Osservatorio Smart Mobility dell’Energy&Strategy, School of Management Politecnico di Milano.

I numeri di Italia ed Europa

Il dato di partenza sono i numeri molto positivi delle auto a batteria nel contesto internazionale: l’incremento maggiore si è verificato in Cina (+82% rispetto al 2021), poi in USA (+51%) e in Europa (+15%). Nel Vecchio Continente il numero complessivo di BEV e PHEV ha visto un tasso di aumento medio annuale del 70% dal 2018 al 2022, facendo passare la percentuale di immatricolazioni elettriche, sul totale, dal 2,5% al 22,9% in 4 anni (trend destinato a confermarsi nel 2023); al contrario, in Italia non si arriva nemmeno al 9%. A guidare la crescita nel 2022, in cifra assoluta, sono state Germania (oltre 820.000 unità), Regno Unito (quasi 370.000) e Francia (330.000), in percentuale invece Norvegia (quasi il 90% delle nuove immatricolazioni sono elettriche), Svezia (56%) e Danimarca (39%. In Italia, invece, il quadro è completamente diverso: nel 2022 si è assistito a un deciso rallentamento delle immatricolazioni (-15% rispetto al 2021) e anche il primo semestre del 2023 non ha mostrato quel “cambio di passo” che invece sarebbe assolutamente necessario, come peraltro previsto dal nuovo PNIEC (6,6 milioni di auto circolanti al 2030, contro i precedenti 6 milioni).

Le aspettative degli operatori

Eppure, secondo l’indagine dell’Energy & Strategy, le prospettive di mercato attese da punto di vista degli operatori non sono così catastrofiche, ma sono anzi in linea o addirittura più ottimiste rispetto all’anno precedente. “Questo conferma che gli operatori del settore hanno puntato e tuttora puntano forte su questo trend – commenta Simone Franzò, responsabile dell’Osservatorio Smart Mobility dell’Energy&Strategy, School of Management Politecnico di Milano -. Il punto di caduta su cui il Paese atterrerà nei prossimi anni dipenderà in primo luogo dalla capacità del policy maker, comunitario e nazionale, di disegnare un contesto normativo favorevole, ma anche dal contributo che verrà dagli acquirenti di mezzi elettrici, chiamati a cambiare le loro abitudini di utilizzo di un veicolo”.

La crescita della dotazione infrastrutturale

La nota positiva del report, come si accennava in precedenza, è rappresentata dalla dotazione infrastrutturale: a fine 2022 si stimavano circa 450.000 punti di ricarica ad accesso pubblico installati in Europa, l’86% di tipo “normal charge” (+29% rispetto al 2021) e il resto di tipo “fast charge” (+63% rispetto al 2021), cifre che confermano il trend di crescita degli ultimi anni a livello internazionale (+33% in Europa) e italiano (+44%). In Italia i numeri sono in linea con quelli europei: nel nostro Paese quasi 40.000 punti di ricarica ad accesso pubblico a fine 2022, di cui l’85% “normal charge” (+41% rispetto al 2021) e il resto “fast charge” (+57%). I punti di ricarica ad accesso privato, a partire da quelli residenziali, hanno riscontrato un aumento addirittura più rapido (370.000, +170%), trainato dal Superbonus, arrivando addirittura a superare il numero di autovetture in circolazione. Nei prossimi anni occorrerebbe, secondo il Polimi, un’ulteriore accelerazione delle ricariche pubbliche, ma al ritmo di crescita attuale i punti di ricarica pubblici passerebbero dai 38.500 di fine 2022 a 106.000 nei prossimi 8 anni, un traguardo valutato come insufficiente dal report.

La persistenza dei costi elevati

L’Osservatorio Smart Mobility dipinge poi un quadro in chiaroscuro sulle protagoniste della smart mobility, ovvero le auto: nel 2022 si è assistito a un trend positivo per quanto concerne la disponibilità della gamma di automobili full-electric (+31% di modelli). D’altro canto, il pesante rincaro delle materie prime ha avuto ripercussioni negative sui prezzi di vendita dei veicoli elettrici, riducendone ulteriormente la convenienza, così come il caro energia ha aumentato il costo di ricarica (tra il 5% e il 50% per quella accesso pubblico), che pur si mantiene in linea con il resto d’Europa. Non a caso una delle barriere principali alla diffusione della mobilità elettrica nel nostro Paese è ancora rappresentata dal prezzo d’acquisto ancora troppo alto. Lo conferma l’analisi del Total Cost of Ownership (su un periodo di 12 anni) che vede il costo iniziale pesare per circa il 70% sul TCO di un veicolo elettrico contro il 35-50% di uno tradizionale. L’aspetta al 2030, comunque, è quella di una decrescita dei prezzi dei veicoli, guidata soprattutto da una migliore accessibilità delle batterie agli ioni di litio.

Articolo originariamente pubblicato il 28 Set 2023

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Gianluigi Torchiani

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