La sostenibilità deve passare necessariamente dalla trasformazione delle città, dove tenderà sempre più a concentrarsi la popolazione mondiale. Un assunto ormai chiaro, come emerso dall’incontro ‘Raccontiamo la Città Sostenibile’, organizzato da ABB, che ha cercato di comprendere quali potranno essere le direttrici effettive della trasformazione delle aree urbane. Gli edifici in cui viviamo e lavoriamo, al di là della polemica cogente del Superbonus, sono destinati a essere un pezzo importante di questo cambiamento. L’architetto Stefano Boeri, ad esempio, ha ricordato come in Italia la grande maggioranza degli edifici sia stato costruita senza criteri energetici e di risparmio, con conseguenze negative dal punto di vista dei consumi: “In Italia abbiamo 14 milioni di casa, 8 delle quali costruite nel dopoguerra senza attenzione all’efficienza. Di questi 8 milioni almeno quattro milioni sarebbero completamente da sostituire”. Alle abitazioni e agli uffici si accompagnano nelle aree urbane anche lunghe distese di capannoni industriali, spesso vuoti e dunque incapaci di restituire un valore al territorio.
Il peso delle direttive europee
Il dibattito si è poi spostato sulla recente direttiva europea sulle “case green”, recentemente molto contestata nel dibattito pubblico italiano. Secondo il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, la normativa pone “obiettivi ambiziosi ma un’accelerazione in quella direzione è dovuta. Il ruolo della politica è avere una funzione trainante, poi sono possibili degli adattamenti in corso, ma se non c’è qualcuno che spinge non si fa nulla. Se vogliamo azzerare davvero le emissioni nette nel 2050 “non c’è alternativa: dobbiamo andare in quella direzione”. Sulla stessa linea anche Boeri, secondo cui “l’Europa pone degli obiettivi condivisibili e necessari. Dobbiamo adattarci e perseguirli in maniera ancora più rapida, se possibile”. Guido Davoglio Technical Director di Tekser ha allargato lo sguardo al contributo che può arrivare dalle moderne tecnologie digitali: “È col dato che costruiamo l’efficienza di edifici strutturati, su cui non si può intervenire più di tanto. La smartizzazione dell’edificio, che rende possibile anche gli scambi energetici tra attori diversi, può giocare un ruolo fondamentale, aiutando anche a fare il doppio salto di classe energetica”.
Una diversa pianificazione
Per traguardare l’obiettivo della decarbonizzazione occorrerebbe però delle corrette pianificazione a lungo termine, che coinvolgano i territori urbani nel loro complesso. Secondo Boeri, tutti sistemi urbani e tutte le aree metropolitane dovrebbero infatti darsi una visione al 2050 su mobilità energia e verde, cercando di affrontare tematiche come il cambiamento climatico e le diseguaglianze sociali. Una pianificazione che, però, dovrebbe essere completamente diversa da quella attualmente in vigore in Italia, estremamente farraginosa e incapace di affrontare questi temi in prospettiva. Anche secondo il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, c’è l’estrema necessità di avviare una serie di politiche “sul tema dell’energia, in modo da avere una maggiore produzione di rinnovabili e ridurre i consumi energetici, magari con strumenti meno impattanti rispetto al superbonus; sulla mobilità, per passare il più rapidamente possibile all’elettrico e al traporto pubblico locale; sull’economia circolare, il cui cuore è rappresentato dalla gestione del ciclo dei rifiuti”. Bergamo in questo senso potrà contare su circa 900 milioni di euro messi a disposizione dal PNRR, che permetteranno soprattutto di potenziare il trasporto pubblico urbano.
Il ruolo dell’elettrificazione
Resta il fatto che l’Italia deve ancora fare molta strada in avanti sulle Smart City: secondo l’ultima classifica globale redatta nel 2022 (Iese Cities In Motion Index) Londra è al primo posto seguita da New York e Parigi. Per trovare una città italiana si deve arrivare alla 57/a posizione, dove si colloca Milano, in coda a molte altre città europee.
Un elemento chiave per invertire la rotta è rappresentato secondo ABB dal paradigma dell’elettrificazione, ovvero l’utilizzo dell’elettricità in luogo degli altri vettori energetici. Una scelta sostenuta anche dalle normative europee che può abbattere l’impatto ambientale e consentire anche un cambio di approccio in diversi settori: “L’elettrificazione diventa lo snodo chiave delle città sostenibili grazie anche ai paradigmi partecipativi di produzione e di consumo di energia, che consentono di raggiungere la sostenibilità economica e sociale”, ha commentato Gianluca Lilli, Senior Vice President di ABB Italia. L’elettrificazione, può anche essere la chiave per abilitare nuovi paradigmi partecipativi di produzione e di consumo di energia, che possono a loro volta favorire nuovi modelli di sostenibilità economica e sociale.
Le opportunità della transizione
“L’analisi del Politecnico di Milano prevede che entro il 2025 ci saranno 40mila comunità energetiche in Italia ed entro il 2050 arriveranno a servire 260 milioni persone in Europa producendo il 45% di tutta l’energia che utilizzeremo”, ha aggiunto Lilli. Secondo Maria Cristina Papetti, Head of Global Sustainability Enel Grids, “serve un ecosistema a livello territoriale che possa aiutare a costituire queste comunità energetiche in quanto, rappresentano l’apertura verso nuovi paradigmi per la connessione e la generazione di energia rinnovabile”. Una formula apprezzata anche da Davoglio, secondo cui “se l’edificio non si apre al contesto circostante è chiaro che, soprattutto nelle città, dove ci sono vincoli, la possibilità di un cambiamento è limitata. In questo contesto la comunità energetica rappresenta un modello vincente, perché abilita la condivisione di energia elettrica tra chi la produce e la consuma a livello locale”.
C’è poi il capitolo della mobilità elettrica, dove Papetti rivendica alcuni risultati raggiunti da Enel (nel 2022 l’infrastruttura di ricarica è aumentata del 41%) ma ammette anche i limiti della situazione italiana, che complicano l’adozione di una tecnologia chiave per la sostenibilità delle nostre città.
Una strada che non può essere priva di ostacoli, dal momento – come ha ricordato Gori – che è naturale che ci sia una certa forma di resistenza al cambiamento, considerato che la transizione non è senza costi né fatica da parte di imprese, istituzioni e cittadini. Come ha però evidenziato Boeri, è forse anche necessaria una riflessione sul linguaggio, che è già stata fatta dalle giovani generazioni. Ovvero che occorre pensare alla transizione ecologica ed energetica soprattutto come a un’opportunità straordinaria per migliorare la nostra vita e quella delle città in cui viviamo.
Articolo originariamente pubblicato il 24 Feb 2023