Anche se nostre latitudini la decisione dell’Europa di dire addio ai motori endotermici in favore della mobilità elettrica crea ancora tantissime polemiche e resistenze di varia natura, il cambiamento di mercato in realtà sembra essere già pienamente avviato. Lo dimostra un report recentemente rilasciato da Boston Consulting Group (Electric Cars Are Finding Their Next Gear) che evidenzia i passi già compiuti dall’industria automobilistica e come il 2035 sia una data tutt’altro che impossibile. Pariamo dal presente: nel 2021 i veicoli elettrici (BEV), compresi gli ibridi, hanno rappresentato il 20% della produzione di autoveicoli leggeri, in crescita rispetto al 12% del 2020, mentre la quota delle auto a benzina e diesel (ICE) ha perso 9 punti percentuali. Nel prossimo futuro il trend verso l’elettrificazione delle auto sembra destinato ad accelerare, per tutta una serie di ragioni, a partire da quelle di carattere normativo: l’amministrazione Biden ha inasprito le norme sulle emissioni di gas di scarico in USA, mentre nella UE sono state elaborate politiche per ridurre del 55% le emissioni di tutte le auto in circolazione entro il 2030. C’è poi da considerare il mutato atteggiamento delle principali case automobilistiche mondiali: Toyota e Volkswagen hanno impegnato complessivamente 250 miliardi di dollari entro il 2030 in programmi per veicoli elettrici e batterie. La domanda, inoltre, è aumentata anche grazie agli incentivi e al calo dei costi di proprietà.
La crescita del mercato
Tanto che, come evidenziato nel report, si stima che i BEV rappresenteranno il 20% delle vendite globali di veicoli leggeri nel 2025 e il 59% nel 2035, ma a velocità diverse secondo il livello geografico. La posizione rigorosa dell’UE sulle normative ambientali spingerà a oltre il 90% delle vendite di veicoli leggeri in Europa entro il 2035. Anche la diffusione negli Stati Uniti e in Cina progredirà rapidamente, a differenza del resto del mondo, dove i BEV rappresenteranno solo il 35% delle vendite. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2035 la quota di mercato prevista per le vendite di nuovi veicoli a zero emissioni sarà superiore all’85% del totale, mentre i mild hybrid e ICE sfioreranno il 10%, seguiti dai full hybrid con meno del 5%. Si stima che per veicoli leggeri in circolazione, la quota di mild hybrid e ICE passerà dal 98% del 2021 a circa il 60,6% nel 2035, mentre i veicoli a zero emissioni dall’1% saliranno a oltre il 27% del totale.
L’accelerazione non sarà indolore per le case automobilistiche, che dovranno drasticamente aumentare i volumi di produzione e, in alcuni casi, riconsiderare i propri modelli di business, ad esempio aumentando le prestazioni dei motori elettrici e assicurandosi i diritti sulle tecnologie delle batterie di prossima generazione. Eppure il report Boston Consulting mette in evidenza un aspetto poco considerato da tutto il dibattitto in materia: ovvero quanto il boom dell’elettrificazione incida positivamente sulla salute del pianeta. Con lo stop ai veicoli ICE dal 2035, l’UE sarebbe sulla buona strada per azzerare le emissioni di CO2 nel suo parco auto entro il 2050. Cina e Giappone procedono spediti verso i rispettivi obiettivi, mentre è improbabile che il parco auto statunitense si trasformi
abbastanza rapidamente da raggiungere l’obiettivo dichiarato di una riduzione del 50% delle emissioni entro il 2030 (rispetto a uno scenario di riferimento del 2005).
I possibili ostacoli
Eppure ci sono ancora due ostacoli che potrebbero rallentare il ritmo di crescita del settore: la scarsità dei metalli necessari per la produzione di batterie elettriche rilevata nell’ultimo semestre, tra cui litio e nichel, i cui prezzi sono lievitati, e l’insufficienza di stazioni di ricarica che in alcuni Paesi sembra essere destinata a peggiorare nel prossimo futuro. Secondo l’analisi di BCG, negli USA saranno necessari 1,1 milioni di siti di ricarica pubblici nel 2025 e 2,3 milioni nel 2030 rispetto ai 100.000 del 2020. Eppure anche questi problemi potrebbero trovare una soluzione: secondo BCG, i produttori stanno creando siti di ricarica prefabbricati per ridurre i tempi di installazione e i governi stanno supportando progetti ambiziosi come la ricarica wireless dei VE, mentre le case automobilistiche e le aziende di servizi pubblici stanno lavorando a progetti pilota per aumentare la capacità e la flessibilità della rete. Per migliorare la resilienza della supply chain le case automobilistiche, i produttori di batterie e i fornitori di catodi stanno formando joint venture e investendo in miniere per garantire la sicurezza delle forniture e ottenere un vantaggio competitivo. I produttori di BEV, inoltre, stanno seguendo diversi percorsi tecnologici per attenuare l’esposizione al nichel e poter coprire le commesse. Anche sul tema dei costi, Davide Di Domenico, Managing Director e Senior Partner di BCG, è ottimista: “Le BEV sono ancora le più costose, ma non lo sono necessariamente le ibride né le plug-in. Bisogna inoltre considerare che ormai il total cost of ownership di un veicolo a batteria è inferiore a quello di un’auto con motore a combustione interna. Vero è che oggi i costi dell’elettricità sono alti e sulle
batterie incide il prezzo del nickel, ma anche in questo caso si tratta di una parentesi, che secondo noi durerà massimo due anni”.