ANALISI

openDBL – il progetto europeo per la conoscenza della costruzione ai fini della sostenibilità



Indirizzo copiato

Il progetto nato dalla collaborazione tra in2it Srl, e-Metodi Srl e CETMA, mira a sviluppare un sistema di benchmarking per valutare lo stato delle costruzioni e ridurre il loro impatto ambientale, nell’ottica di orientare le future decisioni sulla sostenibilità nell’edilizia

Pubblicato il 11 giu 2024

Andrea Tiveron

Fondatore e-Metodi e Docente di Sistemi digitali per il processo edilizio presso La Sapienza di Roma



Shutterstock_2166498331 (2)

Il fascicolo digitale del fabbricato aperto openDBL è un progetto europeo di ricerca nato su una iniziativa completamente italiana grazie alla partnership tra  le società in2it Srl ed e-Metodi Srl e al successivo coinvolgimento del CETMA il Centro di Ricerche Europeo di Tecnologie Design e Materiali di Brindisi.

Tra i suoi obiettivi c’è quello di proporre uno strumento di benchmarking di dati degli edifici al fine di realizzare un sistema comune per la valutazione dello stato generale delle costruzioni.

L’impatto della costruzione sull’ambiente

Secondo il rapporto “Building Materials and the Climate: Constructing a New Future”, pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e dallo Yale Center for Ecosystems + Architecture a settembre 2023 nell’ambito della Global alliance for buildings and construction (GlobalAbc), il settore delle costruzioni è responsabile di almeno il 37% delle emissioni globali di carbonio.

In realtà il settore è responsabile di un impatto ancor più generale sul consumo delle risorse e sulle emissioni di rifiuti.

Prima del famoso “accordo di Parigi”, il Green Building Council nel suo rapporto, “Verso Parigi 2015 – Gli stati generali sui cambiamenti climatici e la difesa del territorio”, riportava: “è dato condiviso che la costruzione e il funzionamento degli edifici nell’UE rappresenti la metà dei materiali estratti e del consumo energetico nonché circa un terzo del consumo idrico. Questo settore genera inoltre circa un terzo di tutti i rifiuti ed è associato a pressioni ambientali che insorgono in fasi diverse del ciclo di vita di un edificio, fra cui la fabbricazione dei prodotti da costruzione, la costruzione, l’uso, la riqualificazione/ristrutturazione dell’edificio, nonché la gestione dei rifiuti da costruzione”.

Non è un caso se con l’accordo di Parigi i paesi dell’UE si sono impegnati a mantenere l’innalzamento medio della temperatura globale sotto gli 1,5 °C e con il Green Deal europeo il taglio delle emissioni climalteranti del 55% entro il 2030 fino al loro azzeramento entro il 2050.

Rispetto al consumo delle risorse occorre dire, inoltre, che sempre secondo il rapporto dell’UNEP esiste una differenza fondamentale tra gli sforzi che l’edilizia ha compiuto per la riduzione delle emissioni della fase “operativa” degli edifici, quelle prodotte dal riscaldamento, dal raffreddamento e dall’illuminazione, rispetto a quelle relative alla componente “incorporata”, derivanti dalla produzione dei materiali da costruzione come in particolare cemento, acciaio, alluminio e vetro.

Mentre per le prime si prevede una diminuzione considerevole nei prossimi decenni (con proiezioni che indicano diminuzioni tra il 50 e il 75% delle emissioni totali del settore nei prossimi decenni), non altrettanto avviene per le seconde per le quali ancora c’è tanto da fare per la decarbonizzazione dei materiali convenzionali e la loro sostituzione con materiali maggiormente biocompatibili.

Ancora una volta appare come i produttori dei materiali e dei componenti della costruzione dovrebbero avere un ruolo centrale, mentre invece sembra che questi, anche nell’ambito del tema del BIM, quello che viene proclamato come una vera e propria “rivoluzione” del settore, risultino piuttosto in secondo piano se non addirittura assenti.

Lo scenario futuro di crescita

Infatti, sempre nel rapporto UNEP si mettono in evidenza altre grandezze, come quelle relative alle previsioni di crescita della popolazione e della ricchezza a livello globale, che spingono verso la necessità di urgenza nell’operare al fine di una riduzione delle emissioni nocive.

Anche questi due indicatori, infatti, rappresentano prospettive tali da dover suscitare una immediata reazione globale di reazione.

Da un lato, il rapporto “Demographic scenarios for the EU. Migration, population and education”, dell’International Institute for Applied Systems Analysis, secondo il quale nel 2060 la crescita demografica potrebbe raggiungere i 9,6 miliardi di persone.

Secondo i dati dell’Ocse, dall’altro, sempre nel 2060 in quasi tutto il mondo il PIL pro-capite avrà raggiunto i 40mila dollari, soglia sulla quale si posizionano oggi i Paesi Ocse che, a loro volta, raggiungeranno gli 80mila dollari.

In base a queste previsioni, si stima che la superficie costruita in tutto il mondo raddoppierà entro il 2060 con un ritmo per il quale ogni cinque giorni i nuovi edifici occuperanno una superficie della dimensione di una città come Parigi.

Di fronte a queste prospettive, su un versante completamente opposto, ci sono tutti coloro che da diversi anni si battono con sforzi spesso a singhiozzo per la riduzione del consumo di suolo considerando quest’ultimo come una delle risorse naturali più importanti da preservare, soprattutto considerando il periodo lunghissimo, circa 500 anni, per la rinaturalizzazione del territorio impermeabilizzato.

Evidentemente al raddoppio delle costruzioni corrisponderà un altrettanto raddoppio del consumo globale delle materie prime e di emissioni di carbonio e di rifiuti.

Gli usi antropici

Secondo lo studio “A resource for assessing exposure to environmental pollutants“del The National Human Activity Pattern Survey (NHAPS) gli americani trascorrono l’87% del tempo al chiuso, il 5,5% all’interno di un veicolo e solo il 7,6% all’esterno.

Questi dati mettono in evidenza come sia arrivato il momento di ripensare alla costruzione radicalmente, sia per la capacità di questa di generare maggiore propensione allo scambio con l’esterno, sia per la pressante necessità di riconsiderare la qualità percepita in fase di uso rispetto ad una costruzione capace di essere sempre di più simulazione delle condizioni naturali, al fine di consentire il fluire migliore dei ritmi biologici dell’uomo.

Fonte: https://www.researchgate.net/publication/252988142_The_National_Human_Activity_Pattern_Survey_NHAPS_A_Resource_for_Assessing_Exposure_to_Environmental_Pollutants

Un approccio olistico

Unendo insieme i dati fin qui esposti appare evidente come il settore delle costruzioni debba essere completamente riconsiderato con una visione olistica che sia capace di attivare fin da subito una completa trasformazione della sua stessa concezione, da settore dell’economia (molte volte impropriamente favorito per un rilancio di periodi depressivi) a vero e proprio centro di sviluppo della sostenibilità fisica e biologica dell’umanità

Lo scenario è dunque molto complesso e può essere affrontato solo interpretando tutte le dinamiche in gioco con un approccio sistemico di comprensione delle relazioni tra i diversi domini che impattano sul settore, tecnologico, antropologico, ecologico e sociologico, al fine di prospettare la risoluzione delle necessità di conoscenza sulla quale basare l’efficacia delle future improrogabili scelte.

Il ruolo di openDBL 

È per via di questa manifesta necessità di conoscenza che la Commissione Europea ha messo in atto un’azione di forte impulso per la realizzazione di una mappatura generale della costruzione che divenga il primo fondamentale passo da compiere in vista delle auspicabili necessità informative. 

È proprio rispetto a questo ultimo tipo di necessità che dal primo di gennaio 2023 è in fase di sviluppo, il progetto europeo openDBL come risposta al bando di ricerca Building a low-carbon, climate resilient future: Research and innovation in support of the European Green Deal

Realizzato da un consorzio costituito da 10 partner elencati qui di seguito in ordine alfabetico:

e tre siti di sperimentazione: Mislata in Spagna, Kifissia in Grecia e Ruvo di Puglia in Italia,

openDBL è un progetto che unisce esigenze di tipo informativo, tecnico e tecnologico diverse con un obiettivo generale volto alla conoscenza della costruzione al fine di consentire le scelte per il suo orientamento futuro.  

Un benchmark digitale

Tra tutti gli output del progetto, infatti, i partner del consorzio, sono determinati nella realizzazione di un sistema di benchmark, tra i dati tecnico-economici degli edifici, che possa consentire opportune scelte di tattica e strategia per una nuova visione della costruzione nel futuro.  

I parametri dapprima proposti al gruppo all’interno di tabelle confluiranno in una serie di dashboard di controllo che consentiranno la loro indagine finalizzata alla generazione di utili informazioni di confronto tra singole costruzioni e cluster aggregati.

Detti parametri, al momento, sono sottoposti ad una fase di revisione e saranno successivamente uniti a quelli prodotti dai sensori IoT applicati negli edifici degli enti di sperimentazione. 

Il dataset finale diventerà un esempio di fondamentale importanza per orientare le istanze europee verso l’adozione di un sistema comune di valutazione dello stato generale e puntuale delle costruzioni.

Esempio di interfaccia dei dati dell’edificio in openDBL

Articoli correlati

Articolo 1 di 5