Una delle armi più efficaci per contrastare la diffusione del Covid-19 è rappresentata senza dubbio dal rapido tracciamento dei contagiati e dei casi sospetti, così da evitare il moltiplicarsi dei focolai. Allo stesso tempo, però, il tracciamento intensivo delle persone apre degli interrogativi dal punto di vista della privacy. In quest’ottica un team internazionale di esperti e ricercatori guidato dal Professor Ramesh Raskar del MIT Media Lab – Massachusetts Institute of Technology – è impegnato nello sviluppo di MIT Safe Paths, un set di piattaforme e strumenti digitali open source che può aiutare a fronteggiare la diffusione del virus. Il progetto, al quale prendono parte alcuni ricercatori italiani, partecipa a Innova per l’Italia, l’iniziativa del Governo – MID, MISE e MIUR insieme a Invitalia che invita aziende, enti e centri di ricerca, università e altri soggetti pubblici e privati a proporre, attraverso le proprie tecnologie, un contributo nell’ambito della prevenzione, della diagnostica e del monitoraggio per il contenimento dell’emergenza sanitaria Covid-19 sull’intero territorio nazionale. In poche parole, la tecnologia MIT Safe Paths consente alle autorità sanitarie di segnalare ai cittadini via smartphone un possibile contatto avvenuto con una persona risultata positiva, preservando la privacy sia dell’utente del cellulare sia del soggetto contagiato.
Safe Paths prevede una app per smartphone chiamata PrivateKit, già disponibile anche in italiano per iOS e Android e scaricabile da Google Play Store e Apple App Store, e un’applicazione web denominata Safe Places. Una volta scaricata sul cellulare e attivata correttamente, PrivateKit consente di confrontare il “diario” personale delle localizzazioni salvate sul proprio dispositivo con la cronologia delle posizioni dei soggetti contagiati – aggregate, in forma anonima e ‘oscurate’. In questo modo l’utente ha la possibilità di controllare con precisione se è stato esposto al contatto con qualcuno risultato successivamente positivo. L’applicazione web Safe Places è invece lo strumento a disposizione delle autorità sanitarie che aggrega le informazioni dell’app, consentendo il tracciamento delle localizzazioni dei soggetti contagiati, proteggendo la privacy sia di questi ultimi sia dei luoghi che hanno frequentato.
“Oltre alla diagnosi rapida e all’isolamento dei casi di contagio sospetti o confermati, la possibilità di informare velocemente i cittadini nel caso in cui siano stati a contatto con un soggetto risultato positivo si rivela un fattore vitale per limitare la diffusione del virus – afferma Francesco Benedetti, ricercatore post-dottorato al Dipartimento di Ingegneria Chimica del MIT -. A oggi, il processo di raccolta delle informazioni utili per il tracciamento dei contatti richiede molto tempo, è incompleto e soggetto a errori di memoria, sottrae risorse agli operatori sanitari e genera alcune preoccupazioni in merito alla privacy”.