L’emergenza Covid-19 sta causando per le aziende una serie di conseguenze sui ricavi, la redditività e la supply chain, e su questo i manager sono impegnati in tempo reale, riconfigurando l’allocazione di capitale e in prospettiva ripianificando le operazione di merge & acquisition. Sono i dati principali della ventiduesima edizione del Global Capital Confidence Barometer (Ccb), survey di EY che prende a campione oltre 2.900 top manager in 46 paesi.
Il 73% degli intervistati si dice consapevole del fatto che l’emergenza coronavirus avrà un forte impatto sull’economia globale nei prossimi 12 mesi, e si verificheranno interruzioni nella catena logistica e un consistente calo dei consumi. Alla luce di questo i dirigenti sono impegnati a rivedere i modelli operativi in modo che possano adattarsi e rispondere alla crisi. Il 52% delle aziende sta così prendendo provvedimenti per cambiare il proprio assetto attuale, e il 41% sta investendo nell’accelerazione dell’automazione. “Dal sondaggio – spiega EY in una nota – emerge che quasi la metà dei dirigenti intervistati (49%) riporta margini di profitto uguali o inferiori a due anni fa, anche prima dell’attuale crisi, e mentre l’economia globale rallenta, la grande maggioranza delle aziende (95%) si sta preparando per ulteriori pressioni al ribasso sui margini”.
I cambiamenti causati dall’emergenza coronavirus hanno così messo i 72% delle società, secondo il sondaggio, nella condizione di avviare iniziative di trasformazione prevede di condurre con più frequenza strategie di revisione del portafoglio di attività. Così, se si sposta lo sguardo a quando l’emergenza sarà rientrata, l’intenzione degli intervistati è di dare priorità a considerare nuovi investimenti in ambito tecnologico e digitale (73%) e nell’allocazione di capitale all’interno del proprio portafoglio (71%).
Altra priorità su cui i manager sono impegnati è quella di pianificare il futuro cercando di interpretare la situazione ce si creerà da qui ai prossimi mesi: il 54% degli intervistati prevede un rallentamento dell’economia destinato a prolungarsi fino al 2021, mentre il 38% immagina che si possa tornare ai livelli pre-crisi già nell’ultimo quarto del 2020. Soltanto l’8% infine prevede una recessione prolungata destinata a durare fino al 2022.
Questo quadro, con la maggior parte delle aziende che ipotizza una ripresa nel medio termine – spiega infine EY – l’intenzione di perseguire progetti di fusioni o acquisizioni nei prossimi 12 mesi rimane ai livelli relativamente elevati (54%) osservati nell’ultimo periodo. “A seguito dell’emergenza da Covid-19 – conclude la nota – i dirigenti a livello globale affermano che si concentreranno maggiormente sulla flessibilità delle aziende target di adattarsi a periodi alterni del ciclo economico, nella valutazione delle acquisizioni (38%) e che sono pronti a vedere scendere le valorizzazioni delle transazioni (39%)”.