Costi energia elettrica delle aziende: il ruolo cruciale del risk manager per il risparmio energetico – I parte

Che cosa sono il risk management e il programma di gestione nell’energia? Quali sono i tre maggiori fattori di rischio per il settore energetico e le cinque strategie per la gestione dell’energia? Cosa significa Etrm? Quali sono i rischi delle energie rinnovabili? Cerchiamo di dare risposta a queste domande

Pubblicato il 14 Nov 2022

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La crisi energetica dell’Europa, le incertezze determinate dalla guerra russo-ucraina, gli effetti nefasti della situazione congiunturale creatasi, sono sotto gli occhi di tutti. I sondaggi mostrano che le imprese sono sempre più colpite dall’aumento dei costi energetici e dall’indebolimento della domanda. Naturalmente la situazione attuale ha spinto l’Unione Europea e tutti gli Stati membri a mettere tra le priorità una nuova organizzazione delle politiche energetiche con l’obiettivo di prevenire, preparare e gestire le crisi. Tra gli obiettivi comuni si percorre l’intento di trovare assetti comuni per la valutazione del rischio, piani di contrasto alle minacce, strategie per la gestione delle crisi elettriche, attraverso la valutazione e il monitoraggio dei sistemi. Tra le misure predisposte dalle autorità competenti di ciascuno Stato troviamo la predisposizione di un piano di preparazione al rischio basato sugli scenari regionali e nazionali di crisi dell’energia elettrica. Questo piano consiste in misure nazionali, regionali e, ove applicabile, bilaterali pianificate e adottate per prevenire, preparare e mitigare le crisi di tipo energetico.

Che cos’è il risk management nell’energia?

Sulla base di questi presupposti la gestione dell’energia diventa fondamentale per affrontare in maniera puntuale i rischi. La reazione a queste minacce implica lo sviluppo e l’adattamento di modelli per gestire gli asset energetici e costruire strategie di trading di materie prime. Le soluzioni adottate in materia di Energy Risk Management (ERM) aiutano gli analisti a rispondere alle mutevoli richieste e ai vincoli operativi.

Cercando di riassumere i vantaggi dell’ERM possiamo includere:

  • Maggiore consapevolezza sui rischi a cui è esposta l’organizzazione e capacità di risposta efficace;
  • Maggiore fiducia nel raggiungimento degli obiettivi strategici;
  • Miglioramento della conformità ai requisiti legali, normativi e di reporting;
  • Maggiore efficienza ed efficacia delle operazioni.

Che cos’è il programma di gestione dell’energia?

Tra le operazioni di contrasto alle minacce arrecate al settore energetico, soprattutto nell’ottica di monitorare i consumi, è fondamentale predisporre un valido sistema di gestione dell’energia (EMS) ossia procedure che consentano di controllare e monitorare le utenze e i dispositivi che consumano elettricità in modo da poter analizzare e scoprire eventuali anomalie e ottimizzare le risorse.

L’EMS, nello specifico, fornisce informazioni dettagliate sull’utilizzo dell’energia in modo da poter ridurre i consumi, i costi delle utenze, massimizzando la funzionalità e il comfort.

Un EMS generalmente coinvolge tre componenti:

  • sensori di misurazione che misurano il consumo di energia;
  • un sistema di controllo che trasmette comandi dall’interfaccia EMS;
  • dispositivi controllati effettivi, come unità di condizionamento, macchinari o luci.

L’uso corretto di un EMS aiuta le aziende a identificare le opportunità per adottare e migliorare le tecnologie di risparmio energetico, comprese quelle che non richiedono necessariamente un investimento di capitale elevato.

Secondo l’Organizzazione internazionale per la standardizzazione (ISO), un sistema di gestione dell’energia implica lo sviluppo e l’attuazione di una politica energetica, la definizione di obiettivi raggiungibili per il consumo energetico e la progettazione di piani d’azione per raggiungerli misurando i progressi.

Ciò potrebbe includere l’implementazione di nuove tecnologie efficienti dal punto di vista energetico, la riduzione degli sprechi energetici o il miglioramento dei processi attuali per ridurre i costi energetici.

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Quali sono i tre maggiori fattori di rischio per il settore energetico?

Continue sfide globali e minacce poste dalla pandemia di COVID-19, divisioni politiche e scontro di potenze militari, disordini sociali ed economici, intelligenza artificiale (AI), automazione e altre tecnologie digitali in rapido sviluppo, passaggio rapido ad ambienti di lavoro virtuali e remoti, cambiamenti nel panorama geopolitico, spostamento delle preferenze e dei dati demografici dei clienti, filiere fragili, incendi e uragani, violazioni informatiche su vasta scala.

Questi e una miriade di altri importanti fattori di rischio contribuiscono tutti a livelli significativi di incertezze, rendendo estremamente difficile prevedere quali rischi potrebbero trovarsi appena oltre l’orizzonte.

Gli eventi imprevisti si stanno svolgendo a un ritmo record, portando a enormi sfide. Nessuno è immune dai significativi livelli di incertezza e l’obiettivo principale dei consigli di amministrazione è quello di essere vigili nello scrutare l’orizzonte alla ricerca di problemi emergenti.

Poiché nessuno può anticipare tutto ciò che avverrà nel futuro, le organizzazioni dovranno concentrarsi sulla costruzione di culture resilienti basate sulla fiducia, guidate da leader capaci in grado di ruotare alla velocità del cambiamento.

La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto drammatico sulle aziende del settore energia e sembra che queste organizzazioni siano più preoccupate che mai per la crescita futura.

Questa preoccupazione è sottolineata dal fatto che tutti i primi cinque rischi del 2021 per il gruppo industriale sono macroeconomici o strategici. In confronto agli anni precedenti, in cui quattro dei primi cinque rischi principali erano operativi.

Riassumendo, quindi, è possibile, a livello macro, riassumere i rischi del settore energia in:

  • macroeconomici che possono influenzare le opportunità di crescita dell’organizzazione;
  • strategici che l’organizzazione deve affrontare e che possono influenzare la validità della strategia per perseguire opportunità di crescita;
  • operativi che potrebbero influenzare le operazioni chiave dell’organizzazione nell’esecuzione della propria strategia.

Quali sono le cinque strategie per la gestione dell’energia?

Tra le sfide in cui si trova attualmente impegnata l’UE nel settore dell’energia figurano la crescente dipendenza dalle importazioni, la diversificazione limitata delle fonti energetiche, i prezzi elevati e volatili dell’energia, l’aumento della domanda di energia a livello mondiale, i rischi per la sicurezza nei paesi di produzione e di transito, le crescenti minacce poste dai cambiamenti climatici, la decarbonizzazione, la lentezza dei progressi nel settore dell’efficienza energetica, le sfide poste dall’aumento della quota delle fonti energetiche rinnovabili, nonché la necessità di una maggiore trasparenza e di un’ulteriore integrazione e interconnessione dei mercati energetici.

Il cuore della politica energetica dell’UE è costituito da un’ampia gamma di misure volte a conseguire un mercato energetico integrato, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e la sostenibilità del settore stesso.

In virtù dell’Unione dell’energia (2015) i cinque principali obiettivi della politica energetica dell’UE sono i seguenti:

  1. diversificare le fonti energetiche dell’Europa, garantendo la sicurezza energetica attraverso la solidarietà e la cooperazione tra i paesi dell’UE;
  2. garantire il funzionamento di un mercato interno dell’energia pienamente integrato, che consenta il libero flusso dell’energia all’interno dell’UE mediante infrastrutture adeguate e senza ostacoli tecnici o normativi;
  3. migliorare l’efficienza energetica e ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia, ridurre le emissioni e stimolare l’occupazione e la crescita;
  4. de-carbonizzare l’economia e passare a un’economia a basse emissioni di carbonio, in linea con l’accordo di Parigi;
  5. promuovere la ricerca riguardo alle tecnologie energetiche pulite e a basse emissioni di carbonio e dare priorità alla ricerca e all’innovazione per guidare la transizione energetica e migliorare la competitività.

L’articolo 194 TFUE del trattato di Lisbona rende alcuni settori della politica energetica materia di competenza concorrente, segnando un passo avanti verso una politica energetica comune. Ogni Stato membro mantiene tuttavia il diritto di «determinare le condizioni di utilizzo delle sue fonti energetiche, la scelta tra varie fonti energetiche e la struttura generale del suo approvvigionamento energetico» (articolo 194, paragrafo 2).

Quali sono le due cause dell’insicurezza energetica?

La guerra in Ucraina, facendo da vero e proprio catalizzatore, ha fatto emergere una tensione di fondo nella questione della sicurezza energetica dei Paesi industrializzati: da un lato, la decarbonizzazione dei sistemi energetici promette di far venir meno l’instabilità connessa alla dipendenza dalle fonti fossili prodotte in aree instabili del Pianeta. Dall’altro lato, la tempistica inevitabilmente decennale della transizione implica la centralità di quelle stesse fonti fossili per gli anni a venire, in un quadro in cui, però, le aziende occidentali stanno riducendo gli investimenti a fronte dei vincoli ambientali e l’offerta appare destinata a concentrarsi in pochi produttori (mediorientali e russi) a basso costo.

Il quadro è ulteriormente complicato dal fatto che, anche a transizione compiuta, i sistemi energetici occidentali appaiono destinati a essere tutt’altro che al sicuro dalla geopolitica.

Il trend generale verso l’elettrificazione che accompagna la transizione implica un cambiamento di materie prime rilevanti per la sicurezza energetica, non un affrancamento dall’utilizzo di materie prime.

In altre parole, alla dipendenza dagli idrocarburi sarà in misura crescente sostituita una dipendenza da altre materie prime (rame, litio, nichel) che, per ragioni geologiche e ambientali, sono prodotte in maniera marginale in Europa.

I Paesi produttori, esattamente come accadde nel secolo scorso con petrolio e gas, si troveranno inondati di investimenti e di rendite.

Le risposte possibili sono molte e, verosimilmente, occorrerà fare ricorso a tutti gli strumenti. La diversificazione dei fornitori è sicuramente il primo.

L’altro grande strumento è la tecnologia. La priorità potrebbe essere quella di sviluppare sia filiere energetiche (come nel caso della rinascita dei programmi nucleari, al momento avviata da Francia e Regno Unito) che promettono maggiore autonomia e sicurezza, sia soluzioni tecnologiche in snodi critici della filiera elettrica (come le batterie) sempre più autonome da soggetti, come quelli basati in Cina, che potrebbero farne un uso politico in danno dell’Occidente.

Cosa significa Etrm? Trading energetico e gestione del rischio

Il trading energetico e la gestione del rischio (ETRM) implica lo sviluppo e l’adattamento di modelli per gestire gli asset energetici e costruire strategie di trading di materie prime. Queste applicazioni ETRM aiutano gli analisti a rispondere alle mutevoli richieste e ai vincoli operativi.

Le attività critiche dell’ETRM includono:

  • Importazione e visualizzazione di dati energetici da più fonti;
  • Costruzione di modelli predittivi di serie temporali di energia;
  • Esecuzione di simulazioni per la valutazione e la valutazione del rischio;
  • Ottimizzazione delle risorse fisiche di generazione e archiviazione;
  • Distribuzione di applicazioni di trading di energia e gestione del rischio sui sistemi aziendali.

Quali sono i rischi delle energie rinnovabili?

Il mercato delle energie rinnovabili è ricco di molte opportunità, ma anche costellato di rischi e incertezze, soprattutto quelle che utilizzano tecnologie non ancora diffuse su vasta scala, come ad esempio l’eolico offshore su piattaforme galleggianti.

Un rapporto della società di consulenza globale Willis Towers Watson afferma che le aziende attive nel settore dell’energia stanno per affrontare un periodo ricco di sfide e cambiamenti.

Tra le società più esposte ai futuri rischi ci sono quelle che gestiscono le centrali a carbone, perché molte compagnie assicurative, soprattutto europee, hanno deciso o stanno decidendo di non assicurare più le attività di generazione elettrica che utilizzano carbone/lignite.

Ricordiamo poi che tra banche, istituti finanziari, fondi sovrani, fondi pensione, assicurazioni e così via, sta crescendo continuamente il numero di soggetti pubblici-privati che aderiscono alla campagna mondiale di disinvestimento dalle risorse energetiche fossili.

Negli ultimi anni c’è stata una grossa uscita dei fondi d’investimento dalle aziende legate all’estrazione e alla gestione del carbone o che comunque traggono la maggior parte dei loro profitti dalla produzione e lavorazione del carbone.

È d’obbligo per tutti i governi, le società e gli investitori un confronto con il cambiamento climatico e una profonda redistribuzione dei capitali investiti, cercando così di ridurre i rischi associati alle attività economiche incentrate sull’utilizzo di risorse energetiche inquinanti.

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Considerazioni analoghe a quelle sopra esposte sono da trasportare sui potenziali rischi per le energie rinnovabili.

In particolare, lo sviluppo di alcune tecnologie innovative, come le pale eoliche sempre più grandi e quindi capaci di “catturare” più vento o la realizzazione di parchi eolici su piattaforme marine flottanti, potrebbe essere frenato dai timori delle società di assicurazione; queste ultime, infatti, potrebbero decidere di non assumersi i rischi collegati all’uso di tecnologie che devono ancora esprimere la loro maturità dal punto di vista tecnico-commerciale.

Non dimentichiamo poi i costanti rischi geopolitici per le rinnovabili. Ad esempio, la possibilità che singoli governi cambino le norme che regolano gli incentivi alle fonti pulite, andando così a impattare sui piani d’investimento definiti in precedenza dalle aziende.

Le fonti rinnovabili poi presentano rischi elevati, in alcune circostanze, per quanto riguarda fattori come la variabilità meteorologica, la volatilità dei prezzi elettrici sui mercati dell’energia, possibili colli di bottiglia sulle linee di trasmissione/distribuzione (ad esempio quando c’è un’elevata produzione da eolico-fotovoltaico che la rete non è in grado di assorbire), senza dimenticare i costanti rischi di attacchi informatici.

Bibliografia

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Alberto Stefani

CEO di Ellypsys

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