A quanti di noi è capitato di sudare freddo vedendo che una fattura importante non era stata saldata entro la scadenza da un cliente e, anzi, continuavano ad accumularsi i ritardi? Ad altri ancora è capitato di non vedere mai arrivare il saldo di un lavoro svolto, nonostante la necessità di pagare i dipendenti, i fornitori, lo Stato…
Non c’è dubbio che, nella comune percezione del rischio che un imprenditore ha, il rischio cliente primeggi e sia costantemente in cima ai suoi pensieri. Basti a dimostrarlo l’enorme business sviluppato nel settore dell’assicurazione del credito negli ultimi due decenni.
Siamo sicuri che basti? Assolutamente no! Chi si occupa di gestione di rischio lungo la supply chain si sta infatti battendo per evidenziare e portare finalmente all’attenzione degli imprenditori un’area grigia forse troppo trascurata, se non addirittura dimenticata, nel passato: il rischio di fornitura. E’ il caso di Switch: la metodologia sviluppata dal Laboratorio RISE dell’Università di Brescia, per individuare tempestivamente e mitigare i rischi più significativi nel lato a monte delle filiere.
Cos’è il rischio di fornitura
Un rischio è, per definizione, il prodotto tra la probabilità che un evento accada e la quantificazione del suo impatto nel caso in cui tale evento si verifichi. Tradotto in un linguaggio più consono al mondo dell’impresa. Quanto è probabile che un fornitore, per voi importante, se non addirittura fondamentale, da un momento all’altro, senza che ne abbiate saputo leggere per tempo i segnali, non sia più in grado di rifornirvi? Cosa potrebbe accadere, in una situazione simile, alla vostra produzione? Alle vostre consegne? Ai vostri bilanci? Quanto tempo ci mettereste a recuperare e riportare la produzione a regime? Avete provato a quantificare economicamente il danno che un evento di questo tipo potrebbe generare alla vostra impresa? Per ogni particolare fornitore, stiamo parlando di un impatto sostenibile oppure potenzialmente devastante?
Immagino che, a seguito di queste domande, stiate iniziando a intuire l’importanza e la complessità della tematica. Immagino anche che la piccola platea dei miei lettori si stia ora dividendo in due fazioni. Da un lato, chi, in preda al panico, si pone improvvisamente mille dubbi sull’affidabilità della propria catena di fornitura, dall’altro chi, più spavaldamente, si sente sicuro, in quanto ha sempre avuto la situazione sotto controllo e sa benissimo quali sono i fornitori importanti per la propria azienda.
Qual è quindi la reazione corretta? A mio avviso nessuna delle due. Il modo giusto per affrontare il problema è implementare strumenti e procedure razionali che tengano costantemente sotto controllo il rischio di fornitura e che permettano di avere feedback costanti e affidabili senza lasciare spazio a eccessive paure o troppa sicurezza. In un mondo sempre più complesso e globalizzato, non bastano più l’intuito e la prudenza! Servono informazioni affidabili e algoritmi in grado di supportare il management nelle decisioni. La vostra azienda ha già implementato procedure di questo tipo?
Come misurare il rischio di fornitura
A dire il vero, mentre, come abbiamo detto, i servizi di gestione del rischio di credito sono ormai diffusissimi e, sul mercato, vi è l’imbarazzo della scelta, l’analisi de rischio di fornitura è decisamente una novità e troverete ben pochi, o forse nessuno, strumenti pronti all’uso.
In questo scenario, il laboratorio RISE dell’Università di Brescia, ha sviluppato Switch, un servizio in grado di supportare a pieno le aziende, grazie a collaudati algoritmi proprietari, sia nella misurazione e quantificazione personalizzata del rischio nascosto dietro ogni fornitore, sia nell’identificazione delle corrette azioni di risposta, mirate a eliminare o ridurre quel rischio.
Vediamo ora come funziona Switch.
L’asse delle probabilità
Abbiamo parlato di due valori fondamentali, probabilità di interruzione della fornitura e impatto economico, il cui prodotto è in grado di fornirmi la misura dell’esposizione al rischio. La probabilità quindi. Da cosa deriva? Quali sono i fattori di rischio principali da tenere in considerazione? Secondo il RISE, oltre al rischio di fallimento, che ovviamente la fa da padrone e che, secondo le nostre ricerche, rappresenta più della metà dei casi reali di interruzione di fornitura, in futuro si dovranno analizzare con la dovuta attenzione anche una serie di altri rischi. Vediamoli quindi in dettaglio uno per uno:
• Rischio finanziario: è il primo a cui pensiamo, quello che spaventa di più, ma forse anche quello più facile da controllare, se si accede alle giuste informazioni e ai giusti strumenti. Tipicamente le fonti primarie di informazioni sono i bilanci depositati dalle aziende negli anni precedenti, ma, a volte, è necessario fare qualche approfondimento in più. Switch si avvale di sofisticati algoritmi previsionali che confrontano dinamicamente gli indici di bilancio di ogni fornitore posto sotto esame con quelli di circa 700.000 aziende per prevedere nel tempo l’evoluzione della situazione. Tipicamente si può accedere, in un determinato anno, ai dati di bilancio dell’anno precedente. L’algoritmo utilizzato permette di stimare l’evoluzione dinamica fino all’anno successivo a quello in corso, con altissimi livelli di affidabilità previsionale.
• Rischio naturale: nei siti produttivi del nostro fornitore, si possano verificare eventi disastrosi non controllabili dall’uomo (terremoti, alluvioni, incendi, uragani,…). Tali eventi possono mettere profondamente in crisi, se non addirittura interrompere per lungo tempo, le attività economiche. L’entità dei danni generabili non è solo funzione di fattori geologici e climatici, legati all’area geografica, ma va ovviamente corretta in funzione delle normative di sicurezza richieste dal paese e delle tecnologie di protezione presenti nei siti produttivi di nostro interesse.
• Rischio paese: in esso considereremo tutte le minacce di natura geopolitica ed economica legate allo stato in cui risiedono il quartier generale del fornitore sotto analisi e i siti produttivi di nostro interesse. Quanto può accadere ha varia natura. Pensando a fatti recenti notiamo subito rischi legati a forti oscillazioni valutarie, barriere politiche commerciali (embargo), introduzione di dazi, cambi repentini di regime con forti contraccolpi all’economia di un paese,…
• Rischio infrastrutturale: pensiamo in particolare alla logistica: le strade, le ferrovie, le tratte marittime,… Sono affidabili e consolidate? Operano su di esse operatori logistici forti e affidabili? I loro sistemi fisici e informativi sono in grado governare i mutamenti più o meno improvvisi che si possono verificare nel futuro? Pare ovvio, ma non scontato evidenziare che, anche nel caso in cui il sito produttivo del nostro fornitore non avesse problemi di sorta, ma nessuno fosse più in grado di consegnarci la merce, l’effetto per noi sarebbe sempre lo stesso: una interruzione di fornitura.
L’asse degli impatti
È questo il cuore dell’analisi di Switch, ciò che permette azionare lo zoom sul caso specifico di ogni azienda. Se, infatti, la probabilità del default di un fornitore è un elemento oggettivo e invariante dal punto di vista di ognuna delle aziende cliente, l’impatto è totalmente soggettivo. Detto in altre parole: capire quanto varrebbe in euro il danno derivante dal fallimento di un vostro fornitore chiave è un numero che riguarda solo ed esclusivamente la vostra azienda. Il vostro principale concorrente, che ipoteticamente si avvalesse dello stesso fornitore, avrebbe a che fare con impatti completamente diversi. Questo perché tali impatti sono fortemente connessi alle motivazioni per le quali utilizzate quel fornitore, alle possibili alternative che vi siete costruiti, al modo in cui i suoi prodotti/servizi si innestano nel vostro sistema logistico-produttivo e a come essi insistono sui vostri margini di ciascuna delle vostre linee di prodotto.
In particolare Switch identifica 3 grandi aree della vostra azienda impattabili dall’improvvisa interruzione di una fornitura:
• Area source: ovvero gli acquisti. Partiamo dall’ovvia osservazione che, se state lavorando con un fornitore, è perché in questa relazione ravvisate degli elementi positivi, dei vantaggi che qualcun altro non vi avrebbe potuto dare. Stiamo parlando di differenziali di costo, tempi di consegna, qualità di prodotto/servizio, termini di pagamento vantaggiosi, … Se tutt’a un tratto il fornitore sparisse, sareste costretti a rivolgervi a un altro fornitore, perdendo, di fatto, quei vantaggi competitivi prima presenti.
• Area make: spesso un componente acquistato è stato certificato, da solo o in un assieme e cambiarlo rende necessario ricertificare. In altri casi si ha a che fare con prodotti customizzati o, addirittura, che impiegano strumenti speciali realizzati appositamente per quella produzione. È il caso tipico dello stampaggio di componenti plastici, che richiedono la costruzione di uno stampo dedicato. In ognuno di questi casi, con un’ovvia scala crescente di gravità, sarà necessario investire tempo e denaro per riportare la produzione a regime
• Area deliver: come abbiamo visto poco sopra, perdere un fornitore comporta, potenzialmente costi maggiori, ma anche un aumento dei tempi di consegna e una riduzione della qualità. Tutte queste problematiche possono generare seri problemi anche sul fronte delle vendite. Si possono verificare cancellazioni d’ordine, contestazioni, richieste di extra-sconti a compensazione o penali, fino ad arrivare ai casi peggiori di perdita definitiva del cliente o, addirittura, di grave danno d’immagine all’azienda. Tipicamente la gravità di questa tipologia di impatto è correlata al grado di specializzazione della fornitura persa e, quindi, ai tempi di ripristino necessari.
La combinazione degli impatti nelle tre aree di cui sopra genera l’impatto complessivo di ogni possibile interruzione di fornitura.
Il risultato
L’analisi viene preferenzialmente svolta almeno sui 100 fornitori più importanti, ma la metodologia è completamente scalabile e non pone limiti da questo punto di vista.
Dopo aver calcolato, per ogni fornitore scelto, la probabilità di default e il valore monetario dell’impatto del fallimento sulla nostra specifica azienda, possiamo rappresentare i risultati in una matrice analoga alla seguente, nella quale ogni sfera rappresenta un fornitore e il volume della stessa è proporzionale al volume di acquistato.
È facilmente intuibile come i fornitori rappresentati in basso a sinistra della matrice non debbano essere oggetto di preoccupazione, mentre chi sta nel quadrante in alto a destra merita un approfondimento, soprattutto nell’ottica di pianificare delle azioni mirate alla riduzione dell’esposizione al rischio quali, per esempio, l’introduzione di un secondo fornitore per quell’area, oppure il ribilanciamento tra vari fornitori fino ad arrivare, in casi estremi, a un completa sostituzione dello stesso. Ulteriori informazioni in relazione alla metodologia Switch sopra descritta, sono reperibili sul sito https://www.rischiodifornitura.it/.