Difficile, anzi rischioso, pensare di non mettere a punto una strategia Big Data in un momento storico in cui l’analisi dei dati può portare reale valore aggiunto al business delle imprese. Ne è convinto Giovanni Giuffrida, Ceo e cofondatore di Neodata, società italiana specializzata in tecnologie di analisi di Big Data, con uffici a Milano, Catania, Madrid e Los Angeles. “I rischi di una mancata implementazione di una adeguata strategia di Big Data sono ovviamente sempre connessi alla tipologia specifica dell’azienda e alle sue dimensioni. In generale, però, non c’è dubbio che il rischio del mancato approccio di una cultura basata sui dati sia quello di perdere nuove opportunità di business o addirittura di scomparire dal mercato. Prendiamo ad esempio il mondo del car sharing: come mai in questo settore non esiste nessuna compagnia legata ai nomi storici del noleggio auto ma sia piuttosto appannaggio di aziende che ne erano del tutto estranee? Il punto è che questi incumbent sono riusciti a organizzare un nuovo servizio basato sull’utilizzo intensivo dei dati, al contrario delle aziende legate tradizionalmente a questo mondo”.
NeoData: quindici anni di esperienza nell’advertising on line
Della importanza della cultura del dato è ovviamente convinta Neodata, che può vantare quindici anni di esperienza in questo campo. Per la precisione, già nel 2004 Neodata ha portato l’innovazione nel mondo della pubblicità on line, mettendo a punto tecnologie capaci di aiutare brand, publisher, broadcaster e agenzie a raccogliere, analizzare e utilizzare dati di audience per erogare contenuti personalizzati e profilati di natura editoriale o pubblicitaria. Con un successo notevole e una posizione di forza sul mercato dell’advertising on line nazionale e non solo. Negli ultimi anni Neodata ha deciso di allargare il proprio raggio di azione, andando oltre il proprio classico mercato di riferimento, guardando in maniera più specifica a Big Data e Intelligenza Artificiale.
La svolta tecnologica verso Big data e AI
Due tecnologie che, nell’ottica di Neodata, devono essere viste come estremamente complementari: l’AI è oggi infatti sostanzialmente composta da sistemi in grado di imparare quando esposti ai dati. Per questo motivo non può essere separabile dai Big Data, che a loro volta sono importanti in virtù del fatto che da questi bytes si riesce a estrarre delle informazioni di valore per le aziende, ossia un compito che solitamente è appannaggio proprio dei sistemi di AI: “Visto il grande interesse che abbiamo riscontrato da parte delle aziende su intelligenza artificiale e Big Data, abbiamo cominciato a utilizzare le nostre competenze nell’analisi di dati, trasformandole in una vera e propria piattaforma, ossia una Data Management Platform (exaudi), che si affianca alla nostra tradizionale offerta di ad.agio, un ad server, soluzioni che sono entrambe basate su servizi Microsoft Azure che offrono sicurezza di alto livello e prestazioni eccellenti. In buona sostanza oggi le aziende, in maniera molto naturale, si affidano alla nostra expertise per mettere a punto dei progetti di digital transformation. Ad esempio stiamo lavorando con nomi importanti del calcio, che hanno un problema di monetizzazione della propria enorme customer base”, evidenzia Giuffrida.
L’importanza dell’aspetto culturale
La convinzione di Neodata è che un po’ tutte le aziende oggi si trovino in una fase particolare, in cui hanno compreso che le loro probabilità di sopravvivenza sono legate al mondo dei dati, senza però avere chiaro come realizzare una vera e propria strategia. Si tratta, insomma, di un mondo molto meno maturo rispetto a quello dell’on line advertising; non a caso Neodata si è orientata anche nell’offerta di una vera e propria consulenza strategica, organizzando per i propri clienti delle iniziative legate alla formazione nel campo dei Big Data e della AI.
Un aspetto, quello culturale, che è di particolare importanza quando si parla di dati: “Il mercato dei database relazionali, che ha funzionato per 40-45 anni, non riesce più a sopportare il peso dei Big Data. Per questo motivo stanno nascendo intorno al tema Big data e Ai molte soluzioni, ma che spesso risultano estremamente volatili; inoltre mancano degli standard e delle linee guida ben precise. Occorre comunque evidenziare un aspetto: la data science non può però essere vista come un semplice tool che si acquista dall’esterno e si inserisce tout court in azienda. In realtà oggi è soprattutto una particolare cultura che occorre diffondere all’interno dell’impresa, che impone di rivedere organizzazione e processi interni. Occorre insomma imparare a fare le cose in maniera diversa, altrimenti il rischio è quello di una perdita di tempo o, addirittura, di provocare dei veri e propri impatti negativi per il business”, mette in luce il Ceo di Neodata.
Il caso UPA
Al contrario, la giusta combinazione di adeguate soluzioni tecnologiche e di una positiva cultura del cambiamento, permette di gestire i dati in maniera opportuna, assicurando lo sviluppo di una dimensione del business diversa.
Un progetto che ben esemplifica questo approccio è quello che ha coinvolto l’UPA (Utenti Pubblicità associati), l’associazione che raggruppa i maggiori investitori (circa 400) del mercato pubblicitario nazionale. Neodata ha messo a punto insieme a UPA la piattaforma tecnologica “NESSIE”, che permette la condivisione dei dati tra gli associati: in questo modo due o più associati possono creare delle iniziative congiunte con maggiore possibilità di successo, grazie alla possibilità di targetizzare al massimo le proposte. Il data sharing, inoltre, consente un notevole risparmio di costi alle aziende, permettendo di controllare in maniera più efficiente i dati e i risultati finali.