Solo il 13% delle aziende che si occupano di Web3 ha almeno una donna nei team di comando. Non solo: le start-up di Web3 fondate da uomini, oltre ad essere la maggioranza, raccolgono quattro volte tanto i capitali delle start-up fondate da donne. Inoltre la maggior parte delle donne assunte dalle principali aziende Web3, seppure rappresenti il 27% della forza lavoro complessiva, svolge funzioni non tecniche, come il marketing e le risorse umane. Questi i risultati poco incoraggianti che arrivano dall’ultimo studio di BCG X, l’unità di progettazione e costruzione tecnologica di Boston Consulting Group (BCG), realizzato in collaborazione con People of Crypto Lab, uno studio che si occupa di creatività e innovazione e che mira a promuovere la diversità, l’equità e l’inclusione nell’ecosistema Web.
Il divario di genere nel Web3 supera le STEM
Il divario di genere nel Web3 censito dal report è addirittura maggiore rispetto a quello registrato nei settori STEM, dove le donne rappresentano il 33% della forza lavoro, con il 25% che ricopre ruoli tecnici. “I numeri sono allarmanti. Oltre che una crisi di diversità questa è una crisi economica, perché così si perde l’occasione di supportare e far crescere quei business pensati per le consumatrici e non solo per i consumatori. Con il Web3 non si parla semplicemente di tech, ma si intende la tecnologia applicata a ogni settore e a ogni aspetto della vita – ha dichiarato Paola Scarpa, Managing Director e Partner di BCG – . Le aziende Web3 plasmeranno il modo in cui le persone si rappresentano online, fanno affari e interagiscono tra loro. La ricerca BCG rileva che le aziende con team di leadership diversificati risultano più innovative e più redditizie. Non abbracciare e usare la diversità fin dall’inizio, si traduce per molte aziende nella rinuncia a enormi opportunità di business e monetizzazione”.
Web3 e gender INequality: come invertire la rotta
Non è però troppo tardi per invertire la rotta: un primo passo fondamentale è relativo alla misurazione e alla capacità di rendicontare in modo preciso e oggettivo la rappresentanza femminile e gli altri aspetti legati alla diversità in tutto l’ecosistema di fondatori, dipendenti e investitori. Cruciale è anche la collaborazione con le autorità di regolamentazione: mano a mano che i governi e le organizzazioni non profit si concentrano maggiormente sulle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG), aumenta anche lo sviluppo di requisiti di rendicontazione più severi così come nascono nuove misure relative alla composizione di genere di aziende e industry.