Oggi il 57% dei lavoratori sarebbe disposto a trasferirsi fuori città verso un’area rurale nel momento in cui si presentino le condizioni per svolgere il proprio lavoro in modo flessibile, cioè lavorando da casa o comunque da remoto. Addirittura il 53% accetterebbe (o l’ha già fatto) una diminuzione di stipendio in cambio della possibilità di lavorare con questa flessibilità, in particolare senza vincoli geografici. In effetti, tra i principali vantaggi dello smart working il 61% indica la possibilità di utilizzare meglio il tempo abitualmente dedicato a viaggiare da e verso l’ufficio; il 50% ritrova in questo stile di vita una maggior sostenibilità; il 42% afferma di avere più tempo da dedicare agli hobby e alla famiglia e secondo il 45% il livello di produttività è più alto lavorando da remoto, con meno distrazioni.
Lo Smart working cambia il rapporto con le città e cambiano le abitudini abitative
Lo dimostra una nuova ricerca di Citrix Systems commissionata all’istituto di ricerca OnePoll che, intervistando un campione di 1000 lavoratori della conoscenza sul territorio italiano, evidenzia come il luogo in cui si vive è diventato meno importante per quel che riguarda le opportunità di carriera, e molti lavoratori (39%) stanno abbandonando le grandi città o sarebbero comunque felici di farlo.
Insomma, l’irrompere della pandemia da Covid-19 ha avuto conseguenze decisive su moltissimi aspetti della nostra vita, non ultime le abitudini abitative. Se prima dell’emergenza sanitaria era pressoché scontato (secondo più della metà dei lavoratori) che per avere una crescita professionale fosse necessario trasferirsi e vivere in una grande città, oggi, grazie alla massiccia diffusione dello smart working, a pensarlo è solo il 36%, mentre il 45% crede che non faccia più alcuna differenza e il 13% pensa che possa addirittura avere un effetto negativo. E se ormai tutti i pregiudizi legati allo smart working si dissolvono, si va radicando una percezione del lavoro che lo vede sempre più slegato da un luogo fisico specifico. Va da sé la riduzione della necessità di spostarsi quotidianamente per lunghi tratti contribuendo così, in breve tempo, a contrastare l’inquinamento delle città.
Modelli di lavoro flessibili per gestire le risorse in maniera sostenibile
“Molte aziende sono state ancorate per molto tempo al classico detto ‘vedere per credere’. Se i manager non vedevano lavorare i propri dipendenti, non credevano che lo stessero effettivamente facendo. Ma la nostra ricerca suggerisce il contrario” afferma Fabio Luinetti, Country Manager Italia di Citrix che continua “Nonostante il pregiudizio diffuso per cui lavorare da casa equivale a non lavorare, i numeri dimostrano che da remoto si lavora di più, più concentrati e più produttivi rispetto a quando ci si trova in ufficio. Cambiando mentalità e adottando modelli di lavoro flessibili, le aziende possono sviluppare appieno il potenziale dei loro dipendenti, aiutandoli anche a coniugare meglio le loro esigenze famigliari, facendo crescere il proprio business”.
Sono ormai molte le aziende che iniziano a rendersi conto che è possibile essere produttivi ovunque, a patto di mettere a disposizione di chi lavora lo spazio adeguato affinché possa farlo nel modo migliore, con vantaggi per tutti. Secondo uno studio del 2019 di Citrix e il Centre of Economics and Business Research (Cebr), i modelli di lavoro flessibile possono liberare oltre 105 ore per persona l’anno a vantaggio dei lavoratori, che possono essere dedicate ad attività personali o alla famiglia. Come si legge nella nota rilasciata dalla società “Qualunque cosa succeda, il futuro delle città è in bilico e i benefici legati alla vita in una grande metropoli possono essere controbilanciati da modelli di lavoro flessibile che permettono di gestire le risorse in modo dinamico, coerentemente con l’incertezza che purtroppo graverà sul business ancora nel prossimo futuro”.
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