Le piccole e medie imprese (PMI) costituiscono un pilastro fondamentale per l’economia europea, contribuendo in maniera rilevante al Prodotto Interno Lordo (PIL) del continente. E secondo la Commissione Europea, svolgono un ruolo determinante nel perseguire gli obiettivi stabiliti dall’Accordo sul clima di Parigi in materia di decarbonizzazione. Infatti, fino a due terzi delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea sono attribuibili alle PMI. Tuttavia, il loro coinvolgimento nella lotta contro il cambiamento climatico viene spesso sottovalutato.
A pochi giorni dalle elezioni europee, i cui risultati potrebbero influenzare significativamente lo slancio verso l’azione climatica delle imprese, Argos Wityu e Boston Consulting Group (BCG) pubblicano la seconda edizione del report Argos – BCG Climate Transition Barometer 2024, che fa il punto sullo stato dell’arte di queste realtà nel processo di decarbonizzazione.
L’indagine è stata condotta a marzo 2024 su oltre 700 PMI leader di 6 Paesi europei (Francia, Italia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) in settori critici per il raggiungimento degli obiettivi generali di decarbonizzazione, ossia quelli direttamente responsabili delle emissioni di CO2 all’interno delle proprie attività e della value chain diretta: trasporti e logistica, costruzioni, chimico, agroalimentare, commercio al dettaglio ed e-commerce.
In crescita consapevolezza e maturità
Effettivamente i risultati dell’indagine non fanno che confermare l’aumentata consapevolezza delle PMI europee in merito alle sfide legate alla decarbonizzazione, tanto che l’85% dei dirigenti considerano la transizione importante o addirittura cruciale.
Inoltre, l’edizione 2024 del Barometro di Argos e BCG suggerisce che la consapevolezza è accompagnata da una maggiore maturità delle PMI nei confronti della decarbonizzazione. Infatti, il 17% dichiara di aver investito in modo massiccio (oltre il 10% del proprio CAPEX annuale) in strategie strutturate rispetto all’11% del 2023, includendo la misurazione delle proprie emissioni. In parallelo, diminuisce la quota di aziende che non ha ancora investito né avviato alcuna iniziativa: dal 27% al 22% in un anno.
PMI, decarbonizzazione come opportunità: Italia al primo posto
In termini di percezione della decarbonizzazione come opportunità, l’Italia si posiziona in testa con il 73% delle aziende che ritengono importante o critica la riduzione delle emissioni. Nonostante un leggero calo del 13% rispetto all’anno precedente – probabilmente dovuto all’incertezza del contesto economico e geopolitico – il nostro Paese detiene il primato.
Lo stesso trend si riscontra anche in Francia che segue l’Italia con il 67% di aziende a ritenere la transizione un’opportunità e -6 punti percentuali rispetto al 2023. Aumenta invece la fiducia nella decarbonizzazione in Germania (68%) e Benelux (62%), cresciuta rispettivamente di 5 e 2 punti percentuali.
In particolare, nella decarbonizzazione le PMI vedono vantaggi economici, come l’efficienza energetica e la riduzione dei costi associati (58%, +4 punti rispetto al 2023), la possibilità di conquistare quote di mercato (54%, +3 punti) e di attrarre nuovi talenti (40%, +15 punti).
Serve la garanzia di un’autonomia energetica stabile
“Sebbene il percorso verso la decarbonizzazione presenti sfide significative, è incoraggiante osservare gli sforzi messi in atto dalle aziende italiane per la transizione, dimostrando consapevolezza diffusa e impegno concreto, nonché la capacità di essere leader della sostenibilità. È essenziale però che le politiche nazionali ed europee continuino a supportare questi sforzi, fornendo le risorse e gli incentivi necessari – spiega Ferrante Benvenuti, Partner di BCG – L’attuale contesto di incertezze geopolitiche ed economiche richiede poi un equilibrio tra l’adozione di soluzioni sostenibili e la garanzia di un’autonomia energetica stabile, equilibrio cruciale per mantenere la competitività e la sicurezza energetica del nostro Paese”.
Differenze geografiche e settoriali per gli investimenti
A livello europeo, dal Climate Transition Barometer 2024 si evince che il numero di PMI che investono nella decarbonizzazione è aumentato di 5 punti nel 2024, passando dal 38% al 43%. I dirigenti dichiarano di essere stati incentivati dalla regolamentazione (72%), dall’aumento dei prezzi dell’energia (62%) e dalla crescente pressione di alcuni clienti (56%, +5 punti rispetto al 2023), in particolare nelle B2B dove le grandi aziende chiedono sempre più sforzi per la decarbonizzazione ai propri fornitori.
Tuttavia, la media europea si basa su realtà molto diverse tra loro: sebbene la consapevolezza sulla necessità di decarbonizzare sembri non conoscere confini geografici o settoriali, non si può dire lo stesso sugli investimenti. Il barometro mostra una crescente divergenza delle dinamiche di investimento tra i Paesi: in aumento in Francia e Benelux rispettivamente di +12 e +10 punti percentuali rispetto al 2023, mentre in Italia si osserva una leggera diminuzione di 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
La dinamica di investimento è poi più accentuata in alcuni settori: la percentuale di PMI che dichiarano di aver investito “fortemente” o “significativamente” nella decarbonizzazione aumenta nei settori dell’agricoltura e dell’alimentazione (+14 punti rispetto al 2023), della distribuzione (+9 punti), dei trasporti e della logistica (+7 punti), mentre le aziende del settore delle costruzioni (-2 punti) o della chimica (+2 punti) si mostrano più prudenti.
Ostacoli alla decarbonizzazione nelle PMI: mancanza di risorse il più sentito
Il settore si trova comunque ad affrontare diversi problemi, sebbene siano considerati meno gravosi rispetto all’anno precedente. Tra questi sono stati citati la mancanza di risorse finanziarie (-13 punti), l’incertezza del ritorno sull’investimento (-8 punti) e la complessità regolamentare (-11 punti). Ma l’ostacolo principale per le PMI quest’anno è la mancanza di risorse interne, riportato dal 46% dei rispondenti.
Altro dato interessante è quello che vede il 41% delle PMI ritenere le regolamentazioni, in particolare la CSRD, essenziali o strumenti per strutturare il percorso verso la decarbonizzazione. Tuttavia, la capacità di prepararsi alle normative varia in base alle dimensioni delle aziende. In particolare, il 28% delle aziende con meno di 250 dipendenti dichiara di non essere a conoscenza della CSRD (che richiede di divulgare il proprio impatto sociale e ambientale e l’impatto delle proprie azioni ambientali, sociali e di governance (ESG) sul business e verrà applicata per loro a partire dal 2026), evidenziando il bisogno di maggiore supporto per prepararsi, e anzi sfruttare, i cambiamenti dettati dalle nuove regolamentazioni.
Chi non agisce, rischia di essere tagliato fuori
“A fronte di un imperativo di decarbonizzazione stringente, è sempre più importante aiutare le PMI a capire cosa fare concretamente per i propri processi aziendali perché chi non lo fa rischia di essere tagliato fuori da molti mercati. Il nostro fondo Argos Climate Action fa esattamente questo: investe nelle PMI aiutandole a ridurre la CO2 nei loro processi, sulla base dei nostri modelli proprietari e delle esperienze maturate in Europa. Così allineiamo i nostri interessi, legando parte delle commissioni di performance al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione” afferma Jean Pierre Di Benedetto, Managing partner di Argos Wityu in Italia.