Con quasi 4,5 milioni di persone occupate, oltre 665 miliardi di euro di fatturato e 184 miliardi di euro di valore aggiunto lordo, i settori dell’economia blu dell’UE (che comprende tutte le attività legate all’acqua, al mare e agli oceani) contribuiscono in modo significativo alla nostra economia, in particolare nelle regioni costiere. Peccato che, in assenza di un’azione per il clima, i danni causati dall’innalzamento del livello del mare potrebbero comportare una perdita diretta di oltre 200 miliardi di euro all’anno nell’UE entro il 2080, principalmente a causa dei danni agli edifici nelle zone costiere.
In termini di impatto indiretto, può arrivare fino a 500 miliardi di euro di servizi nelle regioni costiere, principalmente dal danno agli ecosistemi acquatici e dall’erosione costiera. Sottolineando ancora una volta la necessità di un’azione comune sui cambiamenti climatici e la transizione verso un’economia sostenibile.
Lo rileva la quinta edizione del “Blue Economy Report 2022” riferito al 2019 (che puoi consultare qui) pubblicato dalla Commissione europea per fare come ogni anno dal 2009 il punto e scoprire le tendenze e gli sviluppi più recenti in tutti i settori economici connessi agli oceani e alle zone costiere creando una base per sostenere i responsabili politici e le parti interessate nella ricerca di uno sviluppo sostenibile di oceani, mari e risorse costiere.
La relazione è stata redatta dalla Direzione Generale Affari marittimi e Pesca e dal Centro Comune di Ricerca (JRC) che fornisce le conoscenze socio-economiche specifiche del settore per supportare decisioni informate da parte dei responsabili politici, degli operatori dell’economia blu e delle parti interessate.
“Le circostanze straordinarie di oggi dimostrano ancora una volta la pressante necessità di accelerare la transizione verde e migliorare la resilienza e la sostenibilità a lungo termine dell’economia europea, basata su sistemi naturali sani e fiorenti – ha dichiarato Virginius Sinkevičius, Commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca – Questa quinta relazione annuale mostra chiaramente che i settori dell’economia blu dell’UE stanno compiendo passi avanti, guidati dall’innovazione, dalla tecnologia e dall’imprenditorialità, e svolgeranno un ruolo indispensabile in questa transizione“.
L’economia blu nel 2019: passi in avanti guidati dall’innovazione tecnologica
L’oceano è alla base della vita nel pianeta e svolge un ruolo vitale nella salvaguardia dei nostri bisogni più elementari. L’economia blu si basa non solo su forme più tradizionali di utilizzo (ad esempio la pesca e l’acquacoltura), ma combina anche una visione più ampia delle attività che possono offrire importanti fonti di sviluppo economico sostenibile per gli Stati membri e le comunità costiere in particolare.
La relazione presenta alcune buone notizie nell’attuale contesto di aggressione russa all’Ucraina. I settori consolidati, compresi i settori delle risorse marine viventi e non, dell’energia marina rinnovabile, delle attività portuali, della costruzione e riparazione navale, dei trasporti marittimi e del turismo costiero restano la spina dorsale dell’economia blu dell’UE anche nel 2019. Rispetto all’anno precedente, questi settori sono cresciuti in termini di Valore Aggiunto Lordo (+4,5%) e di utile lordo (+7%), mentre l’occupazione è rimasta stabile.
Tra i settori consolidati, degni di nota sono gli sviluppi nel settore delle risorse biologiche e nel settore delle energie rinnovabili marine. Il settore delle risorse biologiche ha registrato un aumento del 41% dei profitti lordi negli ultimi 10 anni a 7,2 miliardi di euro nel 2019, rendendolo il settore in più rapida crescita in termini di valore aggiunto lordo, dopo la costruzione e la riparazione navale. Il settore delle energie marine rinnovabili, che contribuisce in modo decisivo al conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo e delle strategie energetiche dell’UE, come REPowerEU e Fit for 55, registra una crescita esponenziale e un aumento dell’occupazione del +17% rispetto al 2018.
Sulla base dei dati preliminari 2020, il Rapporto fornisce anche una valutazione degli effetti del Covid-19. L’analisi conferma che ha avuto un impatto significativo sulla maggior parte dei settori della blue economy. Questo impatto è stato più che proporzionale rispetto al resto dell’economia dell’UE. Ciò può essere spiegato dalla quota maggiore del turismo costiero nell’economia blu dell’UE (44% del VAL totale e il 63% dell’occupazione) colpito in modo particolarmente duro durante il primo anno della pandemia, fino a più della metà della sua dimensione originaria sulla base di dati preliminari.
I settori emergenti per conseguire le ambizioni verdi dell’Europa
Un’economia blu sostenibile consente alla società di ottenere valore dagli oceani e dalle regioni costiere, rispettando nel contempo la loro capacità a lungo termine di rigenerare e sopportare tali attività attraverso l’attuazione di pratiche sostenibili. Ciò implica che le attività umane devono essere gestite in modo da garantire la salute degli oceani e salvaguardare la produttività economica a lungo termine, così che il potenziale che offrono possa essere realizzato e sostenuto nel tempo.
Accanto ai settori consolidati, il rapporto evidenzia il potenziale significativo per un’ulteriore crescita dell’economia blu attraverso lo sviluppo dei settori emergenti e altamente innovativi, come la bioeconomia blu, l’innovazione e la robotica blue-tech e le tecnologie dell’energia oceanica. Sebbene siano sostanzialmente agli albori, queste tecnologie hanno il potenziale per offrire soluzioni sostenibili in grado di accelerare la transizione necessaria affinché l’UE mantenga i suoi ambiziosi impegni in materia di sostenibilità.
E una tale transizione è necessaria affinché gli oceani rimangano fornitori di servizi ecosistemici cruciali, come la biodiversità, la cattura del carbonio, il cibo e i materiali stretti nella morsa dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento dovuto ai rifiuti di plastica, ai nutrienti eccessivi e ai contaminanti chimici. Per affrontare l’impatto a lungo termine di tali pressioni, l’UE si sforza di monitorare e anticipare le tendenze e informare di conseguenza l’elaborazione delle politiche dell’UE.
“Gli oceani ci forniscono risorse e servizi ecosistemici vitali, quali ossigeno, cibo, acqua, energia, regolazione della temperatura e biodiversità – ha sottolineato Mariya Gabriel, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani – La relazione fornisce una panoramica straordinaria del loro potenziale e del loro ruolo nella costruzione di un’economia sostenibile”.