Alla fine del 2020, l’Unione Europea ha deciso di rivedere al rialzo i propri obiettivi ambientali, puntando a una riduzione del 55% dei gas serra rispetto ai livelli del 1990, da raggiungere entro il 2030, sostituendo così il precedente obiettivo di una riduzione del 40%. Questo nuovo traguardo, in linea con gli accordi di Parigi per contenere il rialzo della temperatura ben al di sotto dei 2°C, ha portato a un impegno più deciso da parte degli Stati Membri dell’UE di accelerare gli investimenti nella transizione ecologica al fine di combattere il cambiamento climatico. Risultato? Un terzo dei 750 miliardi di euro del recovery plan europeo NextGenerationEU sarà impiegato per finanziare progetti ambientali entro il 2026. Nel corso dei prossimi cinque anni, la Commissione Europea emetterà 250 miliardi di dollari per raggiungere questo obiettivo, diventando così la più grande emittente di green bond. Il Commissario europeo Valdis Dombrovskis ha affermato che “soltanto considerando i sistemi energetici, l’Europa avrà bisogno di ulteriori 350 miliardi di euro di investimenti l’anno per raggiungere l’obiettivo delle emissioni entro il 2030”.
E’ la premessa da cui prende le mosse l’intervento di Gaël Binot, Emerging Markets Fixed Income Manager, e Hervé Chatot, Cross Asset Manager, La Française AM, i quali tentano così di dare risposta a un quesito che si presenta come cruciale per il futuro: I green bond saranno sufficienti per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica?
Secondo i due esperti, l’esperienza europea fa scuola in questo ambito. “L’emissione del primo green bond da parte dell’Unione Europea lo scorso 12 ottobre è stata un successo senza precedenti – scrivono -. Il titolo a 15 anni ha raccolto 12 miliardi di euro, a fronte di una richiesta di oltre 10 volte tanto, pari a 135 miliardi di euro. La forte domanda che abbiamo osservato per questa prima emissione è motivata da diversi elementi: i futuri bisogni di finanziamenti ecologici, l’impegno dell’esecutivo europeo a stanziare fondi per progetti legati al cambiamento climatico nonché il recente interesse degli investitori verso i green bond europei”.
Mercato in forte espansione
Questa emissione rappresenta, secondo Binot e Chatot, un “primo passo per la costruzione di una curva del rendimento dei green bond, che in futuro servirà come benchmark per le emissioni in euro da parte degli Stati membri”.
In Spagna, sulla base del “Green Bond Framework”, il Tesoro ha stanziato una dotazione finanziaria di 13,6 miliardi di euro per la spesa pubblica in investimenti ecologici nel periodo 2018-2021. Il 7 settembre, la Spagna ha emesso il suo primo green bond da 5 miliardi di euro rimborsabile a luglio 2042, unendosi così ad altri 10 Paesi europei che li hanno già emessi: Francia, Germania, Olanda, Belgio, Irlanda, Svezia, Polonia, Ungheria, Lituania e più di recente l’Italia (8,5 miliardi di euro emessi a marzo 2021). Anche la prima emissione spagnola di green bond era già stata un successo, con più di 60 miliardi di euro raccolti. Il rendimento annuale in euro è stato dell’1,034%. Dopo questa prima emissione spagnola, l’8 settembre anche la Germania ha emesso un nuovo green bond per 3,5 miliardi di euro in scadenza ad agosto 2031. Il crescente interesse degli investitori si riflette nel premio verde – “Greenium” – di 4,4 bp rispetto alle obbligazioni tradizionali con stessa scadenza, emesse qualche mese prima.
“Molti altri Stati emetteranno green bond, social bond e sustainable bond nel corso dei prossimi anni – proseguono i due esperti -. Sarà essenziale poter verificare l’allocazione dei fondi verso progetti ambientali, sostenibili, ecc., per mezzo di uno standard internazionale vincolante. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e il 2050, oltre che per cambiare il mix energetico dei Paesi, non sarà sufficiente solo emettere green bond. Il progetto di punta dell’Unione Europea per il clima, lo European Emissions Trading Scheme – EU ETS (il sistema di scambio di quote di CO2), aiuterà i flussi di investimento verso attività in linea con la tassonomia e accelererà il cambiamento in tutti i settori interessati”.
L’Unione Europea sta poi sviluppando una serie di misure regolamentari per assicurare la trasparenza dei mercati e permettere agli investitori di scegliere dei veri investimenti ecologici. “In attesa del futuro standard europeo condiviso (tassonomia) relativo ai green bond, che non sarà disponibile per almeno un anno, la prima emissione di questi strumenti si è basata sulle pratiche di mercato attuali – prosegue l’intervento -. Ovvero sullo standard volontario dell’International Capital Market Association (ICMA) e sui suoi quattro principi (“Green Bond Principles”): utilizzo dei profitti, processo di valutazione e selezione, gestione dei profitti e rendicontazione. Lo scopo di queste norme è assicurare la trasparenza del mercato e guidare gli investitori verso investimenti realmente green”.
“Alla fine del 2020, l’ammontare complessivo dei green bond emessi da entità governative ammontava a 88 miliardi di dollari in tutto il mondo, di cui 77 miliardi in Europa. Tuttavia, la dimensione di questo mercato è ancora relativamente modesta se paragonata al totale delle emissioni sovrane globali ed europee. Ciò nonostante, per raggiungere gli obiettivi sui quali gli Stati si sono impegnati riguardo la decarbonizzazione delle economie, gli investimenti necessari per le infrastrutture energetiche sono immensi. L’International Renewable Energy Agency (IRENA) ha stimato che per ottenere un sistema energetico a basse emissioni di carbonio saranno necessari investimenti per 110.000 miliardi di dollari tra il 2016 e il 2050. Ciò fa quindi dei green bond un mercato in piena espansione, con un forte potenziale di crescita”.