Anche nel 2021 continua in modo generalizzato la trasformazione digitale delle città italiane, anche se sono le amministrazioni che già negli anni passati hanno avviato radicali processi di innovazione a mostrare oggi i risultati migliori. Non a caso, sono Firenze, Milano e Bologna, a confermarsi in testa all’ICity Rank 2021, – la classifica annuale sulle Smart City italiane stilata da Forum PA (FPA), società del gruppo Digital360, che indaga sul livello di digitalizzazione delle città del nostro Paese in collaborazione con Enel X – seguite da Roma Capitale, Modena, Bergamo, Torino, Trento, Cagliari e Parma. Ai primi posti, quindi, il Nord e le grandi città, ma con alcune eccezioni di piccole dimensioni e alcune città del Sud.
“Le prime 22 città della classifica sono le città digitali, – precisa Gianni Dominici, Direttore generale di FPA – quelle che utilizzano in modo diffuso, organico e continuativo le nuove tecnologie nelle attività amministrative, nell’erogazione dei servizi, nella raccolta ed elaborazione dati, nell’informazione, nella comunicazione e nella partecipazione. Sono città che possono diventare piattaforma, creando le condizioni per lo sviluppo economico e sociale dei loro territori grazie al digitale. Nel gruppo più avanzato si trovano soprattutto grandi città del Nord, ma non mancano eccezioni di piccole dimensioni, come Pisa o Cremona, e alcune città del Sud, come Cagliari, Palermo o Bari, che dimostrano come un uso sapiente del digitale possa modificare le tradizionali geografie dell’innovazione”.
Il report completo ICity Rank 2021 di FPA è disponibile QUI.
Un’Italia divisa in due per dimensione demografica e ripartizione meridionale
Tra le prime 22 città del ranking, 10 sono città metropolitane e in generale le dimensioni sembrano incidere sulle performance generali. I capoluoghi con meno di 50.000 abitanti hanno uno scarto complessivo del 25% rispetto alla media nazionale. Per i piccoli, il ritardo medio è notevole in particolare negli open data, mentre le performance sono migliori nell’utilizzo dei social e nella diffusione delle reti wifi. In alcuni ambiti si segnalano però alcuni risultati di eccellenza di realtà di media dimensione, come il primo posto ottenuto da Pisa nelle piattaforme abilitanti, da Cremona nei servizi online o da Bolzano nell’IoT e tecnologie di rete.
I capoluoghi meridionali evidenziano un ritardo nella trasformazione digitale, collocandosi con più frequenza nella fascia bassa delle graduatorie. Confrontando il punteggio medio delle città del Mezzogiorno con quello nazionale si vede uno scarto complessivo di circa il 25%, che supera il 40% in ambiti come gli open data e le reti di wifi pubblico. Ma qualcosa si muove anche al Sud: oltre a Cagliari al 9° posto, troviamo Palermo al 12°, con il massimo dei voti nell’ambito degli Open Data, al pari di Milano e Pisa, e in ottima posizione nelle classifiche settoriali che riguardano apertura e servizi online. E al 20° nella classifica generale, c’è Bari, che eccelle soprattutto nell’apertura e nei servizi online. Da segnalare anche il recupero di Napoli, 26°posto, che scala 11 posizioni grazie al massimo dei voti nelle app municipali e il buon piazzamento nei social, e di Messina, che passa dall’89°posto del 2020 al 62°attuale, salendo di quasi 30 posizioni.
Dal PNRR per attivare la capacità di innovazione dei cittadini
“Il 2022 sarà un anno cruciale per l’attuazione del PNRR che ha definito una visione strategica del futuro fondata sulla trasformazione digitale, e in questa fase sarà fondamentale il ruolo delle realtà urbane – dice Andrea Rangone, Presidente di DIGITAL360 -. Le città oggi sono le porte di ingresso per la partecipazione attiva, autonoma e responsabile di cittadini e imprese, in un momento in cui serve il massimo coinvolgimento di tutti. Le realtà più innovative vanno messe in condizione di sfruttare al massimo le loro capacità, mentre le più statiche dovranno essere sostenute per riattivarne le capacità di innovazione”.
La questione che si pone è quella di trovare un equilibrio tra il sostegno che è opportuno dare alle realtà di punta perché stiano al passo con le altre città innovative d’Europa e la creazione di meccanismi che facilitino il trasferimento dei risultati da esse raggiunte a tutte le altre. In effetti alle spalle di queste città leader vi è un vasto insieme composto dalla maggioranza delle città che si trova in una condizione intermedia: spesso giustapponendo risultati discreti in alcuni ambiti a più modesti in altri. È plausibile che, attivando sistemi di supporto centrale verticale e di trasferimento orizzontale di esperienze, gran parte di queste città possa, con relativa facilità, migliorare le proprie performance.
App e IoT per la mobilità sostenibile e la raccolta intelligente dei rifiuti
Per rilevare ciò che viene definito “indice di trasformazione digitale”, il ranking si basa sulla media aritmetica di 8 indici settoriali che, a loro volta, sono ottenuti come sintesi di 36 indicatori (4 in più dei 32 utilizzati nel 2020) costruiti a partire dalla rilevazione di 128 variabili, gran parte delle quali sono frutto di rilevazioni effettuate direttamente da FPA nel corso dell’anno.
La mobilità sostenibile rappresenta un’area di investimento e intervento che coniuga bene le due importanti direttrici sulle quali si snoderanno le iniziative di innovazione del nostro Paese: digitalizzazione della PA e sostenibilità. Curioso notare come il settore dove sono state riscontrate con maggiore frequenza app attive promosse, tramite aziende o enti collegati operanti nel settore, è quello della mobilità (dal pagamento dei parcheggi alle informazioni in tempo reale sul trasporto pubblico), seguito da cultura/turismo (guide, app illustrative dei luoghi e degli eventi della città) e dal settore dei rifiuti (spesso app di supporto alla raccolta differenziata). In crescita negli ultimi anni le APP con gli alert per la sicurezza e quelle istituzionali (notizie, accesso ai servizi, segnalazioni di disservizi).
Inoltre, nel 2021 si è registrata una significativa crescita del numero dei comuni capoluogo dove sono presenti strumenti per la raccolta dei rifiuti che impiegano tecnologie digitali come i contenitori stradali dotati di sistemi di identificazione o i sacchi di raccolta dotati di codici/microchip. Le città che impiegano (anche parzialmente o sperimentalmente) entrambi gli strumenti sono passate infatti dalle 14 del 2019 alle 25 attuali e quelle che ne impiegano almeno uno dei due da 30 a 51.