Le politiche e gli investimenti nel campo dell’ESG (Environmental, Social and Governance) stanno guadagnando sempre più terreno nelle scelte delle aziende su scala mondiale. E il fenomeno ha attirato l’attenzione dei principali istituti di ricerca su scala globale, che hanno dedicato a questo tema una serie di focus e approfondimenti
E’ il caso di Idc, secondo cui – si legge in un blog post firmato da Bjoern Stengel e Laura Becker – i programmi di Esg come quelli legati alle politiche su Diversity & inclusion (D&I) stanno progressivamente acquistando importanza per le aziende, anche in concomitanza con l’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia da Covid-19. L’Esg, spiega Idc, è diventato un tema dominante nel contesto di uno sviluppo del business nella direzione della sostenibilità, spinta in modo determinante dal crescente interesse degli investitori verso questi temi. L’attenzione si sposta così dal semplice adempimento normativo, a un insieme di criteri più importanti per il business, con un impatto più significativo per l’enterprise value delle aziende. A questo si lega, analizza Idc, l’attività della fondazione Sustainable Accounting Standards Board (Sasb) con il framework Esg che identifica i temi di sostenibilità che sono in grado di avere un’influenza sulle condizioni finanziarie e le performance operative delle aziende nel loro campo di riferimento, individuando 26 punti in un indice, a partire dalla qualità dell’aria per passare al benessere degli utenti fino all’engagement dei dipendenti, alle politiche per la diversity & inclusion, alla gestione della supply chain fino ai principi etici che guidano il business. Le compagnie, secondo Idc, possono trarre così grandi benefici dall’estensione delle loro politiche di Esg verso i fornitori anche all’interno dell’azienda, quindi verso i dipendenti.
ESG: una maggiore attenzione alla “S” di Social
Ciò che è successo con la pandemia e l’emergenza, secondo l’analisi dell’istituto di ricerca, è stato uno spostamento dell’attenzione verso la “S” di Esg, la componente “Social”, che in precedenza era sovrastata dai temi dell’ambiente e della sostenibilità, chiamando le organizzazioni ad accelerare il cambiamento mettendo in discussione le pratiche consolidate e reinventando le strategie verso i dipendenti, focalizzando l’attenzione in modo particolare verso il mondo del D&I.
Il focus sui dipendenti, secondo la lettura di Idc, non dovrà riguardare soltanto la prospettiva delle investor relations, ma anche incontrare le aspettative degli stakeholder, puntando l’attenzione su nuovi criteri di trasparenza e comunicazione con i dipendenti. In pratica le organizzazioni, guidate dai Chief Human Resources Officer, dovranno pensare a trasformare la cultura aziendale creando una community che sia in grado di integrare al meglio le diversità a ogni livello: questo contribuirà a migliorare la resilienza in caso di stress esterni come quelli attuali causati dal Covid-19, creando una cultura aziendale che metta le persone al primo posto, ingrediente fondamentale per creare valore a lungo termine.
Le 5 priorità dell’ESG
Dal canto proprio McKinsey individua in uno studio le cinque principali aree in cui un approccio corretto all’Esg possa contribuire a creare valore per l’azienda. Ogni business, secondo la vision dell’istituto di ricerca, è profondamente legato con i temi dell’environmental, social and governance. Un impegno forte nell’Esg può quindi creare valore: proprio come l’Esg è una parte profondamente integrata con le attività di un’azienda, anche ogni parte di questo impegno è strettamente collegata all’altra: l’impegno sociale ad esempio ha un link molto forte con quello della sostenibilità, mentre la governance non può rimanere ermeticamente separata dagli altri due aspetti. Una gestione eccellente della parte governance infatti, secondo McKinsey, può contribuire a prevenire i problemi legali o le violazioni prima che si verifichino, o ad assicurare trasparenza e dialogo con i regolatori invece di realizzare semplici report che restituiscano soltanto una fotografia della situazione.
I vantaggi individuati dall’istituto di ricerca sono essenzialmente cinque. Si parte dalla crescita del fatturato, dal momento che una buona strategia di Esg è in grado di attrarre clienti sia nel B2B sia nel B2C grazie a prodotti più sostenibili, e consente un migliore accesso alle risorse grazie a una relazione più forte con le comunità e con le istituzioni. Il secondo vantaggio è secondo McKinsey nella riduzione dei costi grazie a un più basso consumo di energia e a una riduzione del consumo di acqua. Il terzo vantaggio riguarda gli interventi regolatori e legali, in cui l’attenzione all’Esg comporta il raggiungimento di un più alto grado di libertà nelle strategie grazie alla necessità di un numero minore di regole, oltre a consentire la possibilità di avvalersi di sussidi e di altre forme di supporto da perte delle istituzioni. Come quarto vantaggio l’istituto identifica l’aumento della produttività, dal momento che grazie alle scelte di Esg sarà possibile dare una spinta importante alla motivazione dei dipendenti e attrarre talenti grazie a un’accresciuta credibilità sociale. Infine come quinto vantaggio McKinsey individua l’ottimizzazione degli asset e degli investimenti: l’attenzione all’Esg consentirà infatti di aumentare i ritorni degli investimenti grazie a una migliore allocazione dei capitali in ottica di lungo termine, come ad esempio l’attenzione alla sostenibilità all’interno degli ambienti di produzione, e di evitare investimento che potrebbero non essere redditizi a causa della scarsa attenzione ai temi della sostenibilità.
Un approccio di sistema per l’ESG a livello di Supply Chain
Anche Gartner in blog post firmato da Stan Aronow e dedicato nello specifico alle problematiche della supply chain spiega perché “l’Esg sia tra le cose impossibili da ignorare per il prossimo decennio”, citando tre motivi fondamentali per non “alzare le mani” di fronte alle grandi sfide del futuro, provando a fare qualcosa per risolvere le grandi sfide che riguardano l’ambiente e che riguardano tutti. Di certo queste sfide coinvolgono da vicino ogni azienda, spiega, ma oltre a questo si sente la necessità di un approccio “di sistema”. Tre i cardini individuati da Gartner: i modelli circolari (circular economy), la ricerca di partner per orientarsi nel modo migliore e la necessità di investimenti che guardino al futuro.
L’ultima ricerca realizzata da Gartner sul futuro della supply chain evidenzia che quasi due terzi delle aziende stanno muovendosi nella direzione di modelli di economia circolare, per estendere il ciclo di vita di prodotti esistenti, organizzarsi per il riciclo di materiali nella realizzazione di nuovi prodotti riducendo la produzione di rifiuti. Quanto alle partnership, Gartner cita l’importanza di organizzazioni non governative come la Ellen McArthur Foundation, la Responsible Business Alliance o la Ethical Trading Initiative che sono impegnate in progetti di collaborazione con le aziende per identificare possibili opportunità di condividere le risorse o le best practice per progetti di riuso dei materiali su larga scala. Altre organizzazioni, come il Carbon Disclosure Project, si occupano di dare visibilità e coordinamento alle industrie che hanno l’obiettivo di abbattere le emissioni di anidride carbonica o più in generale per il rispetto dell’ambiente.
La terza priorità è secondo Gartner quella di investire per il futuro. Molte delle aziende più grandi, si legge nel blog post, hanno già dato vita a partnership e a coalizioni più grandi con l’obiettivo di raggiungere risultati nel campo della difesa dell’ambiente. Molte di queste realtà inoltre prendono a riferimento gli impegni di chi è più avanti in questo percorso virtuoso quando stabiliscono i propri obiettivi per la riduzione dell’uso della plastica, l’aumento dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabili e la promozione dei diritti dei lavoratori. Anche se c’è ancora molto da fare quando si pensa alle necessità di investimenti specifici per raggiungere questi obiettivi o risolvere alcuni problemi.