Sempre più spesso si parla di digitalizzazione e dei vantaggi che si possono trarre da una digital transformation. Ma qual è il livello di digitalizzazione delle imprese italiane? Soprattutto, di quelle che operano nell’ambito dell’energia? Lo abbiamo chiesto a Minsait, system integrator del mondo ICT. Di proprietà della spagnola Indra, in Italia annovera 3.000 dipendenti ed è organizzato per mercati verticali: energia, pubblica amministrazione, telecomunicazioni, industria e finanza.
Si trasformano i modelli di business delle utility
“In Italia c’è un ottimo livello di digitalizzazione. Adesso la sfida è di accelerare l’innovazione”, ha risposto alla nostra domanda Erminio Polito, responsabile Energy & Utilities di Minsait in Italia.
Secondo Polito, la digitalizzazione sta portando a una trasformazione molto importante dei modelli di business, sia a livello internazionale sia italiano. Sono in atto numerose dinamiche che potrebbero essere sintetizzate in quattro grandi blocchi.
Il primo è rappresentato dai nuovi sistemi di microgenerazione, la generazione distribuita, tutto ciò che riguarda le energie rinnovabili, l’empowerment del consumatore che si è trasformato in prosumer.
Il secondo livello sono le soluzioni che aiutano le utility a capire come sfruttare le innovazioni per migliorare il time to market.
Il terzo fenomeno che individua Minsait è quello dei modelli di business platform based. Sono modelli abbastanza innovativi che alcune delle più grandi utility in Italia stanno adottando.
La quarta grande tendenza riguarda l’efficientamento dei costi e l’automazione. Il tema delle energie rinnovabili e della loro generazione è sempre più al centro delle discussioni. “Tuttavia, le fonti rinnovabili hanno una produzione variabile, non programmabile, perché, per la maggior parte delle volte, dipende dalle condizioni atmosferiche – ha precisato Erminio Polito –. Questo aggiunge una complessità alla gestione della rete che deve ovviamente bilanciare i consumi energetici. Inoltre, con le energie rinnovabili stiamo assistendo a una nuova tipologia di consumatore, il cosiddetto prosumer, che da una parte consuma energia ma dall’altra la genera, e che quindi vuole cercare di cogliere un’opportunità economica tramite l’energia. Questi fenomeni stanno portando alla necessità di reti intelligenti, delle smart grid dotate di tecnologie che consentono in real time la gestione dell’intero sistema”.
La ricerca dell’efficientamento dei costi e della migliore automazione hanno contribuito all’introduzione nel mondo delle utility di tecnologie come l’intelligenza artificiale, la blockchain e il quantum computing.
L’importanza del time to maket
Un aspetto su cui pone l’accento Minsait è il time to market. “È sempre la variabile più importante per competere al meglio – ha sottolineato Erminio Polito – e quindi è fondamentale anche nel settore utility l’implementazione di strumenti che consentano di guadagnare velocità nella preparazione e nella presentazione dei nuovi servizi”.
Piattaforme tecnologie come i big data, la migrazione al cloud e i microservizi consentono di migliorare il time to market e di ridurre anche il costo di acquisto della tecnologia. “Inoltre, il time to market è un altro fattore che è molto influenzato dal quantum computing, soprattutto quando parliamo di trading di energia – ha aggiunto Erminio Polito –. Nel caso del trading, utilizzare infrastrutture o algoritmi quantistici aiuta a ottenere un vantaggio competitivo in termini di velocità delle transazioni: il trader riesce con una certa velocità, a regolare la sua strategia di investimento di portfolio in base alle informazioni che ha in tempo reale sulle offerte, sulla produzione e sulle curve di consumo. Non solo. È possibile anche fare efficaci simulazioni di trading”.
È necessario però fare una distinzione tra computer quantistici e algoritmi. Il computer quantistico non esiste ancora, esistono invece delle infrastrutture che simulano le capacità computazionali che avremo da qui a qualche anno. Ciò che si sta diffondendo oggi sono i quantum inspire, cioè algoritmi che consentono di velocizzare la capacità computazionale attraverso una simulazione dell’infrastruttura di quantum e degli algoritmi quantistici.
I modelli di business basati sulle piattaforme
Un altro fenomeno su cui pone l’accento Minsait è quello dei modelli di business basati sulle piattaforme che creano mercato e valore attraverso interazioni tra i gruppi. Non si tratta di una cosa nuova, un esempio è Airbnb. “Sono aziende che lavorano sulla piattaforma – ha detto Erminio Polito – non hanno asset, non hanno mezzi di produzione, abilitano e monetizzano i flussi di informazione. Anche le più grandi utility si stanno muovendo in questa direzione e stanno cercando di creare piattaforme che mettano in contatto vari soggetti che partecipano al mercato dell’energia, consentendo di abilitare transazioni di dati all’interno di questo ecosistema”.
Aumentare l’efficienza con l’iper-automazione
Secondo Minsait, il settore di utility è estremamente competitivo e lo sarà sempre di più. Da un lato si avrà una pressione dovuta al mercato libero e dall’altra, nel caso ancora del mercato regolamentato, si avrà una normativa abbastanza rigida. In questo ambito, aumentare l’efficienza è sempre un valore. Un po’ tutte le utility si stanno muovendo per ottenere informazioni più accurate e ridurre gli errori di elaborazione. “All’interno di questo contesto abbiamo le soluzioni di iper-automazione o di intelligent process automation – ha evidenziato Erminio Polito –, sono un’evoluzione delle soluzioni di automatizzazione che integrano anche capacità di intelligenza artificiale. Riteniamo sia un fenomeno abbastanza importante perché permette comunque di valorizzare il talento e non sostituisce le persone, piuttosto le libera dalle attività ripetitive e dalle routine permettendogli di focalizzarsi invece su aspetti strategici, sull’implementazione e sull’interpretazione del dato”.
Con il phygital, la rete è tutta virtuale
Oggi un po’ tutte le grandi utility che gestiscono infrastrutture stanno cercando di digitalizzare gli asset fisici e di migliorarne il controllo per ridurre da una parte i costi operativi dall’altra aprire enormi potenzialità nella generazione delle proprie infrastrutture.
Ovviamente questo non si ferma semplicemente alla pura digitalizzazione degli asset, ma, attraverso strumenti phygital, si riesce anche a lavorare sull’impatto ambientale e sulla sostenibilità, uno sviluppo sociale che rappresenta un fattore importante in questo momento. Quello del phygital è un fenomeno importante che le aziende più innovatrici stanno portando avanti e che, per esempio, risulta molto indicato per chi ha asset fisici come le telecomunicazioni. Digitalizzare la rete significa renderla totalmente virtuale per avere un controllo in tempo reale sulle infrastrutture molto disperse sul territorio. Quindi il concetto di phygital o di gestione della parte di edge si applica molto bene a reti e a infrastrutture capillari, come le torri, ma anche aziende come le utility che hanno le infrastrutture di trasporto e di distribuzione energia.
Puntare su un’innovazione radicale
“Le utility stanno lavorando ormai da diversi anni sulla digitalizzazione – puntualizza Erminio Polito –. È un processo che porta con sé molta innovazione, sia incrementale sia radicale. Infatti, se da una parte parliamo di un’innovazione incrementale e di massimizzazione della produttività, di miglioramento della manutenzione predittiva, di smart marketing oppure sistemi di caring, dall’altra ci sono le innovazioni radicali come i sistemi che riducono le emissioni, la microgenerazione e tutte le soluzioni phygital”.
Nella vision di Minsait, in Italia c’è un buon livello di consapevolezza e di maturità e un ottimo livello di digitalizzazione. Ora la sfida è di lavorare sull’innovazione radicale, quella distruttiva dove appunto la digitalizzazione gioca un ruolo importante. “Il tema phygital, le microgenerazioni, i sistemi IoT, tutti i sistemi di intelligenza artificiale per la gestione della rete saranno il trend dei prossimi anni – ha sostenuto Polito –. Penso che i fondi del Pnrr aiuteranno ad accelerare la digitalizzazione anche se non mi aspetto che sia il principale fattore trainante nel mercato delle utility, perché secondo me questo avverrebbe a prescindere. Sono comunque soldi a supporto della digitalizzazione, quindi ci sarà ovviamente un impatto positivo. Ben vengano i fondi come ulteriore fattore trainante, ma nel settore utility la digitalizzazione e l’innovazione sono e saranno elementi fondamentali per competere al meglio ed incrementare l’efficacia e l’efficienza operativa in un contesto di mercato e tecnologico sempre più complesso”.
Sempre più importante la cybersecurity
Un ultimo elemento che ha evidenziato Polito è quello della cybersecurity. Minsait sta lavorando molto in quest’ambito e sta investendo anche in Italia con acquisizioni e l’assunzione di competenze specializzate. “Abbiamo comprato l’azienda Net Studio che lavora in ambito sicurezza e che ha più di 70 dipendenti – ha concluso Erminio Polito –. In questo settore è fondamentale la protezione di asset critici. Abbiamo anche un osservatorio che segue questo tipo di fenomeni e che ha riscontrato un buon livello di maturità delle aziende. Tuttavia, solo poco più del 40% sta proteggendo i propri processi chiave, il rimanente 60% lo deve ancora fare. Questo è un tema sentito su cui le aziende stanno lavorando. Non sono ancora tutte a un buon livello di maturità, però è un trend importantissimo per i prossimi anni”.