Non c’è rendicontazione se non c’è trasparenza. È questa la chiave di lettura della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), adottata dal Parlamento Europeo con 525 voti favorevoli, 60 contrari e 28 astenuti che punta a rendere le imprese più responsabili dal punto di vista della comunicazione pubblica sui temi della sostenibilità con l’obbligo a divulgare regolarmente informazioni sul loro impatto sociale e ambientale. L’obiettivo è quello di garantire una maggiore trasparenza in materia ambientale, sociale e di governance come compliance normativa per le grandi imprese e come forma di contrasto al greenwashing.
L’Unione Europea si conferma con questo passaggio come punto di riferimento globale negli standard globali di rendicontazione sulla sostenibilità e con questa decisione la Corporate Sustainability Reporting Directive arriverà gradualmente a coinvolgere qualcosa come 50.000 aziende con un significativo allargamento del raggio d’azione rispetto alle attuali 11.770 realtà. Nello specifico, la direttiva impone a tutte le grandi aziende UE la divulgazione dei dati sull’impatto delle loro attività nei diversi piani e livelli che compongono al dimensione della sostenibilità: l’impatto sulle persone, sull’ambiente e sul pianeta con particolare attenzione poi ai rischi collegati alla sostenibilità, come il climate change, a cui sono sottoposti.
CSRD UE: nuovi standard per la sustainability
Con la Corporate Sustainability Reporting Directive arrivano non solo nuovi obblighi di rendicontazione più dettagliati sull’impatto delle imprese, ma si aggiungono anche regole che vanno a colmare le precedenti carenze a livello di legislazione esistente sulla divulgazione di informazioni non finanziarie relativamente alla Non Financial Reporting Directive (NFRD) del 2014.
L’obiettivo della trasparenza prevede anche che le aziende siano nella condizione di fornire informazioni affidabili che devono essere soggette a revisione e a processi di certificazione indipendenti. A questo scopo sono previste modalità per garantire l’accesso digitale alle informazioni sulla sostenibilità.
I nuovi requisiti della Corporate Sustainability Reporting Directive si applicheranno a tutte le grandi società, quotate o non quotate, ma sono previsti impegni anche per le imprese extra UE che svolgono attività rilevanti in ambito UE nello specifico con fatturato in Unione Europea superiore a 150 milioni di euro. La normativa è pensata per coprire anche il mondo delle PMI sulla base di specifici criteri e con più tempo per adattarsi alle nuove regole.
La roadmap Corporate Sustainability Reporting Directive
I next step rispetto all’approvazione del Parlamento Europeo riguardano il Consiglio europeo che dovrebbe adottare la proposta nella seduta del 28 novembre, e con questo passaggio la CSRD approderà sulla Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione.
Le regole entreranno poi in vigore in un arco temporale previsto tra il 2024 e il 2028 con questa roadmap:
- Dal 1° gennaio 2024 la direttiva interesserà le grandi imprese con oltre 500 dipendenti già soggette alla direttiva sulla rendicontazione non finanziaria. Con scadenza 2025.
- Dal 1° gennaio 2025 verranno coinvolte anche le grandi imprese attualmente non soggette alla direttiva sulla rendicontazione non finanziaria. In questo caso si tratta di imprese che rispondono a questi criteri: contano più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di totale attivo. In questo caso con scadenza 2026.
- Dal 1° gennaio 2026 il perimetro di azione si allarga alle PMI quotate e alle altre imprese. In questa circostanza la scadenza è nel 2027, ma per le PMI la “finestra” arriva fino al 2028.
Gli standard ESRS al servizio della CSRD
All’inizio di agosto 2023 è arrivato il via libera dalla Commissione UE agli Standard Europei per la Rendicontazione sulla Sostenibilità ESRS. Si tratta di un passaggio molto importante in quanto gli standard ESRS, sono in particolare destinati a tutte le imprese soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive CSRD e rappresentano nello stesso tempo un punto di riferimento e di supporto nel piano di creazione della politica UE per la finanza sostenibile.
All’approvazione della Commissione Europea per l’atto delegato ESRS seguirà l’esame del Parlamento Europeo e del Consiglio UE. Con l’approvazione definitiva tutte le imprese soggette alla NFRD Non-Financial Reporting Directive oltre alle imprese quotate non-UE ma attive in area UE con più di 500 dipendenti dovranno gestire una rendicontazione allineata agli standard ESRS nell’anno finanziario 2024 con presentazione delle relative relazioni nel 2025. Nel caso delle PMI la normativa prevede che prime rendicontazioni ESRS siano pronte per il 2027.
Di fatto gli European Sustainability Reporting Standards sono uno strumento importante per gli investitori che possono accedere a informazioni rilevanti per le scelte di investimento legate al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità delle imprese e sono anche il frutto della collaborazione con l’International Sustainability Standards Board (ISSB) e con GRI .
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