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Standard ISO e climate change: cosa cambia per le aziende



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L’International Organization for Standard (ISO) ha recentemente annunciato un emendamento che impone a tutti gli schemi di certificazione l’analisi dell’impatto climatico. Andrea Berni, Associate Partner QHSE P4I spiega le principali novità per le aziende

Pubblicato il 8 mag 2024

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it, EnergyUP.Tech e Agrifood.Tech



CLIMATE CHANGE STANDARD: gli ultimi aggiornamenti ISO
Andrea Berni, Associate Partner QHSE P4I

Nel settembre 2021, nel corso di un importante evento organizzato da International Organization for Standard ISO e ONU è stata approvata e firmata la cosiddetta Dichiarazione di Londra, un impegno formale e sostanziale finalizzato a contrastare il cambiamento climatico anche attraverso gli standard ISO con l’obiettivo di contribuire alla realizzazione dell’agenda climatica entro il 2050. Quell’evento ha segnato in modo ufficiale l’impegno di ISO come promotrice di operazioni e iniziative in tema di impatto sul clima.

Da quel momento sono stati avviati diversi percorsi di lavoro e un importante risultato di questi track ha preso forma, proprio in questo periodo, nell’annuncio dell’International Organization for Standard di un emendamento che impone a tutti gli schemi di certificazione l’analisi dell’impatto climatico.

Si tratta di un passaggio importante che può contribuire in modo significativo a stimolare, incentivare e accelerare il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità da parte delle imprese.

Per capire meglio questo emendamento e cosa cambia per le imprese abbiamo raccolto il contributo di Andrea Berni, Associate Partner QHSE P4I.

Cosa significa questo emendamento? Cosa cambia per i certificati ISO?

Si tratta di un segnale importante legato agli obiettivi della Dichiarazione di Londra tra ISO e ONU che di fatto invita ad addizionare l’analisi e i requisiti relativi all’impatto climatico a tutti gli schemi di certificazione.

Chiariamo subito: non è uno standard relativo ai temi del climate change, ma un arricchimento degli schemi attuali, corretto?

Assolutamente sì, ISO sta costruendo uno standard ISO sui temi climatici. Questo emendamento rappresenta un meccanismo di avvicinamento graduale con una modalità di adempimento che non prevede uno specifico protocollo di formulazione.

Gli aggiornamenti hanno riguardato standard già esistenti, ed in particolare il capitolo 4 (“Contesto dell’organizzazione”) degli standard ISO che hanno come base la struttura di alto livello HLS [1], come gli standard ISO 9001, ISO 14001, ISO 45001, ISO 50001,ISO 27001, ma anche numerosi altri schemi

Qualora il cambiamento climatico risulti rilevante per lo standard ed il sistema di gestione adottato, questo dovrà essere considerato negli obiettivi aziendali e nelle attività di mitigazione.

Cosa significa concretamente?

Le aziende che dispongono, solo per fare un esempio, di certificati ISO 9001 o 14001 sono obbligate a compilare anche un’analisi dell’impatto climatico. Non solo in fase di rinnovo del certificato, ma anche sui primi mantenimenti. Da giugno poi l’emendamento sarà integrato su tutti gli standard ISO e ci sarà l’obbligo per tutti di addizionare nell’analisi del contesto anche la valutazione dell’impatto sul clima.

I rischi derivati dall’analisi del contesto relativi al climate change dovranno essere considerati tenendo in considerazione, a titolo esemplificativo, l’ambito di applicazione del sistema di gestione implementato, gli ambiti regolatori, i settori specifici in cui l’azienda opera, l’ubicazione territoriale, la catena di fornitura e l’organizzazione dell’azienda.

Di quante aziende stiamo parlando?

Potenzialmente oltre 4 milioni di aziende. Dobbiamo considerare che si tratta di una decisione che vale per qualsiasi azienda certificata e per qualsiasi schema. Per intenderci, solo per fare un esempio, anche per la 27.001 ovvero per la sicurezza degli asset informatici.

Come dovranno prepararsi le imprese? Quali criteri dovranno adottare per la valutazione dell’impatto sul clima?

Va precisato che gli standard ISO non impongono un modello, ma chiedono di mettere a disposizione determinate informazioni.

Di fatto l’emendamento chiede la realizzazione e la integrazione delle analisi legate all’impatto sui cambiamenti climatici nelle analisi del contesto e nelle stakeholder analisys già adottate per gli standard. Si tratta di informazioni che si possono attuare in varie modalità, ad esempio con una SWAT analisi nella quale si aggiunge l’impatto sul clima e l’impatto che possono avere le esigenze degli stakeholder. In altri casi si può agire con un’analisi sui GHG Protocol. Dipende dalle situazioni e dal tipo di impegno che intende assumere ciascuna impresa.

Gli organismi di certificazione verificheranno in sede di audit che le aziende abbiano preso in considerazione questi requisiti nella progettazione ed implementazione dei sistemi di gestione. Nel caso in cui le aziende non abbiano recepito tale requisito il gruppo di audit degli organismi di certificazione rilascerà una raccomandazione per l’adeguamento.

Che tipo di effort si richiede alle aziende?

Dipende dal livello in cui si trova ciascuna realtà e dagli obiettivi che si pone. L’analisi del contesto e la stakeholder analisys può essere un’attività che si affronta con una consulenza, che ovviamente dipende dal settore in cui opera una impresa e dalla complessità del contesto in cui opera, ma è di fatto un tema di raccolta di dati e informazioni e di contestualizzazione delle aspettative dei diversi stakeholder.

Nel caso in cui si decida di affrontare una analisi legata al GHG Protocol il lavoro è decisamente più importante e impegnativo, ma anche in questa circostanza dalla tipologia aziendale, dalle dimensioni e dagli obiettivi.

Le aziende potranno sfruttare il lavoro che hanno realizzato sui temi legati al clima?

Certamente, ci sono aziende già strutturate che potranno utilizzare i modelli e gli action plan che già hanno realizzato e altre ancora che, per diverse ragioni, per sensibilità e per posizionamento sul mercato, potrebbero fare qualcosa di più strutturato. Ce ne sono altre che magari dovranno partire da zero. Su questo c’è ampia discrezionalità e dipende da tanti fattori, dai settori in cui operano le aziende stesso o, come ripeto, dalle loro dimensioni.

Possiamo dire che c’è un focus specifico sul cambiamento climatico?

il tema delle emissioni è naturalmente centrale. Altri temi che svolgono un ruolo importante a livello di sostenibilità, come possono essere ad esempio quelli del riciclo, dello smaltimento, del remanufacturing, sono trattati in modo specifico nell’ambito dei loro standard di riferimento.

In prospettiva cosa cambia con questo tipo di emendamento?

Si andrà ad arricchire la necessità delle aziende di raccogliere dati. Le imprese si dovranno preparare, seppur gradualmente, e dovranno strutturare un modello per tracciare le evidenze relativa al loro rapporto con i temi dei cambiamenti climatici. Dovranno poi tenere aggiornato il modello che avranno adottato e dovranno strutturarsi per presentare i risultati di queste attività di verifica agli enti certificatori.

Guardiamo alla dimensione più sostanziale di questo passaggio, anche in termini di processo decisionale. Prendiamo un’azienda che ha preparato un bilancio di sostenibilità e che ha adottato un certo tipo di standard, come potrebbe essere GRI, SASB, ESRS, un’azienda dunque che ha scelto una determinata politica e modalità di azione su questi temi con indicatori e KPI precisi. Come si deve muovere?

In questo caso l’azienda dovrà utilizzare i dati in suo possesso per documentare secondo le regole previste per ciascun singolo standard le informazioni relative al proprio impatto sui cambiamenti climatici. Si tratta di un lavoro di organizzazione e gestione delle informazioni già presenti secondo le forme prevista da ISO soprattutto in chiave di principi generali.

Se un’azienda non ha mai fatto nulla?

Beh, in questo caso c’è un ulteriore buon motivo per agire. Non dimentichiamo che gli standard sono necessari per la partecipazione a bandi, per l’accesso a incentivi e sono uno strumento fondamentale per lo sviluppo delle aziende. Certamente la normativa non impone la scelta di uno standard ma è e sarà sempre più opportuno definire una strategia per la mappatura dei dati, per la raccolta e per la loro gestione. La componente sui cambiamenti climatici è un requisito importante per garantire la continuità e la completezza di adempimenti rispetto al proprio certificato.


Su questi temi leggi anche Climate change standard: arriva un importante aggiornamento ISO

[1]

La Struttura di Alto Livello (High Level Structure – HLS) è stata introdotta dall’Organizzazione internazionale per la standardizzazione (ISO) per dare alle norme dei sistemi di gestione una struttura uniforme ed un contenuto di base simile. Lo scopo è quello di migliorare l’allineamento delle diverse norme ISO per mezzo di una struttura trasversale.

L’HLS serve anche come linea guida per lo sviluppo di norme future, in modo che a lungo termine tutte le norme ISO per i sistemi di gestione contengano la stessa struttura generale, gli stessi requisiti di base comuni e gli stessi termini e definizioni comuni.

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