Analisi

CSRD: perché è importante e cosa cambierà?

Il ruolo fondamentale della Corporate Sustainability Reporting Directive per i percorsi di sostenibilità delle imprese e le prospettive legata alla nuova normativa nell’analisi di Renato Zanichelli

Pubblicato il 20 Feb 2023

Renato Zanichelli

CSRD: lo scenario di riferimento

La CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive si colloca in uno scenario globale che in relazione ai temi, ai percorsi e alle iniziative per la sostenibilità è da tempo in fermento. Un contesto che negli ultimi mesi del 2022 ha segnato un passaggio importante, in particolare per quanto riguarda il ruolo dell’Europa. Con il suo impegno per la neutralità climatica da raggiungere entro il 2050, con il ridisegno della competitività nel segno della decarbonizzazione e con la creazione di un nuovo quadro normativo, la zona UE si è distinta per intraprendenza e capacità di visione. Nel giro di pochi mesi si è registrata l’approvazione della CSRD da parte del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa, il nuovo European Sustainability Reporting Standard (ESRS) dell’EFRAG, la presentazione della roadmap per la sustainable finance da parte dell’EBA e l’arrivo delle misure strutturali legate all’Industrial Green Deal.

Un ruolo assolutamente strategico sotto diverse prospettive è svolto proprio dalla Corporate Sustainability Reporting Directive o CSRD proprio perché è nella condizione di “portare” i temi della rendicontazione della sostenibilità presso un numero sempre maggiore di imprese. Per meglio comprenderne le potenzialità e le prospettive ospitiamo l’analisi e le valutazioni di Renato Zanichelli*.

CSRD: l’importanza di integrare la sostenibilità all’interno dei modelli di business

Che cosa significa CSRD e perché è così importante oggi?

Il 16.12.2022 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’UE la Direttiva n. 2022/2464 riguardante la rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD), modificativa della Direttiva 2013/34/UE, concernente l’obbligo di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario per imprese di grandi dimensioni.

L’importanza di questa normativa è legata alla integrazione che essa promuove della sostenibilità all’interno dei modelli di business: è questa la chiara direzione che la bussola davanti a noi ci indica, una direzione per molti versi rivoluzionaria, che modificherà tutte le discipline aziendali, dall’accounting alla finanza.

Il calendario relativo ai nuovi obblighi previsti dalla CSRD

Prima di procedere con l’analisi è importante osservare il calendario di entrata in vigore dei nuovi obblighi:

  • per gli esercizi aventi inizio dal 1° gennaio 2024: grandi imprese di interesse pubblico, con più di 500 dipendenti;
  • per gli esercizi aventi inizio dal 1° gennaio 2025: a tutte le altre grandi imprese (sono tali quelle che, alla data di chiusura dell’esercizio, superino 2 dei seguenti 3 criteri: € 20 milioni di totale dell’attivo, € 40 milioni di ricavi netti, 250 dipendenti medi annui);
  • per gli esercizi aventi inizio dal 1° gennaio 2026: alle PMI quotate (escluse le microimprese);
  • per gli esercizi aventi inizio dal 1° gennaio 2028: alle società non UE che realizzano un fatturato annuo superiore a € 150 milioni nella UE e che hanno un’impresa figlia o una succursale nella UE, che si qualifica come grande impresa o PMI quotata e/o presenta un fatturato netto superiore a € 40 milioni nell’esercizio precedente.

I numeri delle aziende coinvolte è notevole. Anche perché è comunque ammesso anche per le PMI non quotate di rendicontare, su base volontaria, le attività svolte in tema di sostenibilità. Anzi, già molte di esse ne sono obbligate da quei loro clienti, soprattutto esteri (pensiamo ai diversi settori del lusso, nei quali l’Italia è indiscussa leader) che tassativamente lo richiedano (sulla base di criteri e logiche di Green Procurement). Non solo: va considerato l’ulteriore effetto a catena derivante dalla necessità delle imprese obbligate di raccogliere informazioni rilevanti lungo tutta la loro filiera.

Corporate Sustainability Reporting Directive: Doppia Rilevanza o Doppia Materialità

Cosa prevede la CSRD per le aziende?

La CSRD introduce il nuovo concetto di “doppia rilevanza” (o “doppia materialità”) in virtù del quale le imprese dovranno fornire informazioni sia in merito all’impatto delle proprie attività sulle persone e sull’ambiente (approccio inside-out), sia riguardo al modo in cui le questioni di sostenibilità incidono su di esse, sui loro risultati e sulla loro situazione (approccio outside-in).

In merito alla tipologia di informazioni da fornire, la Direttiva è intervenuta con modifiche sostanziali, sostituendo anzitutto il termine “informazioni di carattere non finanziario” con l’espressione “informazioni sulla sostenibilità”, al fine accentuare il legame tra le politiche adottate in ambito ambientale, sociale e di governance e l’andamento economico-finanziario della società.

CSRD: la descrizione della strategia aziendale per la sostenibilità

Che cosa dichiara l’azienda nel bilancio di sostenibilità? Quali sono le pratiche o i processi che deve implementare per essere in regola?

Nel dettaglio, il nuovo rendiconto di sostenibilità, che sarà parte integrante della relazione sulla gestione nel fascicolo di bilancio della singola azienda, dovrà contenere la descrizione del modello e della strategia aziendale che indichi:

  • la gestione dei rischi e delle opportunità connessi alle questioni di sostenibilità;
  • i piani dell’impresa, incluse le azioni attuative e i relativi piani finanziari e di investimento volti a garantire la compatibilità del modello e della strategia con la transizione verso un’economia sostenibile;
  • le modalità con cui il modello e la strategia tengono conto degli interessi degli stakeholders rilevanti;
  • le modalità di attuazione della strategia, nell’ambito della sostenibilità;
  • la descrizione degli obiettivi ESG individuati dall’impresa e dei progressi nel loro raggiungimento;
  • la descrizione del ruolo degli organi di amministrazione, gestione e controllo in relazione alle questioni ESG e informazioni sull’esistenza di sistemi di incentivi connessi alle questioni di sostenibilità;
  • la descrizione delle politiche di sostenibilità dell’impresa;
  • la descrizione delle procedure di due diligence di sostenibilità;
  • la descrizione dei principali impatti negativi, legati alle attività dell’impresa e alla sua catena del valore e delle azioni intraprese per identificare e monitorare tali impatti, nonché per prevenire e mitigarne gli effetti;
  • la descrizione dei principali rischi connessi alle questioni di sostenibilità e le modalità di gestione adottate;
  • indicatori e KPI per tutte le precedenti informazioni.

CSRD e standard di rendicontazione specifici per le PMI

Occorre segnalare che per le PMI saranno introdotti degli standard di rendicontazione specifici, in modo da tener conto delle loro esigenze e caratteristiche.

La CSRD, nell’evidenziare la necessità di adottare un quadro coordinato di riferimento per la rendicontazione, ha attribuito all’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) il mandato per la definizione dei nuovi principi di rendicontazione. Quanto agli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), essi dovranno indicare le linee guida per la predisposizione del cosiddetto Report di sostenibilità.

Ad oggi, l’EFRAG ha già trasmesso una prima serie di bozze di Standards alla Commissione Europea, la quale, al termine del processo di consultazione, procederà con la loro adozione in versione definitiva, come atti delegati, entro il 30 giugno 2023.

Da ultimo, tra le novità, si segnala che, al fine di poter assicurare la credibilità delle informazioni fornite, la CSRD ha previsto l’introduzione dell’obbligo di attestazione della rendicontazione di sostenibilità da parte del revisore legale o della società di revisione contabile, che dovrà fornire il proprio parere circa la conformità del Report di sostenibilità alle prescrizioni della Direttiva.

CSRD: il rischio di non considerarla con attenzione

A quali rischi vanno incontro gli imprenditori che non si adeguano?

Il rischio principale è quello di andare fuori mercato. Le aziende non saranno più valutate, infatti, in base solo alla loro performance economico-finanziaria ma anche a quelle di sostenibilità. E fra i valutatori ci sono i clienti e lo stesso sistema creditizio, due stakholder fondamentali che stanno già privilegiando, nelle loro relazioni, le aziende più virtuose.

La radicazione dei fattori Environmental, Social e Governance all’interno del pensiero economico-aziendale è una realtà concreta. I modelli di business influenzano e sono influenzati da scelte strategiche sempre più orientate alla sostenibilità, e dalle regole di accounting, chiamate a rendicontarne la realizzazione.

L’imprenditore che già oggi non metta in agenda l’avvio di un’attività tesa a tracciare, non solo formalmente, questa nuova rotta di navigazione è destinato ad affrontare gravi criticità. Adeguarsi non è un NICE TO HAVE ma un MUST HAVE!

*Renato Zanichelli è Dottore Commercialista e Trainer in Programmazione Neuro Linguistica. Laureato in Economia presso l’Università Luigi Bocconi di Milano, dopo esperienze di studi negli USA e in Inghilterra, come componente della Commissione Informatica del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, in collaborazione con il Ministero delle Finanze, ha contribuito negli anni ’90 al varo del progetto “Entratel” (Fisco Telematico), oggi utilizzato da milioni di contribuenti. Tra i primi in Italia, insieme al collega Andrea Canavesi, a introdurre un sistema di gestione della qualità, uniformato alle norme UNI EN ISO 9001, che permettesse di recepire le best practice operative dell’attività nell’ambito degli studi professionali e tradurle in processi codificati, controllati e misurabili. Con 30 anni di vasta ed articolata esperienza nel campo del business counselling e del diritto societario e tributario, esercita la libera professione in stretto collegamento con professionisti e reti nazionali e internazionali (fra cui STEP – Advising families across generations). Professionista Digitale dell’Anno (Politecnico di Milano – 2018), appassionato di neuroeconomics e di nuove tecnologie, è consulente di aziende e di gruppi societari appartenenti ai più disparati settori dell’economia. Zanichelli è idnoltre ieatore della piattaforma digitale Bussola d’Impresa®, utilizzata dalla Scuola di Alta Formazione del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, come “piattaforma-scuola” per la gestione degli Adeguati Assetti.

 

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4