Mettere a disposizione delle aziende una ricostruzione sistematica della disciplina sugli obblighi di rendicontazione e informativa societaria in materia di sostenibilità, grazie all’illustrazione e al commento del decreto legislativo numero 125 del 6 settembre 2024, che recepisce la direttiva europea 2022/2064, più nota con l’acronimo di CSRD, “Corporate Sustainability Reporting Directive”.
È questo l’obiettivo della circolare 21 pubblicata a dicembre 2024 da Assonime, associazione che rappresenta le società per azioni italiane e ha come mission il miglioramento della qualità della regolamentazione italiana ed europea, studiandone l’impatto sul sistema economico e sul funzionamento dei mercati. L’associazione, in sostanza, si propone come un anello di congiunzione tra imprese ed istituzioni, sottoponendo alle istituzioni le esigenze delle imprese e assistendo le imprese nella migliore applicazione delle leggi.
La circolare di Assonime nasce anche per illustrare i principi generali degli standard ESRS, vale a dire i principi di rendicontazione per il bilancio di sostenibilità sviluppati da EFRAG, l’European Financial Reporting Advisory Group, associazione privata senza scopo di lucro fondata nel 2001.
Le caratteristiche della nuova disciplina
Le nuove norme sulla rendicontazione in materia di sostenibilità, spiega Assonime, rappresentano “una tappa importante della disciplina societaria sull’informativa di sostenibilità, che innova sensibilmente il quadro normativo preesistente”. Quest’ultimo, infatti, spiega ancora Assonime, “obbligava le sole società quotate, banche e imprese di assicurazione di grandi dimensioni a pubblicare la cosiddetta dichiarazione non finanziaria con informazioni relative ai temi ambientali e sociali, secondo un approccio flessibile al tema delle informazioni non finanziarie”.
L’estensione degli obblighi di rendicontazione non finanziaria
Con il nuovo decreto legislativo, in sostanza, si amplia l’obbligo di pubblicare una serie di informazioni in tema di sostenibilità, la “rendicontazione di sostenibilità”, allargandolo a tutte le grandi imprese, anche quelle non quotate, le Pmi quotate (ma non le microimprese, e le imprese extraeuropee che realizzano in Europa ricavi oltre una soglia prestabilita.
“Il novero di informazioni da fornire – spiega Assonime – viene specificato con maggior dettaglio e deve essere fornito in base a standard di rendicontazione adottati a livello europeo. Le informazioni sono soggette a una revisione esterna di natura obbligatoria. La Rendicontazione di sostenibilità si colloca necessariamente all’interno della relazione sulla gestione e deve essere pubblicata in un formato digitale elaborabile”.
La sfida per le imprese
“La complessità del quadro regolamentare e dei nuovi obblighi informativi, nonché la significativa estensione dei soggetti obbligati alla rendicontazione di sostenibilità – sottolinea l’associazione – pongono una serie di difficoltà operative importanti e rappresentano una difficile sfida per tutte le imprese, in particolare per quelle di minori dimensioni e per quelle che dovranno fornire informazioni in materia di sostenibilità per la prima volta”.
Le esenzioni
Tra gli highlights della circolare c’è il fatto che – secondo Assonime – una relazione consolidata di sostenibilità che venga redatta a livello di gruppo dalla casa madre possa esentare dalla pubblicazione della rendicontazione di sostenibilità le società controllate, a patto però che la documentazione sia completa, e sia stata sottoposta a controlli interni ed esterni, risultando conforme alle normative di trasparenza e messa a punto tenendo nella massima considerazione gli standard fissati a livello europeo.
Focus sugli standard
Il decreto e la direttiva Ue, inoltre, spiega Assonime nella circolare, prevedono che la rendicontazione di sostenibilità venga redatta seguendo gli standard messi a punto da Efrag, i cosiddetti European Sustainability Reporting Standards, o Esrs). Si tratta di 12 standard generali che riguardano nello specifico le tematiche ESG (Ambiente, Sociale, Governance), puntualizzando i dettagli che devono essere inclusi nei report su impatti, rischi e opportunità collegati alle tematiche ambientali.
La circolare di Assonime focalizza l’attenzione, tra l’altro, sul processo e l’analisi di rilevanza, sulle informazioni che riguardano la supply chain e sul coinvolgimento delle parti interessate, anche rispetto agli impatti ambientali e sociali. I report dovranno inoltre dare conto dell’ecosostenibilità delle attività aziendali secondo il Regolamento Ue 2020/852 e informazioni sulle risorse immateriali essenziali.