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Rurall sfrutta la conoscenza data-driven per rigenerare il rapporto tra ambiente e agrifood lungo la supply chain



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Senza dati è impensabile promuovere la qualità del made in Italy rispettando pianeta e persone. Lo sa bene Rurall che ha sviluppato una piattaforma track and trace per garantire la sostenibilità lungo tutta la filiera agroalimentare. I temi del confronto con la GM Alessandra Bonetti che presenzierà al convegno dell’Osservatorio Smart Agrifood il 15 marzo

Pubblicato il 8 mar 2024



Rurall

Realizzare una infrastruttura digitale basata su tecnologie innovative e abilitanti (software, hardware e personale) per lo sviluppo del mondo agroalimentare e per la fornitura di servizi al mercato che si basino su dati puntuali e di contesto e che prevendano il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati. Nella mission di Rurall si legge il metodo con cui l’azienda favorisce la transizione ecologica e digitale dell’Agrifood: un approccio integrato che mira ad aumentare il valore delle produzioni made in Italy basandolo sulla distintività, sostenibilità e biodiversità e fornendo un strumento di tracciabilità che aumenti la trasparenza dal campo alla tavola.

Una piattaforma track and trace che, operando mediante una logica basata sugli eventi, non si limita semplicemente alla raccolta di dati, ma integra e collega ogni informazione specifica alla singola unità di prodotto. Dalle origini del seme, passando per i trattamenti agricoli, la gestione degli animali, fino alle fasi di trasformazione, trasporto e logistica, la piattaforma di Rurall abbraccia l’intero ciclo produttivo. Poi va oltre, interagendo con il consumatore finale per raccogliere feedback sull’esperienza di consumo e sul processo di riciclo.

In questo contesto, la raccolta di dati diventa uno strumento strategico per rispondere a una vasta gamma di necessità delle filiere e dei marchi, che spaziano dalla gestione dei richiami di prodotto e dei controlli di qualità, alle rendicontazioni di sostenibilità, dalla protezione del marchio e l’engagement dei clienti, all’ottimizzazione dei processi, fino alla business intelligence, al marketing e molto altro ancora.

Grazie al contributo di Alessandra Bonetti, General Manager RURALL, abbiamo potuto immergerci nella filosofia, nelle strategie, nelle innovazioni e nei progetti che caratterizzano l’impegno dell’azienda nel contesto dell’innovazione digitale applicata al settore agroalimentare.

Alessandra Bonetti sarà uno dei relatori al prossimo Convegno organizzato dall’Osservatorio Smart Agrifood per presentare i dati dell’edizione 2023 della Ricerca che si terrà il prossimo 15 marzo.

Non perdere l’occasione di partecipare a
“Smart Agrifood: il dato è tratto. Ora la sfida è la maturità digitale”

Dai Big data per gestire i rischi, la sostenibilità e il rapporto con i consumatori

Oggi alle questioni tradizionali a cui il settore agroalimentare deve far fronte, quali la gestione delle risorse, la redditività e il rispetto delle normative, si aggiungono ulteriori pressioni. “La sostenibilità rappresenta una sfida multidimensionale che abbraccia l’ambiente, le singole aziende e l’intera filiera o comparto. In questo contesto, le nostre soluzioni mirano a rendere più semplice la misurazione degli impatti as is e il monitoraggio delle azioni volte al miglioramento dei medesimi” spiega Bonetti.

Bonetti sottolinea poi il ruolo imprescindibile risk management, dove il rischio può essere collegato sia alla varietà e variabilità dei prodotti conferiti lungo la supply chain che ai cambiamenti climatici e l’importanza della conoscenza e del controllo in scenari complessi, dove l’accesso a dati affidabili e strumenti di monitoraggio diventa cruciale, specialmente per aziende e filiere di grandi dimensioni o che operano a livello internazionale.

Inoltre, valorizzare il prodotto sul mercato oggi significa andare oltre i tradizionali slogan pubblicitari che lato sostenibilità sfociano nel greenwashing. “Con la crescente consapevolezza dei consumatori e la possibilità di utilizzare etichette digitali – prosegue Bonetti – il canale di comunicazione tra produttore e consumatore supera i limiti di spazio e tempo nella fruizione delle informazioni e rende potenzialmente infinita la quantità informazioni che può essere esplorata da chi sta per fruire di un prodotto alimentare. E’ evidente quindi che la scelta su quale contenuto, l’affidabilità del medesimo e la possibilità di essere customizzato e fruito iniziano ad essere un must have“.

Rurall, dalla terra al riciclo per la sostenibilità di filiera

Ciascun anello della catena di produzione gioca un ruolo cruciale nel definire la sostenibilità ambientale complessiva. La sostenibilità della supply chain (che assume le vesti del parametro Scope 3 per le aziende che mirano a ridurre il loro impatto ambientale) presuppone un concetto olistico che si estende dalla raccolta delle materie prime fino al consumo e al riciclo del prodotto finale. Inizia con l’adozione di pratiche agricole sostenibili per minimizzare l’impatto ambientale alla fonte e prosegue con la trasformazione e il confezionamento, dove l’efficienza energetica e la riduzione degli scarti sono prioritari.

La distribuzione mira a ridurre l’impronta carbonica attraverso catene di fornitura ottimizzate e opzioni di consegna ecologiche. Infine, la fase di consumo enfatizza l’importanza del comportamento responsabile dei consumatori, promuovendo il riciclo e il riuso dei materiali. Questo approccio integrato richiede la collaborazione tra produttori, distributori e consumatori per garantire pratiche sostenibili lungo l’intero ciclo di vita del prodotto, contribuendo così a un’economia più circolare e sostenibile.

Un esempio emblematico di tale impegno è rappresentato dalla collaborazione con Join Fruit, un’organizzazione di produttori nel mondo della frutta, che ha integrato le innovative soluzioni proposte da Rurall. Questa partnership si distingue per l’adozione di tecnologie all’avanguardia come imaging e Intelligenza artificiale, volte a ottimizzare il monitoraggio della qualità e della quantità dei prodotti agricoli. Queste tecnologie non solo facilitano la valutazione dei prodotti in fase di conferimento ma permettono anche di prevedere con anticipo – già dal campo – le esigenze di organizzazione del processo di conferimento, migliorando l’efficienza della logistica e della gestione dei magazzini.

Digitale, serve accessibilità per curare qualità e sostenibilità

Alessandra Bonetti ha una visione chiara sull’evoluzione futura del settore agroalimentare, dove all’innovazione digitale spetta un ruolo preponderante. “Il settore agroalimentare dovrà passare dalla resa tout court, alla produzione di qualità accessibile” afferma General Manager di Rurall.

La convinzione di Rurall è che l’innovazione digitale, se integrata efficacemente in un approccio sistemico ancora da diffondersi ampiamente – puntualizza Bonetti -, avrà un impatto significativo nel guidare il settore verso la produzione di alimenti che siano salutari per i consumatori, vantaggiosi per i produttori e rispettosi dell’ambiente.

La conoscenza che arriva dai dati per promuovere l’agricoltura rigenerativa

Bonetti evidenzia poi come la digitalizzazione, resa accessibile in termini di costi e di esperienza utente, possa essere un catalizzatore per l’adozione di pratiche agricole rigenerative, promuovendo un benessere collettivo. “Sostenere filiere che scommettono sul giusto prezzo e che vogliono agire sui terreni in modalità poco invasiva o che puntano a rispettare il benessere animale convinti che questo incida sull’apporto che il prodotto ha in termini di impatto sulla salute dell’uomo non può che passare da modelli che si basano sui dati” aggiunge.

La conoscenza, infatti, può orientare la trasformazione dei modelli di agricoltura da quelli più tradizionali a quelli di natura rigenerativa, può sensibilizzare i consumatori e può supportare la creazione di condizioni di lavoro più giuste. Nella direzione di un ecosistema che rispetta la sostenibilità lungo tutte le sue dimensioni ESG.

Ma non finisce qui perché, osserva Bonetti, “l’innovazione digitale può assistere i legislatori e gli stakeholder del settore nell’adattarsi al mondo che ci circonda e nel modellare un futuro agroalimentare che rispetta la natura, senza imporre standard irrealizzabili”.

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