Ricerche

In Italia la decarbonizzazione delle industrie hard-to-abate è davvero complicata

Secondo l’Energy & Strategy Group servirebbero tra i 30 e gli 80 miliardi di euro per l’acquisto delle tecnologie abilitanti per raggiungere il Net Zero al 2050. E occorrono nuovi incentivi

Aggiornato il 21 Gen 2024

net zero

La piena decarbonizzazione nei settori hard-to-abate industriali, cioè quelli cioè più difficili da decarbonizzare, sarà difficile e in ogni caso parecchio costosa. Questo il principale messaggio che arriva dall’Osservatorio Zero Carbon Technology Pathways, realizzato da Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, che ha identificato 115 soluzioni tecnologiche rilevanti per abbattere le emissioni di questi settori (come siderurgia, chimica, ceramica, carta, vetro e cemento).

In particolare per raggiungere la piena decarbonizzazione al 2050, in Italia occorrerebbe una spesa variabile tra i 30 e gli 80 miliardi di euro per l’acquisto delle tecnologie abilitanti e i relativi costi operativi, in base all’evoluzione tecnologica attesa e ai prezzi delle commodity, tra cui l’elettricità e il vettore idrogeno nella sua forma meno emissiva. Tuttavia, in assenza di ulteriori incentivi, il rischio concreto è quello di arrivare a una riduzione emissiva di appena il 54% rispetto al 2020, molto lontano dall’obiettivo net zero.

Le tecnologie chiave per la decarbonizzazione

Idrogeno, biocombustibili ed elettricità e sistemi di stoccaggio di CO2 per la rimozione delle emissioni atmosferiche, sono le quattro principali direttrici tecnologiche analizzate nel Report. Le direttrici tecnologiche per la produzione di energia elettrica e di idrogeno sono già oggi mediamente consolidate, evidenzia l’Energy & Strategy, viceversa una maggiore attenzione andrà rivolta alle tecnologie di consumo, dove la limitata maturità, soprattutto infrastrutturale, ne rallenta l’adozione: la rete elettrica dovrà infatti garantire la propria stabilità, sicurezza ed efficienza di gestione a fronte di un’attesa elettrificazione massiva degli usi finali e di una generazione intermittente da fonti rinnovabili.

Al contempo, la rete del gas dovrà essere adeguata per diventare hydrogen-ready, ossia in grado di accogliere volumi crescenti di idrogeno (mentre sistemi full-hydrogen sono al momento ostacolati dalla scarsa maturità tecnologica e dalla necessità di sostituire completamente i macchinari utilizzati nei diversi settori industriali). Per quanto riguarda i biocombustibili e la CCS, le complessità di filiera e la limitata fattibilità tecno-economica ne riducono il potenziale impatto futuro.

I cambiamenti normativi necessari

Ma il raggiungimento degli obiettivi, avverte Simone Franzò, responsabile della ricerca, “richiede anche un cambiamento profondo dei modelli di consumo e la definizione di un quadro normativo-regolatorio chiaro e duraturo, in grado di fornire gli strumenti adeguati alle aziende e agli operatori per abbandonare processi e strumenti noti e radicati e iniziare una transizione di dimensioni epocali: vanno mitigate ed eliminate le barriere che oggi ostacolano il percorso”.

Il punto di vista delle imprese

Una conferma in tal senso arriva da una survey a cui hanno risposto oltre 400 imprese e da un workshop con gli operatori dei settori hard-to-abate: sia i driver che le barriere più rilevanti verso la realizzazione degli interventi di decarbonizzazione appartengono alle sfere economico-finanziaria e normativa. Per queste realtà risulta difficile infatti realizzare interventi risolutivi senza strumenti incentivanti che permettano di ottenere un risparmio sui costi operativi, a fronte di investimenti molto onerosi. Le imprese segnalano un’esigenza di semplificazione del quadro normativo-regolatorio, attraverso una programmazione di lungo periodo che attribuisca agli obiettivi di decarbonizzazione un’importanza prioritaria e che preveda lo sviluppo di competenze green in azienda.

Cosa dicono PNIEC E PNRR

In Italia, lo sforzo per la decarbonizzazione si avvale di due strumenti principali: il PNRR e il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), la cui proposta di aggiornamento è stata sottoposta alla Commissione Europea nel giugno 2023. Sia il PNRR attuale che la revisione approvata dalla Commissione nel novembre 2023 prevedono investimenti e riforme su tre delle quattro direttrici tecnologiche analizzate nel presente Report (idrogeno, biocombustibili, ed elettrificazione che conquista il 21,2% delle risorse), mentre non include misure in materia di Carbon Capture and Storage (CCS). L’aggiornamento del PNIEC, che in generale contempla una revisione al rialzo dei target al 2030, prevede invece il ricorso alla CCS per i settori hard-to-abate e punta su rinnovabili elettriche, idrogeno e biometano.
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Articolo originariamente pubblicato il 21 Gen 2024

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