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Competitività, resilienza e sostenibilità: il ruolo di processi produttivi e supply chain più intelligenti



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Normative, esigenze dei consumatori, fattori ESG sono alla base di un rapporto sempre più diretto tra sostenibilità e competitività, in un contesto caratterizzato da un numero crescente di variabili e rischi e da un ruolo più incisivo dell’innovazione digitale, dell’Intelligenza Artificiale e del Cloud. Scenari, prospettive e soluzioni nel confronto organizzato da Clarex e SAP

Pubblicato il 14 giu 2024

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it e Agrifood.Tech



CLAREX-REGESTA
Da sinistra: Daniele Barbirato, sales business development manager di Regesta Tech; Stefano Volpato, partner Regesta Tech e Giacomo Coppi, team leader supply chain e manufacturing di SAP Italia

La capacità di adattamento ai cambiamenti, la flessibilità nel prevedere rischi, e rispettare le normative, la velocità nel cogliere opportunità e la precisione nel servire clienti sono tutti fattori che mettono sempre di più in diretta relazione l’innovazione dei processi di produzione e delle supply chain con la competitività delle imprese.

Digitalizzazione e Industria 4.0 hanno contribuito a trasformare i prodotti, ad efficientare i processi, a creare nuovi servizi correlati e stanno mettendo a disposizione una straordinaria quantità di dati sui quali lavorare per un ulteriore miglioramento nella qualità dei prodotti stessi e nella ottimizzazione di tutte le risorse produttive.

Sempre di più nel mondo industriale le sfide della competitività e della sostenibilità si realizzano grazie all’innovazione dei processi produttivi e grazie a una gestione più intelligente delle supply chain. Si tratta di una prospettiva che può crescere ed evolvere e che può diventare una vera e propria trasformazione, grazie a una crescita nel ruolo del digitale. La capacità offerta dai dati di misurare e verificare gli effetti di ogni evoluzione e di rendicontarla è ormai nell’orizzonte e nei piani di tante aziende, come peraltro sta chiedendo anche la CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive, la normativa europea, che estende la platea delle imprese obbligate a presentare un proprio Bilancio di Sostenibilità.

In questo scenario i dati assumono un ulteriore valore, in particolare per tutte quelle aziende che, ad esempio per la rendicontazione di sostenibilità, scelgono di andare oltre l’adempimento a un obbligo normativo, per disporre di un Bilancio che sia anche uno strumento di indirizzo strategico e di miglioramento continuo. Una prospettiva questa che si salda con le opportunità che arrivano da una maggiore integrazione e da un migliore coinvolgimento a livello di supply chain come fattori strategici per affrontare la crescente quantità di variabili, rischi ed emergenze determinate da eventi metereologici estremi o da crisi geopolitiche.

Con una efficace sintesi tra skill tecnologici, soluzioni digitali e competenze di dominio nell’ambito industriale Clarex e SAP hanno creato un momento di confronto dedicato alla competitività delle imprese manifatturiere e al ruolo dell’innovazione digitale a partire dall’Intelligenza Artificiale. Un dibattito animato dai contributi di Stefano Volpato, partner Regesta Tech, Giacomo Coppi, team leader supply chain e manufacturing di SAP Italia e Daniele Barbirato, sales business development manager di Regesta Tech.

Quantità e qualità dei dati come punto di partenza

“La quantità e la qualità dei dati sono diventati un asset strategico per le imprese del manufatturiero – osserva Volpato -. Che si tratti di innovazione di prodotto o di processo, comunque si dispone di una quantità crescente di dati e la vera sfida è metterli a frutto per migliorare la competitività”. La scelta legata al lavoro sui propri dati deve però essere vissuta dalle imprese come una scelta strategica. “Nel caso dei prodotti il valore dei dati va a beneficio del design, della progettazione, della personalizzazione e si amplifica nel momento in cui si può integrare con i dati legati all’evoluzione delle esigenze dei consumatori, dei servizi dedicati al ciclo di vita e a tanti altri fattori che incidono sulla generazione di valore. Questa visione della competitività si rafforza ulteriormente grazie alla capacità di lavorare sui processi produttivi, sulla loro flessibilità, sulla resilienza e sull’agilità nel rispettare le complessità che arrivano dalle compliance normative”.

Entrano in gioco gli obiettivi di sostenibilità

Nel processo di valorizzazione dei dati assume poi una crescente importanza il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, che per Volpato sono “sempre più strettamente connessi con i temi della competitività”. Ma perché la sostenibilità sia effettivamente credibile non può basarsi solo su “affermazioni”, deve anzi appoggiarsi su dati in grado di rappresentare metriche, KPI e rispetto degli standard. E partendo da questi presupposti “la sostenibilità assume anche tutte le caratteristiche di un miglioramento continuo – afferma -, in termini di innovazione di prodotto, di qualità, di ottimizzazione dei processi e di gestione delle risorse”. Una sostenibilità, in definitiva, che per Volpato si concretizza in un processo di gestione di tutti i dati rilevanti che portano benefici anche nel conto economico.

Intelligenza Artificiale al servizio di Processi produttivi e Supply Chain più intelligenti e sostenibili

Per Giacomo Coppi nella “partita” che unisce competitività e sostenibilità il ruolo e le prospettive dell’Intelligenza Artificiale sono enormi. Ricorda che il percorso relativo alla diffusione di nuove forme di intelligenza è iniziato da tempo e adesso si affronta una sfida che punta a integrare l’AI nei processi aziendali.

“Con l’AI e in particolare con la Generative AI – afferma Coppi – siamo davanti a un nuovo paradigma che nel mondo industriale permette di portare le prospettive dell’automazione a livelli decisamente più evoluti rispetto al passato”. La capacità di prevedere, resistere e adattarsi alle disruption che minacciano i mercati, rappresenta uno dei fattori chiave della valorizzazione dell’AI per il manifatturiero ed è nello stesso tempo un valore che permette di raggiungere obiettivi di sostenibilità. “La Governance dei rischi, grazie anche all’Intelligenza Artificiale generativa – prosegue – può mettere a disposizione un maggiore livello di interazione con il dato e permette di avvicinarsi ai concetti di iper-automazione”. Coppi cita in particolare i servizi abilitati da Joule, il copilota di SAP, che aumenta le modalità di interazione con le soluzioni SAP, grazie alla capacità di apprendimento delle esigenze e dei comportamenti degli utenti e grazie alla capacità di fornire informazioni sempre più precise da mettere al servizio dei processi decisionali.

Dati, Intelligenza e Skill

Uno dei valori che stanno alla base dell’approccio di Clarex, come emerge dal confronto, risiede nella scelta di accompagnare le aziende nell’adozione dell’Intelligenza artificiale, unendo le competenze digitali e tecnologiche con specifiche competenze di dominio nell’ambito del manifatturiero. “Con la conoscenza sempre più approfondita delle dinamiche legate a un settore strategico come il manufacturing – spiega Volpato – abbiamo la possibilità di comprendere e risolvere in modo sempre di più preciso le esigenze dei clienti e possiamo essere sempre più propositivi. In più – aggiunge – l’AI per noi è una sorta di gioco di squadra dove lavoriamo per orchestrare tante e diverse conoscenze in forma collaborativa”.

Volpato cita il caso di un cliente con obiettivi di controllo di qualità nella produzione che è stato affrontato con una soluzione di visual inspection. Nel progetto, basato sull’AI, si effettua l’analisi delle immagini provenienti da una sessantina di punti di controllo in rappresentazione di tante e diverse prospettive. Il tutto sotto la regia di un algoritmo capace di controllare in tempo reale la conformità di ciascun prodotto a specifici obiettivi di qualità. La possibilità di individuare eventuali imperfezioni e mettere in azione processi di selezione in tempo reale consente non solo un miglioramento della qualità dei prodotti e un incremento del livello di soddisfazione dei clienti, ma abilita una riduzione delle difettosità e degli sprechi e dunque genera un impatto sulla sostenibilità.

Il doppio valore della rendicontazione di sostenibilità

Per Giacomo Coppi la sostenibilità deve essere il frutto di obiettivi precisi e per questo si deve raggiungere con un approccio globale, dove i dati permettono di migliorare tutte le fasi, dalla progettazione alla ricerca e selezione dei materiali, dai processi produttivi al rispetto di normative in evoluzione. La sostenibilità deve cioè essere completa e deve rappresentare tutti i fattori che attengono all’impatto di un prodotto e di un processo, da quelli diretti e quelli più indiretti.

E il valore della sostenibilità si deve esprimere e rappresentare in una corretta e completa rendicontazione. “La capacità di rendere in digitale qualunque informazione correlata alla sostenibilità è un percorso – osserva Volpato -. Le aziende devono organizzarsi per identificare tutte le diverse fonti partendo dal presupposto che difficilmente sono già predisposte e accessibili. Occorre poi garantire la normalizzazione, la qualità dei dati e la capacità di analisi. In questo percorso noi mettiamo a disposizione delle aziende tanto la nostra conoscenza sugli aspetti tecnologici quanto quelli legati alla gestione dei dati e alle competenze per pilotare questa trasformazione grazie al digitale”.

Automatizzare la realizzazione del Bilancio di sostenibilità

Ma cosa significa preparare un Bilancio di sostenibilità per un’azienda, in particolare se rientra nella categoria delle imprese più energivore? Daniele Barbirato mette in chiaro che è fondamentare definire una strategia e fissare degli obiettivi precisi. È poi necessario contare su figure di riferimento, in grado di presidiare le diverse variabili che popolano questo percorso. Su questo tema Barbirato richiama l’esperienza condotta presso un’azienda già caratterizzata da una forte cultura della sostenibilità, con diversi Bilanci di sostenibilità alle spalle e con un’idea già definita a livello di processo di gestione dei dati. Azienda che ha scelto di dare vita a un progetto con l’obiettivo di alzare il livello di automazione nella gestione dei dati per arrivare a redigere un Bilancio di sostenibilità integrato.

E l’integrazione tra Bilancio di esercizio e Bilancio di sostenibilità “necessita di un imponente lavoro – spiega Barbirato – dove un ruolo estremamente importante è svolto dalla gestione delle fonti di dati, dal real time, dalla identificazione e creazione di automatismi e dall’organizzazione di modalità di audit. Per questo – aggiunge – abbiamo adottato un approccio end-to-end che ha i suoi punti di forza nella robustezza e nella portabilità del dato”.

Nello specifico poi il gioco di squadra citato da Volpato ha visto un lavoro congiunto tra Clarex, Regesta e SAP nel segno di una forte impronta collaborativa che si è estesa anche alle risorse e alle competenze messe in campo dal cliente.

“Questa modalità progettuale – spiega Barbirato – mette a disposizione dell’azienda strumenti decisionali in grado di agire tanto sul piano economico quanto su quello della sostenibilità. Per attuarla – osserva – abbiamo focalizzato l’attenzione su tutte le tipologie di dati relative alla sostenibilità con una struttura organizzativa a più livelli. Da quello direzionale, a cui è stato affidato il governo del dato in termini di decisioni strategiche, a quello delle operation per arrivare a quello dell’analisi e delle valutazioni delle performance. In questo modo si è predisposto un sistema in grado di attuare una automazione della rendicontazione che si interfaccia con gli aspetti finanziari, economici e di operation direttamente collegati alla sostenibilità e dunque al risultato economico complessivo. Un approccio che è anche in grado di fornire indicazioni al miglioramento continuo sui prodotti e sui processi”.

Grazie a queste analisi è possibile agire strategicamente sulle informazioni non solo per presentarle agli stakeholder e al mondo finanziario, ma anche per sfruttarne tutto il potenziale strategico, ovvero per valutare e decidere se, come e quando, trasformare prodotti o processi.

Una trasformazione che passa dalle supply chain

Il coinvolgimento e l’ingaggio strategico delle supply chain è uno dei fattori che determinano la fattibilità e il successo di queste trasformazioni, oltre che una altrettanto rilevante capacità di gestione dei temi relativi all’esposizione ai rischi. Coppi sottolinea a questo proposito l’importanza di una digitalizzazione che, grazie al ruolo del Cloud e dell’Intelligenza Artificiale, abilita processi di integrazione e pianificazione lungo una supply chain che così può essere gestita come una squadra estesa e integrata, in grado di condividere obiettivi comuni e in grado di agire a tutti i livelli.

Ma da dove si parte e come per trasformare queste potenzialità in strumenti di competitività aziendale? “Il punto di partenza – osserva Volpato – è tipicamente rappresentato da un’esigenza di miglioramento o di trasformazione che mette in moto il processo. Il passaggio successivo – prosegue – è nella definizione di una strategia e una visione. Su questi punti occorre poi costruire una organizzazione che sia nella condizione di agire sui prodotti e sui processi e che sappia coordinare il coinvolgimento di tutti gli attori”.

Volpato ricorda ancora una volta che la digitalizzazione è il vero fattore abilitante e si deve integrare con l’asset della tracciabilità. In questo modo si uniscono i valori dell’intelligenza (dei prodotti, dei processi e dei fornitori) con i valori dell’affidabilità e della qualità del dato e si arriva effettivamente a migliorare la qualità e l’affidabilità delle decisioni.

Il Cloud, nella conclusione di Volpato, è l’altro fattore abilitante che semplifica e avvicina queste prospettive, consentendo di attuare progettualità che possono effettivamente integrare sostenibilità e competitività, facendo leva sulle caratteristiche della “nuvola” in termini di velocità, flessibilità, sicurezza e garanzia della privacy.

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