NORMATIVE

Pacchetto Omnibus: la semplificazione normativa non deve distogliere dall’impegno nella sostenibilità aziendale



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La chiave di lettura di Common e il commento di Claudio Accardi, CEO della società sulle proposte presentate lo scorso 26 febbraio 2025 in Commissione Europea nell’ambito del Pacchetto Omnibus per la semplificazione normativa

Pubblicato il 25 mar 2025



semplificazione normativa
Claudio Accardi, CEO Common

Il nuovo Pacchetto Omnibus ha formulato proposte per semplificare le normative esistenti, per ridurre gli oneri amministrativi e promuovere la competitività all’interno dell’Unione Europea. Questo pacchetto mira a snellire le procedure burocratiche, con l’obiettivo di risparmiare circa 6,3 miliardi di euro in costi amministrativi. Tuttavia, la semplificazione normativa non deve tradursi in un rallentamento dell’impegno delle imprese verso la sostenibilità. Al contrario, può rappresentare una opportunità per costruire strategie ESG più autentiche e personalizzate, andando oltre il mero rispetto degli obblighi di legge.

Semplificazione normativa, obiettivo primario del Pacchetto Omnibus

Cos’è esattamente il Pacchetto Omnibus?

Il Pacchetto Omnibus è una proposta legislativa della Commissione Europea che punta a semplificare la regolamentazione esistente per ridurre il carico amministrativo delle imprese, mantenendo al contempo alti standard di competitività.

Le nuove misure propongono la riduzione delgli obblighi di rendicontazione per le aziende, allentando alcuni requisiti previsti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), dalla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) e dal Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM). Tuttavia, le aziende che sceglieranno di continuare a investire in pratiche di sostenibilità in modo trasparente e lungimirante avranno un vantaggio competitivo nel lungo periodo.

Permettere alle imprese di concentrarsi sulla competitività

L’intento del pacchetto di alleggerire il carico normativo e permettere alle imprese di concentrarsi sulla propria competitività potrebbe distogliere sulla carta investimenti nell’ambito ESG, mentre in realtà potrebbe trasformarsi in una opportunità per concentrarsi per tempo e con attenzione su sfide sociali e ambientali che l’impresa è chiamata ad affrontare spinta da vari driver, ulteriori a quello normativo, come l’attenzione dei propri stakeholder, il rapporto con gli investitori, la fiducia di clienti e consumatori.”

Tra le principali modifiche proposte, vi è la riduzione del numero di aziende coinvolte nelle obbligazioni di rendicontazione: solo le imprese con oltre 1.000 dipendenti e 50 milioni di fatturato saranno tenute a rispettare gli obblighi di rendicontazione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Questo alleggerimento interessa principalmente le PMI, che in passato erano tenute ad adottare le stesse misure delle grandi imprese.

Una semplificazione del reporting

Inoltre, la Commissione Europea prevede una semplificazione del reporting. Gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) saranno rivisti per rendere la rendicontazione della sostenibilità più chiara, meno onerosa e più accessibile per tutte le aziende coinvolte, con l’obiettivo di garantire una maggiore trasparenza e una comunicazione meno complessa verso gli stakeholder.

Un’altra modifica significativa riguarda i tempi di applicazione: le aziende che avrebbero dovuto iniziare a rendicontare nel 2026 o 2027 avranno due anni in più per adeguarsi, con una scadenza fissata al 2028. Questa proroga è pensata per offrire alle imprese il tempo necessario per adattarsi alle nuove modalità di reporting e alle modifiche normative.

Semplificazione normativa e minor impatto sulle PMI

Un aspetto fondamentale è anche il minor impatto sulle PMI. Le grandi imprese, pur essendo soggette a nuove normative, dovranno garantire che i nuovi requisiti di rendicontazione non impongano oneri eccessivi alle aziende più piccole della loro catena del valore. Questa misura favorisce la crescita delle PMI, permettendo loro di non essere sopraffatte da obblighi complessi e costosi.

semplificazione normativa

Tuttavia, nonostante la proposta di normative stringenti, le aziende devono continuare a perseguire la sostenibilità come priorità strategica. La semplificazione normativa potrebbe incentivare alcune imprese a vedere i nuovi obblighi come il minimo da rispettare, ma la sostenibilità deve andare oltre il semplice adempimento normativo. Le aziende devono investire in strategie ESG autentiche e volontarie, per costruire un modello economico sostenibile e responsabile.

La sostenibilità resta una priorità strategica e, nonostante l’alleggerimento normativo, è essenziale che le aziende, indipendentemente dalla loro dimensione, continuino a investire in attività ESG e in una comunicazione corporate strutturata sulla sostenibilità. Il rischio di perdere credibilità agli occhi degli investitori e dei consumatori è concreto: le aspettative del mercato su trasparenza e responsabilità rimangono elevate.

Il mondo finanziario e i criteri ESG

Il mondo finanziario sta continuando a integrare criteri ESG nelle proprie valutazioni di investimento. Gli asset manager, le istituzioni bancarie e i grandi fondi d’investimento monitorano sempre più attentamente i bilanci di sostenibilità per comprendere il livello di responsabilità sociale e ambientale delle aziende. Le imprese che non rispondono adeguatamente a queste aspettative potrebbero incontrare difficoltà nell’accedere a capitali o perdere la fiducia degli investitori, con gravi ripercussioni sulla loro competitività. Anche se le regole diventano meno stringenti, il rischio di greenwashing e la perdita di competitività per le aziende meno trasparenti rimangono concreti.

Inoltre, il rischio di greenwashing (ossia la pratica di presentarsi come più sostenibili di quanto non si sia realmente) potrebbe aumentare, se la semplificazione normativa venisse sfruttata come scusa per abbassare gli standard di trasparenza. Le aziende che non dimostrano impegni concreti in termini di sostenibilità potrebbero vedere una perdita di fiducia da parte di consumatori e investitori, con un impatto diretto sulla loro reputazione e competitività.

Il ruolo chiave della comunicazione di sostenibilità

In questo scenario, la comunicazione della sostenibilità gioca un ruolo cruciale. Le aziende che sapranno raccontare in modo autentico e trasparente i propri impegni ESG avranno un vantaggio significativo. In un mercato sempre più attento alle problematiche ambientali e sociali, la comunicazione chiara e coerente delle politiche di sostenibilità diventa un potente strumento strategico. Le aziende che investono in una narrazione chiara delle proprie politiche sostenibili non solo prevenire rischi reputazionali legati al greenwashing, ma guadagnano anche la fiducia di consumatori e investitori, consolidando la loro posizione nel mercato.

“Il Pacchetto Omnibus segna un passo verso la riduzione dello scopo di applicazione della normativa e verso la semplificazione degli standard di rendicontazione di sostenibilità secondo CSRD. Tuttavia, è fondamentale che le modifiche non indeboliscano il messaggio di trasparenza e responsabilità. La sostenibilità resta un impegno cruciale per le aziende, e il bilanciamento tra semplificazione e rigore normativo è essenziale per garantire la fiducia degli stakeholder. Una comunicazione chiara e strutturata sui temi ESG rimane essenziale per garantire credibilità e competitività” commenta Claudio Accardi, CEO di Common che continua: “Sebbene la riduzione degli obblighi normativi possa sembrare un’opportunità per ridurre i costi, le aziende devono continuare a investire in strategie ESG strutturate e lungimiranti. La trasparenza, l’impegno concreto e la comunicazione efficace sono essenziali per garantire la competitività in un mercato che premia l’autenticità e la responsabilità. Solo così le imprese potranno continuare a essere sostenibili nel lungo termine, contribuendo a rafforzare il rapporto con i propri stakeholder, tra cui investitori, partner commerciali e clienti”.

Le proposte legislative saranno ora sottoposte all’esame del Parlamento Europeo. Le modifiche relative a CSRD, CSDD e CBAM entreranno in vigore una volta raggiunto un accordo sulle proposte e dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE.

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