supply chain act

La CSDDD passa, ma con tanti compromessi



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Ripensamenti, bocciature, rinvii: il percorso della Corporate Sustainability Due Diligence Directive, CSDDD o CS3D arriva a compimento il 15 marzo con il voto a favore dei membri dei governi nazionali dell’Unione Europea. Il prezzo? Una legge meno rigorosa rispetto al progetto originale

Pubblicato il 16 mar 2024

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it, EnergyUP.Tech e Agrifood.Tech



CSDDD 2023

Il voto questa volta è arrivato quasi inaspettato, dopo rinvii e ripensamenti che avevano messo in dubbio la possibilità di avere una legge europea sulla due diligence a livello di catene di fornitura. Una legge, conosciuta anche come Supply Chain Act, che ha lo scopo di rendere le grandi imprese legalmente responsabili per tutte le attività che possono generare un impatto a livello ambientale e in termini di rispetto dei diritti umani nell’ambito di supply chain che sono sotto la loro supervisione.

L’approvazione della CSDDD

I membri dei governi nazionali dell’Unione Europea, dopo aver tolto dall’agenda la discussione della CS3D per evitare il rischio di una mancata approvazione (leggi a questo proposito l’articolo CSDDD, il Supply Chain Act non passa l’esame del Consiglio UE n.d.r), nella giornata di venerdì 15 marzo hanno votato a favore di una Corporate Sustainability Due Diligence Directive con un compromesso che riduce di fatto l’applicazione della normativa a un numero di aziende inferiore rispetto a quelle potenzialmente interessate nel suo disegno originale.

Almeno 1000 dipendenti e almeno 450 milioni di Euro

Il perimetro di azione della normativa si restringe e invece di considerare le aziende attive in area UE e le enterprise con più di 500 dipendenti e un fatturato globale netto di più di 150 milioni di euro, il Consiglio Europeo ha approvato un testo nel quale la Direttiva si focalizza sulle aziende UE con più di 1.000 dipendenti e con un fatturato globale netto di almeno 450 milioni di euro.

Il compromesso va incontro ai dubbi e alle resistenze che soprattutto in quest’ultimo periodo avevano visto una convergenza di interessi da parte di Germania, Francia e Italia unite nella critica alla CSDDD di imporre regole troppo onerose finanziariamente e di una eccessiva complessità amministrativa.

Con questo punto di incontro si stima una riduzione ampiamente superiore al 50% nel numero delle aziende che avrebbero dovuto essere interessate dalla CSDDD sulla base dell’accordo raggiunto a dicembre 2023. Quell’accordo puntava a portare il Supply Chain Act all’1% delle imprese UE, mentre con questo compromesso questa percentuale si riduce drasticamente. La nuova bozza dimentica anche le disposizioni sulla responsabilità civile, così come anche l’impegno a comprendere aziende attive in settori ad alto rischio per includere progressivamente le imprese non UE che generano almeno 20 milioni di euro nel mercato dell’UE con la produzione o con il commercio in ambiti come building, tessile e calzature, agricoltura e agroalimentare .

Nello stesso tempo, pur con un forte compromesso, si deve rilevare che il passaggio della Due Diligence in Consiglio rappresenta un segnale importante in termini di responsabilizzazione delle imprese a livello di catene di fornitura. Non ultimo, senza una legge coerente a livello UE, per le imprese si sarebbe presentato il rischio di una frammentazione normativa come nell’analisi che abbiamo proposto in questo articolo CSDDD: cosa cambia per l’ESG con la bocciatura del Supply Chain Act.

I prossimi passi: esame del Parlamento Europeo

Il percorso della CSDDD non è comunque finito. La Direttiva con le nuove regole deve essere approvata dal Parlamento Europeo, presumibilmente nel giro di un mese, e in ogni caso prima delle prossime elezioni europee previste per il mese di giugno.

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