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Intelligenza artificiale, etica e governance centrali per il successo



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I principali trend per il 2025 secondo Cathy Mauzaize, presidente di ServiceNow per l’area Emea: “Sarà l’anno della realizzazione del valore. Ma senza dati di buona qualità i progetti di AI non daranno i risultati sperati. Si passerà dalla proof-of-concept alla proof-of-value”

Pubblicato il 16 gen 2025



servicenow

Nel campo dei progetti sull’intelligenza artificiale “se il 2023 è stato l’anno dell’apprendimento e il 2024 della rapida sperimentazione, il 2025 sarà certamente l’anno della realizzazione del valore”. A sottolinearlo è Cathy Mauzaize, presidente di ServiceNow per l’area Emea, che individua i principali trend nell’adozione di questa tecnologia per l’anno appena iniziato.

Dati al centro, ma di buona qualità

Senza dati di buona qualità i progetti di IA non possono avere successo – spiega la manager – I proof of concept spesso falliscono perché non si basano su dati reali e non si ha il tempo necessario per addestrare adeguatamente l’IA. Le iniziative di IA meglio pianificate stanno passando dalla proof-of-concept alla proof-of-value, concentrandosi sulla soluzione di problemi reali, che nel 2025 diventeranno più che semplici buzzword. Invece di limitarsi a dimostrare la fattibilità, i progetti dovrebbero partire da una sfida concreta e utilizzare dati reali per affrontarla”.

La trasparenza sull’uso dei dati

Oltre alla qualità dei dati, un altro tema che si rivelerà sempre più centrale è la trasparenza sull’uso dei dati e sul valore che essi forniscono ai proprietari. Il successo, spiega Mauzaize, non consiste solo nel disporre di dati, ma di dati puliti e completi, gestiti in modo sicuro e conforme. “Per trarre un reale valore dall’IA, le organizzazioni devono riunire tre elementi: la disponibilità di dati puliti e completi – aggiunge – la trasparenza sulle modalità di gestione e utilizzo di tali dati e la giusta filosofia per trarre valore dal lavoro”.

Il coinvolgimento dei Ceo

Progetti di intelligenza artificiale che comportino “passi falsi” nella governance della tecnologia, come ad esempio i pregiudizi degli algoritmi, l’uso improprio dei dati o la scarsa definizione delle responsabilità, possono portare a sanzioni normative significative e a compromettere la fiducia di clienti, partner e dipendenti, spiega Mauzaize: “La complessità e la portata di questi rischi fanno sì che non siano più confinati al dominio del Cio, ma richiedano l’attenzione diretta del Ceo e della più ampia C-suite”.

L’obiettivo deve essere quello di arrivare a una governance efficace, indirizzata a garantire un’innovazione responsabile, salvaguardando la reputazione del brand e consentendo la trasparenza: “I Ceo – prosegue Mauzaize – devono guidare gli sforzi per incorporare l’etica e la governance dell’IA nella cultura della loro organizzazione, stabilendo il concetto di responsabilità e allineando le iniziative e i casi d’uso dell’IA con la più ampia strategia aziendale”. E per arrivare a questi risultati “il coinvolgimento del Ceo nella governance non è facoltativo: è un imperativo aziendale – aggiunge – Le aziende che lo riconoscono non solo mitigheranno i rischi, ma si posizioneranno in modo responsabile per liberare il pieno potenziale dell’IA”.

E’ tempo di collaborazione tra uomo e tecnologie

Con il passare del tempo nel 2025 sarà sempre più chiaro, inoltre, che non si dovrà puntare soltanto sulle competenze tecniche Stem, ma sul giusto approccio alla collaborazione tra uomo e intelligenza artificiale, garantendo “un equilibrio tra le due intelligenze per consentire alle persone e alla tecnologia di lavorare in sincronia”.

“Nei mesi e negli anni a venire la forza lavoro dovrà imparare a lavorare a fianco di una serie di assistenti intelligenti, acquisendo familiarità con l’utilizzo di strumenti come Copilot per migliorare velocità, efficienza e qualità – aggiunge – Anche se non si tratta di un’abilità dell’IA come la conosciamo oggi, l’utilizzo dell’IA per arricchire la vita quotidiana, aggiungendovi le proprie competenze uniche, distinguerà i candidati e i dipendenti dal resto del personale. È in questa direzione che si muove il futuro del lavoro, che inizierà a manifestarsi in modo più generale nel 2025”.

“È giunto il momento di riconoscere questo cambiamento – conclude Mauzaize – l’IA è qui per supportare e abilitare i lavoratori, non per minacciare o limitare i loro ruoli. Il pensiero analitico lavorerà di pari passo con l’incremento dell’IA e questa potente combinazione definirà il futuro del lavoro”.

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