Il mercato digitale è abituato da tempo ad affrontare accelerazioni improvvise così come anche brusche discontinuità. Il tema centrale che accompagna la storia più recente di questo settore è legata proprio all’evoluzione del suo “governo”, alle regole o, per certi aspetti alla “mancanza di regole” che caratterizzano la Governance del digitale nel suo complesso e più ancora, nello specifico, la sua data governance. Uno dei passaggi più recenti che ha suscitato un ampio dibattito anche in Europa è la posizione dell’Amministrazione USA nei confronti del social media cinese TikTok. Ovvero delle attività di questa azienda sul territorio degli Stati Uniti. Si questo tema e sulla Governance del digitale abbiamo voluto ospitare una analisi di Sergio Fumagalli, Senior Partner P4I, Team leader sostenibilità.
Cosa significa oggi sostenibilità della digital economy
Il fatto che TikTok sia di proprietà di una società cinese è stato ritenuto un problema per la sicurezza degli Stati Uniti sia da Joe Biden che da Donald Trump, al punto da imporre la seguente alternativa, di cui la Corte Suprema ha confermato la legittimità: o si procedeva alla cessione della divisione statunitense a una proprietà americana o si doveva procedere alla chiusura delle operazioni del social cinese in terra USA.
La Corte Suprema ha confermato la legittimità del provvedimento.
Ne conseguono molte domande che nessuno sembra essersi posto. Eccone alcune:
- Che rapporto c’è fra l’inno al free speech del Vicepresidente Usa J. D. Vance e questa decisione censoria?
- Se TikTok è un problema per la sicurezza USA, perché non lo è anche per la sicurezza UE e italiana?
- Se un social controllato da una proprietà straniera, può costituire un problema di sicurezza nazionale per gli USA, come dovrebbe reagire la EU al fatto che tutti i principali social operanti su suo territorio sono di proprietà straniera?
- Se a un social si riconosce la capacità di influenzare gli orientamenti politici ed elettorali e i comportamenti sociali dei cittadini di un Paese, fino a poter diventare un problema di sicurezza nazionale, non rimane un problema di sicurezza nazionale anche se è un privato che lo controlla, secondo logiche del tutto discrezionali di cui non risponde a nessuno?
Il sistema di regole attivo in area UE: quale ruolo possono avere
L’UE ha cercato di indirizzare questi temi creando un sistema di regole che pongano qualche argine alla discrezionalità e introducano qualche forma di trasparenza: GDPR, AI ACT, Digital Services Act, Digital Marketing Act, … Le regole danno sempre fastidio perché vanno a tutela dei deboli e limitano il potere e le libertà dei potenti. È stato così fin dalla Magna Charta. Le regole possono avere dei difetti, possono essere eccessive o, addirittura sbagliate, ma possono essere corrette e migliorate.
La reazione USA, nell’unico caso significativo in cui la proprietà di un social non fosse statunitense è stata di vietare o vendere. Approcci diversi: regole contro atti di imperio. E’ legittimo a questo punto porsi la domanda, nell’ambito dell’Intelligenza artificiale su cosa succederà a questo punto con Deepseek?
Uno sguardo a cosa è successo nel passato con le Internet company
Con una decisione della seconda amministrazione Bill Clinton nel periodo 1997-2001, le Internet company non sono state ritenute responsabili dei contenuti che venivano pubblicati grazie ai servizi internet che rendevano disponibili. Allora era impossibile prevedere cosa sarebbe successo: Google era una startup e Facebook era di là da venire. Quella decisione, però, è stata uno snodo fondamentale del processo che ci ha portato fino a TikTok.
Le internet company veicolano contenuti al pubblico, ma non sono soggette alle regole degli editori, offrono servizi di comunicazione, ma non sono assoggettate alle regole delle Telco. Vivono in una specie di far west in cui forse c’è un nuovo sceriffo, ma non il giudice.
Le attività di un editore di giornale possono essere scomposte in tre grandi categorie:
la prima è la produzione di contenuti (cercare, la notizia, validarla, intervistare i protagonisti, approfondire con inchieste, …); la seconda è la veicolazione dei contenuti al pubblico (decidere cosa va in prima pagina, il posizionamento di ogni notizia in relazione alle altre, la dimensione del titolo, il titolo stesso, …).
Di queste attività, complessivamente, risponde, civilmente e penalmente, il direttore responsabile. La terza è costituita dalla ricerca della pubblicità che non è rilevante in questo articolo.
Nei social, che pure veicolano contenuti al pubblico, la produzione dei contenuti è in mano agli utenti stessi e i proprietari dei social non ne sono responsabili, secondo la decisione dell’Amministrazione Clinton di tanti anni fa. Come responsabilizzare, civilmente e penalmente, chi produce e pubblica contenuti attraverso i social è la prima domanda che sarebbe opportuno farsi, ma nessuno si fa.
Nei social, la veicolazione dei contenuti è regolata da algoritmi proprietari e super segreti. L’algoritmo è ciò che consente di influenzare l’opinione pubblica e di determinarne i comportamenti sociali (bullismo, hikikomori, dipendenze …), economici (stili di vita, uso dei soldi, acquisti) e politici (priorità dei temi, promozione dei leader, decisioni di voto). Questo è ciò che rende pericoloso per la sicurezza nazionale la proprietà straniera di TikTok negli Usa.
I giornali hanno sempre avuto un orientamento politico o sociale: l’Unità era l’organo del PCI, il Sole24ore è l’organo della Confindustria, LaRepubblica è di sinistra, IlGiornale è di proprietà della famiglia Berlusconi, Libero, la Verità sono di destra.
Facebook di che orientamento è? Google, evidentemente consapevole, si era data, alle origini, un indirizzo etico riassunto nel motto: “Don’t be evil (non essere malvagio)”. Basta?
L’orientamento prevalso negli anni e smontato in tre settimane dall’Amministrazione Trump, è stato di affidare alle tech company la responsabilità di filtrare i contenuti secondo principi che si ritenevano condivisi: violenza, falsità, sesso. Cioè, affidare a Mark Zuckerberg la definizione dell’equivalente del “comune senso del pudore” del passato, che portò, in Italia, alla distruzione delle copie di un film di Bernando Bertolucci “Ultimo tango a Parigi” (forse i più giovani non sanno di che parlo).
Come responsabilizzare i Social media e rendere trasparenti i criteri che utilizzano per veicolare i contenuti” sarebbe la domanda da farsi che però nessuno si fa.
Dare una risposta a queste due domande, forse aiuterebbe a ridurre i rischi per la sicurezza nazionale. E si tratta a tutti gli effetti di un problema di sostenibilità della digital economy. E della democrazia.