INTERVENTI

CSRD: le novità che cambiano lo scenario ESG



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Il punto della situazione in merito agli adempimenti e alle prospettive della Corporate Sustainability Reporting Directive

Pubblicato il 19 mar 2024



v arriva l'approvazione del consiglio eruopeo

L’Unione europea, negli ultimi anni, ha avviato una serie di riforme con l’obiettivo di raggiungere una posizione di vantaggio nell’ambito della transizione sostenibile rispetto al resto del mondo. Con il suo impegno per la neutralità climatica da raggiungere entro il 2050, l’arrivo delle misure strutturali legate all’Industrial Green Deal e la presentazione della roadmap per la Sustainable Finance da parte dell’EBA (European Banking Authority), l’Europa sta lavorando per la creazione di un sistema economico-finanziario sempre più sostenibile, volto a rendere le imprese consapevoli e responsabili del proprio impatto sul pianeta.

Green Deal e CSRD

Nell’ambito del Green Deal Europeo, nel dicembre 2022 il Consiglio Europeo ha infatti approvato la Direttiva sul reporting di sostenibilità: la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).

La normativa stabilisce alcuni obblighi e novità:

  • L’obbligo di Assurance, i report di sostenibilità saranno assoggettati alla “limited assurance”, nella prospettiva di raggiungere la “reasonable assurance” (ovvero quella tipica del bilancio economico-finanziario). La Direttiva prevede che la revisione del report di sostenibilità venga effettuata da un accreditato «statutory auditor».
  • L’informativa di sostenibilità digitalizzata, al fine di aumentare la diffusione delle informative di sostenibilità, le imprese saranno obbligate a rendere digitale l’informazione presente nei relativi report, utilizzando il linguaggio XHTML e il linguaggio di marcatura XBRL. Questo implicherà l’impiego di “tags” (etichette digitali) per la rendicontazione ESG.
  • La collocazione dell’informativa di sostenibilità, le imprese dovranno includere l’informativa di sostenibilità all’interno della Relazione sulla Gestione e non in un documento a sé stante, al fine di garantire una maggiore integrazione tra informazioni di carattere finanziario e non.
  • Un unico standard di rendicontazione, per garantire una maggiore comparabilità tra le disclosure, le imprese saranno tenute ad adottare un unico standard di rendicontazione ESRS (European Sustainability Reporting Standard), il cui sviluppo è demandato all’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group). Per le PMI saranno introdotti degli standard specifici, in modo da tener conto delle loro esigenze e caratteristiche.
  • Una maggiore attenzione alle strategie di sostenibilità e a come queste influenzino il modello di business, le imprese dovranno impegnarsi nell’integrare gli obiettivi ESG all’interno della propria strategia: sarà opportuno inserire informazioni necessarie a comprendere come le iniziative di sostenibilità influiscano sull’andamento dell’impresa, sui suoi risultati e sulla situazione economico finanziaria nonché sulla struttura del modello di business.
  • La governance di sostenibilità, per poter definire le strategie di sostenibilità e monitorare gli obiettivi ESG, le imprese saranno chiamate a fare disclosure in relazione al ruolo degli organi di amministrazione, gestione e controllo in merito alle questioni di sostenibilità, specificandone le competenze e le capacità. Inoltre, saranno tenute a introdurre forme di incentivazione per i membri della governance, legate al raggiungimento degli obiettivi stessi e a rendicontare i meccanismi di assegnazione in modo trasparente all’interno dell’informativa.
  • La doppia materialità, un sustainability matter è materiale per l’impresa quando soddisfa i criteri definiti per la materialità dell’impatto o per la materialità finanziaria o per entrambe: le imprese dovranno fornire informazioni di sostenibilità sia in merito all’impatto delle proprie attività sulle persone e sull’ambiente (approccio inside-out), sia riguardo al modo in cui i fattori di sostenibilità incidono su di esse e sui loro risultati (approccio outside-in).
  • L’inserimento dei rischi ESG all’interno dell’ Enterprise Risk Management, per rispondere alla natura mutevole dei rischi a cui sono esposte e al crescente interesse degli investitori riguardo alle implicazioni finanziarie che ne derivano, le imprese saranno tenute a considerare, all’interno del modello per la gestione dei rischi (ERM), quelli legati al clima e ad altre questioni ambientali, come la perdita di biodiversità e alle problematiche sanitarie e sociali, compreso il lavoro minorile e forzato.
  • L’integrazione degli aspetti ESG lungo la Value Chain, le imprese, nel rendicontare l’informativa di sostenibilità, dovranno considerare non soltanto il perimetro di riferimento del bilancio ma includere anche le informazioni sugli impatti materiali, sui rischi e sulle opportunità connesse all’intera catena del valore a monte (upstream) e a valle (downstream), quali risultanti delle attività di due diligence (come indicato anche nella proposta della nuova direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence) e dell’analisi di materialità.

Trasparenza aziendale e responsabilità sociale di impresa

Le novità che impattano la CSRD nel 2024 sono volte a fare quindi un passo significativo nell’evoluzione della trasparenza aziendale e della responsabilità sociale d’impresa, inserendosi nel più ampio contesto dell’Unione Europea volto a promuovere la sostenibilità e la trasparenza economica. Questa direttiva mira a estendere la portata e la qualità del reporting di sostenibilità per le imprese, enfatizzando l’importanza di comunicare in modo efficace e affidabile le proprie pratiche e performance in ambito ambientale, sociale e di governance (ESG).

Le imprese (comprese le PMI) saranno chiamate a misurare, prima ancora di rendicontare, tutti gli impatti della catena del valore in chiave sostenibile. Per fare questo, dovranno adottare un sistema integrato di misurazione della performance ESG esteso alla catena del valore, adottando gli strumenti più adatti per presidiare i fattori di rischio e per dare evidenza dei risultati delle iniziative intraprese (e che intenderanno intraprendere in futuro).

La “nuova” CSRD andrà ad impattare maggiormente alcuni settori specifici e le imprese extra-UE avranno un’estensione di 2 anni per conformarsi ai requisiti della Corporate Sustainability Reporting Directive. Questo include settori significativi come quelli petrolifero, energetico e minerario, oltre a settori rilevanti come alimentari e tessili, che sono di particolare importanza per paesi come l’Italia.

Il perimetro di azione della CSRD

In seguito all’approvazione da parte della Commissione Affari Legali del Parlamento UE di una bozza di proposta, si prevede che i negoziati sulle deroghe si terranno fino a giugno 2026. Questo influenzerà il numero totale di aziende che dovranno aderire alla CSRD, riducendolo rispetto al numero iniziale previsto di circa 50.000 imprese. Dopo l’approvazione iniziale, il Parlamento UE inizierà i negoziati con i governi degli Stati membri dell’UE per l’implementazione della legislazione che include tali deroghe.

Un’altra importante novità impatta i sistemi di rendicontazione, infatti, la recente approvazione e adozione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) da parte della Commissione Europea segna un ulteriore passo significativo verso una maggiore trasparenza e responsabilità nel panorama aziendale. Gli ESRS, concepiti per conformarsi alla direttiva 2013/34/EU del Parlamento e del Consiglio Europeo e alle successive modifiche introdotte dalla direttiva (EU) 2022/2464, mirano a delineare le informazioni di sostenibilità che le imprese devono fornire.

Il ruolo degli ESRS European Sustainability Reporting Standards

Gli ESRS strutturati in tre categorie principali, Principi Trasversali, Principi Tematici (ambientali, sociali e di governance) e Principi Settoriali (applicabili a tutte le imprese di un settore), mirano al raggiungimento di alcuni obiettivi fondamentali e si concentrano sui seguenti aspetti:

  • valutazione degli impatti ambientali, sociali e di governance delle proprie strategie di sostenibilità, inclusi i rischi e le opportunità connesse;
  • rispetto degli obblighi di rendicontazione su temi specifici ritenuti rilevanti dagli ESRS;
  • comprensione degli impatti delle politiche aziendali in materia ambientale, sociale e di governance.

Appare poi importante precisare che i principi Trasversali e i principi Tematici si applicano a tutte le imprese, indipendentemente dal settore, mentre i principi Settoriali affrontano impatti, rischi e opportunità specifici di un settore.

In definitiva, gli standard contribuiranno a promuovere una maggiore trasparenza e ad incoraggiare un impegno più profondo verso la sostenibilità e la responsabilità aziendale. La loro implementazione rappresenta una sfida significativa, ma anche un’opportunità per migliorare la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni di sostenibilità.

L’adozione di questi standard influenzerà significativamente il modo in cui le aziende comunicano i loro impatti ambientali e sociali, promuovendo una maggiore responsabilità aziendale e decisioni di investimento più informate da parte degli stakeholders.

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