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Certificazione parità di genere: perché è sempre più importante



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L’adeguamento alla prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022 e alle linee guida per un sistema di gestione per la parità di genere rappresenta una soluzione che porta benefici in chiave di sviluppo economico, di posizionamento ESG e sul piano della reputazione aziendale. La visione di Camilla Conter, ESG Senior Consultant P4I e Andrea Berni, Associate Partner…

Aggiornato il 15 lug 2024

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it e Agrifood.Tech



CAMILLA-CONTER-ANDREA-BERNI
Camilla Conter, ESG Senior Consultant P4I e Andrea Berni, Associate Partner QHSE P4I

L’attenzione, in generale, ai temi della parità di genere è un valore che sta caratterizzando un numero crescente di aziende. Spesso però questa attenzione, sebbene sia molto importante, non è adeguatamente valorizzata. Viene vissuta come un impegno etico di grande rilievo, ma senza una chiara strategia che permetta di far conoscere in modo adeguato, trasparente e misurabile, i risultati che si riescono a ottenere e i benefici che si mettono a disposizione delle persone e della collettività.

Il ruolo della UNI/PdR 125:2022

Un ruolo determinante in questo senso è svolto dalla prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022, pubblicata da UNI, Ente italiano di normazione, che stabilisce le linee guida per la creazione di un Sistema di Gestione per la Parità di Genere e che ha lo scopo di sistematizzare la misurazione, la rendicontazione e la valutazione dei dati relativi alle logiche della parità di genere all’interno delle organizzazioni.  

La UNI/PdR 125:2022 definisce di fatto i criteri, le prescrizioni tecniche e gli elementi funzionali necessari per ottenere la certificazione della parità di genere nelle imprese. Più precisamente questa prassi prevede l’adozione di specifici indicatori con i quali si può valutare la cultura e la strategia, l’equità retributiva, la governance nella gestione delle risorse umane in funzione del genere. Si tratta di una certificazione che una volta ottenuta conta su una validità triennale e impone alle aziende un monitoraggio annuale.

Un contesto sempre più favorevole alla certificazione di genere

Camilla Conter, ESG Senior Consultant P4I e Andrea Berni, Associate Partner QHSE P4I, sottolineano l’importanza di questa certificazione ricordando, ad esempio, che molte regioni stanno pubblicando bandi pubblici per finanziare la certificazione della parità di genere. Si tratta sempre più frequentemente di un elemento premiante per le gare pubbliche, anche grazie alla modifica al codice degli appalti che considera questo requisito come un fattore che abilita il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030.

“Siamo davanti a un mercato in grande fermento – osserva – con tante aziende importanti che stanno raggiungendo il risultato della certificazione. Molte di queste realtà hanno compreso l’importanza strategica della certificazione UNI/PdR anche perché rappresenta un vincolo senza il quale si perde la possibilità di partecipare ai bandi pubblici”.

In termini assoluti per la certificazione della parità di genere non ci sono limitazioni di settore o dimensionali. Tutte le aziende sono potenzialmente interessate e tutte possono accedere ai benefici. Cambia però il processo implementativo e le logiche di applicabilità e gradualità in funzione del settore e in ragione delle dimensioni dell’azienda. Anche i tempi necessari al raggiungimento della certificazione sono funzionali alle dimensioni dell’azienda, anche se in generale si può parlare di processi che variano dai tre mesi agli otto mesi

Le figure professionali coinvolte

“Lo standard per la parità di genere è fondamentalmente centrato sulla gestione del personale – osserva Berni – e relativamente alle figure professionali coinvolte in questi processi vediamo che l’HR è tipicamente alla guida di questi processi”. In misura minore si registra il coinvolgimento di figure legate all’health and safety, in particolare per quanto attiene alle tematiche che legano la parità al rischio sul lavoro.

“In generale va considerato – nota Conter – che i processi di certificazione per la parità di genere hanno successo se riescono ad avere il sostegno del management e se gli obiettivi di equità di genere sono interpretati anche in chiave di supporto alla crescita professionale”.

Guardando ai vantaggi la certificazione della parità di genere porta benefici agli aspetti reputazionali, alle relazioni con clienti verso l’esterno, ma anche all’ambiente interno, a tutto il personale e alle attività indirizzate alla selezione del personale. A tutto questo si aggiungono i vantaggi legati alla partecipazione a bandi e gare e infine un vantaggio che attiene alla valorizzazione in chiave ESG di questa certificazione.

Agevolazioni e sgravio contributivo per la certificazione della parità di genere

Con riferimento alla parità di genere, è utile sapere che esistono agevolazioni sia a livello nazionale che regionale. Sul piano nazionale, il Dipartimento per le pari opportunità ha pubblicato un avviso pubblico che prevede contributi per specifici servizi legati alla certificazione della parità di genere. Alcune Regioni, come Regione Lombardia, hanno predisposto bandi che offrono agevolazioni per servizi consulenziali e di certificazione alle aziende di diverse dimensioni.

Inoltre, è previsto uno sgravio contributivo che consiste nell’esonero dal versamento dell’1% dei contributi previdenziali, entro un limite massimo di 50.000 euro annui, a favore dei datori di lavoro privati in possesso della certificazione della parità di genere.

Queste agevolazioni rappresentano un’opportunità significativa per le aziende che desiderano intraprendere il percorso di certificazione, offrendo supporto finanziario per coprire una parte dei costi associati ai servizi di consulenza e certificazione.

Ma come ci si deve attivare per affrontare e ottenere la certificazione sulla parità di genere? “Serve innanzitutto un supporto consulenziale – precisa Berni – che permetta di arrivare all’adozione del modello, occorre poi disporre di assistenza nella fase implementativa e nella messa in opera dei processi e un supporto, inoltre, per la fase di conduzione della verifica ispettiva. Verifica questa che viene svolta dagli organi che controllano la conformità rispetto alla certificazione e che effettuano un riscontro del livello di implementazione che viene espresso con un punteggio”.

Il tool P4I con la self evaluation che permette di riscontrare il livello di conformità ai requisiti

Per alzare il livello di attenzione e per facilitare le aziende ad affrontare questo importante processo di certificazione P4I ha predisposto un tool che consente di effettuare una self evaluation con il quale riscontrare il livello di conformità ai requisiti e ottenere una prima indicazione sul livello di compliance.

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