FINANZA

Report di Impatto come strumento di miglioramento continuo



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Il metodo, il percorso, i risultati e le prospettive legate al Report di Impatto di Sella Sgr nella visione e nell’esperienza dell’Amministratore Delegato Mario Romano

Pubblicato il 2 ago 2024

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it e Agrifood.Tech



MARIO ROMANO SELLA SGR
Mario Romano, Amministratore Delegato di Sella Sgr

In questi ultimi anni si sta assistendo a una forte crescita di attenzione nei confronti di un importante strumento di rendicontazione come il Report di Impatto. La stessa preparazione e realizzazione di questo documento è in costante evoluzione sulla spinta di una migliore disponibilità e affidabilità di dati e grazie anche alla maggiore consapevolezza del ruolo che questa analisi può svolgere presso tutti gli stakeholder.

A poca distanza dalla pubblicazione del Report di Impatto 2023 da parte di Sella Sgr (si legga il servizio Investimenti sostenibili: tutto il valore dell’impatto nel report di Sella Sgr), ESG360 ha voluto incontrare Mario Romano, Amministratore Delegato di Sella Sgr per approfondire metodo, obiettivi e prospettive legate proprio a questo Report.

Quale approccio metodologico avete adottato per il vostro Report di impatto?

Come prima cosa ci tengo a sottolineare che il Report di impatto rappresenta un momento di straordinario apprendimento e miglioramento, sia per il team che se ne occupa direttamente sia a livello personale. Sella SGR pubblica il Report di impatto dal 2015, anno in cui il primo fondo di investimento etico lanciato nel 1999 è stato rinnovato diventando Investimenti Sostenibili. Oggi, il Report ci permette di far comprendere quanto sia importante e complessa la capacità di creare valore avendo come obiettivo le logiche di impatto. Attraverso questo documento cerchiamo di esprimere, numeri alla mano, l’impegno sui temi della sostenibilità ambientale, della responsabilità sociale e dell’etica nel governo delle imprese, unitamente a un’attenzione altrettanto importante agli obiettivi di sviluppo e di crescita. Nella stessa direzione lavora la rendicontazione non finanziaria delle aziende che aiuta a esprimere e comunicare nella maniera più oggettiva un risultato di investimento più completo nel quale rientrano insieme agli obiettivi ambientali, sociali ed etici ovviamente anche quelli economici.

Com’è cambiato il report di impatto in questi anni?

Nel tempo il report si è arricchito progressivamente di nuove metriche di rendicontazione, pur mantenendo la stessa logica nella redazione. Sono aumentati e migliorati i dati non finanziari rendicontati dagli emittenti e ciò rende più trasparente e affidabile questo tipo di comunicazione. E’ importante, inoltre, aggiungere che se è vero che l’industria del risparmio gestito ha una responsabilità enorme nel creare le condizioni per una vera trasformazione sostenibile, per finanziare progetti e percorsi di sostenibilità e disporre di strumenti di rendicontazione adeguati, è altrettanto vero che permette agli investitori di dare un valore alle scelte effettuate.

Raccontiamo il percorso di questo Report di impatto: quali sono state le tappe più importanti?

Il nostro fondo è stato uno dei primi a rendicontare il proprio impegno con un Report di impatto già nel 2015, l’anno dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. A partire da quel momento ci siamo interrogati su come affrontare metodologicamente la necessità di calcolare gli effetti non finanziari o non strettamente finanziari di un investimento. Accanto a questa sfida, già di per sé molto rilevante, ne abbiamo aggiunto una seconda con la quale volevamo contribuire a migliorare il modo in cui è stata raccontata la finanza sostenibile. Era, secondo noi, importante mostrare in modo chiaro e documentato la possibilità di ottenere risultati tanto sul piano finanziario quanto su quello dell’impatto ambientale e sociale con numeri che permettessero di monitorare tutti i benefici ottenuti con le risorse investite.

Il report di impatto nasce da una mole importante di dati che si aggiungono a quelli, altrettanto consistenti, relativi alla dimensione finanziaria. Come avete affrontato questo impegno?

É stato un grande lavoro di squadra, sia come team interno sia con una collaborazione importante con Mainstreet Partners, che in qualità di advisor ha affrontato i temi legati alla data collection e alla data analysis. A questa fase abbiamo fatto seguire un matching con i dati di portafoglio che ci hanno permesso di generare una valutazione finale rappresentativa del valore di impatto che il fondo è in grado di esprimere. In concreto, Mainstreet Partners ha permesso di conoscere il livello di impatto di ciascun componente finanziario del fondo. Noi abbiamo poi calcolato il peso specifico in ragione della quota di investimenti associati a ciascun titolo. Si tratta di un lavoro, quello sui dati, che è decisamente molto complesso. Non tutti gli strumenti si prestano ad essere “misurati” con le stesse metriche. Il nostro principale obiettivo ha riguardato la qualità, e per certi aspetti la purezza del dato, per garantire il maggior dettaglio informativo possibile rispetto ai risultati di impatto dell’investimento reale. Per questa ragione abbiamo adottato una logica ispirata al miglioramento continuo che ci permette adesso di avere un dato qualitativamente sempre più raffinato e preciso ogni anno.

Quale ruolo è svolto dal digitale per la preparazione del report?

Il digitale rappresenta, a mio avviso, una dimensione che è destinata ad evolversi in modo estremamente importante. Anche in ambito sostenibilità il contributo è altrettanto rilevante e in evoluzione, considerata la mole crescente di dati, soprattutto nella raccolta e analisi. Questo lo si osserva anche nelle attività svolte da realtà che collaborano con noi come nel caso già citato di Mainstreet Partners. Tuttavia, per quanto sia indiscutibile il ruolo del digitale nella creazione e valutazione di analisi e report, riteniamo che resti fondamentale anche l’intervento umano. C’è poi una funzione del digitale, su cui abbiamo iniziato a lavorare, che attiene la componente più gestionale, che avrà a sua volta una grande evoluzione.

Raccontiamo il percorso di questo report di impatto: cosa è cambiato in questi nove anni di vita e quali sono state le tappe più importanti?

Dal punto di vista metodologico, nel corso degli anni, si è mantenuta la precisione e l’affidabilità dei dati riportati. L’evoluzione del concetto di sostenibilità nell’industria del risparmio gestito, grazie anche alle svolte regolamentari, ha permesso di rivolgerci ad una platea più ampia, preparata e consapevole del valore di questo strumento. Abbiamo messo poi i nostri interlocutori nella condizione di spiegare al cliente in modo chiaro e comprensibile il valore di generare un impatto positivo con i propri investimenti. In questo senso le evoluzioni che abbiamo introdotto negli anni sono state legate alla relazione tra il dato e la sua spiegazione. L’investimento in una emissione obbligazionaria può assumere un valore differente se si ha la consapevolezza di finanziare una trasformazione industriale che permetterà di ridurre le emissioni di CO2, creare posti di lavoro, nel miglioramento della qualità della vita in un determinato territorio. Sono tanti valori con diverse metriche che concorrono a una valutazione di impatto complessiva.

A chi vi rivolgete quando preparate questo report? Chi sono i principali stakeholder?

Il Report di Impatto parla a diversi stakeholder e ciascuno deve essere nella condizione di trovare una risposta alla sua visione di sviluppo sostenibile. Si rivolge, in primis, ai clienti del prodotto finanziario, per prendere consapevolezza dell’impatto generato dai propri investimenti, e agli operatori del settore bancario, affinché possano spiegare e comunicare loro il report nel modo più chiaro e preciso. I principali portatori di interesse dell’impatto restano comunque coloro che hanno a cuore uno sviluppo sostenibile per l’ambiente e la società.

Guardiamo anche alle normative: cosa cambia anche per voi con l’avvento della CSRD? Sarà più facile disporre di più dati e di migliore qualità?

Certamente, l’evoluzione della normativa ci aiuterà, grazie all’azione del regolatore che va nella direzione di favorire un percorso di crescita in termini di rendicontazione e di confrontabilità dei dati tra emittenti. Con la CSRD Corporate Sustainability Reporting Directive, sempre più aziende dovranno rendicontare dati standardizzati relativi alla sostenibilità ed assicurarne la veridicità. Questa direttiva ha obbligato tutti gli emittenti nel perimetro di applicazione ad assumere consapevolezza relativamente ai temi della sostenibilità.

Quali sono le evidenze del report di impatto che meglio esprimono una convergenza tra la creazione di valore economico e la creazione di valore sostenibile?

Oggi tutte le nostre scelte di investimento includono considerazioni e valutazioni sull’approccio degli emittenti verso aspetti ambientali, sociali ed etici. Riteniamo che sia una dimensione fondamentale da considerare per la creazione di valore economico, che pertanto non può prescindere dalla generazione di valore sostenibile. Ci sono poi strumenti finanziari ed emittenti che meglio di altri, per loro stessa natura, generano un impatto. Tuttavia, anche nella selezione di questi strumenti si passa da un’attenta analisi di elementi fondamentali di creazione di valore economico, lavorando quindi per conciliare le due dimensioni del valore.

Quali sono i risultati dei quali andate più fieri rispetto a questo report?

Il fondo si focalizza, per la totalità del portafoglio, su tre obiettivi sostenibili, ossia la mitigazione del cambiamento climatico, standard di vita e benessere adeguati, comunità e società inclusive e sostenibili. In termini di impatto generato dagli strumenti presenti in portafoglio, l’impegno su queste tematiche è tangibile ed i numeri sono davvero tanti. Quelli più significativi ci dicono che, grazie ai nostri investimenti, è stato possibile risparmiare qualcosa come 8.455 litri di acqua, contribuire alla generazione di 46.702 Megawattora da energie rinnovabili, evitare l’emissione di 25.709 tonnellate di CO2, attuare forme di efficienza energetica per ridurre i consumi di 1.690 Megawattora, evitare qualcosa come 1.206 tonnellate di rifiuti, contribuire alla protezione o al ripristino di 2.048 ettari di terreno, supportare l’accesso alle cure per 83.945 pazienti, supportare lo studio e l’inserimento di 804 studenti, aver contribuito alla creazione di 44 nuovi posti di lavoro e all’emissione di 201 microprestiti.

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