Principal Adverse Impact: il “percorso ideale”
Nell’ultimo anno sono stati fatti passi avanti strabilianti da parte di tutta l’industria per quanto concerne la comprensione, l’elaborazione, il calcolo e la trasparenza dei Principal Adverse Impact (PAI) e, nonostante ci sia ancora tanta strada da percorrere, gli sforzi degli attori non devono essere sottovalutati. Riteniamo che il regolatore stesso non potesse aspettarsi una situazione ideale al primo anno di disclosure obbligatoria anche perché oggettivamente non esiste un sistema ideale di flusso delle informazioni. In un sistema ideale, infatti, dovremmo poter assistere ad un flusso di PAI che si origina direttamente dagli emittenti societari e governativi, passa attraverso i data providers e gli asset managers ed arriva alla distribuzione fino al cliente retail. Il tutto accompagnato da metodologie chiare per il calcolo degli indicatori stessi, con feedback continui del regolatore.
PAI: il rapporto con gli EET, ESG European Template
In questo processo ideale al momento ci sono due difficoltà oggettive: (i) la mancanza di comunicazione a livello di emittenti societari e governativi dei dati o almeno alcuni di essi e (ii) una chiarezza sulle metodologie trasmessa al mercato anche tramite esempi concreti. Basti pensare che ad oggi non è possibile comprendere dalle informazioni presenti negli EET (ESG European Template) quale approccio venga utilizzato dalle case prodotto per quanto concerne il ribasare o meno gli indicatori rispetto alla copertura, “eligibility” o non ribasarli del tutto.
Per quanto concerne il primo punto vi sono altre regolamentazioni che stanno spingendo in questa direzione, ma i tempi non saranno brevi mentre per il secondo il mercato si sta interrogando e cercando di sviluppare delle sue “best practice”. In questo momento tali pratiche sono principalmente guidate dai data provider ma maggiore chiarezza da parte del regolatore potrebbe sicuramente velocizzare il processo cosi come suggerito anche dall’ESA.
In questo contesto, sicuramente la considerazione quantitativa e la trasparenza dei Principal Adverse Impact, come proposto dall’ESA (European Supervisory Authorities) nella consultazione di aprile 2023, non risulta semplice anche se, come sottolineato da molti attori del settore, si potrebbero effettuare sforzi maggiori. In particolare, la considerazione dei PAI risulta maggiormente agevole per quanto concerne gli investimenti diretti (azioni ed obbligazioni) mentre si complica quando si parla di investimenti in fondi ed ETF, in quanto è necessario valutare diversi parametri, principalmente i dati quantitativi PAI ma anche come le strategie dei singoli fondi ed ETF considerano i PAI. Infatti, chi investe in fondi/ETF può selezionare le strategie maggiormente virtuose a livello quantitativo, ma non ne può prevedere l’evoluzione; la considerazione della strategia stessa risulta al momento l’unica linea guida addizionale. La creazione di regole semplici per la considerazione dei PAI a livello di entità legale è uno dei punti centrali che stiamo trattando con i nostri clienti e per il quale stiamo sviluppando soluzioni centralizzate e dedicate.
Un tema di trasparenza legato ai report PAI
Avendo analizzato diversi report PAI a livello di entità legale, concordiamo con l’ESA che emerge una scarsa trasparenza per quanto concerne le metodologie e le fonti di dati, che tendenzialmente sono espresse in maniera generica. Notiamo però che questa mancanza di trasparenza non deriva da analisi non approfondite, ma maggiormente dal timore di esporsi tramite metodologie che ad oggi non risultano ancora consolidate o chiarite dal regolatore così come dati che risultano ancora per buona parte stimati a causa della mancanza di informazioni derivanti direttamente dagli emittenti.
Concordiamo anche che la ricerca dei reporting PAI a livello di entità legale non sia spesso di facile individuazione nei siti pubblici, andando contro la ricerca di trasparenza che è uno dei capisaldi della regolamentazione europea sulla sostenibilità.
La necessità di una periodicità annuale per i PAI
Troviamo invece difficile comprendere il suggerimento di ridurre la pubblicazione del rapporto annuale sull’entità ogni due tre anni, perché riteniamo che mantenere un focus annuale su questi dati risulti fondamentale, in particolare in questi primi anni. La frequenza annuale è necessaria per il confronto di anno in anno di come stanno agendo i vari attori nel mercato finanziario.
Infine, ci sembra sicuramente opportuno andare a rivalutare il perimetro di sostituire la soglia dei 500 dipendenti con una soglia che tenga anche in considerazione parametri aggiuntivi come masse e potenzialmente anche ricavi dell’entità.
Nel complesso, gli attori del mercato si stanno muovendo con sforzi rilevanti e ci troviamo in uno scenario completamente diverso rispetto a solamente 12 mesi fa. Sicuramente ci sono delle sfide oggettive ed importanti da superare, ma riteniamo che la trasparenza e le metodologie nella pubblicazione dei PAI – così come la loro considerazione – siano un processo in divenire per i prossimi anni.